Rivivere la vita quotidiana di un villaggio di montagna dell'Età del ferro. Grazie alla tecnologia
di Luigi GaetaniIl sito archeologico di Bostel di Rotzo. Foto: Nea Archeologia
Obiettivo: costruire un nuovo modello di promozione e fruizione dei beni culturali e ambientali, in grado di coinvolgere il pubblico attraverso l'esperienza diretta, rendendo "attrattiva e accessibile alle più ampie fasce sociali" l'offerta culturale
CALARSI nella vita quotidiana di un antico villaggio di montagna della seconda Età del ferro, con l'aiuto delle nuove tecnologie. È possibile nel sito archeologico di Bostel di Rotzo (Vicenza) e nel vicino museo archeologico Altopiano Sette Comuni. Si tratta di una delle prime aree archeologiche in Italia e in Europa a offrire ai visitatori la possibilità di vivere diverse "esperienze immersive" senza soluzione di continuità, per ricreare ambientazioni e vicende difficilmente riproducibili con altri strumenti. Un approccio didattico-divulgativo all'avanguardia, sviluppato grazie al progetto "Re-building the Past", cofinanziato con fondi europei.
Il villaggio protostorico di Bostel - che venne costruito nel quinto secolo a.C. e fu distrutto da un incendio e abbandonato nel secondo secolo a.C. - sorge su un pianoro a 850 m di quota, in una posizione ottimale per il controllo del territorio circostante. Proprio per rendere più comprensibile al visitatore la realtà di un nucleo abitato dell'Età del ferro, che probabilmente rivestì un ruolo molto importante nella zona, il progetto "Re-building the Past" si è articolato su tre direttrici: realtà immersiva vera e propria, realtà virtuale e realtà aumentata. Con un obiettivo unico: costruire un nuovo modello di promozione e fruizione dei beni culturali e ambientali che - grazie a tecnologie e sistemi innovativi - sia in grado di coinvolgere il pubblico attraverso l'esperienza diretta, rendendo "attrattiva e accessibile alle più ampie fasce sociali" l'offerta culturale.
Il sito archeologico di Bostel di Rotzo. Foto: Nea Archeologia
Per quanto riguarda la realtà immersiva, all'interno del museo è stata allestita una sala cinema a 270°, dove il pubblico può assistere a brevi video (proiettati su tre pareti) che raccontano la storia della scoperta del sito di Bostel, alla fine del Settecento. Grazie a degli zainetti con visore e a degli speciali joystick, invece, i visitatori possono sperimentare in diversi modi la realtà virtuale. Nel visore, tra l'altro, si può osservare uno spaccato di una giornata del villaggio nell'Età del ferro. Infine la realtà aumentata: con l'ausilio di un tablet e grazie a una serie di totem con dei marker (simili a QR Code), installati sul pianoro del Bostel, i visitatori hanno la possibilità di osservare alcune strutture dell'abitato come apparivano 2300 anni fa.
Al progetto hanno partecipato la cooperativa Nea Archeologia, che gestisce il sito di Bostel, ArcheoEd s.r.l. UQIDO s.r.l. WBA s.r.l. e l'Università degli Studi di Padova. A ulteriore riprova del successo dell'innovativo modello didattico-divulgativo di Bostel, la regione Veneto - nell'ambito del progetto Artistic - finanziato dal programma europeo Interreg Central - mirato alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale di alcune regioni dell'Europa centrale - ha inserito Bostel di Rotzo tra le realtà da potenziare attraverso un percorso guidato di crowdfunding, che permetta alla struttura di aumentare in autonomia le proprie dotazioni finanziarie e investire in nuove attività e innovazione.
Il progetto è realizzato con il contributo della Commissione Europea. Dei contenuti editoriali sono ideatori e responsabili gli autori degli articoli. La Commissione non può essere ritenuta responsabile per qualsivoglia uso fatto delle informazioni e opinioni riportate.
https://www.repubblica.it/dossier/esteri/fondi-strutturali-europei-progetti-italia/2021/02/13/news/rebuilding-287377889/
di Luigi GaetaniIl sito archeologico di Bostel di Rotzo. Foto: Nea Archeologia
Obiettivo: costruire un nuovo modello di promozione e fruizione dei beni culturali e ambientali, in grado di coinvolgere il pubblico attraverso l'esperienza diretta, rendendo "attrattiva e accessibile alle più ampie fasce sociali" l'offerta culturale
CALARSI nella vita quotidiana di un antico villaggio di montagna della seconda Età del ferro, con l'aiuto delle nuove tecnologie. È possibile nel sito archeologico di Bostel di Rotzo (Vicenza) e nel vicino museo archeologico Altopiano Sette Comuni. Si tratta di una delle prime aree archeologiche in Italia e in Europa a offrire ai visitatori la possibilità di vivere diverse "esperienze immersive" senza soluzione di continuità, per ricreare ambientazioni e vicende difficilmente riproducibili con altri strumenti. Un approccio didattico-divulgativo all'avanguardia, sviluppato grazie al progetto "Re-building the Past", cofinanziato con fondi europei.
Il villaggio protostorico di Bostel - che venne costruito nel quinto secolo a.C. e fu distrutto da un incendio e abbandonato nel secondo secolo a.C. - sorge su un pianoro a 850 m di quota, in una posizione ottimale per il controllo del territorio circostante. Proprio per rendere più comprensibile al visitatore la realtà di un nucleo abitato dell'Età del ferro, che probabilmente rivestì un ruolo molto importante nella zona, il progetto "Re-building the Past" si è articolato su tre direttrici: realtà immersiva vera e propria, realtà virtuale e realtà aumentata. Con un obiettivo unico: costruire un nuovo modello di promozione e fruizione dei beni culturali e ambientali che - grazie a tecnologie e sistemi innovativi - sia in grado di coinvolgere il pubblico attraverso l'esperienza diretta, rendendo "attrattiva e accessibile alle più ampie fasce sociali" l'offerta culturale.
Il sito archeologico di Bostel di Rotzo. Foto: Nea Archeologia
Per quanto riguarda la realtà immersiva, all'interno del museo è stata allestita una sala cinema a 270°, dove il pubblico può assistere a brevi video (proiettati su tre pareti) che raccontano la storia della scoperta del sito di Bostel, alla fine del Settecento. Grazie a degli zainetti con visore e a degli speciali joystick, invece, i visitatori possono sperimentare in diversi modi la realtà virtuale. Nel visore, tra l'altro, si può osservare uno spaccato di una giornata del villaggio nell'Età del ferro. Infine la realtà aumentata: con l'ausilio di un tablet e grazie a una serie di totem con dei marker (simili a QR Code), installati sul pianoro del Bostel, i visitatori hanno la possibilità di osservare alcune strutture dell'abitato come apparivano 2300 anni fa.
Al progetto hanno partecipato la cooperativa Nea Archeologia, che gestisce il sito di Bostel, ArcheoEd s.r.l. UQIDO s.r.l. WBA s.r.l. e l'Università degli Studi di Padova. A ulteriore riprova del successo dell'innovativo modello didattico-divulgativo di Bostel, la regione Veneto - nell'ambito del progetto Artistic - finanziato dal programma europeo Interreg Central - mirato alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale di alcune regioni dell'Europa centrale - ha inserito Bostel di Rotzo tra le realtà da potenziare attraverso un percorso guidato di crowdfunding, che permetta alla struttura di aumentare in autonomia le proprie dotazioni finanziarie e investire in nuove attività e innovazione.
Il progetto è realizzato con il contributo della Commissione Europea. Dei contenuti editoriali sono ideatori e responsabili gli autori degli articoli. La Commissione non può essere ritenuta responsabile per qualsivoglia uso fatto delle informazioni e opinioni riportate.
https://www.repubblica.it/dossier/esteri/fondi-strutturali-europei-progetti-italia/2021/02/13/news/rebuilding-287377889/