♦ A.S.E.I.Archivio storico dell'emigrazione italiana (Molise)
♦ Storia dell'emigrazione da ciascuno dei 136 paesi del Molise
♦ Distribuzione dell'emigrazione nei vari continenti
♦ Storia dell'emigrazione dei molisani nel mondo
♦ Organizzazioni dei molisani nel mondo
♦ Immagini relative a storia dell'emigrazione molisana
♦ Storia del Molise (indice)
Una breve storia dell’emigrazione di tutti i paesi molisani. Si accede cliccando sul nome del paese. Una panoramica mostra i luoghi dell’emigrazione molisana nel mondo attestando l’esistenza del Grande Molise. Sono citati i riferimenti di tutte le organizzazioni molisane nel mondo.
ACQUAVIVA COLLECROCE
Paese di emigrazione. E’possibile stimare i dati concernenti la storia dell'emigrazione da questo Comune e dagli altri Comuni molisani, miscelando varie fonti (interviste a paesani o emigrati, archivi familiari, periodici. . . ), visto che i dati ufficiali non fotografano la realtā e che su questo fenomeno si č stesa una vera rimozione.
Ai primi del '900 circa 500 paesani presero la via delle Americhe. I paesani, come tutti i molisani in genere, erano giā abituati a girare il mondo. Si spostavano stagionalmente per la transumanza, per lavorare la terra e mietere il grano, spingendosi fin nelle Puglie, Terra del Lavoro e Lazio, con turni di lavoro che li tenevano lontani da casa per mesi. Erano anche vetturini addetti al trasporto delle merci. Perciō, erano giā allenati a stare via per molto tempo, premiati dal fatto di addizionare redditi diversi, sempre a casa almeno per la semina, il raccolto e le principali feste religiose.
In Argentina residua una comunitā di circa 200 oriundi, Brasile (50), Canada (200), USA (200), ma di molte famiglie si sono perse le tracce. Molti emigrarono soli, con l'intento di fare presto ritorno, con un buon gruzzolo, per acquistare terra e sposare figli, migliorando le condizioni di vita.
Dal 1950 č cominciato il grande esodo, ma senza ritorno: da 2250 residenti si č passati agli odierni 850 effettivi, ma le persone interessate dal fenomeno dell'emigrazione sono di pių, in quanto bisogna tenere conto degli incrementi naturali.
Le mete sono: Australia (1000, soprattutto Perth), Europa (500, soprattutto Belgio, Germania, Svizzera), ed emigrazione interna. I tre paesi croato-molisani (Acquaviva C. C. , Monte-mitro e S. Felice del Molise) sono uniti dalla prima (dalla Dalmazia nel Molise) e nella seconda diaspora (dal Molise e Perth). All'Universitā di Perth un professore di letteratura italiana č oriundo di Acquaviva C. C. :si chiama John Clissa. Sta compiendo importanti studi sui 2000 croato-molisani residenti in Australia. Tra essi vi sono imprenditori, professionisti, commercianti. Non vi sono disoccupati e sono tutti proprietari dell'abitazione in cui vivono.
Forte č l'attaccamento alle doppie "radici" (slave e molisane), coltivate all'interno di tre associazioni, con frequenti viaggi, per tutto l'arco dell'anno, nel Molise.
In Australia, i cittadini di origine italiana sono 550. 000 e sono il gruppo pių numeroso tra quelli di origine non britannica. I quindicimila molisani sono residenti in maggior parte nelle cittā (Adelaide, Melbourne, Perth, Sidney). Provengono da Isernia (300), Guglionesi (300), Spinete (1000), Palata (300), Castellino del Biferno (300), Carpinone (400), Ripalimosani (200), Castelpetroso (200), Montefalcone S. (200), Termoli (200), Campolieto (200), Agnone (300).
Quando rientrano nel Molise, non v'č ricambio, per cui la comunitā lė residente č in continuo calo. I nostri corregionali preferiscono unirsi nei sodalizi frequentati dagli abruzzesi, calabresi e napoletani.
ACQUAVIVA D'ISERNIAPaese di emigrazione, ma senza traumi. Per un consapevole rispetto dell'equilibrio demografico in ragione delle ridotte risorse, il paese si è spostato in posti specializzati, vicino o lontano non importa, purchè con le garanzie della vicinanza di altri paesani, del tam-tam assicurato delle notizie continue provenienti dal paese, a cui fare ritorno stagionalmente e, poi, definitivamente.
La popolazione dal 1911 al 1981 si è dimezzata, da circa 1000 agli attuali 500 abitanti. La prima emigrazione si è rivolta agli USA, New Jersey, specie nella città di Hackensach, ove vivono attualmente 300 oriundi. Il biglietto navale costava da 80 a 100 lire.
Si ricorda che durante la prima guerra mondiale (1914-18) molti giovani rientrarono in paese, per il timore di essere chiamati alle armi negli Stati Uniti. Dopo la guerra, alcuni ritornarono accompagnati dalle famiglie.
Successivamente, molti riuscirono ad espatriare negli USA in virtù dei richiami o delle "quote" (speciali elenchi) o per vie clandestine (ad esempio attraverso il Messico).
La seconda emigrazione si è rivolta al Canada (200), di nuovo agli USA, all'Europa (200), ma anche all'emigrazione interna. Il metodo di espatrio si è basato soprattutto su gli "atti di richiamo" oppure i "contratti di lavoro", mercè l’intermediazione degli Uffici del lavoro, i patronati, i propri parenti. Spesso, hanno funzionato delle vere e proprie "catene di emigrazione", ovvero i pionieri procuravano le assunzioni, anticipavano le spese di viaggio e di prima accoglienza, che recuperavano successivamente.
L'emigrazione in terra straniera si è stabilizzata allorchè, dopo un congruo periodo sperimentale, venivano richiamate le donne. Infatti, con la loro presenza si attuava l'efficacia del vincolo familiare ed etnico, con durevoli effetti in tutti i campi.
Si passa dall'emergenza e marginalità dei primi tempi alla riuscita economica e sociale. Si comprano case e mezzi di produzione, si guarda lontano.
In cent'anni (1870-1970) circa 22 milioni di italiani hanno lasciato il Paese per andare a lavorare all'estero. Tra questi ben un milione di molisani. Oggi, si 5 milioni di emigrati muniti di passaporto italiano, 130. 000 sono molisani.
Su 50 milioni di oriundi italiani di 2^ -3^ - 4^ generazione, sparsi per il mondo, seicentomila sono molisani, che vivono all'interno di affiatate, concentrate comunità urbane, da cui continua a salire una costante domanda di stabili rapporti culturali con la regione d'origine.
Oggi, non si nasconde più la propria matrice etnica, in passato spesso ostacolo alla riuscita integrazione nella terra di accoglienza. Anzi, la molisanità è un vanto, per le sue doti di fantasia, creatività, attaccamento al lavoro, alla famiglia, ai valori tradizionali di onestà, lealtà, dovere.
La popolazione dal 1911 al 1981 si è dimezzata, da circa 1000 agli attuali 500 abitanti. La prima emigrazione si è rivolta agli USA, New Jersey, specie nella città di Hackensach, ove vivono attualmente 300 oriundi. Il biglietto navale costava da 80 a 100 lire.
Si ricorda che durante la prima guerra mondiale (1914-18) molti giovani rientrarono in paese, per il timore di essere chiamati alle armi negli Stati Uniti. Dopo la guerra, alcuni ritornarono accompagnati dalle famiglie.
Successivamente, molti riuscirono ad espatriare negli USA in virtù dei richiami o delle "quote" (speciali elenchi) o per vie clandestine (ad esempio attraverso il Messico).
La seconda emigrazione si è rivolta al Canada (200), di nuovo agli USA, all'Europa (200), ma anche all'emigrazione interna. Il metodo di espatrio si è basato soprattutto su gli "atti di richiamo" oppure i "contratti di lavoro", mercè l’intermediazione degli Uffici del lavoro, i patronati, i propri parenti. Spesso, hanno funzionato delle vere e proprie "catene di emigrazione", ovvero i pionieri procuravano le assunzioni, anticipavano le spese di viaggio e di prima accoglienza, che recuperavano successivamente.
L'emigrazione in terra straniera si è stabilizzata allorchè, dopo un congruo periodo sperimentale, venivano richiamate le donne. Infatti, con la loro presenza si attuava l'efficacia del vincolo familiare ed etnico, con durevoli effetti in tutti i campi.
Si passa dall'emergenza e marginalità dei primi tempi alla riuscita economica e sociale. Si comprano case e mezzi di produzione, si guarda lontano.
In cent'anni (1870-1970) circa 22 milioni di italiani hanno lasciato il Paese per andare a lavorare all'estero. Tra questi ben un milione di molisani. Oggi, si 5 milioni di emigrati muniti di passaporto italiano, 130. 000 sono molisani.
Su 50 milioni di oriundi italiani di 2^ -3^ - 4^ generazione, sparsi per il mondo, seicentomila sono molisani, che vivono all'interno di affiatate, concentrate comunità urbane, da cui continua a salire una costante domanda di stabili rapporti culturali con la regione d'origine.
Oggi, non si nasconde più la propria matrice etnica, in passato spesso ostacolo alla riuscita integrazione nella terra di accoglienza. Anzi, la molisanità è un vanto, per le sue doti di fantasia, creatività, attaccamento al lavoro, alla famiglia, ai valori tradizionali di onestà, lealtà, dovere.
AGNONE
Agnone è stato il primo paese del Molise "a rispondere alla chiamata oltreoceanica"(W.A.DOUGLASS), cosa che rappresentò per l’allora provincia di Campobasso una vera e propria diaspora (JOSA).
Secondo i censimenti storici riportati dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), nel 1881 Agnone contava 10.832 abitanti che scesero a 10.189 dieci anni più tardi. Eppure nella seconda metà dell’Ottocento ogni anno nel paese nascevano oltre 350 bambini, dei quali il 4 per cento passava subito a miglior vita.
Nonostante si fosse in un’epoca caratterizzata da un’ampia crescita demografica, il decremento della popolazione agnonese – e non solo di essa, però – fu dovuto all’elevata mortalità (42 per mille durante le epidemie) e all’emigrazione.
Nel 1884, anno caratterizzato da un’infausta epidemia di colera e dall’inizio di una nuova ondata migratoria, secondo il "Biferno", giornale del Larinese, se la miseria non avesse spinto la gente a lasciare paese e patria, Agnone avrebbe avuto oltre 5.000 abitanti in più.
L’enorme esodo fu dovuto alla grave crisi economica che attanagliò l’Europa dal 1873 al 1896 e che divenne del tutto insopportabile specialmente nel corso della carestia del 1878-1879.
Nel 1894 il periodico agnonese l’"Eco del Sannio" (che si manteneva con gli abbonamenti degli emigranti e che sarebbe stato chiuso dal fascismo nel 1939) riferì che, assieme alle persone per bene, qualche anno prima erano fuggiti in America tre individui condannati dalla giustizia perché colpevoli di omicidio. La notizia non scandalizzò quasi nessuno, giacché in molti era radicata un’antica legge agnonese, risalente agli Statuti del 1444, secondo la quale chiunque avesse commesso un omicidio "immediatamente, come fuoco che bruciando incalza", doveva essere allontanato "per sempre da detta terra [di Agnone] e dai suoi dintorni ed essere del tutto estradato" (LA GAMBA).
Dal 1876 al 1920 la classe sociale che fece registrare il dato migratorio più alto fu nel Molise quella contadina: l’82,75 per cento sul totale degli emigrati; fra il 1901 e il 1910 ben 130.104 molisani lasciarono le loro amare terre alla ricerca di nuova patria e di diverso lavoro.
Rimasero nel Molise non solo i proprietari e i professionisti, ma anche gli usurai che si erano arricchiti oltre misura prestando denaro e grano ad interesse altissimo ( dal 60 per cento in su per il denaro, dal 16 al 25 per cento per le granaglie) e lucrando in modo vergognoso sulle richieste dei passaporti, sicché non furono pochi coloro che per emigrare si videro costretti a cedere tutte le loro proprietà.
Molti, nonostante il dannato destino che li aveva perseguitati nel paese natio, in America, con grande sacrificio, fecero fortuna e divennero famosi. È il caso, per esempio, di Luigi Sammartino (Agnone 1860, Cordoba 1940) che da sarto si trasformò in un brillante giornalista, scrivendo, fra l’altro, sulla "Patria degli Italiani" di Buenos Aires e sul "Giornale d’Italia".
Paese di emigrazione. Agnone è la città che ha dato il maggior contributo all'emigrazione. Attualmente 6000 agnonesi vivono in patria, mentre altri 20. 000 sono diffusi nella diaspora, mantenendo tenaci legami con la madrepatria, rientrando periodicamente. Artigiani-commercianti in proprio, erano già avvezzi a peregrinare andando col bel tempo per fiere, vendendo quanto prodotto d'inverno (protoindustria).
Con l'avvento della produzione in serie delle fabbriche del Nord furono esclusi dal mercato. Come già successo nei mitici tempi delle "primavere sacre", i più giovani e i più forti espatriarono. Nel 1870 furono i primi a partire per l’Argentina, ove oggi ne vivono cinquemila (Buenos Aires, Belleville). Altrettanti in USA (Providence, Youngstone, Pueblo) e altrettanti in Canada (Montreal, Trail). Il restante è sparso tra l'Europa (specie Parigi, Neuchatel) e l'Australia (300, Melbourne e Adelaide).
Città culturale:approfonditi studi sono stati dedicati alla storia dell'emigrazione agnonese.
S. Baily (1982) ha studiato la catena migratoria degli agnonesi in Argentina, scoprendo che le comunicazioni avveni-vano su "canali formali", come inserzioni su giornali locali, banche ed agenti, ciò in considerazione dell'elevato livello di efficienza a cui era giunto l'export di forza-lavoro e beni verso Buenos Aires, a cui era principalmente diretta l'emigrazione agnonese.
Le catene di richiamo sono state determinanti nella decisione di emigrare, nella scelta della destinazione, del lavoro e dei rapporti sociali.
W. Douglass (1990) ha ricostruito la storia dell'emigra-zione da Agnone, che oggi abbraccia cinque continenti. Ritiene che gli agnonesi, vuoi in patria o all'estero, formano una comunità solidale, un universo unitario con dimensioni omogenee e confluenti in tutti i campi vitali (fisico, economico, sociale, morale, ludico, culturale). Un'immensa comu-nicazione scorre per infiniti fili, tra cui i giornali e le riviste eccellono in questa catena, incentrata sulla fedeltà etnica alle origini e alle tradizioni.
M. A. Cerimele (1991) rivendica la centralità degli emigrati agnonesi, che si propongono con vitalità prorompente all'attenzione comunitaria. Ciò è particolarmente vero per coloro che vivono a Montreal, con cui - in questi ultimi anni - si sono stabilizzati importanti rapporti bilaterali, che culminano in scambi di delegazioni, sotto il segno della fede religiosa, del folklore, del teatro. Distingue i due tipi di emigrazione, in Argentina e in Canada. Il primo è ormai datato, con molte difficoltà economiche. Il secondo, vivo e vitale, affluente, propositivo, ricco di sodisfazioni per tutti.
Ad Agnone nel 1986 si è tenuta la prima (e sinora unica) Conferenza Regionale dell'Emigrazione, che è servita a fare il punto sulla situazione, individuando le fasi migratorie, per giungere a considerare l'emigrazione come vera e propria "risorsa" per il futuro del Molise.
BAGNOLI DEL TRIGNO
Paese di emigrazione. E' passato da 4800 abitanti di inizio secolo ai circa 1000 attuali residenti effettivi, distinguendosi soprattutto per l'emigrazione interna.
Nel primo ventennio di questo secolo lasciarono il paese per l'estero 1000 persone, molte delle quali facevano ritorno pendolare, con permanenza semestrale, adattandosi ai tempi sfalsati agricoli argentini (Italia, emisfero boreale: 21 giugno, estate, raccolto; 21 settembre, autunno, semina; Argentina, emisfero australe:21 gennaio, estate, raccolto;21 aprile, autunno, semina).
Il fenomeno dell'emigrazione stagionale verso Roma è stato sempre alto, in quanto tradizionalmente i Bagnolesi e Salcitani erano occupati come garzoni di stalla e vetturini.
Dal 1951 al 1991 hanno lasciato il paese 2800 persone: solo nel primo ventennio prendono la via dell'estero 800 persone, mentre i restanti 2000 lasciano per andare soprattutto a Roma per esercitarvi prevalentemente la professione di taxisti (i molisani a Roma detengono il 50% delle licenze dei taxi, e un bagnolese è il presidente della potente associazione di categoria, che porta avanti una politica protezionistica).
La maggiore comunità all'estero si trova in Canada (300). Nel 1990 è morto a Vancouver lo scrittore bagnolese Costantino Dino Minni. La seconda si trova in USA (100).
I paesani residenti a Roma rientrano per il fine settimana, le feste religiose, carnevale, mese di agosto. Tutti conservano la casa di proprietà, per cui Bagnoli sembra un quartiere-chic residenziale romano, con l'aria buona, i cibi nostrani e tante iniziative etno-culturali. Tra queste primeggia la bella sfilata dei Carri-Mesi del Carnevale.
L'Associazione Bagnolese pubblica il bimestrale "La Perla del Molise", che funge da bollettino di collegamento e strumento per la ricerca etnografica.Il medesimo sodalizio ha curato l'edizione del libro "Novecento" (1996), che raccoglie interessanti studi sull'emigrazione e le tradizioni bagnolesi. Il testo è stato oggetto di convegni in Italia e all'estero, giovando ad una presa di coscienza dei valori avìti di una comunità che gira il mondo, ha un forte potenziale economico, è attaccatissima alla propria cultura.
Il cittadino bagnolese ha una notevole apertura mentale, in quanto direttamente o indirettamente possiede esperienze multiple di saperi/valori/sentimenti locali ed esterni, continuamente aggiornati e confrontati. Oggi, poi, nell'era della comunicazione globale, delle reti, di Internet, telefax, telefonini, viaggi...gli scambi sono continui, egli non sembra proprio di patire il "senso della lontananza". Anzi, quando torna in paese, nei luoghi sociali di riunione, piazza, bar, circolo, vicinato, parrocchia, mette in evidenza le ultime novità e di quanto conosce il mondo, guadagnando in soldi, ma soprattutto in umanità. I taxisti, poi, sono persone privilegiate per il loro contatto continuo con la gente.
BELMONTE DEL SANNIO
Paese di emigrazione. Ha perso in 150 anni non meno di 3000 paesani, anche se i dati ufficiali non registrano interamente il fenomeno. Paese interno, posto su uno sperone roccioso.
La prima emigrazione cominciò a cavallo del '900 con destinazione Centro-America, poi USA. Nel 1927 cominciò l'espatrio per l'Australia, indi in Francia, nelle colonie francesi, in Libia.
Non mancarono casi di vedove-bianche, che si rivolsero alle autorità per effettuare ricerche dei loro mariti, una volta espatriati e non più rientrati (onde il detto "emigrazione do core e Gesù, che chi parte non torna cchiù").
Nel novembre 1943 fu minato e distrutto dai genieri tedeschi. Gli abitanti decisero in massa di emigrare, andando a Roma, in Argentina, in Canada. Poi, una parte è rientrata per non perdere i propri beni, fissando una doppia residenza.
Nino Ricci, nativo della vicina Villa Canale, ha scritto il best-seller "Vite dei Santi" (1990), che racconta la vita di sua madre Cristina, che aveva sposato un giovane di Belmonte, chiamato alle armi e deceduto. Vi si parla della mentalità locale chiusa, arretrata, paganeggiante, statica, superstiziosa, che emargina chi si discosta dai valori della tradizione rurale, lavoratrice e sparagnina.
Degli oriundi argentini e americani si sono perse le tracce, mentre rientrano periodicamente gli emigrati di Toronto e Lemington (Ontario), che lavorano in avviate aziende ortofrutticole, con redditi di tutto rispetto (500).
Nel secondo dopoguerra sono espatriati verso i paesi europei: in Francia, Germania e Svizzera vivono 500 oriundi. Costoro, assieme a quelli che si trovano a Roma e in altre città italiane, sono soliti rientrare nei fine settimana e, in particolare, durante i mesi estivi, potendo contare sia sulla casa di proprietà sia su piccoli appezzamenti di terra, coltivati soprattutto ad ortaggi. Continuano le antiche tradizioni, come la festa del porco, che viene macellato il 17 gennaio (S. Antonio Abate).
Partecipano alla Sagra dell'Assunta a Ferragosto e alla Sagra del granone (15 settembre).
Il richiamo della civiltà contadina è molto forte, specie per coloro che vivono in città. Come pendolari vivono un pò in città e un pò nell'atmosfera magica, ancestrale, dell’antico borgo murato medioevale, che ha mantenuto integre tutte le antiche caratteristiche ambientali.
La Pro-Loco sta studiando percorsi e iniziative turistiche, che coniughino storia-ambiente-cultura con folklore e gastronomia, garantendo tutte le moderne comodità, al fine di attirare un numero crescente di ospiti.
CAMPOCHIARO
Paese di emigrazione. Dai 2100 abitanti di inizio secolo ad oggi è sceso ai circa 600 attuali, per cui oltre 3000 paesani vivono altrove.
I primi partirono a cavallo del '900, circa 100 andarono negli Stati Uniti, ove dopo la seconda guerra mondiale altri ancora espatriarono (dal 1940 al 1970 oltre 200). In Argentina emigrarono dal 1930 al 1970 circa 40. In Australia (20), in Europa (30). Molti si sono spostati nell'emigrazione interna. In Canada espatriarono dal 1920 al 1970 oltre 600.
A Montreal vive una comunità di circa mille oriundi, che hanno rapporti bilaterali continui col paese di origine. Frequenti sono le visite reciproche, lo scambio di delegazioni e viaggi organizzati. Il club ha un proprio gruppo folk, "I Matesini di Campochiaro". Nella Chiesa di Monte Carmelo a St. Leonard-Montreal custodiscono la copia della statua di S. Marco (patrono del paese:festa 25 aprile).
Il 28-10-1984 nacque l'Associazione, che nel banchetto inaugurale raccolse oltre 500 aderenti. Il Club è confluito nella Federazione delle Associazioni Molisane del Quebec, nata nel 1983 (a cui aderiscono oltre 50 club molisani). Ne è presidente emerito Giuseppe Buttino.
Attualmente, l'emigrazione si è fermata, anche per il consolidarsi in loco di buone prospettive economiche. E’nato il CISI-Molise, incubatore d'impresa. Nell'area industriale sono atterrate diverse imprese.
Soprattutto il turismo si profila un'ottima risorsa: il centro storico, opportunamente ristrutturato, può diventare un vero villaggio turistico che può tutto l'anno accogliere, in una degna cornice, i turisti etnici desiderosi di un contatto "in vivo" con le proprie radici.
L'ospitalità, con la relativa animazione ludico-sportiva e l'accompagnamento turistico, è possibile anche in antichi casolari, ristrutturati in chiave agro-turistica.
Solo in Campochiaro (senza contare i paesi limitrofi) vi sono molte emergenze storico-culturali visitabili.
Il parroco don Angelo Spina, con un gruppo di paesani e il complesso musicale "Effetto 7" dal 3 all'11 marzo 1987 è stato ospite della comunità canadese a St. Leonard, ricevendo un'accoglienza molto calorosa. Per l'occasione sono venuti anche gli oriundi residenti a Toronto e in USA. Tutti si sono commossi per la visione del video e delle 200 diapositive su persone e luoghi di Campochiaro. La visita è stata restituita col rientro in paese per le vacanze 1988 di un gruppo di emigrati canadesi.
La comune fede religiosa si rivela un grande collante per il mantenimento della comune identità etno-culturale.
CAMPODIPIETRA
Paese di emigrazione. La prima ondata migratoria si è avuta dopo il 1918 con direttrici USA e Canada.
Dopo il 1951 vi è stato il maggior numero di espatri. Attualmente a Montreal vive una comunità di 1000 oriundi, con una propria Associazione, che cura anche i rapporti culturali bilaterali. Nel 1994 vi è stata una tournée di gruppi folkloristici.
Il Presidente del club è Franco Cavaliere. E’attivo, come in tutte le altre associazioni molisane, un Comitato Feste, che cura i raduni, i banchetti, l'animazione e l'etichetta, allo scopo di rinsaldare i vincoli di amicizia con i propri paesani e gli altri molisani.
In Europa (300) vi è una forte comunità in Germania: rientrano di solito per le ferie estive. Costanti e approfonditi sono gli scambi affettivi e culturali.
Gli effetti dell'emigrazione sono più devastanti, allorchè si tratta di un paesino, che scende al di sotto della minima soglia demografica. Alla secca diminuzione dei residenti, si accompagna la loro senilizzazione, con bisogni relativi, senza personale adulto in grado di soddisfarli. Segue l'abbandono dell'agricoltura, che già di per sè è disagiata, per le condizioni orografiche dei terreni, in forte pendenza e senza irrigazione.
Il patrimonio edilizio entra in una situazione di progressivo degrado, perchè le case restano chiuse e non c'è chi le accomodi volta per volta.
La vita culturale e sociale s'impoverisce, in quanto mancano le occasioni per radunarsi e comunicare. Via via si tralasciano finanche le antiche costumanze, feste religiose, momenti della vita familiare.
Il tempo sembra divenire immobile, non più scandito dai riti del ciclo della vita e del ciclo dell'anno.
I più nostalgici non sono quelli che ormai si sono adattati alla nuova contratta vita paesana. Sono, invece, i paesani residenti all'estero, che quando tornano vorrebbero trovare ogni cosa al suo posto. Ormai liberati dal bisogno economico, hanno più tempo e possibilità di dedicarsi alla ricerca spirituale della memoria, del "paradiso perduto".
I moderni mezzi di trasporto e di comunicazione in tempo reale oggi rendono più facili i contatti e gli scambi.
Il turismo etnico di ritorno è diventato ormai una realtà, sicchè il paesano che vive all'estero può fare ritorno - se lo vuole - anche più volte in un anno. Soprattutto, può mantenersi informato quotidianamente sulla vita paesana.
CAMPOLIETO
Paese di emigrazione. Dopo il 1918 cominciò l'esodo verso le Americhe. In maggioranza facevano ritorno, dopo aver accumulato un gruzzolo per sostenere economicamente la famiglia. Nel ventennio fascista l'emigrazione subì un arresto formale, in quanto chi poteva emigrava clandestinamente.
Dopo il 1961 la popolazione si è dimezzata, passando da 2000 a 1000 residenti effettivi.
Oggi le comunità di oriundi sono così dislocate: - in Canada (Montreal) vive una comunità di 300 oriundi - in USA vivono 200 oriundi - in Argentina vivono 200 oriundi - in Venezuela vivono 300 oriundi - in Europa vivono 300 oriundi (specie Germania) - in Australia vivono 100 oriundi - il resto della diaspora è sparsa a Campobasso e al Nord-Italia, nelle città industrializzate.
Buoni e costanti i rapporti bilaterali, con frequenti rientri in paese specie nel periodo estivo.
I Campoletani devono al proprio spirito di intraprendenza la capacità di spingersi e di affermarsi in terre molto lontane. I paesani parlano, ad esempio, di Petrucci Michele, noto imprenditore argentino, titolare di una fabbrica metalmeccanica.
I figli e i nipoti dei primi emigrati hanno agevolmente superato le difficoltà iniziali: oggi vanno giustamente fieri delle loro posizioni in tutti i campi nei tessuti sociale, economico, professionale, culturale.
La loro tenacia li ha portati da posti di lavoro subordinati ad occupazioni più lucrose e soddisfacenti.
Il lavoro molisano all'estero riguarda il commercio, i servizi, la produzione, le arti liberali.
Col crescere e stabilizzarsi delle buone condizioni economiche è venuta l'esigenza anche di associarsi, sia per meglio comunicare tra uguali, sia per consultarsi reciprocamente per mantenere ed accrescere le posizioni raggiunte.
La comune cultura etnica serve da naturale collante per capirsi sulla scorta di comuni punti di riferimento di saperi/valori/sentimenti.
Stare nel club serve anche alla circolazione delle idee ed ad essere informati tempestivamente sulle ultime novità dal paese, dal Molise, dall'Italia.
CAMPOMARINO
Paese di immigrazione. E' passato dai 1600 di inizio secolo agli attuali circa 6000 abitanti. Tutto ciò per effetto del turismo balneare, del fenomeno delle seconde case, dei più favorevoli costi in relazione alla vicina Termoli.
Ha però dato ugualmente il suo contributo al fenomeno dell'emigrazione. I primi emigrati si diressero in Canada, ove oggi vivono circa 200 oriundi, e in Venezuela (50).
Dopo la seconda guerra mondiale si sono diretti in Europa (500: soprattutto Germania e Francia), in Australia (50) e nell'emigrazione interna.
E' uno dei quattro paesi albaneso-molisani, con Portocannone, Montecilfone e Ururi, che vantano antiche tradizioni sia albanesi sia molisane.
Sulla costa, ove più vive sono le attività economiche, sono rientrati molti ex-emigrati. In questa zona è possibile constatare il vitale apporto dei reduci vitalizi. Questi apportano capitali cospicui e innovazione tecnico-culturale.
Gli "americani" conducono attività economiche sulla falsariga di ciò che hanno sperimentato all'estero. In più, riattono case, costruiscono ville, acquistano terreni, vivono serenamente di rendita. Dal 1970 al 1988 i rientrati in Molise assommano ad oltre diecimila. Il maggior numero di rientrati si nota nelle zone dove è maggiore la piccola proprietà fondiaria. Rientrano coloro che hanno una pensione estera (americana o canadese), che dà loro la possibilità di vivere dignitosamente nel loro paese di origine.
I rientrati nel Molise dal 1989 al 1997 sono solo mille, ma con bisogni immediati di re-inserimento, portatori spesso di problemi esistenziali, che spesso mettono a dura prova il tessuto comunitario regionale (umano, economico, sociale, amministrativo, delle risorse private e pubbliche, ecc.).
Sembra che con stile diretto e realistico si consiglia a coloro che vengono ad acquisire informazioni - il seguente messaggio: "Non tornate, non vedete che non ce la facciamo ad andare avanti nemmeno noi!"
E' qui, però, che si misura la qualità di una convivenza civile. Coloro che sono partiti, già una volta hanno patito la rottura della solidarietà collettiva. Alle loro oneste esplorazioni per un eventuale ritorno, non si può rispondere con un secco "Nò". E' qui l'area del dialogo e dell'accoglienza nei confronti di fratelli, a cui è obbligo morale chiarire la reale situazione presente e futura, nonchè l'intero reticolo e procedure delle provvidenze e delle risorse.
Occorre un dialogo e un ascolto attivo. In ogni Comune dovrebbe funzionare un apposito servizio, con un operatore, con dimestichezza con le tecniche dell'intervista, dell'arricchimento dei bisogni, dell'incontro tra bisogni e risorse, in un contesto di animazione e solidarietà sociale.
CANTALUPO DEL SANNIO
Paese di emigrazione. In cento anni ha perso circa 3000 residenti, passando da 3500 ai settecento effettivi attuali. Ciò significa che vivono altrove cinquemila oriundi.
Le prime partenze avvennero a cavallo del '900, allorchè la diaspora si rivolse agli USA.
Col secondo dopoguerra gli espatri hanno avuto come unica meta il Canada, ove vive una forte comunità. A Montreal il club "S. Anna di Cantalupo" è il punto di riferimento dei 1500 oriundi. L'Associazione è molto attiva e cura rapporti bilaterali approfonditi e costanti col paese di origine. Molti oriundi hanno conservato la casa in paese, che serve come punto di appoggio all'epoca dei rientri per ferie, che avvengono tutto l'anno, specie d'estate.
Molto forte è la fedeltà etnica al luogo natìo, che assurge a vera categoria spirituale psico-strutturante. Dovunque vivono, continuano ad avere nel cuore il ricordo del paesello natìo, pensando "con desiderio inquieto, al campicello del paese, alla casuccia a cui hanno messo gli occhi addosso da gran tempo, e che compreranno, tornando ai loro monti".
Il paese ha molto risentito di questo drastico ridimen-sionamento demografico, sicchè la vita sembra essersi fermata. I vecchi vivono di ricordi, avendo tutta la progenie altrove, aspettando con ansia i loro troppo brevi rientri estivi.
La buona disponibilità di denaro delle famiglie emigrate, oltre che servire a mantenere integro il loro patrimonio edilizio urbano, potrebbe servire a finanziare iniziative economiche produttive, capaci di ristorare e rivitalizzare il tessuto vitale comunale. Anzi, dato il forte interesse al patrimonio etnico, storico e culturale, i fondi potrebbero essere finalizzati alla creazione di strutture per l'accoglienza, l'animazione e l'accompagnamento turistico, al fine di rendere piacevole, interessante, significativo il periodico rientro ristoratore nella terra di padri.
Così facendo, l'emigrato avrebbe doppia utilità: sia disporre di un soggiorno moderno, pensato a misura d'uomo, sia di lucrare i guadagni sull'investimento attuato.
Una società mista, pubblico-privato, dovrebbe curare tutte le fasi progettuali, guardando ad un bacino territoriale di comprensorio (ad esempio consorzio tra paesi, coincidenti preferibilmente con quelli della relativa Comunità Montana, visti i già fitti rapporti consortili).
Ormai, il turismo ha ridotto le distanze, abituando a pensare al mondo come ad un unico paese.
Ormai, per i piccoli paesi del Molise, si profila un futuro ricco di buone sorprese: quali perle visibili di un antico mondo alimenteranno viaggi a ritroso nel tempo, per la riscoperta di riti e miti del mondo contadino dell'800!
CAPRACOTTA
Capracotta è il paese più alto dell'Appennino centro-meridionale (1421 slm). Con la fine della feudalità, i contadini seminarono le terre tolte alla duchessa Di Risio, ultima feudataria. Le dissodarono e per circa 50 anni ne ricavarono buoni redditi. Ma la mancanza della concimazione naturale, dovuta alla riduzione dei pascoli, le rese sterili. Il raddoppio, poi, della popolazione rese la vita difficile. L'unico spiraglio che si aprì fu l'emigrazione, che però non lascia traccia nei registri ufficiali, data l'abitudine di non cancellarsi all'anagrafe. Infatti, la popolazione anzichè diminuire aumenta ! Dai 2793 del 1861, si passa nel 1901 a 3468 residenti. Eppure, la diaspora - come nella vicina Agnone - fu molto forte, soprattutto verso l'Argentina.
Per informare gli emigrati nacque nel 1913 il periodico "La Quilla", su cui vengono riportati per esteso i piccoli fatti paesani (feste, cronaca nera, notizie utili. . . ).
Gli emigrati gradivano anche leggere i numerosi periodici di collegamento editi ad Agnone (L'Emulazione, Il piccolo sannita, Il risveglio, L'eco del Sannio, Il cittadino agnonese), su cui apparvero molte notizie su avvenimenti capracottesi:
- anno 1895: inaugurazione del Ginnasio Inferiore
- anno 1895: inaugurazione Società Filodrammatica - attività della Società Musicale - attività della Società Tiro a Segno
- anno 1897: l'antropologo Oreste Conti erige il primo albero natalizio nella piazza
- anno 1900: inaugurazione della Croce metallica su Monte Campo.
Proprio l'ampia diffusione dei periodici testimonia l'esodo e la grande fame di notizie da parte degli emigrati, i quali - nonostante l'analfabetismo al 90% - ascoltavano la lettura nei capannelli di persone nei primitivi circoli, che funzionavano da patronato, segretariato, ufficio postale.
Molti capracottesi, noti per la loro schietta indole montanara, "teste dure", emigrarono anche in USA: un loro club nel 1950 donò al Comune il primo spartineve, mezzo essenziale per un paese che è interessato dalle precipitazioni nevose.
Col secondo dopoguerra, l'emigrazione ha cambiato direttrice: si va a Roma, Napoli (come portinai), nelle Puglie, nelle città industrializzate del Nord. In Germania vivono 100 oriundi, 50 in Svizzera e 50 in Francia. Tutti conservano l'abitazione nel paese, che nei mesi estivi si rianima.
Capracotta, essendo località turistica invernale ed estiva, non fa distinzione tra turisti e paesani rientrati, pur se dedica molta attenzione al mantenimento della fedeltà alle proprie origini etno-culturali.
CAROVILLI
Paese di emigrazione. A cavallo del '900 la diaspora si rivolse verso gli USA. I contadini emigravano attratti dai maggiori guadagni, rientrando dopo alcuni anni. All'inizio l'espatrio era facilitato. Poi vennero le leggi fasciste e anche le restrizioni americane, che limitavano tutte le forme di espatrio definitivo, a meno che non si trattasse di ricon-giunzioni familiari. I carovillesi esportarono anche il forte spirito associazionistico e sindacale, che in patria avevano sperimentato nell'ambito della storica "Società Operaia", fondata nel 1887, di cui ne sono state fondate analoghe all’estero. In USA vivono 500 oriundi, a Toronto 400 (di cui 150 originari della frazione Castiglione di Carovilli), in Argentina 200. Esistono vari club, tra questi: - "Carovilli Social Club" -Toronto -Pres. Lucia Orlando - "Associazione Mutuale Carovillese" - Buenos Aires.
Viene ricordato Andrea Massaro (1853-1940), che nel 1874 emigrò a Wooster (Ohio), ove c'è una strada intitolata al suo nome. Fu un grande uomo di affari, che amava fare molta beneficenza. Aiutò in molti modi e anche economicamente molti molisani, specie nei primi tempi dell'impatto migratorio.
E’ ancora vivente a Springfield (Illinois) Enrico Di Giacomo, proprietario di un mobilificio, che ha un capitale di 20 milioni di dollari. Era nato in America, figlio di un carovillese, che faceva il minatore.
Nel dicembre 1988 è venuto in paese alla riscoperta delle sue radici l'astronauta americano Ronald Parise, nipote di un carovillese, che emigrò in USA agli inizi del '900.
La diaspora verso il Canada si ebbe a partire del novembre 1951, allorchè partì il pioniere Silvio Ricci (1915-1972), originario della frazione Castiglione. Presto lo seguirono in tanti, dirigendosi soprattutto a Toronto (Ontario).
Nel secondo dopoguerra la meta preferita sono i paesi europei (400, la metà in Svizzera). Tutti hanno conservato l'abitazione, presso cui fanno ritorno nei mesi estivi, allorchè il paese, denominato "La Svizzera del Molise", magicamente si rianima, diventando una località di villeggiatura alla moda.
Il Comune e la Pro-Loco curano molte iniziative culturali, ricreative, ludico-sportive, sagre gastronomiche. . . per allietare il soggiorno degli emigrati e dei turisti.
CARPINONE
Paese di emigrazione. Dal 1861 ad oggi la comunità è passata da circa 3000 agli attuali effettivi 1000.
La prima emigrazione si è diretta nelle Americhe, per la conquista di terre migliori e più remunerative. Inizia già a partire dal 1880, verso il Centro (Columbia, Venezuela, Uruguay, Argentina) e poi negli Stati Uniti e verso l'Australia. La popolazione si accresceva continuamente e non c'erano spazio e risorse sufficienti.
Prima e dopo la prima guerra mondiale continuò la diaspora, con sensibile arresto durante il ventennio fascista, pur se non mancarono migrazioni clandestine.
Gli emigrati partivano con la sola valigia o con una cassa, in cui erano stipati gli effetti personali, animati da tanta buona volontà e desiderio di meritare il salario.
Oggi, molti di essi si sono affermati, sono imprenditori, professionisti, ben inseriti nelle terre di accoglienza. Nel secondo dopoguerra i paesani hanno cominciato ad espatriare anche nei paesi europei, nelle città del Nord-Italia o nella vicina Isernia.
Attualmente i paesani residenti all'estero sono circa 3000: Argentina (1500), Canada (500), USA (300), Svizzera (300), Australia (400), Brasile (200).
In Argentina sono attive due storiche Associazioni, entrambe intestate a San Rocco Celestino, entrambe operanti nella zona di Buenos Aires.
In paese si dice che gli emigrati europei tornano tutti gli anni per il ferragosto, in cui cadono i festeggiamenti patronali. Essi conservano e tengono benfunzionante la propria abitazione in paese. Partecipano ad apposite iniziative culturali, gastronomiche e ludiche che vengono per loro predisposte.
Viceversa, gli emigrati d'oltreoceano tornano ogni decina d'anni, alla spicciolata. Sono ospiti di parenti, o perchè non hanno più casa, o perchè per il troppo tempo passato le loro case non risultano più agibili. E’difficile conservare la memoria storica delle "storie di vita" di questi emigrati, perchè le comunicazioni si sono interrotte e i discendenti (di 2^-3^-4^ generazione) spesso non parlano italiano, e vengono piuttosto sospinti dalla curiosità di verificare sul posto i racconti dei loro padri e nonni.
All'estero, tra paesani conservano molti buoni rapporti e sono soliti festeggiare in comunità le maggiori feste religiose patronali e la devozione a San Rocco.
CASACALENDA
Paese di emigrazione. In cento anni ha perso 5000 abitanti, passando dai 7300 del 1900 agli attuali effettivi 2300. Le maggiori partenze si sono avute tra il 1950 e il 1970.
L'emigrazione ha privilegiato innanzitutto il Canada, ove a Montreal vive una comunità di 1000 oriundi, unita attorno alla Parrocchia della Madonna della Difesa e alla storica ed attiva Associazione ("Società Casacalendese di Mutuo Soccorso" - fondata nel 1924, una delle prime).
La seconda parrocchia di Montreal (1919) fu intitolata alla "Madonna della Difesa", su progetto di Guido Minchesi, che era anche pittore (tra gli affreschi dell'abside, c'è Benito Mussolini a cavallo:anno 1933).
Altri vivono in USA (300), Argentina (300), Venezuela (300), Brasile (100), Europa (500, specie Belgio) e, infine, Australia (200).
Esistono diversi circoli di calendini nel mondo.
Tra questi sono molto noti:
- Associazione Madonna della Difesa - Montreal Presidente Pasquale Scardera
- Associazione Madonna della Difesa - Buenos Aires Presidente Vincenzo Puchetti.
L'Associazione canadese cura un numero unico annuale, che serve a mantenere i collegamenti col paese d'origine e a dare conto di tutte le iniziative del sodalizio.
Mons. Gabriele Tamilia, parroco di Casacalenda, organizza viaggi periodici in Canada.
Due illustri scrittori calendini vivono all'estero: Giose Rimanelli e Pietro Corsi. Entrambi hanno illustrato in maniera esistenzialmente vivida il mondo dell'emigrazione.
Casacalenda è nota per aver attivato da un decennio viaggi di studio per studenti medi, in reciprocità con la comunità canadese. Questa iniziativa è stata ripresa da altri Comuni molisani, in quanto permette scambi culturali paritari, mettendo in moto collaborazioni e sinergie.
L'intento dei soggiorni è quello di favorire la diretta ed attiva conoscenza della realtà regionale da parte delle giovani generazioni dell'emigrazione. Spesso, al seguito degli studenti vengono anche docenti e familiari. Si allarga ancora di più l'esperienza, divenendo patrimonio comunitario.
Gli studenti, sia qui sia a Montreal, hanno modo di visitare le maggiori istituzioni e di conversare con gli amministratori e i responsabili dei vari enti. Hanno modo, anche, di effettuare ricerche e studi e di visitare le maggiori attività produttive.
Recentemente, è stato proposto un nuovo progetto per la realizzazione, in reciprocità, di stages aziendali a beneficio di giovani leve professionali.
CASALCIPRANO
Paese di emigrazione. Dagli inizi del '900 ad oggi ha perso 1500 abitanti, che - sommati all'incremento naturale -significa che per il mondo vi sono 3000 oriundi. Il paese è sceso al di sotto del livello minimo demografico, campa perchè gli emigrati vi tengono ancora casa, sono religiosa-mente legali alla fedeltà etnica, rientrano tutte le volte che possono.
Il primi espatri vi furono verso il Centro-America e gli USA. Di questi emigrati si sono pressoché perse le tracce. In USA vivono almeno 300 oriundi, altrettanti in Argentina e in Venezuela.
Dal 1951 in poi cominciò la diaspora in Canada. Nella zona di Montreal vivono 800 oriundi, stretti in una storica associazione, di cui è presidente Domenico Iapaolo.
Ridotta è l'emigrazione europea.
Le tradizioni popolari sono il collante che unisce i paesani. Un gruppo di lavoro giovanile ha costituito l'interessante "Museo delle arti e tradizioni popolari", che a novembre 1997 è stato portato in mostra a Montreal.
Questi giovani da circa dieci anni fanno ricerca d'ambiente e hanno pazientemente raccolto una grande numero di reperti. Hanno ricostruito in apposite sezioni museali le modalità del ciclo della vita, dell'alimentazione, del lavoro agricolo, dei riti.
Questa mostra potrebbe diventare itinerante, data la buona dotazione di pezzi, didascalie, sussidi didattici: i nostri emigrati vi trovano molto del buon tempo antico, ancora così forte nella loro memoria. A latere, potrebbero essere organizzati convegni per permettere ulteriori esplorazioni memoriali, filmando i "self-report" e le storie di vita dei nostri emigrati, per strapparle dall'oblìo e farle diventare materia viva per la didattica della storia dell'emigrazione molisana, che dovrebbe diventare materia di insegnamento nelle nostre scuole dell'obbligo.
Tutti gli emigrati sono soliti riunirsi d'estate, specie a ferragosto, nella cornice storica e ambientale del Parco dell'Annunziata. Qui, nell'anno 700 una duchessa longobarda fondò la badìa di S. Maria di Castagneto, di cui resta - sia pur più volte rifatta - la rustica cappella, oggi dedicata alla Madonna dell'Annunziata.
Attorno il Comune ha creato uno spazio ludico-sportivo e di ristoro, con attrezzature sportive e tavoli per il pic-nic.
Il Comune attua una vera politica nei riguardi degli emigrati. Ciò è testimoniato dai periodici viaggi nei due sensi, con scambi di delegazioni e di prodotti culturali.
CASTEL DEL GIUDICE
Paese di emigrazione. Dagli inizi del '900 ad oggi ha perso 2000 abitanti (metà per il netto delle residenze anagrafiche, passate da 1400 a 400, l'altra metà per l'incremento naturale).
La prima emigrazione si diresse in USA, specie Pittsburg (Pennysilvania), ove vi è una comunità di 300 oriundi.
L' 8-11-1943 il paese venne raso al suolo dai tedeschi. La ricostruzione avvenne anche mercè al sostegno economico dato dai castellani emigrati in America.
In paese molti sono i ricordi che riguardano gli scambi con questi parenti americani, che partiti analfabeti, ora hanno discendenti che si sono bene affermati.
Nel secondo dopoguerra, specie nel periodo 1851-71, la diaspora si è rivolta ai paesi europei (500), Torino e altre città italiane. Questi emigrati hanno conservato la casa e fanno spesso ritorno in paese, per il fine-settimana e le ferie, spesso ospitando conoscenti ed amici.
Le feste popolari sono una ghiotta occasione di unione comunitaria, come mostrano i dati sulle affluenze a:
- 8 agosto: festa della soppressata e pallotta
- 3 settembre: Madonna in Saletto
- ultima dom. settembre: festa di S. Rocco
- 6 dicembre: Sagra delle pagnotte di S. Nicola.
L'emigrazione, se da una parte è riuscita a cancellare la miseria, ha però creato un inguaribile vuoto demografico nel paese, che sopravvive come "villaggio periferico", come "paese che fu".
Qui convivono, senza futuro, vecchie e nuove generazioni: le prime rivolte al passato, rassegnate a lodare il tempo che fu, ma prive dei propri amici e parenti, custodi di un mero posto della memoria; le seconde senza vere prospettive occupazionali in loco, alle prese con marginalità crescente, in dubbio sul proprio futuro.
Ai bisogni del paese fino a qualche anno fa si è data risposta esclusivamente in termini assistenzialistici, che ha creato sì manufatti, ma senza persone e idee attive per andare avanti.
Una possibilità di riscatto consiste nell'implementare nella bella cornice storica del borgo attività e servizi, che - utilizzando tecnologie telematiche - prescindano dalla variabile spaziale. Occorre che gruppi giovanili si diano da fare per censire, programmare, attuare interventi nel campo della cultura-storia-ambiente.
Per l'occasione del Grande Giubileo del 2000 andrebbe varato un piano straordinario di accoglienza dei turisti etnici americani, molti dei quali mancano dal paese da molti anni e sognano di potervi fare ritorno.
CASTEL SAN VINCENZO
Castel San Vincenzo è caratteristico paese, posto su un imponente blocco di travertino lacustre.
Paese di emigrazione. Subito dopo l'Unità d'Italia cominciarono le prime partenze, che negli ultimi decenni del '900 divennero una fiumana. Il paese passò da 1080 del 1861 ai 642 del 1901. La meta preferita erano gli Stati Uniti, ove attualmente vivono circa 600 oriundi.
In Venezuela vivono circa 100 oriundi.
Poi venne la chiusura della Cartiera, sita in una frazione. Qui oggi vi vivono 70 persone.Ma nel 1910 vi erano 1300 abitanti, in questo che era un vero centro industriale. I 400 operai erano addetti oltre alla Cartiera S.Bernardo dei Martino e soci, al lanificio, alla marmeria, al mulino ad acqua, alla conceria di pelli. Vi era anche una piccola banca e una tipografia. Nel 1911 ci fu l'improvvida deviazione del fiume Volturno e con la scarsità dell'acqua il socio francese dei Martino vendè tutto.Poi venne la chiusura e l'estinzione di tutte le attività.
Durante il ventennio fascista (1924-44) ci fu un certo ripopolamento. Nel 1951 gli abitanti erano 1018. Ma ora si emigra verso l'Europa, come Germania (vi vivono 200 oriundi), Francia (100) e Svizzera (100).
La popolazione è attualmente scesa a circa 500 residenti effettivi. A fatica è stato assicurata la presenza stabile di un sacerdote, da non condividere a scavalco con i paesi vicini. A pensare che qui nel passato era attiva la Badia di "Sancti Vincentii ad Volturnum", una città monastica, che ospitava fino a 1000 monaci.
Il paese vanta molte attrazioni turistiche e bellezze naturalistiche (lago, fiume, escursionismo montano). Il 13/8/97 è stato inaugurato il Museo della Fauna Appenninica, nell'ambito dei cinque comuni molisani del Pre-Parco del P.N.A. (Castel S.Vincenzo, Pizzone, Filignano, Rocchetta al Volturno, Scapoli).
Il paese attende da anni la ripresa legata al turismo. Intanto il terremoto del 1984 ha inferto altri dànni al suo patrimonio abitativo.
Proseguono gli scavi dell'abbazia di S.Vincenzo, che presenta in ottimo stato di conservazione colossali resti di quella che fu una grande realtà religiosa e patrimoniale. La Regione Molise si appresta a trasformare questo sito in un grande Parco Archeologico, il primo in Italia sull'Alto Medio Evo. Durante il periodo estivo, a partire dal 1997, è stato istituito un servizio di accompagnamento turistico da parte di giovani laureati volontari, con molti eventi culturali collegati di rilevanza nazionale.
Di conseguenza, il paese appare avviato ad una forte crescita turistica nei prossimi anni.
CASTELBOTTACCIO
Paese di emigrazione. Dagli inizi del '900 ad oggi ha perso 1500 abitanti, che - sommati all'incremento naturale -mostrano che nel mondo vi sono almeno 3000 oriundi.
La maggiore comunità si trova a Buenos Aires (600), riunita in una storica Associazione intitolata a S. Oto, di cui è presidente Michele Carluccio.
Agli inizi del '900 partirono in tanti per il Centro-America per sfuggire ad una vita grama e per tentare la fortuna. Erano in prevalenza contadini analfabeti.
Dopo il 1951 si riprese ad emigrare, con nuove direttrici sia verso i paesi europei (300) sia per l'emigrazione interna (Nord, Roma, Campobasso). Questi emigrati hanno conservato la casa e fanno ritorno in paese per il fine settimana e le ferie, mossi da interessi economici, ma soprattutto da una incrollabile fedeltà etnica ai valori/saperi/sentimenti dei propri padri, per gustare la vita semplice di paese.
Qui è nato il 9-12-1869 il pittore Arnaldo De Lisio, morto a Napoli nel 1949, ultimo rappresentante della scuola napoletana dell'Ottocento. Uno dei suoi quadri è esposto al "Museo Bellas Artes de Buenos Aires".
Questo paese si trova in una poca agevole situazione, in quanto ha subìto un accentuato decremento demografico di antica data, non compensato dall'apporto socio-culturale ed economico dei rientri etnici.
Paese di emigrazione. In cento anni ha perso oltre 2000 abitanti: una parte per le cancellazioni demografiche dei residenti (passati da 2000 a 800), una parte per l'incremento naturale.
Agli inizi del '900 gli emigrati si diressero in USA, ove residua una comunità di 200 oriundi. Successivamente si diressero in Argentina (400): qui esiste una storica associazione intitolata alla Madonna delle Grazie. Dopo il 1945 la diaspora si è diretta soprattutto in Canada (400 in Ontario, nella città di Santa Catarina vi è una associazione intitolata alla Madonna delle Grazie).
In Australia (200, specie ad Adelaide) e anche nei paesi europei, nonchè nell'emigrazione interna.
Le relazioni con gli emigrati sono mantenute vive da oltre 20 anni dal gruppo folk "Eudolino", che stampa l'omonimo giornale annuale di collegamento, in cui vi è largo spazio per comunicati da/verso il paese.
Questo gruppo ha anche allestito la Mostra permanente di oggetti e fotografie della tradizione popolare-artistico-artigianale. Ai turisti etnici, che d'estate si trattengono in paese (in media 300 per 25 giorni), vengono distribuite foto, cartoline, libri, materiale turistico. Agli stessi si fornisce l'animazione culturale e ludico-sportiva, nonchè l'accompagnamento turistico. Vengono organizzati anche viaggi in bus.
I rapporti bilaterali sono molto curati, distinguendosi per continuità e profondità (vedi la cura per i parenti coinvolti nella frana del 9/2/1994).
Molti castellinesi si sono affermati all'estero in tutti i campi. In paese se ne citano alcuni: - il medico Di Fabio Bruno Massimiliano (Argentina) - Masciantonio Luigi, presidente dei piastrellisti di Maylands (Australia) - Fratangelo-Lombardi Adelina, casa di moda, Pittsburg (USA) - Fratangelo Marianna (interprete, USA) - Daw Fratangelo (giornalista NBC - USA) - Angelo Persichilli (giornalista - Toronto).
Notevoli sono le iniziative per feste, tradizioni, gastronomia, spettacoli folk, che attirano molti visitatori:
- 16-17 gennaio: S. Antonio Abate
- carnevale
- 19 marzo: S. Giuseppe
- lunedi di Pentecoste: Beata Vergine delle Grazie
- 13 giugno: gara dei "Pizzicantò", sagra delle sagnitelle
- 16 luglio: festa dei mietitori
- 1 agosto: festa del patrono e gare popolari
- agosto castellinese.
CASTELMAURO
Paese di emigrazione. Ha dato un tributo di oltre 5000 paesani espatriati, di cui una parte rientrati. E’passato da 5400 residenti del 1910 agli attuali circa 2800 effettivi (senza contare l'incremento naturale).
Della prima emigrazione in Argentina residua una comunità di 200 oriundi, stretti a Ramos Mejìa attorno all’Associazione "Madonna della Salute", celebrata nei versi del poeta Giuseppe Jovine.
In Canada vivono circa 200 oriundi e altrettanti in USA.
La vera diaspora si è avuta dopo il 1951, verso il Belgio nelle città minerarie. A Herstal vivono 1000 oriundi. In Germania (300), Svizzera (200), Australia (200).
Con la comunità belga vigono rapporti bilaterali stabili. Piazza Herstal è stata costruita nel 1984 per celebrare il gemellaggio con la città belga. Al centro vi è il monumento all'emigrante, opera dello scultore molisano Pasquale Napoli.
Castelmauro si fregia del titolo di "Comune d'Europa", grazie al gemellaggio col ricco centro industriale alle porte di Liegi, ove la nostra comunità ha resistito anche dopo la chiusura delle miniere, passando ad altre attività.
La vicinanza della costa adriatica, delle Isole Tremiti, dei paesi slavo-molisani, unitamente all'ospitalità nativa del posto, attirano tutto l'anno correnti di turismo etnico di ritorno. Ottima è la gastronomia.
Gli appuntamenti consueti sono:
- 16-17 gennaio: S. Antonio Abate
- 19 marzo: San Giuseppe
- 1° venerdi di maggio: S. Lucia (benedizione animali)
- 13 giugno: S. Antonio di Padova
- 16 luglio: Madonna del Carmine
- 26 luglio: S. Anna
- luglio: festa della montagna (ascensioni a Monte Mauro)
- 10 agosto: S. Lorenzo e Beato Angelo
- 7-10 settembre: Madonna della Salute
- 6 novembre: S. Leonardo
Specie la ricorrenza della Madonna della Salute attira la partecipazione degli emigrati europei, che spesso rinviano la partenza proprio per poter essere presenti a questo appuntamento religioso, per concludere al meglio il periodo di riposo delle ferie e di sano riavvicinamento alle proprie radici etno-culturali.
CASTELPETROSO
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso metà della popolazione, passando da 3400 a circa 170 residenti effettivi.
Nonostante la felice posizione geografica, sul tratturo, sul passo che mette in comunicazione i paesi del Tirreno con quelli dell'Adriatico, a cavallo del '900 fu giocoforza emigrare. La prima emigrazione si diresse in USA, ove attualmente vivono circa 600 castellani.
Negli anni 1938-39 molti sono emigrati tramite gli atti di richiamo in USA. Alcuni sono dovuti rientrare con spese consolari.
La diaspora vera e propria si è avuta nel periodo 1951-70 con direzione Canada. In Ontario vivono oltre 600 oriundi tra Toronto e Port Colforne. Circa 200 vivono in Svizzera e 100 in Australia.
Durante il mese di settembre 1997 il sindaco Armenti ha guidato una folta delegazione a Toronto, con castellani, due frati e due suore Francescani dell'Immacolata. Sono stati ospiti del club, guidato da Nicola Cicchino. Il 13. 9. 1997 si è effettuato un grande raduno presso la Chiesa di Mary Lake, ove è custodito il venerato simulacro della Madonna di Castelpetroso, scolpito a Ortisei, fedele copia dell'originale. Analoga cerimonia è stata celebrata il pomeriggio con i residenti a Niagara Falls, ove sono accorsi anche molisani residenti in USA. Molti castellani vivono a New Bedford, a Nutley, a New York.
Gli emigrati sono soliti rientrare nei mesi estivi, specie agosto e settembre. Piace loro gustare il piatto tradizionale "Sciuscelle e Ciabbotta" (zucchine, sedano, prezzemolo, cipolla, formaggio
grattugiato, uova e salsiccia).
I castellani sono ancora amanti dell'organetto, che hanno esportato all'estero per animare allegre serate di danze (quadriglie, mazurche. . . ).
A Guasto di Castelpetroso ogni seconda domenica di settembre si tiene il "Festival del DU BOT", con esperti sia locali sia esteri.
L'organetto anima ancora le danze sulle aie, così come un tempo ogni occasione era buona per intrattenere parenti ed amici: matrimoni, nascite, rientro dei mietitori dalle Puglie, passaggio dei pastori della transumanza, partenze-arrivi, far socializzare i giovani.
Le rimesse degli emigrati hanno consentito di tenere in buon ordine le case, ed anche hanno contribuito alla costru-zione del Santuario dell'Addolorata di Castelpetroso, che rappresenta una meta importante per il Giubileo del 2000. In questa occasione si raddoppieranno i rientri etnici e torneranno emigrati che mancano da molti anni. Sarà una grande occasione di pacificazione, di spiritualità e di rinnovata volontà di stringersi fraternamente alle comuni sorgenti religiose ed etno-culturali. I frati del Santuario hanno già cominciato fitti contatti con tutti i castellani e molisani nel mondo, per predisporre tutto al meglio.
CASTELPIZZUTO
E' il più piccolo paese della regione. Paese di emigrazione. E' sceso dai circa 900 abitanti del 1842 agli attuali circa 100 residenti effettivi. E' il paese al primo posto nel Molise per decremento demografico.
Ai primi del '900 alcuni pizzutesi tentarono la strada degli USA. Qui ancora vivono circa 100 oriundi.
Dopo il 1918 l'emigrazione si è rivolta verso il Canada, ove era più facile espatriare, e anche verso l'Argentina (qui vivono circa 100 oriundi).
Anche durante il ventennio fascista l'emigrazione continua, in particolare nell'anno 1933.
Per Castelpizzuto l'emigrazione si rivela una necessità vitale, in quanto in paese non c'è nulla. Solo un pò di agricoltura per lo stretto autoconsumo.
Non si è trattato di un fenomeno episodico, ma di un evento permanente e strutturale. I contadini - emigrando - si sono riposizionati in maniera originale nell'ambito del mercato del lavoro mondiale. Hanno dato un forte contributo alla costruzione di opere della civiltà, anche in zone appa-rentemente inadatte (pensare al freddo polare di Toronto), riscuotendo in cambio dignità e affermazione.
La diaspora vera e propria si è avuta dal 1951 al 1965, allorchè moltissimi si sono diretti per un viaggio senza ritorno all'Ontario. Seicento pizzutesi vivono a Toronto, riuniti in una storica Associazione, il "Castelpizzuto Social Club", che possiede una bella sede propria, frequentata anche da altri gruppi molisani. L'artefice del processo associativo è il Sig. Filippo Romano (parente dell'illustre concittadino Michele Romano, politico ai tempi del fascismo).
In paese si ricordano molti altri concittadini, che si sono succeduti alla presidenza del club, come Danny Caranci.
I rientri estivi sono pochi, perchè ormai le vecchie case sono degradate e, quindi, gli emigrati non hanno un alloggio. Saltuariamente capita qualche anziano, colto da inguaribilenostalgia, desideroso di rivedere luoghi e persone.
Di recente, la società Castellina sta cercando di impiantare uno stabilimento termale per utilizzare a fini curativi e commerciali una sorgente di acqua oligominerale. Sul posto potrebbe anche nascere un Centro di ricerche Idro-Climatologiche. Si tratta di una goccia in un deserto. Il paese non ha altre occasioni di lavoro. Vi è tanta acqua, sorgenti e torrenti (il Lorda si immette nel Volturno), nonchè beni paesaggistici, utili per escursioni, campeggi, pic-nic.
Periodicamente vengono organizzati viaggi di cortesia e scambi di delegazioni con Toronto, ove realmente vive la comunità paesana. Molti di questi si sono affermati e sono rinomati in molti campi.
CASTELVERRINO
Nel 1819 Castelverrino è divenuto comune autonomo; originariamente era antico castello fortificato di Agnone e poi frazione di Poggio Sannita. Gli abitanti del paese hanno seguito le orme migratorie classiche della zona, cioè prima Argentina, poi USA e Canada ,infine, dopo il 1951, Paesi Europei ed emigrazione interna (nord, Roma, Isernia). A causa dell’emigrazione il paese si è quasi spopolato passando in cento anni da 900 abitanti ai circa 100 effettivi attuali.
CASTROPIGNANO
Paese di emigrazione. Dagli inizi del secolo ad oggi è passato da 2800 abitanti a circa 1200 effettivi, gravitanti ormai interamente per lavoro/servizi sulla vicina Campobasso.
Paese di tratturo: la gente era abituata a spostarsi in Puglia il mese di giugno per la mietitura, per effettuarla in paese nel mese di luglio.
Rudi contadini, accompagnati all'imbarco a Napoli, all'"Immacolatella Vecchia", da zio Felice Marino, fu per loro uno scherzo lavorare nelle aziende del Brasile, poi degli Stati Uniti, meta della prima emigrazione.
Le cause dell'emigrazione furono: sovrappopolazione in presenza di un'agricoltura montana poco redditizia, con terre ormai esauste, fiscalità elevata, bassa remunerazione dei braccianti (ridotti a una condizione quasi servile). Molti emigrati fecero fortuna e tornarono ricchi: Iocca, Palma, Maddalena, Luciani, Passero, Sardella, Paolone. Comprarono terreni e fabbricati di galantuomini in difficoltà.
Dopo il 1918 cominciarono le partenze verso l'Argentina e il Canada, verso cui dopo il 1951 vi fu una vera diaspora. A differenza della prima emigrazione, furono in tanti a progettare un espatrio definitivo. Infatti, all'estero trovarono l'accoglienza e la collaborazioni di tanti paesani. Poi, i mezzi di trasporto assicurano viaggi celeri.
L'espatrio diventa definitivo allorchè si stabilizza anche l'elemento femminile. L'emigrato trova nelle donne un elemento di fedele equilibrio e di costante esperienza dei valori/saperi/sentimenti legati alla terra d'origine.
La principale comunità di oriundi vive in Canada (600 tra Welland, Ottawa, Brandford, Thorold, St. Catharines. A Toronto è attiva una storica associazione, guidata da Giovanni Sergnese.
Seguono gli USA (300: Connecticut e California con due Associazioni. L’Europa (100) e l'Argentina (300: Buenos Aires, Villa Ballester).
L'esodo ha segnato in maniera indelebile il paese, con la rottura irreversibile dell'antica solidarietà. Con la partenza di quasi tutti i contadini entrò in crisi il sistema economico, che ancora oggi stenta. Infatti, i fondi sono polverizzati e sono condotti come secondo lavoro oppure da personale femminile, per lo più anziano.
I rapporti culturali bilaterali sono costanti, con scambi di delegazioni e visite frequenti in paese. Molto ricercate sono le feste folkloristiche e la gastronomia.
CERCEMAGGIORE
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso circa 3000 residenti. La prima emigrazione si diresse in USA. In paese si ricordano le storie dei primi pionieri, tenaci lavoratori. Di questa prima epopea residuano almeno 300 oriundi. Molti sono tornati per onorare un antico sogno: subentrare nel possesso di case e terre, una volta dei galantuomini.
Dopo il 1951 vi è stato un forte esodo sia verso il Canada sia verso l'Europa sia verso l'emigrazione interna.
Nella cintura urbana di Montreal vivono 500 oriundi, stretti attorno ad una storica associazione, guidata da Marco D'Amico, federata alla FAMQ (Federazione Associazioni Molisane del Québec).
In Europa vivono vari nuclei: Francia (50), Gran Bretagna (60), Germania (40), Svizzera (30), Belgio (30). Conservano tutti l'abitazione in paese, che tengono in perfetto stato, curandone la manutenzione in occasione dei rientri periodici. Il nostro Paese si avvantaggia della valuta pregiata che entra per queste spese, ma anche per le numerose altre, che vengono a ristorare la nostra bilancia commerciale dei pagamenti.
In Argentina è florida una grande famiglia cercese, dei quattro fratelli Testa, Antonio, Francesco, Giuseppe e Michele, intestatari di una grande ditta edile a Buenos Aires, lì giunti nel 1949-50. Uguale tenacia e amore per la creazione di grandi opere sono attribuiti al signor Michele Testa, che nel 1923 creò il quartiere Tor Sapienza di Roma, con un primo nucleo di una cooperativa per 25 alloggi (sulla sua casa vi è una lapide commemorativa, che onora il lavoro molisano). A lui è intitolato il gemellaggio Tor Sapienza-Cercemaggiore, che annualmente viene celebrato a Roma, con scambi di delegazioni, mostra di artigianato, esibizione del gruppo folkloristico.
La laboriosità e la tenacia dei molisani era leggendaria già nell’'800, allorchè compagnie di 200-300 braccianti si spostavano per dissodare con la vanga le terre, per la semina del grano. I proprietari di terre li prenotavano con largo anticipo e li preferivano per l'accuratezza del lavoro.
La Regione Molise ha previsto nella L. R. n. 12/1989 i "Diplomi di benemerenza" per i molisani che hanno onorato il Molise nel mondo. Si tratta di un riconoscimento, che dovrebbe essere dato in un contesto conoscitivo allargato. Non una targa o un diploma da soli bastano a far emergere dall’oscurità anonima tante bellissime "storie di vita". Ai lavoratori molisani nel mondo va dato un tributo di conoscenza e di gratitudine, facendone conoscere i momenti peculiari della loro vita.
Paese di emigrazione. Dagli inizi del '900 ad oggi ha perso 2000 abitanti (metà per il netto delle residenze anagrafiche, passate da 1400 a 400, l'altra metà per l'incremento naturale).
La prima emigrazione si diresse in USA, specie Pittsburg (Pennysilvania), ove vi è una comunità di 300 oriundi.
L' 8-11-1943 il paese venne raso al suolo dai tedeschi. La ricostruzione avvenne anche mercè al sostegno economico dato dai castellani emigrati in America.
In paese molti sono i ricordi che riguardano gli scambi con questi parenti americani, che partiti analfabeti, ora hanno discendenti che si sono bene affermati.
Nel secondo dopoguerra, specie nel periodo 1851-71, la diaspora si è rivolta ai paesi europei (500), Torino e altre città italiane. Questi emigrati hanno conservato la casa e fanno spesso ritorno in paese, per il fine-settimana e le ferie, spesso ospitando conoscenti ed amici.
Le feste popolari sono una ghiotta occasione di unione comunitaria, come mostrano i dati sulle affluenze a:
- 8 agosto: festa della soppressata e pallotta
- 3 settembre: Madonna in Saletto
- ultima dom. settembre: festa di S. Rocco
- 6 dicembre: Sagra delle pagnotte di S. Nicola.
L'emigrazione, se da una parte è riuscita a cancellare la miseria, ha però creato un inguaribile vuoto demografico nel paese, che sopravvive come "villaggio periferico", come "paese che fu".
Qui convivono, senza futuro, vecchie e nuove generazioni: le prime rivolte al passato, rassegnate a lodare il tempo che fu, ma prive dei propri amici e parenti, custodi di un mero posto della memoria; le seconde senza vere prospettive occupazionali in loco, alle prese con marginalità crescente, in dubbio sul proprio futuro.
Ai bisogni del paese fino a qualche anno fa si è data risposta esclusivamente in termini assistenzialistici, che ha creato sì manufatti, ma senza persone e idee attive per andare avanti.
Una possibilità di riscatto consiste nell'implementare nella bella cornice storica del borgo attività e servizi, che - utilizzando tecnologie telematiche - prescindano dalla variabile spaziale. Occorre che gruppi giovanili si diano da fare per censire, programmare, attuare interventi nel campo della cultura-storia-ambiente.
Per l'occasione del Grande Giubileo del 2000 andrebbe varato un piano straordinario di accoglienza dei turisti etnici americani, molti dei quali mancano dal paese da molti anni e sognano di potervi fare ritorno.
CASTEL SAN VINCENZO
Castel San Vincenzo è caratteristico paese, posto su un imponente blocco di travertino lacustre.
Paese di emigrazione. Subito dopo l'Unità d'Italia cominciarono le prime partenze, che negli ultimi decenni del '900 divennero una fiumana. Il paese passò da 1080 del 1861 ai 642 del 1901. La meta preferita erano gli Stati Uniti, ove attualmente vivono circa 600 oriundi.
In Venezuela vivono circa 100 oriundi.
Poi venne la chiusura della Cartiera, sita in una frazione. Qui oggi vi vivono 70 persone.Ma nel 1910 vi erano 1300 abitanti, in questo che era un vero centro industriale. I 400 operai erano addetti oltre alla Cartiera S.Bernardo dei Martino e soci, al lanificio, alla marmeria, al mulino ad acqua, alla conceria di pelli. Vi era anche una piccola banca e una tipografia. Nel 1911 ci fu l'improvvida deviazione del fiume Volturno e con la scarsità dell'acqua il socio francese dei Martino vendè tutto.Poi venne la chiusura e l'estinzione di tutte le attività.
Durante il ventennio fascista (1924-44) ci fu un certo ripopolamento. Nel 1951 gli abitanti erano 1018. Ma ora si emigra verso l'Europa, come Germania (vi vivono 200 oriundi), Francia (100) e Svizzera (100).
La popolazione è attualmente scesa a circa 500 residenti effettivi. A fatica è stato assicurata la presenza stabile di un sacerdote, da non condividere a scavalco con i paesi vicini. A pensare che qui nel passato era attiva la Badia di "Sancti Vincentii ad Volturnum", una città monastica, che ospitava fino a 1000 monaci.
Il paese vanta molte attrazioni turistiche e bellezze naturalistiche (lago, fiume, escursionismo montano). Il 13/8/97 è stato inaugurato il Museo della Fauna Appenninica, nell'ambito dei cinque comuni molisani del Pre-Parco del P.N.A. (Castel S.Vincenzo, Pizzone, Filignano, Rocchetta al Volturno, Scapoli).
Il paese attende da anni la ripresa legata al turismo. Intanto il terremoto del 1984 ha inferto altri dànni al suo patrimonio abitativo.
Proseguono gli scavi dell'abbazia di S.Vincenzo, che presenta in ottimo stato di conservazione colossali resti di quella che fu una grande realtà religiosa e patrimoniale. La Regione Molise si appresta a trasformare questo sito in un grande Parco Archeologico, il primo in Italia sull'Alto Medio Evo. Durante il periodo estivo, a partire dal 1997, è stato istituito un servizio di accompagnamento turistico da parte di giovani laureati volontari, con molti eventi culturali collegati di rilevanza nazionale.
Di conseguenza, il paese appare avviato ad una forte crescita turistica nei prossimi anni.
CASTELBOTTACCIO
Paese di emigrazione. Dagli inizi del '900 ad oggi ha perso 1500 abitanti, che - sommati all'incremento naturale -mostrano che nel mondo vi sono almeno 3000 oriundi.
La maggiore comunità si trova a Buenos Aires (600), riunita in una storica Associazione intitolata a S. Oto, di cui è presidente Michele Carluccio.
Agli inizi del '900 partirono in tanti per il Centro-America per sfuggire ad una vita grama e per tentare la fortuna. Erano in prevalenza contadini analfabeti.
Dopo il 1951 si riprese ad emigrare, con nuove direttrici sia verso i paesi europei (300) sia per l'emigrazione interna (Nord, Roma, Campobasso). Questi emigrati hanno conservato la casa e fanno ritorno in paese per il fine settimana e le ferie, mossi da interessi economici, ma soprattutto da una incrollabile fedeltà etnica ai valori/saperi/sentimenti dei propri padri, per gustare la vita semplice di paese.
Qui è nato il 9-12-1869 il pittore Arnaldo De Lisio, morto a Napoli nel 1949, ultimo rappresentante della scuola napoletana dell'Ottocento. Uno dei suoi quadri è esposto al "Museo Bellas Artes de Buenos Aires".
Questo paese si trova in una poca agevole situazione, in quanto ha subìto un accentuato decremento demografico di antica data, non compensato dall'apporto socio-culturale ed economico dei rientri etnici.
Appare opportuno effettuare ricerche e studi capillari sulla diaspora, per recuperare notizie sui discendenti, che hanno tagliato i rapporti. A queste iniziative sperimentali possono dedicarsi le nuove leve giovanili, col supporto degli anziani. Il mondo dell'emigrazione è una fetta consistente della storia del proprio territorio, dall'elevato valore sociale e antropologico.
E’ indispensabile, inoltre, creare nella gente una mentalità aperta dell'accoglienza, sicchè il turista etnico ben accolto troverà naturale fare ritorno più e più volte nel paese, luogo della memoria e delle avìte tradizioni.
La ricerca va estesa alle arti e tradizioni popolari, che devono essere documentate dai relativi reperti.
CASTELBOTTACCIO ha una grande tradizione di feste, tutte da riscoprire e riassaporare:
- 16 e 17 gennaio: S. Antonio Abate
- 19 marzo: S. Giuseppe
- 12 giugno: falò in onore di S. Antonio di Padova
- 30-31 luglio: festa patronale in onore di S. Oto e della Madonna delle Grazie
- 22-23 agosto: festa con pellegrinaggio alla cappella rurale di Santa Giusta, con fiaccolata
- 21 settembre: festa del ringraziamento.
CASTELLINO DEL BIFERNOE’ indispensabile, inoltre, creare nella gente una mentalità aperta dell'accoglienza, sicchè il turista etnico ben accolto troverà naturale fare ritorno più e più volte nel paese, luogo della memoria e delle avìte tradizioni.
La ricerca va estesa alle arti e tradizioni popolari, che devono essere documentate dai relativi reperti.
CASTELBOTTACCIO ha una grande tradizione di feste, tutte da riscoprire e riassaporare:
- 16 e 17 gennaio: S. Antonio Abate
- 19 marzo: S. Giuseppe
- 12 giugno: falò in onore di S. Antonio di Padova
- 30-31 luglio: festa patronale in onore di S. Oto e della Madonna delle Grazie
- 22-23 agosto: festa con pellegrinaggio alla cappella rurale di Santa Giusta, con fiaccolata
- 21 settembre: festa del ringraziamento.
Paese di emigrazione. In cento anni ha perso oltre 2000 abitanti: una parte per le cancellazioni demografiche dei residenti (passati da 2000 a 800), una parte per l'incremento naturale.
Agli inizi del '900 gli emigrati si diressero in USA, ove residua una comunità di 200 oriundi. Successivamente si diressero in Argentina (400): qui esiste una storica associazione intitolata alla Madonna delle Grazie. Dopo il 1945 la diaspora si è diretta soprattutto in Canada (400 in Ontario, nella città di Santa Catarina vi è una associazione intitolata alla Madonna delle Grazie).
In Australia (200, specie ad Adelaide) e anche nei paesi europei, nonchè nell'emigrazione interna.
Le relazioni con gli emigrati sono mantenute vive da oltre 20 anni dal gruppo folk "Eudolino", che stampa l'omonimo giornale annuale di collegamento, in cui vi è largo spazio per comunicati da/verso il paese.
Questo gruppo ha anche allestito la Mostra permanente di oggetti e fotografie della tradizione popolare-artistico-artigianale. Ai turisti etnici, che d'estate si trattengono in paese (in media 300 per 25 giorni), vengono distribuite foto, cartoline, libri, materiale turistico. Agli stessi si fornisce l'animazione culturale e ludico-sportiva, nonchè l'accompagnamento turistico. Vengono organizzati anche viaggi in bus.
I rapporti bilaterali sono molto curati, distinguendosi per continuità e profondità (vedi la cura per i parenti coinvolti nella frana del 9/2/1994).
Molti castellinesi si sono affermati all'estero in tutti i campi. In paese se ne citano alcuni: - il medico Di Fabio Bruno Massimiliano (Argentina) - Masciantonio Luigi, presidente dei piastrellisti di Maylands (Australia) - Fratangelo-Lombardi Adelina, casa di moda, Pittsburg (USA) - Fratangelo Marianna (interprete, USA) - Daw Fratangelo (giornalista NBC - USA) - Angelo Persichilli (giornalista - Toronto).
Notevoli sono le iniziative per feste, tradizioni, gastronomia, spettacoli folk, che attirano molti visitatori:
- 16-17 gennaio: S. Antonio Abate
- carnevale
- 19 marzo: S. Giuseppe
- lunedi di Pentecoste: Beata Vergine delle Grazie
- 13 giugno: gara dei "Pizzicantò", sagra delle sagnitelle
- 16 luglio: festa dei mietitori
- 1 agosto: festa del patrono e gare popolari
- agosto castellinese.
CASTELMAURO
Paese di emigrazione. Ha dato un tributo di oltre 5000 paesani espatriati, di cui una parte rientrati. E’passato da 5400 residenti del 1910 agli attuali circa 2800 effettivi (senza contare l'incremento naturale).
Della prima emigrazione in Argentina residua una comunità di 200 oriundi, stretti a Ramos Mejìa attorno all’Associazione "Madonna della Salute", celebrata nei versi del poeta Giuseppe Jovine.
In Canada vivono circa 200 oriundi e altrettanti in USA.
La vera diaspora si è avuta dopo il 1951, verso il Belgio nelle città minerarie. A Herstal vivono 1000 oriundi. In Germania (300), Svizzera (200), Australia (200).
Con la comunità belga vigono rapporti bilaterali stabili. Piazza Herstal è stata costruita nel 1984 per celebrare il gemellaggio con la città belga. Al centro vi è il monumento all'emigrante, opera dello scultore molisano Pasquale Napoli.
Castelmauro si fregia del titolo di "Comune d'Europa", grazie al gemellaggio col ricco centro industriale alle porte di Liegi, ove la nostra comunità ha resistito anche dopo la chiusura delle miniere, passando ad altre attività.
La vicinanza della costa adriatica, delle Isole Tremiti, dei paesi slavo-molisani, unitamente all'ospitalità nativa del posto, attirano tutto l'anno correnti di turismo etnico di ritorno. Ottima è la gastronomia.
Gli appuntamenti consueti sono:
- 16-17 gennaio: S. Antonio Abate
- 19 marzo: San Giuseppe
- 1° venerdi di maggio: S. Lucia (benedizione animali)
- 13 giugno: S. Antonio di Padova
- 16 luglio: Madonna del Carmine
- 26 luglio: S. Anna
- luglio: festa della montagna (ascensioni a Monte Mauro)
- 10 agosto: S. Lorenzo e Beato Angelo
- 7-10 settembre: Madonna della Salute
- 6 novembre: S. Leonardo
Specie la ricorrenza della Madonna della Salute attira la partecipazione degli emigrati europei, che spesso rinviano la partenza proprio per poter essere presenti a questo appuntamento religioso, per concludere al meglio il periodo di riposo delle ferie e di sano riavvicinamento alle proprie radici etno-culturali.
CASTELPETROSO
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso metà della popolazione, passando da 3400 a circa 170 residenti effettivi.
Nonostante la felice posizione geografica, sul tratturo, sul passo che mette in comunicazione i paesi del Tirreno con quelli dell'Adriatico, a cavallo del '900 fu giocoforza emigrare. La prima emigrazione si diresse in USA, ove attualmente vivono circa 600 castellani.
Negli anni 1938-39 molti sono emigrati tramite gli atti di richiamo in USA. Alcuni sono dovuti rientrare con spese consolari.
La diaspora vera e propria si è avuta nel periodo 1951-70 con direzione Canada. In Ontario vivono oltre 600 oriundi tra Toronto e Port Colforne. Circa 200 vivono in Svizzera e 100 in Australia.
Durante il mese di settembre 1997 il sindaco Armenti ha guidato una folta delegazione a Toronto, con castellani, due frati e due suore Francescani dell'Immacolata. Sono stati ospiti del club, guidato da Nicola Cicchino. Il 13. 9. 1997 si è effettuato un grande raduno presso la Chiesa di Mary Lake, ove è custodito il venerato simulacro della Madonna di Castelpetroso, scolpito a Ortisei, fedele copia dell'originale. Analoga cerimonia è stata celebrata il pomeriggio con i residenti a Niagara Falls, ove sono accorsi anche molisani residenti in USA. Molti castellani vivono a New Bedford, a Nutley, a New York.
Gli emigrati sono soliti rientrare nei mesi estivi, specie agosto e settembre. Piace loro gustare il piatto tradizionale "Sciuscelle e Ciabbotta" (zucchine, sedano, prezzemolo, cipolla, formaggio
grattugiato, uova e salsiccia).
I castellani sono ancora amanti dell'organetto, che hanno esportato all'estero per animare allegre serate di danze (quadriglie, mazurche. . . ).
A Guasto di Castelpetroso ogni seconda domenica di settembre si tiene il "Festival del DU BOT", con esperti sia locali sia esteri.
L'organetto anima ancora le danze sulle aie, così come un tempo ogni occasione era buona per intrattenere parenti ed amici: matrimoni, nascite, rientro dei mietitori dalle Puglie, passaggio dei pastori della transumanza, partenze-arrivi, far socializzare i giovani.
Le rimesse degli emigrati hanno consentito di tenere in buon ordine le case, ed anche hanno contribuito alla costru-zione del Santuario dell'Addolorata di Castelpetroso, che rappresenta una meta importante per il Giubileo del 2000. In questa occasione si raddoppieranno i rientri etnici e torneranno emigrati che mancano da molti anni. Sarà una grande occasione di pacificazione, di spiritualità e di rinnovata volontà di stringersi fraternamente alle comuni sorgenti religiose ed etno-culturali. I frati del Santuario hanno già cominciato fitti contatti con tutti i castellani e molisani nel mondo, per predisporre tutto al meglio.
CASTELPIZZUTO
E' il più piccolo paese della regione. Paese di emigrazione. E' sceso dai circa 900 abitanti del 1842 agli attuali circa 100 residenti effettivi. E' il paese al primo posto nel Molise per decremento demografico.
Ai primi del '900 alcuni pizzutesi tentarono la strada degli USA. Qui ancora vivono circa 100 oriundi.
Dopo il 1918 l'emigrazione si è rivolta verso il Canada, ove era più facile espatriare, e anche verso l'Argentina (qui vivono circa 100 oriundi).
Anche durante il ventennio fascista l'emigrazione continua, in particolare nell'anno 1933.
Per Castelpizzuto l'emigrazione si rivela una necessità vitale, in quanto in paese non c'è nulla. Solo un pò di agricoltura per lo stretto autoconsumo.
Non si è trattato di un fenomeno episodico, ma di un evento permanente e strutturale. I contadini - emigrando - si sono riposizionati in maniera originale nell'ambito del mercato del lavoro mondiale. Hanno dato un forte contributo alla costruzione di opere della civiltà, anche in zone appa-rentemente inadatte (pensare al freddo polare di Toronto), riscuotendo in cambio dignità e affermazione.
La diaspora vera e propria si è avuta dal 1951 al 1965, allorchè moltissimi si sono diretti per un viaggio senza ritorno all'Ontario. Seicento pizzutesi vivono a Toronto, riuniti in una storica Associazione, il "Castelpizzuto Social Club", che possiede una bella sede propria, frequentata anche da altri gruppi molisani. L'artefice del processo associativo è il Sig. Filippo Romano (parente dell'illustre concittadino Michele Romano, politico ai tempi del fascismo).
In paese si ricordano molti altri concittadini, che si sono succeduti alla presidenza del club, come Danny Caranci.
I rientri estivi sono pochi, perchè ormai le vecchie case sono degradate e, quindi, gli emigrati non hanno un alloggio. Saltuariamente capita qualche anziano, colto da inguaribilenostalgia, desideroso di rivedere luoghi e persone.
Di recente, la società Castellina sta cercando di impiantare uno stabilimento termale per utilizzare a fini curativi e commerciali una sorgente di acqua oligominerale. Sul posto potrebbe anche nascere un Centro di ricerche Idro-Climatologiche. Si tratta di una goccia in un deserto. Il paese non ha altre occasioni di lavoro. Vi è tanta acqua, sorgenti e torrenti (il Lorda si immette nel Volturno), nonchè beni paesaggistici, utili per escursioni, campeggi, pic-nic.
Periodicamente vengono organizzati viaggi di cortesia e scambi di delegazioni con Toronto, ove realmente vive la comunità paesana. Molti di questi si sono affermati e sono rinomati in molti campi.
CASTELVERRINO
Nel 1819 Castelverrino è divenuto comune autonomo; originariamente era antico castello fortificato di Agnone e poi frazione di Poggio Sannita. Gli abitanti del paese hanno seguito le orme migratorie classiche della zona, cioè prima Argentina, poi USA e Canada ,infine, dopo il 1951, Paesi Europei ed emigrazione interna (nord, Roma, Isernia). A causa dell’emigrazione il paese si è quasi spopolato passando in cento anni da 900 abitanti ai circa 100 effettivi attuali.
CASTROPIGNANO
Paese di emigrazione. Dagli inizi del secolo ad oggi è passato da 2800 abitanti a circa 1200 effettivi, gravitanti ormai interamente per lavoro/servizi sulla vicina Campobasso.
Paese di tratturo: la gente era abituata a spostarsi in Puglia il mese di giugno per la mietitura, per effettuarla in paese nel mese di luglio.
Rudi contadini, accompagnati all'imbarco a Napoli, all'"Immacolatella Vecchia", da zio Felice Marino, fu per loro uno scherzo lavorare nelle aziende del Brasile, poi degli Stati Uniti, meta della prima emigrazione.
Le cause dell'emigrazione furono: sovrappopolazione in presenza di un'agricoltura montana poco redditizia, con terre ormai esauste, fiscalità elevata, bassa remunerazione dei braccianti (ridotti a una condizione quasi servile). Molti emigrati fecero fortuna e tornarono ricchi: Iocca, Palma, Maddalena, Luciani, Passero, Sardella, Paolone. Comprarono terreni e fabbricati di galantuomini in difficoltà.
Dopo il 1918 cominciarono le partenze verso l'Argentina e il Canada, verso cui dopo il 1951 vi fu una vera diaspora. A differenza della prima emigrazione, furono in tanti a progettare un espatrio definitivo. Infatti, all'estero trovarono l'accoglienza e la collaborazioni di tanti paesani. Poi, i mezzi di trasporto assicurano viaggi celeri.
L'espatrio diventa definitivo allorchè si stabilizza anche l'elemento femminile. L'emigrato trova nelle donne un elemento di fedele equilibrio e di costante esperienza dei valori/saperi/sentimenti legati alla terra d'origine.
La principale comunità di oriundi vive in Canada (600 tra Welland, Ottawa, Brandford, Thorold, St. Catharines. A Toronto è attiva una storica associazione, guidata da Giovanni Sergnese.
Seguono gli USA (300: Connecticut e California con due Associazioni. L’Europa (100) e l'Argentina (300: Buenos Aires, Villa Ballester).
L'esodo ha segnato in maniera indelebile il paese, con la rottura irreversibile dell'antica solidarietà. Con la partenza di quasi tutti i contadini entrò in crisi il sistema economico, che ancora oggi stenta. Infatti, i fondi sono polverizzati e sono condotti come secondo lavoro oppure da personale femminile, per lo più anziano.
I rapporti culturali bilaterali sono costanti, con scambi di delegazioni e visite frequenti in paese. Molto ricercate sono le feste folkloristiche e la gastronomia.
CERCEMAGGIORE
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso circa 3000 residenti. La prima emigrazione si diresse in USA. In paese si ricordano le storie dei primi pionieri, tenaci lavoratori. Di questa prima epopea residuano almeno 300 oriundi. Molti sono tornati per onorare un antico sogno: subentrare nel possesso di case e terre, una volta dei galantuomini.
Dopo il 1951 vi è stato un forte esodo sia verso il Canada sia verso l'Europa sia verso l'emigrazione interna.
Nella cintura urbana di Montreal vivono 500 oriundi, stretti attorno ad una storica associazione, guidata da Marco D'Amico, federata alla FAMQ (Federazione Associazioni Molisane del Québec).
In Europa vivono vari nuclei: Francia (50), Gran Bretagna (60), Germania (40), Svizzera (30), Belgio (30). Conservano tutti l'abitazione in paese, che tengono in perfetto stato, curandone la manutenzione in occasione dei rientri periodici. Il nostro Paese si avvantaggia della valuta pregiata che entra per queste spese, ma anche per le numerose altre, che vengono a ristorare la nostra bilancia commerciale dei pagamenti.
In Argentina è florida una grande famiglia cercese, dei quattro fratelli Testa, Antonio, Francesco, Giuseppe e Michele, intestatari di una grande ditta edile a Buenos Aires, lì giunti nel 1949-50. Uguale tenacia e amore per la creazione di grandi opere sono attribuiti al signor Michele Testa, che nel 1923 creò il quartiere Tor Sapienza di Roma, con un primo nucleo di una cooperativa per 25 alloggi (sulla sua casa vi è una lapide commemorativa, che onora il lavoro molisano). A lui è intitolato il gemellaggio Tor Sapienza-Cercemaggiore, che annualmente viene celebrato a Roma, con scambi di delegazioni, mostra di artigianato, esibizione del gruppo folkloristico.
La laboriosità e la tenacia dei molisani era leggendaria già nell’'800, allorchè compagnie di 200-300 braccianti si spostavano per dissodare con la vanga le terre, per la semina del grano. I proprietari di terre li prenotavano con largo anticipo e li preferivano per l'accuratezza del lavoro.
La Regione Molise ha previsto nella L. R. n. 12/1989 i "Diplomi di benemerenza" per i molisani che hanno onorato il Molise nel mondo. Si tratta di un riconoscimento, che dovrebbe essere dato in un contesto conoscitivo allargato. Non una targa o un diploma da soli bastano a far emergere dall’oscurità anonima tante bellissime "storie di vita". Ai lavoratori molisani nel mondo va dato un tributo di conoscenza e di gratitudine, facendone conoscere i momenti peculiari della loro vita.
CERCEPICCOLA
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 2000 a 800 abitanti effettivi, perdendo oltre duemila abitanti.
Con la crisi economica a fine '800, dovuta alla sovrappo-polazione e ai miseri guadagni del bracciantato agricolo, circa 1000 paesani presero la via dell'estero, con destina-zione Centro-America, poi USA e Argentina.
A La Plata (Argentina) vivono 400 cercesi, uniti attorno all'Associazione "S. Antonio di Padova".
Non è possibile quantificare gli oriundi che vivono in USA, discendenti dei pionieri della prima emigrazione. Si tratta di almeno 400 persone, che solo una ricerca capillare potrebbe evidenziare. Si tratta di armarsi di pazienza, interrogare paesani, mettere un recapito su Internet, ricostruire i grafici delle parentele, consultare gli elenchi telefonici, incrociare e validare tutti i dati. Dopo il 1951 l'esodo si è indirizzato in Canada e nei paesi europei.
A Toronto vive una comunità di 200 cercesi, uniti nell'Associazione "Molisani di Cercepiccola", di cui è presidente Lucio Imposimato. Altri cercesi vivono in Québec.
Ridotta è l'emigrazione nei paesi europei (100) e in Australia (40). Gli altri si sono spostati nell'emigrazione interna (Campobasso, Roma, città del Nord-Italia).
La fedeltà etnica è un valore indiscusso nel cuore di tutti i cercesi, che cercano di rientrare quando possono in paese, ove hanno spesso conservato l'abitazione.
Nei mesi estivi rientrano per godersi le ferie e rinverdire la cura per le proprie "radici" etno-culturali.
La rappresentazione dei "Mesi-Persona" durante il Carnevale risale a forme di teatro popolare in passato molte diffuse nelle nostre contrade. Si tratta di testi continua-mente rielaborati dagli abitanti del paese, alcuni dei quali si identificavano talmente tanto nei personaggi, da condurre comportamenti artisticamente ispirati.
Il folklore, genuino, fondato su rigorose basi, sottoposto a continua ricerca, appare molto gradito ai residenti all’estero, che ne hanno un ricordo non contaminato.
Il Molise può contare su un grande numero di feste paesane, ricche di antichi simboli, gestualità e ritualità. Anche i repertori paesani del teatro popolare hanno ancora una forte presa. Tra questi si segnalano quelli ispirati a vicende dei Santi protettori o alle Sacre rappresentazioni. La Regione Molise deve salvaguardare e promuovere questo ricco patrimonio. Auspicabile è un Museo Antropologico Regionale, con annesso centro di documentazione e ricerca.
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 2000 a 800 abitanti effettivi, perdendo oltre duemila abitanti.
Con la crisi economica a fine '800, dovuta alla sovrappo-polazione e ai miseri guadagni del bracciantato agricolo, circa 1000 paesani presero la via dell'estero, con destina-zione Centro-America, poi USA e Argentina.
A La Plata (Argentina) vivono 400 cercesi, uniti attorno all'Associazione "S. Antonio di Padova".
Non è possibile quantificare gli oriundi che vivono in USA, discendenti dei pionieri della prima emigrazione. Si tratta di almeno 400 persone, che solo una ricerca capillare potrebbe evidenziare. Si tratta di armarsi di pazienza, interrogare paesani, mettere un recapito su Internet, ricostruire i grafici delle parentele, consultare gli elenchi telefonici, incrociare e validare tutti i dati. Dopo il 1951 l'esodo si è indirizzato in Canada e nei paesi europei.
A Toronto vive una comunità di 200 cercesi, uniti nell'Associazione "Molisani di Cercepiccola", di cui è presidente Lucio Imposimato. Altri cercesi vivono in Québec.
Ridotta è l'emigrazione nei paesi europei (100) e in Australia (40). Gli altri si sono spostati nell'emigrazione interna (Campobasso, Roma, città del Nord-Italia).
La fedeltà etnica è un valore indiscusso nel cuore di tutti i cercesi, che cercano di rientrare quando possono in paese, ove hanno spesso conservato l'abitazione.
Nei mesi estivi rientrano per godersi le ferie e rinverdire la cura per le proprie "radici" etno-culturali.
La rappresentazione dei "Mesi-Persona" durante il Carnevale risale a forme di teatro popolare in passato molte diffuse nelle nostre contrade. Si tratta di testi continua-mente rielaborati dagli abitanti del paese, alcuni dei quali si identificavano talmente tanto nei personaggi, da condurre comportamenti artisticamente ispirati.
Il folklore, genuino, fondato su rigorose basi, sottoposto a continua ricerca, appare molto gradito ai residenti all’estero, che ne hanno un ricordo non contaminato.
Il Molise può contare su un grande numero di feste paesane, ricche di antichi simboli, gestualità e ritualità. Anche i repertori paesani del teatro popolare hanno ancora una forte presa. Tra questi si segnalano quelli ispirati a vicende dei Santi protettori o alle Sacre rappresentazioni. La Regione Molise deve salvaguardare e promuovere questo ricco patrimonio. Auspicabile è un Museo Antropologico Regionale, con annesso centro di documentazione e ricerca.
CERRO AL VOLTURNO
Paese di emigrazione. Nelle due maggiori ondate migratorie ha perso oltre 2000 abitanti.
Dopo il 1872 le condizioni di vita erano molto precarie. Quale eco del brigantaggio appena domato, sostavano in paese ben 150 militi della Guardia Nazionale.
Nel 1872 gli abitanti erano 2607, gli stessi dell'anno 1911, ma senza contare gli incrementi naturali e gli espatri clandestini. La prima diaspora fu molto intensa. A cura e spese dello Stato venivano organizzati convogli collettivi di operai per l'estero. Cominciarono a diffondersi malumori e una propaganda socialista. Giovanni Izzi (1880-1957) fu sindaco socialista di Cerro nel 1921, costretto dal fascismo ad emigrare a Chicago (USA), ove prima aprì un negozio di alimentari, poi divenne un giornalista. Nel 1949 pubblicò "Fact is my evidence", diviso in sette capitolo, in cui esprime sette punti di vista (natura dell'universo, Dio, razza, religione, capitalismo, comunismo, il futuro).
I cerresi si diffusero in USA, ove residuano almeno 400 oriundi. Successivamente si diressero in Canada (400).
Dopo il 1948 "molti operai preferirono emigrare in Francia, Germania, Svizzera, Belgio, Australia, Venezuela, Argentina, Canada o negli Stati Uniti d'America e, con le loro rimesse, garantirono la ricostruzione di Cerro"(E. Izzi, 1992).
Nei mesi estivi sono soliti rientrare specie gli emigrati europei (200, di cui la metà in Svizzera).
Nell'agosto 1989 Cerro ha festeggiato il "Millennio Cerrese", a ricordo della prima notizia del "Castro Cerru" nel "Chronicon Vulturnense", con contributi da parte dei numerosi intellettuali cerresi, molti dei quali sono docenti (Vincenzo Rossi, Nino Santilli, Carminantonio Cappello, Ermanno Izzi, Romanino Frabotta, Roberto Izzi, Emiddio Izzi, Domenico Izzi, Vincenzo Iannarelli, Anna Pezzella, ecc. ).
Il forte risveglio di vita culturale nel paese ha portato a recuperare i valori e i reperti della civiltà contadina, a promuovere le emergenze architettoniche, storiche e ambientali locali, con impulso ad iniziative di accoglienza e di animazione socio-culturale.
Si deve all'opera del poeta e scrittore Vincenzo Rossi il filo diretto che mantiene con gli emigrati degli USA, alla scoperta di nuovi talenti letterari. Infatti è co-redattore del "Ponte Italo-Americano", periodico stampato in USA, diretto da Orazio Tanelli, professore universitario e scrittore, nativo di Macchia Valfortore. Anima, anche, il premio letterario, che d'estate si celebra a Rionero Sannitico (segretaria la prof.ssa Iacobucci).
CHIAUCI
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso 2000 residenti. E’ passato da circa 1300 agli attuali effettivi 300 abitanti.
Il piccolo centro rurale possiede molte bellezze paesaggistiche. Come tanti altri piccoli centri del Molise, conta una storia di emarginazione, solitudine, emigrazione.
All'anagrafe ormai contano solo i morti, in assenza di matrimoni e di nascite.
Sono quasi tutti partiti per l'estero, senza speranza di fare un giorno ritorno. E’un paese fantasma. Le istituzioni hanno elargito solo assistenzialismo, senza puntare ad occasioni nuove di ripresa economica autopropulsiva. Tutto ciò ha fatto comodo un pò a tutti, ma è vicino il "redde rationem". A Chiauci ci sono le case, ma non le persone che le abitano. C'è il campo sportivo, ma non i giovani che vi giocano. C'è un capiente edificio scolastico, in assenza delle nuove leve studentesche. Lavoro non ce n'è. Chi è rimasto va a Isernia, rimanendo in paese solo per il fatto di avere la casa gratuita o a basso prezzo per l'affitto.
La prima emigrazione si è diretta in Canada e in USA. Di molte famiglie emigrate si sono perse le tracce. Andrebbe varato un piano straordinario di ricerca (su Internet, nel circuito del clubs, tra la gente comune, la ricostruzione dei diagrammi parentali, ricerche presso l'anagrafe, gli elenchi telefonici. . . ). Si può stimare che in Canada vivono 200 oriundi e altrettanti in USA.
Dopo il 1948, sono emigrati alcuni in USA e Canada, ma principalmente in Europa (200, specie Gran Bretagna e Svizzera), e nell'emigrazione interna (Torino, Roma, Isernia).
La situazione demografica è gravissima, in quanto si è scesi ben al di là del limite di guardia. Mancano i servizi e di fatto si vive in simbiosi con Isernia, di cui si è diventati di fatto un sobborgo. In effetti, con la nuova superstrada, in poco tempo vi si giunge.
Gli emigrati di Chiauci si rivelano molto attaccati alla loro identità etno-culturale e, appena possono, rientrano in paese. L'ideale sarebbe costituire in loco nuove imprese, magari nel campo culturale e turistico, eco-compatibili e a misura d'uomo. Il piccolo borgo e il suo hinterland ben si prestano a queste operazioni. E’una lotta per non morire. Occorre unire gli sforzi di tutti, dare spazio alle nuove tecnologie, essere aperti e lungimiranti, mettere da parte rivalità, rissosità e individualismo strapaesano.
CIVITACAMPOMARANO
Paese di emigrazione. E’il paese nativo di Vincenzo Cuoco e Gabriele Pepe. In cent'anni vi è stato un deflusso di circa 4000 persone. La popolazione, senza contare gli incrementi naturali, era di circa 3000 persone, ridotte oggi a circa 800 residenti effettivi.
La maggiore comunità di oriundi si trova a Buenos Aires (600), stretti intorno all'Associazione "San Donato", che ha come presidente Alfiero D'Addario. Questo sodalizio ogni anno si raduna con altri molisani, nel "Festival Molisano in Argentina", per coltivare assieme le comuni origini etniche. Tra gli organizzatori sono molti oriundi di Civitacampomarano come, oltre Alfiero D'Addario, i signori: Di Matteo Antonio, Ardito Nicola, Di Paolo Mario, Di Paolo Pasquale, Masciandoro Nino, Caprara Giorgio, Iazurlo Ottavio, e molti altri.
In questi giorni di festa, gli accorti e prudenti molisani sanno divertirsi con poco. Fanno un raduno religioso, accogliendo poi momenti musicali, gastronomici, culturali, sportivi, folkloristici.
A questi importanti raduni vengono invitati anche rappresentanti della Regione Molise, che spesso disertano. Costoro sono andati, invece, in altre occasioni, senza previe e serie intese, per cui - nonostante la elevata spesa - non sempre si sono sortiti tutti gli auspicati effetti.
Gli emigrati argentini di Civitacampomarano, a nome proprio e di tutti i molisani in Argentina, da anni chiedono accreditati conferenzieri, che attuino dei concordati tours in seno a tutte le associazioni, portando con sè video, diapositive, libri, per parlare della storia/cultura/ambiente del Molise. Chiedono anche che le settimane molisane si facciano tutti gli anni, con la collaborazione di tutti.
I rapporti culturali bi-direzionali con gli emigrati argentini sono scarsi, in quanto il costo dei biglietti di viaggio è proibitivo e di fatto impedisce i rientri, se non per motivi molto gravi. All'ultima festa dell'emigrante (9-10 agosto, successivamente alla festa patronale del 5-8 agosto) vi erano appena 20 emigrati argentini !
Sembra quasi che il problema-emigrazione sia solo acqua passata e che pochi vi pensino ancora ! Occorre fare qualcosa in più, per non dimenticare, pensando a chi aspetta nostre notizie e desidera ardentemente essere presente, anche se solo spiritualmente. Occorre parlare di questo nelle scuole.
Nel secondo dopoguerra l'emigrazione si è spostata verso il paesi europei (400, maggiormente in Germania e Belgio) e le città industrializzate del Nord-Italia. Sono questi emigrati che conservano la casa in paese e più frequentemente vi fanno ritorno, specie durante i mesi estivi.
CIVITANOVA DEL SANNIO
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso circa 3000 abitanti. E’passato da circa 3200 agli attuali 1000, senza contare gli incrementi naturali, andati tutti via.
Paese di transumanza, posto sul tratturo Castel di Sangro -Lucera, che vigila per lungo tratto e sul guado fluviale. Gli abitanti erano già abituati a spostarsi per lavoro, anche per molti mesi l'anno. Allorchè è finita la transumanza, vi è stato un esodo gigantesco. Molti partirono per il Centro-America, poi Argentina e USA.
Dopo il 1918 cominciarono le partenze verso il Canada, che è diventata la nuova terra promessa. In Ontario vivono 600 oriundi, stretti attorno al club "Molisani di Civitanova", di cui è presidente Maria Vannicola. E’federato alla FAMC (Federazione Associazioni Molisane dell'Ontario).
Nel Québec vivono 600 oriundi, uniti attorno al loro club localistico di Ville St. Leonard, presieduto da Mario Battista. E’federato alla FAMQ (Federazione Associazioni Molisane del Québec).
In paese si è sempre vissuta un'aria cosmopolita, dato che molti giovani universitari residenti a Napoli sono serviti come anello di congiunzione con una città da sempre ben inserita nella cultura europea. Civitanova è nota per aver dato i natali agli illustri medici Giuseppe Pianese (1864-1933) e Antonio Cardarelli (1831-1927).
Dopo il 1948, sono proseguiti gli espatri verso il Canada, sono cominciati quelli verso l'Europa (200), l'Australia (200) e l'emigrazione interna.
Il paese è molto dotato dal punto di vista dell’acco-glienza turistica, disponendo di bellezze paesaggistiche ed emergenze storico-architettoniche.
Il centro è ben collegato dal punto di vista viario, trovandosi vicino alla superstrada trignina.
L'"agosto civitanovese" è pensato per allietare i turisti ordinari e i turisti etnici, che tornano numerosi. Sono appuntamenti classici: il 28 agosto la fiera sul tratturo, il 29 agosto la "Festa dell'emigrante" e il 30 agosto la Festa di S. Felice, con la processione con il corpo del Santo per le vie del paese.
Civitanova è il prototipo del paese molisano, che sta puntando decisamente sul turismo del verde, accogliendo con generosità tutti i propri figli ovunque residenti.
Tutto l'anno vengono perseguiti stabili collegamenti culturali bi-direzionali, sicchè ampia è la risposta organizzativa, infrastrutturale, amministrativa, comunitaria per la migliore e più sodisfacente accoglienza.
COLLE D'ANCHISE
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso circa 2000 residenti. In termini di saldo anagrafico si è passati da 1800 a 800 residenti effettivi.
Della prima emigrazione transoceanica si sono pressocchè perse tutte le tracce (USA, Argentina, Venezuela).
Un forte eco, però, di queste vicende migratorie si può trovare nei periodici dell'epoca. "Il Giornale del Sannio" del 26/4/1886 racconta che da Colle d'Anchise ci fu una vera fuga verso la terra promessa, i dollari, le terre. Il redattore non manca di fare del moralismo, a pro dei proprietari terrieri, che restavano senza mano d'opera a basso costo. Il 18/1/1885 lo stesso giornale torna sull'argomento e se la prende con gli intermediari, ma rivelando che a Colle d'Anchise, ancora sfornito di ufficio postale, arrivavano in grande quantità pacchi, soldi, lettere. L'esodo del secondo dopoguerra si è diretto in Australia (ove vivono 800 oriundi), in Canada (300 oriundi), in USA (mancano dati), in Argentina (300 oriundi), in Venezuela (100) e nei paesi europei (200, specie Svizzera e Gran Bretagna).
Nel periodo 1951/71 sono emigrate 1000 persone: quasi tutti giovani, le forze migliori.
Dopo il 1971 si è avuta l'inversione di tendenza, vi sono stati dei rientri dall'estero di persone, che hanno portato soldi, tecnologia e nuove idee produttive.
La fedeltà etnica dei colledanchisani è proverbiale. Inviano con costanza offerte per le feste religiose, specie quella del Santo Patrono San Sisto (6 agosto).
Chi può rientra per le ferie estive, utilizzando l'abitazione di proprietà, che viene tenuta in ottime condizioni, con investimenti continui di manutenzione.
Pasquale Di Petta e Angelo Spina guidano un'intensa attività di ricerca e aggiornamento di tutte le fonti storiche del paese. S'interessano anche della ricostruzione storica della diaspora.
Dall'estero sale una forte domanda conoscitiva, che viene appagata solo in parte. Si pensa a viaggi di gruppi organizzati, nei due sensi, specie per gli emigrati australiani.
Con l'avvicinarsi del Giubileo del 2000 si stanno stringendo intese, miranti non solo a favorire flussi di turismo religioso per la riscoperta delle radici cristiane, ma anche per consolidare intese per stabili rapporti culturali, rivolti specie alle nuove generazioni.
COLLETORTO
Per la maggiore fertilità e produttività della terra Colletorto a cavallo del '900 ha subìto un ridotto deflusso di partenze. Dei circa 300 espatriati per fare fortuna in USA alcuni sono tornati. Ne fa fede una gustosa novella di Guerino D'Alessandro (1990), che ci riporta al 1912 e narra le vicende di Vincenzo l'Americano, tornato con i dollari.
Anche Giovanni Patavino (1990) nelle sue cinque commedie in dialetto colletortese artisticamente ricrea l'ambiente paesano dell'epoca, in cui emergono tipici personaggi.
Degli oriundi viventi in USA e in Canada si sa poco: dovrebbero essere circa 200 per parte.
In Brasile dovrebbero trovarsi circa 100 oriundi, lo stesso numero in Argentina.
Il maggiore decremento demografico si è avuto dal 1944 ad oggi, con una perdita di 2000 persone, partite per l’emigrazione europea e quella interna (città del Nord-Italia, come ad esempio Alessandria, nel quartiere operaio Orti, a cui il paese ha inviato aiuti all'epoca della disastrosa alluvione del novembre 1994).
La maggiore colonia si trova in Gran Bretagna (500), segue Germania (300) e Belgio (200).
Data la vicinanza e il possesso delle abitazioni i rientri sono continui e costanti.
Ottimi i rapporti culturali bilaterali, che si rinsaldono in particolare d'estate col rientro per le feste patronali e per la fruizione delle ferie.
Il 10 giugno vengono festeggiati i Santi Teodoro, Clementina, Vittorino e Gioconda. La processione si snoda nel pomeriggio per le principali strade del paese con offerte di denaro e olio. Colletorto, situata in collina, è "città dell'olio", producendone uno dei migliori.
L'"estate colletortese" è un contenitore di eventi vari, studiati per l'accoglienza e l'animazione turistica e socio-culturale dei residenti e dei visitatori.
L'estate 1997 ha visto anche l'allestimento di una mostra fotografica "Colletorto. Paesaggio e ambiente rurale" del noto fotografo Angelo Pagliuca, che in bianco e nero illustra siti della memoria, come la Masseria Casone, antico insediamento rustico nella fertile Valle del Fortore.
Il fotografo Lefra porta continuamente all'estero mostre fotografiche. Che cosa vogliono vedere i molisani nel mondo ? Soprattutto foto storiche dei siti paesani, specie paesaggi, ambienti rurali, arnesi e lavorazioni, feste, visi di paesani. Nel rientrare, egli documenta accuratamente la visita all’estero, ritraendo persone, case, negozi, ambienti di lavoro. Il suo archivio dell'emigrazione è una vera miniera.
COLLI A VOLTURNO
Paese di emigrazione. Nella prima emigrazione transocea-nica molti collesi sono partiti (1000)per gli USA e in parte rientrati (500), non producendo grandi perdite a livello anagrafico. Agli espatri per "miseria" si sostituì col tempo l'espatrio per "miglior fortuna". Al rientro portavano idee, soldi, l'efficienza organizzativa, il pragmatismo, di cui avevano avuto diretta esperienza, migliorando l'elevazione del tenore di vita del proprio paese. Gli esempi buoni sono, per buona fortuna, divenuti in breve tempo diffusivi.
Nel 1924 il fascismo impedì l'emigrazione, che rimase ferma fino al 1944, allorchè esplose di nuovo. La meta è di nuovo l'America del Nord, ove attualmente vivono in città della Pennysilvania 600 oriundi. A Filadelfia vi è un'attiva associazione "Molisane di S. Antonio", che cura anche trasmissioni etno-culturali radiofoniche. La presiede la signora Lucia Amodei. Un'altra associazione si trova ad Arvada (Colorado), parimenti intitolata a San Antonio, presieduta da Joseph Lombardi.
Altri mille sono partiti dal 1948 al 1971, anche per le città europee, per contribuire alla loro ricostruzione, dopo il periodo bellico. In Europa vi sono circa 200 oriundi.
Successivamente ci sono stati i rientri, che hanno -anche questa volta - contribuito all'innalzamento del tenore di vita e alla creazione di attività imprenditoriali.
Negli ultimi anni non vi sono stati più espatri, dato il generale miglioramento delle condizioni di vita dell'area. Vi sono possibilità occupazionali sia a Isernia sia a Venafro (nucleo industriale).
Colli si trova in buona posizione geografica. Anticamente era la porta d'ingresso del Molise, crocevia sulla strada consolare da Roma (Lazio-Molise) e della strada di collegamento Abruzzo-Campania.
E’in atto un processo di valorizzazione del patrimonio storico-ambientale, con buone possibilità turistiche.
Il mercato delle case è fiorente. Gli ex-emigrati e gli emigrati possiedono graziose villette. Anche i turisti che da Napoli vanno a Roccaraso per il fine-settimana possiedono belle abitazioni. Colli va assumendo sempre più la fisionomia di centro turistico alla moda, con stabili occasioni di svago e valide infrastrutture per il tempo libero.
L’"Estate Collese" corona le varie iniziative culturali e di animazione, con grande partecipazione popolare.
CONCA CASALE
Piccolo comune collinare. Dal 1811 al 1911 frazione di Pozzilli, poi di Venafro. Nel 1927 è divenuto autonomo, unendo tre agglomerati: Vicinato, Crognalito e Casamascio. Solo nel 1952 è stata creata la strada. Prima ci si arrivava a dorso di mulo, sull'antico tratturo verticale Venafro-Campaglione-Monte Corno.
Molti partirono per le Americhe tra il 1881 e il 1921, allorchè il paese si dimezzò, anche per le vittime di guerra.
Di questa emigrazione si è persa traccia. Gli anziani hanno ancora memoria dei loro nonni, nonchè delle vedove e degli orfani bianchi, cioè di spose senza mariti e di figli senza padri, se non privi di entrambi i genitori.
Si ricorda che dall'estero giungeva le rimesse, che servivano a migliorare il livello di vita e a sfuggire alla ricorrente fame, date le poche risorse disponibili. Forse da questi dolori emerge il copione di vita chiuso, di strenua fedeltà alle tradizioni.
Nel secondo dopoguerra l'esodo si è rivolto in Germania, Svizzera, Francia. I 500 emigrati hanno inviato rimesse, che sono servite per la ricostruzione del paese (il 30. 10. 43 fu rasa al suolo dai genieri tedeschi).
I 925 abitanti del 1881 sono diventati circa 300 attuali residenti, in buona parte anziani. Si tratta di un paese fantasma, che però sta ritrovando nel turismo la forza di risorgere.
Il terremoto del 7 e 11 maggio 1984 ha danneggiato in maniera seria il patrimonio edilizio, che però è stato a prezzo di grandi sacrifici riattato.
Attualmente fiorente è il mercato delle case, occupate da ex-emigrati oppure tenute a disposizione degli emigrati europei o dei turisti della domenica. I giovani trovano occupazione nel vicino Consorzio Industriale a Pozzilli.
L'Associazione Culturale "Valle del Campo" organizza l’"Estate Casalese", con iniziative varie. Nell'agosto 1997 è stata rappresentata l'"Opera di San Antonio di Padova", dramma religioso in cinque atti. Il paese gode di un clima fresco e d'estate molti sono i venafrani che vi cercano riparo alla calura estiva.
La gastronomia, l'aria buona, le feste popolari animate da antiche danze al suono di zampogne o organetti, attraggono un numero crescente di turisti intenditori, alla scoperta di tradizioni genuine.
DURONIA
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso 4000 abitanti, dati per il lavoro all'estero. E’passato da 2600 abitanti a circa 600 attuali, oltre gli incrementi naturali andati tutti via.
Quando in un paese agricolo si hanno molte braccia, ma poca terra, allora la fame è in agguato. Verso il 1881 cominciò l'esodo verso il Centro-America per sfuggire alla miseria. Molti prima collaboravano alla transumanza, oppure andavano come zappatori nelle regioni vicine. Ma nemmeno questo serviva, data l'esiguità del salario. Spesso il grano non bastava e bisognava fare ricorso alla farina di granoturco, impanata nella pizza di verdure.
Data l'altimetria (918 mt slm) e le arcaiche pratiche culturali, il raccolto era magro. Si usava il bidente, l'aratro tirato dai buoi, si usava la falce a mano, si trebbiava facendo calpestare dall'asino sull'aia le spighe, battute con il correggiato.
Di questa prima emigrazione residuano una comunità in Argentina di 600 oriundi (Mar del Plata). In Venezuela vivono almeno 200 oriundi (Caracas).
Dopo il 1945 e fino al 1970 vi è stata una diaspora, che ha decimato il paese, portando via le forze migliori, lasciando la cura dei campi ai vecchi e alle donne.
Gli artigiani-scalpellini hanno esportato l'antica arte di scolpire la pietra, di cui Duronia era fiera. Molti hanno continuato ad andare in Argentina. In Canada, a Montreal vivono 200 oriundi, uniti in un club, diretto da Elio De Simone, attento cultore delle tradizioni paesane e degli scambi culturali tra molisani.
Nei paesi europei vivono circa 200 oriundi. Altri sono diffusi nell’emigrazione interna (specie Roma, Torino, Campobasso. . . ).
Il paese ha molto risentito a causa dell'emigrazione, sia a livello degli affetti sia a livello strutturale, con il fenomeno del degrado del patrimonio edilizio e l'abbandono delle terre. Il paese si rianima d'estate, allorchè si festeggia San Rocco e vengono organizzate vivaci sagre paesane. Sui tratturi, a Duronia, a Chiauci, a Civitanova sono ancora visibili i resti di rocche sannitiche, che esercitano un grande fascino sui visitatori.
A ricordo delle spedizioni stagionali della transumanza l'associazione "La Vianova" organizza ogni anno passeggiate a piedi sui percorsi tratturali.
FERRAZZANO
E’ stato un paese di emigrazione. In cent'anni ha perso circa 2000 residenti. E’ passato dai 3500 ai 2500 abitanti, senza contare l'incremento naturale e la recente immigrazione da Campobasso, data la maggiore convenienza dei prezzi degli alloggi.
Nei primi anni del '900 circa mille persone l'abbandonarono per recarsi negli USA. Di questa prima emigrazione si sono pressoché perse le tracce, pur se si ipotizza la presenza attuale di almeno 300 oriundi. Tra questi c'è l'attore Robert De Niro. I suoi bisnonni, Giovanni De Niro e Angelina Mercuri, emigrarono in America nel 1870. Dal loro matrimonio nacquero tre figli, tra cui Henry Martin De Niro. Questi sposò l'irlandese Helen O'Reilly, da cui nacquero Robert (famoso pittore idealista, padre di Robert).
Maria Assunta Baranello e Mariella Di Soccio hanno ricostruito il suo albero genealogico. In onore dell’illustre compaesano a Ferrazzano è stato inaugurato un club di fans, che sponsorizzano proiezioni cinematografiche (Taxi driver, Il cacciatore, C'era una volta in America, Risvegli, Mean Streets, Casinò, La sfida. . . ).
Nel secondo dopoguerra altri mille si sono sparsi per l’Europa, specie Inghilterra. Altri si sono diretti in Canada. A Montreal vivono 200 oriundi, uniti nell'Associazione di Ferrazzano, retta da Carmine Atri, federata alla FAMQ= Federazione Associazioni Molisane Québec.
In Europa risiedono 300 oriundi. Dopo il 1970 si è avuta l'inversione di tendenza, con un'immigrazione costante, che porterà il paese - data la vicinanza al capoluogo regionale - a notevoli incrementi (dai precedenti 1500 agli attuali 2500, che presto diventeranno 4000). Il centro si presta a diventare un polo culturale, con iniziative e spettacoli per tutto l'anno.
D'estate, per il godimento di quanti risiedono viene organizzato un ciclo di spettacoli teatrali. Sono attivi due ristoranti: "da Emilio" (gestito dal sig. Cardillo) e "la Pineta" (gestito dai fratelli Lembo).
L’A. I. C. (Associazione Iniziative Culturali) si adopera per la diffusione dell'arte drammatica, gestendo un teatro. Promuovono i beni culturali sia la Pro-loco sia la locale sezione dell'archeoclub, spesso offrendo mostre e concerti nello storico palazzo Chiarulli.
Per lo sviluppo edilizio e per la vicinanza a Campobasso il paese si sta imponendo per le iniziative culturali, di risonanza nazionale.
FILIGNANO
Paese di emigrazione. Dai circa 3000 abitanti degli inizi del '900 è passato ai circa 800 effettivi attuali, perdendo qualcosa come 5000 abitanti (residenti + incremento naturale) e con un numero elevato di oriundi sparsi nel mondo.
Risiedono in Francia (600), Belgio (400), Gran Bretagna (600, in buona parte residenti nelle maggiori città scozzesi). Molti di essi sono gelatai in Scozia, Bruxelles, oppure ristoratori o commercianti di alimentari. Rientrano massicciamente d'estate, radunandosi all'ombra dello storico tiglio.
"La Teglia" è il loro bollettino d'informazione, a cui ora si è aggiunto "Il Maestrale", diretto da un paesano, un docente di arti sanitarie, presidente dell'Associazione "Ro-Molise" di Bruxelles.
Nei pubs inglesi e scozzesi lavorano molti camerieri e cuochi filignanesi.
Il grande tenore Mario Lanza (USA) era originario di Filignano. A lui è intitolato l'annuale Concorso musicale.
La stazione di Monaco di Baviera è opera - per i rivestimenti della facciata - di scalpellini filignanesi. Molti emigrati posseggono in paese la casa, alcuni belle ville. Hanno il gusto di continuamente abbellirle e di abitarle con frequenza, specie d'estate.
Il Comune di Filignano intende utilizzare questa grande risorsa umana, professionale, finanziaria rappresentata dai propri emigrati. Essendo un Comune del pre-parco del PNA, vanta molte bellezze naturali. D'intesa con gli altri quattro Comuni del pre-parco (Pizzone, Castel S. Vincenzo, Scapoli, Rocchetta al Volturno) ha creato un consorzio (pubblico-privato) per il rilancio turistico ed economico dell'intera zona, con l'intento di attirare capitali, professionalità e, infine, utenti proprio dal serbatoio dei propri turisti etnici (circa 10. 000), aprendosi progressivamente anche al mercato nazionale ed europeo.
Si conta di creare un reticolo di strutture turistiche, agenzie per l'animazione culturale-ludico-sportiva e per l'accompagnamento turistico. Il tutto nel segno dell'effetto "Florida", cioè luoghi della pace e del divertimento.
Questo modello di sviluppo è eco-compatibile, fattibile. Come fucina di idee e di progettualità avveniristiche, può condizionare in maniera esemplare molte altre aree molisane, ricche di storia-cultura e beni ambientali.
FORLI DEL SANNIO
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso oltre 3000 residenti. E’passato dai 2600 abitanti del 1911 agli attuali 900 effettivi (includendo gli incrementi naturali).
La scarsità delle risorse spinse alla prima diaspora per bisogno verso gli USA, seguita da una diaspora per migliorare le condizioni di vita.
Nell'Ohio vivono 600 oriundi. Antonio Iacovetta presiede il "Social Club" di Mayfield Hts (Ohio), molto attivo nel mantenimento delle tradizioni paesane.
200 oriundi vivono in Argentina, 50 in Venezuela.
Nel secondo dopoguerra, gli espatri si sono avuti verso l'Europa (Svizzera, 100; Belgio, 100; Francia, 50). Molti altri si sono diretti nell'emigrazione interna. Il comunista Giovanni Lardera, operaio meccanico, sotto il fascismo dovette trasferirsi a Milano. E’il padre del cantante Tony Dallara.
A parte le dicerie sul podestà fascista Pistilli Sipio.
Il cantore della civiltà contadina forlivese è il poeta e scrittore Antonio Angelone, le cui opere (commedie e poesie) sono edite da "Il Ponte Italo-Americano" di New York, conosciutissime in USA e ripetutamente rappresentate. In esse sono rinvenibili molti echi e contraccolpi delle vicende e dei personaggi dell'emigrazione.
Forli del Sannio può candidarsi a vero centro culturale per la riscoperta delle sapide origini contadine per il tramite di un piccolo museo antropologico e un centro filodrammatico per la rappresentazione di commedie molisane.
In località Macchia sta sorgendo un Santuario e un Centro Culturale, intitolato al Santo medico Giuseppe Moscati. Prossimamente, passerà per Forli del Sannio la superstrada Isernia-Castel di Sangro, che apporterà molti benefici, rendendo il centro facilmente raggiungibile. L'estate forlivese è il contenitore di iniziative varie tese ad allietare il soggiorno di emigrati e turisti.
La fedeltà alle comuni origini culturali e la medesima fede religiosa sono potenti leve, per attrarre rientri etnici numerosi nell'occasione del Giubileo del 2000.
Uno sforzo delle Associazioni culturali deve essere diretto alla ricostruzione della diaspora, al fine di non dimenticare fatti e personaggi dell'emigrazione forlivese.
FORNELLI
Paese di emigrazione e di immigrazione. Posto in una posizione felice, vicino ad Isernia e al Volturno, con terre fertili, ha risentito essenzialmente solo della prima emigrazione. L'esodo migratorio di circa 1000 residenti si diresse verso gli USA, ma anche Brasile, Argentina, Perù. Tra il 1870-80 vi fu un calo di 200 persone, tra il 1881-1901 altri 400 e 200 tra il 1901-11.
Di questa prima emigrazione resistono solo poche tracce: andrebbe fatta una capillare ricerca incrociando i dati più diversi: ricerche presso l'anagrafe comunale, indirizzi degli emigrati che ancora inviano offerte per le feste, interviste approfondite a coloro che ogni tanto rientrano, ricostruzione degli alberi genealogici, lettere circolari alle associazioni dei molisani nel mondo, lettere ai consolati, sito Internet. . .
Durante la Prima Guerra Mondiale i giovani partirono solo per il fronte, trovando in 26 la morte. Durante il ventennio fascista (1924-44) l'emigrazione fu ufficialmente proibita.
Nel periodo 1961-71 sono partiti per i paesi europei 600 fornellesi. Vivono in Francia 200 oriundi, in Svizzera (200), Belgio (200). Hanno conservato in paese interessi e affetti. Hanno tutti la casa di proprietà, che continuamente ingran-discono e abbelliscono.
Riescono ad essere presenti nei momenti delle colture agricole, conciliando con le ferie estive e le feste paesane.
D'estate, la Pro-Loco organizza le "Giornate al Borgo", che rievocano momenti della vita medioevale, con balli, musiche, canti, tutti rigorosamente in costume.
Vengono riattivate lungo la via storica antiche botteghe artigiane (merletti, cuoio, vimini, utensili agricoli. . . ).
Fiorente è il mercato delle abitazioni, con belle ville diffuse nel verde collinare, ognuna col suo orto. Sono di proprietà sia di emigrati sia di immigrati da Isernia, in considerazione delle bellezze ambientali, dei costi e dell’ampio spazio disponibile.
I giovani fornellesi da alcuni anni sono attratti dalle ricerche etno-storiche su Fornelli, con una fioritura di iniziative per la promozione culturale e turistica. Hanno riscoperto il pellegrinaggio estivo a Villalago, a piedi sul tratturo Celano-Foggia, per devozione a S. Domenico Abate.
FOSSALTO
Paese di emigrazione. Dall'inizio del secolo ad oggi sono emigrate circa 2000 persone.
Nel primo ventennio del '900 gli emigrati si diressero prevalentemente in Argentina. Qui vive una comunità di 600 oriundi, uniti nell'Associazione U. E. F. A. = Unione Fossaltese Emigrati in Argentina, stretti nell'uso della lingua e delle tradizioni etno-culturali di stampo rurale del proprio paese di origine. Ne è presidente Fioravante Canella.
L'anno 1988 la locale Società Operaia pose una lapide a ricordo di Giuseppe Garibaldi. Tradizioni di sinistra sono rinvenibili anche nella scelta della toponomastica delle vie cittadine.
L'emigrazione si fermò durante il ventennio fascista (1924-44).
Nel periodo 1950-70 i mille espatriati si sono diretti verso le seguenti mete: - Uruguay (a Montevideo vivono 100 oriundi) - Ontario (200) - USA (nella zona di Filadelfia vivono 200 oriundi) - Europa (200, specie Gran Bretagna e Germania) - emigrazione interna.
Dopo il 1970 l'emigrazione si è fermata, per il diffondersi in loco di iniziative economiche, interessanti l’ammodernamento dell'agricoltura. Miele e tartufo raggiungono anche lontani mercati.
La Pro-Loco organizza l'"Estate Fossaltese", contenitore che abbraccia varie iniziative.
Nativo di Fossalto è il poeta Eugenio Cirese (1884-1955) cantore della civiltà contadina, vera "piccola voce, nata dal cuore della gente". La sua popolarità è molto grande tra i molisani residenti all'estero, che amano collezionare i suoi scritti, come "Poesie Molisane" (1955) e "Oggi, Domani, Ieri" (1997). Una coppia di giovani sposi recentemente ha allegato alla bomboniera copia di queste opere.
Ne "Il lamento dell'emigrante", La lapa, 1955 narra le sequenze relative ai rituali consolatori connessi alla partenza di un emigrato. Nella casa si riuniscono per il congedo ("u’dovere") parenti ed amici, comportandosi quasi alla stregua di una veglia funebre. Le comari consegnano dei generi di conforto, alimenti. Il gruppo si rende partecipe ed esprime appoggio e solidarietà.
La letteratura dell'emigrazione molisana ha purtroppo un circuito molto ristretto. La Regione Molise dovrebbe onorare i suoi poeti, pubblicando in antologia le loro più belle liriche sull'umanissimo tema dell'emigrazione.
FROSOLONE
Paese di emigrazione.In cent'anni Frosolone, come Agnone, ha perso la fisionomia di grande centro manufatturiero, passando da 6000 ai circa 3000 residenti attuali. Ma l'entità del fenomeno comprende cifre ancora più alte, in quanto occorre tenere presente l'incremento naturale, il cui gettito è andato per intero ad incrementare i flussi in uscita. Le prime partenze furono precoci, specie operai e commer-cianti, già all'indomani dell' Unità Italiana.Nel 1870 partirono alcuni braccianti per il lavoro nelle miniere, nelle ferrovie e per la costruzione di grandi città americane.
Nel 1902 partirono 232 giovani soli, nel 1903 altri 250.
Il nuovo Stato pensò a sostenere l'industria del Nord e le produzioni in grandi serie, per cui i prodotti artigianali meridionali non furono più competitivi. Causa prima dell'emigrazione fu il disagio economico, a cui si aggiunse il legittimo desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita.Andar via non fu un grande trauma, in quanto da secoli i paesani erano avvezzi a spostarsi sui tratturi, ad andar per fiere, fino a Brindisi. Con i vicini abitanti di S.Elena Sannita, sono chiamati i "Fenici del Molise", per la particolare propensione a commerciare e a girare il mondo.
La maggiore comunità di Frosolonesi si trova a Providence , ove vivono 2000 oriundi. Altrettanti tra New York, Brasile, Argentina, Australia e Canada.
Quintino Cimaglia è il presidente dell'Associazione dei frosolonesi di Montreal, a cui è succeduto Nunzio Ciampit-tiello. Qui si sono distinti: Gerardo D'Abate (edilizia), Gino Maselli (giornalista), ing.Michele Notte (fonderia).
In Brasile sono noti i fratelli Paolucci, imprenditori. In Argentina si fanno onore come imprenditori i Palumbo, i Colarusso e i fratelli Colaneri.
In Australia sono artigiani famosi: i fratelli Di Saia, i fratelli Morsella, i Mangione, Meale, Fraraccio.
A Providence, capitale del Rhode Island (il più piccolodei 50 Stati), i paesani si sono raggruppati in un solo quartiere, sulla collina ("ru cullet"). Tre di loro hanno creato la più grande fabbrica di coltelli degli USA. I primi a partire furono i fratelli Mancini: li seguirono altri valenti artigiani (Maselli, Paolantonio, De Maria, La Storia, Palumbo, Miranda, D'Abate, Mainella, Padula, Petrunti, Giordano, Di Iorio, Di Saia...), desiderosi di affermarsi. Per loro il parroco don Giuseppe Trillo creò un bollettino parrocchiale di collegamento. In cambio, hanno sempre inviato molte offerte per l'abbellimento delle chiese e per le feste.
Molto forti sono i rapporti bilaterali, con frequenti viaggi da/verso il Molise e significativi eventi culturali estivi (Agosto Frosolonese).
GAMBATESA
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso circa 3000 residenti, passando da 4000 agli attuali 2000 (tenuto conto dell'incremento naturale), anche se non si può parlare di spopolamento, dati i buoni rendimenti agricoli, dovuti alla fertilità e produttività delle terre. Già all'indomani dell'Unità Italiana i problemi legati all'eccessiva pressione demografica, i bassi salari, l'alta fiscalità spinsero i cittadini a chiedere l'espatrio, per essere liberati da fame, tasse, debiti, usura.
Nel 1862 ci furono le prime domande, che furono accolte solo nel 1872 con le prime partenze. Nel 1886-87 partirono in 57 e nel 1889 in 69. Il Sindaco cercava di contrastare il fenomeno, ponendo ostacoli. Poi venne la circolare ministeriale illustrativa della Legge sull'emigrazione del 1888, che chiariva che alle persone libere non si poteva negare il passaporto, purchè consapevoli e paganti in proprio. Furono molti a partire, specie per l'Argentina e gli USA, usufruendo della chiamata per contratto di lavoro e del viaggio gratuito per persone dai 12 ai 39 anni. Il Brasile nel 1896 offriva particolari facilitazioni sia per il viaggio sia per l'acco-glienza (ma vi era la febbre gialla).
Col 1912 vennero le prime limitazioni sia per l'età (almeno 16 anni) sia per l'attestato di buona salute sia per la prova di alfabetizzazione. Ma la Francia tra il 1912-27 favorì l'ingresso, concedendo anche la cittadinanza.
Vi furono alcuni rientri, con l'acquisto di terre (nel Molise nel 1905 ci furono ben 10. 000 contratti di compra-vendita. In USA (100), Canada (100), Venezuela (200) e Argentina (200) vi sono ancora oriundi, che ancora sono soliti inviare offerte per la principale festa del paese, che si svolge presso la Cappella rurale della Madonna della Vittoria (4 Km fuori del paese, si raggiunge su strada sterrata).
Durante il ventennio fascista (1924-44) l'emigrazione fu solo nominalmente proibita, in quanto si poteva emigrare per vie clandestine.
Dopo il 1950 l'emigrazione è ripresa con direttrice verso i paesi europei (sono partite oltre mille persone, ma attualmente si sono stabilizzati circa 500 oriundi, di cui la metà in Svizzera). Altri hanno scelto l'emigrazione interna (molti si sono stabiliti in Lombardia e in Emilia-Romagna). Nel 1962 emigrarono in 190, divenuti 367 l'anno successivo.
Notevole è in questi emigrati l'attaccamento alle tradizioni, specie alle forme di religiosità popolare. In questi ultimi anni in paese si assiste ad un forte incremento di studi storici, ad opera di studiosi locali (Pasquale Abiuso, Salvatore Abiuso, Salvatore Valente. . . ).
Anche i giovani, sia del posto, sia figli di emigrati, gradiscono recuperare la memoria storica di fatti e personaggi, coltivando i beni storici e culturali
GILDONE
Paese di emigrazione. In cent'anni ha dato all' emigrazione circa 4000 persone. E' passato da un popolazione media che sfiorava i tremila abitanti agli attuali circa 900 effettivi. I primi emigrati partirono già nel 1880, si stabi-lirono prima a Brooklin, poi a Cleveland (Ohio), ove attualmente risiedono 200 oriundi. Molti tornarono, investendo i loro risparmi in case e nei campi, migliorando il tenore di vita.
Giuseppe Di Lillo ha scritto nella parlata paesana una gustosa pagina dedicata all'emigrazione dal 1880 al 1921. Ricorda che il subagente per l'emigrazione si chiamava Giovanni Dichiccio e che per "stringere" le 100 lire per il viaggio veniva fatta la colletta tra tutti i parenti. Chi partiva inviava presto i sudati risparmi, che servivano innanzitutto per la restituzione e poi per far vivere i familiari. Partivano solo uomini, che restavano in media circa tre anni.
Dopo il 1949 cominciò la grande emigrazione senza ritorno: verso l'Argentina (a Villa Martelli vivono 200 oriundi, riuniti nell'Associazione "Madonna delle Grazie", presieduta da Carlo Iocca), il Venezuela (100), Brasile (100), Europa (300, specie Belgio), ma soprattutto verso il Canada.
Tra Montreal, Toronto e Winsor vivono circa 1000 oriundi. Il Sig. Giuseppe Lillo presiede un'attiva associazione a Riviere des Praires, città di molisani, vicino a Montreal. L'Associazione Gildonese dialoga con continuità col Centro Culturale di Gildone, retto dal sociologo Franco D'Elia, che assieme all'insegnante Antonio Grassi ed altri volenterosi organizza frequenti viaggi e scambi di delegazioni. E' stata portata a Montreal la mostra fotografica sulla Civiltà Contadina, nonchè il gruppo folkloristico "I Casarini".
Fiorente è il mercato delle case, sicchè molti canadesi hanno la disponibilità di abitazioni da occupare nei loro rientri, specie nei mesi estivi.Ancora vi è il ricordo dei maestri scalpellini gildonesi, che adornavano case e portali con pietre lavorate.
La comune cultura è il collante che unisce persone, che -pur vivendo fisicamente lontane - sono affratellate nel culto delle tradizioni. Notevole è l'entusiasmo e la passione che sostengono le iniziative di interscambio culturale.
L'occasione del Giubileo del 2000 servirà a stringere ancora di più gli scambi, mirando ad attrarre a Gildone e al Molise anche quei circa 500 Gildonesi emigrati, di cui si è perso traccia, dispersi un pò da ogni parte.
L'esempio dei gruppi più forti e maggiormente organizzati può servire da eccellente richiamo per dare a uomini con problemi di identità e di radici la loro dignità e la giusta collocazione nella propria comunità d'origine.
GUARDIALFIERA
Paese di emigrazione. Il paese si è spopolato, passando da 2500 a 1100 abitanti. I trenta Comuni dell'area interna del Medio Molise, che si affacciano sul lago di Guardialfiera, dal 1951 al 1991 sono passati da 90.000 a 45.000 abitanti ! Ma quest'ultimo dato è ancora da tarare, in quanto risultano vuote il 30% delle abitazioni (cioè un terzo degli abitanti è coinvolto in un'emigrazione sommersa).
Ha avuto due ondate migratorie. La prima si è svolta a cavallo del '900, impegnando circa 1000 persone. Ma allora si trattava di emigrazione che prevedeva il ritorno, come di fatto è accaduto per buona parte degli espatriati.Di questa emigrazione residua una comunità di circa 300 oriundi che vivono in Argentina. Dopo la prima guerra e fino al 1971 gli espatri si sono avuti in direzione Canada, che è divenuta la vera terra promessa. La maggiore comunità vive a Montreal con circa 1000 oriundi, stretta attorno all'Associazione, presieduta da Frank Rocci.
Dopo il 1951 si è avuto il grande esodo senza ritorno verso il Canada e verso l'Europa (500, specie Germania).
Due avvenimenti hanno contribuito a rendere più consistente il fenomeno. La chiusura delle cave di pietra da taglio di "Valle Cupa", che dava lavoro a molti maestri scalpellini, che nel passato erano soliti spostarsi per intagliare le pietre per le facciate di chiese, abitazioni, portali, davanzali, caminetti... I migliori terreni, detti "Giardini", si trovavano a valle, sulla riva del Biferno: furono espropriati e inghiottiti nell' immenso invaso del Liscione, mentre le promesse di sviluppo non sono state mantenute. La speranza, poi, della viabilità a scorrimento veloce della "Bifernina", cerniera tra il Tirreno e l'Adriatico, ha sì tolto Guardialfiera dal suo storico isolamento, ma non ha dato nuova linfa alla sua economia. Nemmeno il vicino insediamento della FIAT di Termoli, nemmeno i traffici e il turismo adriatico e termolese. In loco non c'è imprenditorialità. Il paese è rimasto urbanisticamente intatto, pulito, musealizzato: ogni angolo, pietra, strada, case, chiesa, fondaco...ha un nome, risveglia ricordi, evoca elastici memoriali (Piedicastello, Corso, Tamaricia, Casalotto...non sono luoghi, ma categorie mentali ).
I guardesi sono emigrati altrove per ragioni prettamente economiche.Dopo i primi pionieri, veri battistrada, altri imitativamente, si sono succeduti, fino a formare una fiumana. Superato il livello di guardia, il paese è calato ormai nell' immobilismo, stagnazione, morbo dell'ozio:attende tutto da Dio e dallo Stato. Vigono angustia sociale e dormienza politica.
E' un paese carico di storia, ma con problemi di soprav-vivenza fisica e spirituale.
Costanti i rientri e gli scambi culturali.Periodicamente vengono organizzati viaggi di studio, in reciprocità, di giovani studenti, nonchè visite ufficiali, con la partecipazione della locale dinamica Associazione "Molise 2000", guidata da Vincenzo Di Sabato.
GUARDIAREGIA
Paese di emigrazione. Dopo il 1831 la popolazione crebbe a dismisura rispetto alle risorse, popolando interamente l'agro, superando i 5000 abitanti. Fu giocoforza partire. L'esodo fu favorito anche dall'intraprendenza di Andrea Mastrogiovanni, collegato ad un vettore tedesco, che da Napoli portava in USA con solo 100 lire, con o senza documenti. Partirono in 3000 circa, alcuni facendo ritorno. Il paese si avvantaggiò delle rimesse. Si calcola che attualmente i paesani residenti in USA siano intorno alle mille unità.
A Toronto (Ontario) vive una collettività guardiola di circa 1000 oriundi, stretti intorno al "Social Club Guardiaregia", che ha come presidente Roberto Bandiera. Altri risiedono nella British Columbia, nel Québec e in altre città canadesi, ma la meta preferita è Toronto. Qui, nella zona di Saint Clair, a cavallo del '900 s'insediò la prima comunità guardiola, che poi - col benessere - si è spostata nei quartieri più ricchi. I guardioli hanno contribuito all'edificazione della chiesa parrocchiale italiana di San Nicola.
Dopo la seconda guerra mondiale vi è stato un altro esodo di altri 2000 circa, ancora verso il Nord-America, con poche presenze nei paesi europei. Una parte si è diretta nell'emigrazione interna. Il paese oggi conta solo 800 abitanti effettivi. Oggi l'area si va popolando di insediamenti industriali, come il Cementificio.
In paese ricordano alcuni emigrati guardioli, che si sono particolarmente nella città di Syracuse (N. Y. - USA): Frank Meola, Mary Giambattista, Rosa Maria Giambattista, Maria Albanese, Eric Meola, Antonio Albanese.
Il Club Guardiaregia di Toronto ha attribuito numerosi attestati di benemerenza, enucleando interessanti "storie di vita". Si ricordano: Nicola Serio, Nicola Massucci, Gian Battista Nunzio, Mike Giambattista, Roberto Bandiera, Giovanni Vecchiarelli, Michelina Piazza. Molti premi sono stati attribuiti, altresì, al grande numero di laureati.
Il benessere è molto elevato, per cui non c'è ragione di programmare il rientro. Si preferisce fare rientri costanti, usufruendo di proprie abitazioni, che vengono continuamente manutenzionate. Il Comune cura sistematici rapporti culturali bilaterali che culminano in speciali eventi durante i mesi estivi.
GUGLIONESI
Paese di emigrazione. Ha dato un alto tributo all' emigrazione con la partenza di circa 4000 paesani. I residenti sono passati dai 7500 del 1910 agli attuali 5500. Va, quindi, conteggiato in uscita il saldo naturale. L'inizio dell'emigrazione data dal 1918, allorchè un migliaia di paesani si riversò nel Nord-America, puntando a paesi industrializzati e ricchi.
Oggi vivono a Montreal 800 oriundi, uniti ad una storica Associazione, "Usconium", fondata nel 1930, che prende nome dall'antico toponimo. Ne sono stati presidenti: Filippo Salvatore, Leo Pizzi, Guerrino Mancini. Raccoglie molti noti nomi di professionisti, accademici, imprenditori.
Il Prof. Filippo Salvatore, poeta e scrittore dell'emigrazione, nonchè storico della letteratura molisana dell'emigrazione, è il più conosciuto tra gli intellettuali. E' stato Consultore estero nella Consulta Regionale dell' emigrazione e continua il suo impegno per gli emigrati, col proposito di far conoscere nel mondo i nuovi talenti letterari di radice molisana. Anche Antonio D'Alfonso, nativo di Guglionesi, editore, fondatore della Casa Editrice "Guernica", è un benemerito nella ricerca di talenti molisani nel teatro e nelle lettere. In Canada circa la metà della nuova letteratura ispirata ai temi migratori è dominata da giovani molisani (poesia, prosa, teatro, cinema, ecc.).
In USA vivono circa 200 oriundi, in Europa 500 (di cui 200 in Germania, 100 in Francia, 100 in Svizzera). In Australia vive una comunità di circa 200 oriundi.
Guglionesi si sta accreditando a stazione di soggiorno alla moda. E' favorita dalla sua posizione geografica, il patrimonio architettonico, le bellezze naturalistiche e paesaggistiche, la sua storia. Ha un complesso alberghiero di elevata qualità, ristoranti, circoli privati dotati di maneggio, tiro con l'arco, minigolf, strutture agrituristiche di agricampeggio, nonchè un vasto circuito culturale.
Punto di forza è la gastronomia di autore, che è di casa. Vi si svolgono accademie e gare di cucina, nonchè incontri dell'Associazione italiana Maitre di ristoranti-alberghi.
Rende onore a quella che è una specialità di molti molisani all'estero, cioè la gastronomia di buon livello, con pietanze della cultura mediterranea contadina.
In paese si respira un'aria cosmopolitica, aperta all'informazione e alle nuove tecnologie del "Villaggio Globale". Certamente l'esperienza migratoria qui continua ad alimentare una grande crescita in tutti i campi (culturale, sociale, economico, tecnologico, artistico). Niente a che vedere con il pauperismo e le note dolenti di certi piagnoni nostrani, "laudatores temporis acti", pronti a liquidare il nuovo, anteponendovi l'immobile vecchio, quando imperava il feudo.
ISERNIA
Paese di emigrazione. A cavallo del '900 ha dato un contributo notevole agli espatri inizialmente verso il Centro-America, poi l'Argentina. Dopo il 1918 la diaspora di è diretta in USA. Tra il 1951 e 1970 si è diretta nei paesi europei, Australia, città industrializzate del Nord.
Nelle statistiche ufficiali il fenomeno migratorio non è appieno registrato, per il concomitante verificarsi di vari fenomeni di non immediata lettura: i dati dell'incremento naturale, gli espatri clandestini, l'abitudine a non cancellarsi dall'anagrafe, la continua immigrazione dai paesi vicini e, dopo la costituzione della nuova Provincia (1970), la proluvie di immigrati dai paesi campani e laziali e la conseguente forte esplosione urbanistica.
Attualmente vivono all'estero 3000 isernini, così suddivisi: - 1000 oriundi in USA - 500 oriundi in Canada - 500 oriundi in Argentina - 800 oriundi in Europa (di cui 500 in Svizzera) - 200 oriundi in Australia. La composizione etnica si è così alterata, anche se sugli attuali 22. 000 abitanti, settemila rappresentano il nocciolo duro del carattere culturale isernino, che dagli scambi con le altre culture si è ulteriormente arricchito e aperto a una mentalità multiculturale, multietnica e planetaria.
Gli operatori culturali organizzano ed animano tutto l'anno iniziative che affondano nelle antiche tradizioni e radici etno-culturali: esibizioni teatrali in vernacolo, poesie, mostre, accompagnamento turistico ai monumenti, animazione delle numerose feste etniche (maitinate, carnevale, venerdi santo, fiere, SS. Cosma e Damiano. . . ).
L'estate isernina è pensata per accogliere turisti e residenti all'estero. Ormai Isernia, per la presenza delle numerose associazioni e dell'Università, è diventata una città d'arte e densamente culturale, che permette un faccia a faccia diretto con le matrici dei valori e sentire etnico.
Le immense risorse archeologiche sono ancora da scoprire e rendere fruibili al pubblico (homo aeserniensis, città romana, medioevale, chiese. . . ). Gli emigrati dall'estero fanno sentire la loro richiesta di scambi culturali, pressati anche da amici che nei media scoprono notizie concernenti Isernia, culla di antiche civiltà.
L'occasione del Giubileo del 2000 rappresenterà per la città una grande occasione per recuperare e stringere nuovi più intensi rapporti con i propri figli sparsi per il mondo.
JELSI
Paese di emigrazione. Ha perso in termini assoluti 1400 residenti, passando dai 3400 degli inizi del secolo agli attuali 2000 effettivi. Ma le persone all'estero sono molto di più, in quanto hanno assorbito anche l'incremento naturale.
Nel mondo esistono forti comunità jelsesi, tutte unite nel segno della devozione a S.Anna, che il 26 luglio sono solite festeggiare con la sfilata delle "traglie": - Montreal (800 oriundi, uniti in Associazione, fondata nel 1970, che dal 1981 in poi il 26 luglio festeggia S.Anna) - USA (South Norwolk - Connecticut, 500, partenze fino alla dottrina restrittiva di Monroe) - Buenos Aires ( 500) - Venezuela (Caracas, Maracay: 500) - Brasile (500: sono uniti attorno all'Associazione "S.Anna" (Temperley), federata all'URAMA - Australia (100, partiti nel decennio 1949-58) - Europa (500:specie Svizzera) - emigrazione interna.
Il 26/6/1998 ricorre il 200° anniversario di questa festa, che rappresenta un vero collante etnico, a prescindere dal luogo effettivo di residenza. Il 27 luglio è tradizionalmente dedicato alla Festa degli emigrati, che numerosi rientrano per le ferie estive.
Antonio Valiante (1988) ha condotto un accurato studio sulle modalità della festa del grano nelle comunità all'estero. Osserva che il grano non è il frutto del raccolto, ma "il frutto del ricordo del raccolto", così come si è sedimentato e sublimato nell'immaginario collettivo. In proposito, la fedeltà ai valori avìti si ricava anche dal fatto che la statua di S.Anna deve essere acquistata in Italia e benedetta dal parroco della parrocchia di Jelsi.
La festa di S.Anna a Buenos Aires data dal 1953. Si svolge nel quartiere di Monte Cingolo, ove maggiore è la presenza dei paesani.
L'Associazione di Impegno Sociale è attiva sul versante dei rapporti con i jelsesi nel mondo. Il Comune cura con continuità gli scambi culturali con i jelsesi nel mondo. Vengono programmati viaggi organizzati e scambi di delegazioni. Molta alta è la domanda conoscitiva che viene dall'esterno, di libri, video, corrispondenze. Essa può essere meglio esaudita con l'attivazione delle nuove tecnologie, che permettono di raggiungere tutti con bassi costi (telefax, posta elettronica, sito Internet...).
L'imminente Grande Giubileo sarà un evento importante per permettere il rientro a tutti coloro che mancano in paese da molto tempo, nonchè di negoziare intese per scambi stabili e costanti nel tempo.
LARINO
Paese di emigrazione e di immigrazione. Dopo aver dato all'emigrazione un consistente contributo, ha attirato e continua ad attirare popolazione dai centri viciniori per il buon livello dei servizi e le buone possibilità occupazionali della piana e del polo industriale.
A cavallo del '900 emigrarono 2000 persone, con destinazione Centro-America e, poi, USA. In Argentina residua una comunità di 300 oriundi, in Venezuela 300, in Brasile 300.
Dopo il 1951 l'emigrazione si è diretta esclusivamente in Canada, specie a Montreal, ove vive una comunità di 1500 oriundi, unita attorno ad una storica Associazione di Mutuo Soccorso, fondata nel 1930. Con numerose altre è federata alla FAMQ (espressione degli oltre centomila molisani del Québec).
Scrittore dell'emigrazione è l'Ing. Ermanno La Riccia, che dirige anche un'affermata scuola italiana.
Dopo i difficili inizi, attualmente i larinesi all’estero si sono affermati in tutti i campi e, per il più ricco tenore di vita, non pensano a fare ritorno, se non per i periodici viaggi del turismo etnico, che giovano a ritrovare se stessi, nell'immaginario riconciliativo viaggio a ritroso nel tempo, per ritrovare spazi, suoni, sapori, persone.
In USA risiedono 300 oriundi, altrettanti in Australia. L'emigrazione europea del secondo dopoguerra riguarda 600 oriundi di cui la metà in Belgio. Molti hanno conservato la casa in paese, che tengono ben funzionante, per trovarvi comodo riposo nelle ferie estive.
Il Comune, con l'ausilio di operatori culturali volontari mantiene i contatti con i suoi numerosi emigrati. L'interscambio si concretizza soprattutto a livello culturale, con l'invio di libri, depliants, video sulla storia, archeologia, cultura, ambiente e festività. La città di Larino ospita durante il mese di maggio numerosi turisti, sia ordinari sia etnici, per la bella festa di S. Pardo (sfilata dei carri e altre iniziative).
Per il Grande Giubileo del 2000 si prevede una grande rientro di larinesi nel mondo. L'occasione sarà propizia per mettere a punto protocolli di convenzioni con ciascuna delle comunità, per concordare reciproche intese. Tra queste, al primo posto saranno lo scambio periodico di delegazioni, ma soprattutto lo scambio in reciprocità di studenti, sia medi sia universitari. Questa formula assicura il massimo di benefici per un costo estremamente ridotto.
I figli e i discendenti degli emigrati hanno interesse per la diretta ed attiva conoscenza della realtà paesana e, anche, regionale.
LIMOSANO
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso oltre 3000 residenti. E’ passato da circa 3000 agli attuali circa 900 abitanti, a cui ovviamente bisogna aggiungere l'incremento naturale. La marginalità per così vistoso decremento demografico mal si concilia col fatto che per due secoli è stata sede vescovile, con una cattedrale e due conventi benedettini.
Partirono in tanti all'indomani della circolare del 28 aprile 1876, che di fatto liberalizza l'emigrazione, cassando gli impedimenti precedenti, per l'emigrazione da fenomeno pressochè vietato, diventa fenomeno "tollerato". Di fatto, però, chi ne beneficia è solo l'agente di emigrazione, che "vende" la forza-lavoro a basso prezzo all'estero, al di fuori di regolamentazioni e diritti per chi espatria. L'ottica è di stampo repressivo, senza alcun respiro sociale. Finalmente, con la Legge 31 gennaio 1901 fu messo da parte l'agente di emigrazione, al cui posto fu messo il "Commissariato dell’emigrazione", con cui lo Stato si obbliga a tutelare meglio i diritti degli emigrati, sottratti alla rapacità dei vettori.
La prima emigrazione si diresse prevalentemente in Argentina, dove vivono 200 oriundi, uniti attorno all’associazione "Madonna delle stelle" a S. Isidro, paese della cintura urbana di Buenos Aires, ove vivono molti altri molisani. Anche in USA vi è una piccola comunità di oriundi dal paese di Limosano (circa 100).
Ma la comunità più consistente si trova in Canada, ove si stima la presenza di circa 1000 oriundi, ma andrebbero espletate ricerche più approfondite, per censire e riattivare tutti i canali comunicazionali. A Montreal. St. Leonard è attivo un club, diretto da Guglielmo D'Onofrio.
Nel secondo dopoguerra trascurabili appaiono gli espatri verso l'Europa e verso l'emigrazione interna.
Da alcuni anni, col miglioramento delle condizioni economiche, molti emigrati hanno cominciato a fare più spesso ritorno in paese, ove hanno restaurato le case, allo scopo di poterle abitare nei periodi di vacanza.
Sembra che i rapporti affettivi e culturali vadano a funzionare sempre meglio, a beneficio e gradimento di tutti.
Nel mese di agosto si concentrano la maggior parte degli eventi festivi (festa di S. Donato) e gastronomici (14 agosto: sagra dei fegatelli). Viene allestita anche una mostra fotografica e una vendita dell'artigianato del legno.
LONGANO
Paese di emigrazione. I paesani conobbero precocemente l'emigrazione, espatriando a causa della miseria, arretratezza e le conseguenti tensioni sociali. Resse come valvola di sicurezza contro l'eccessivo aumento demografico e come sottile espulsione di indesiderati socialistici, temute "teste calde", considerati alla stregua di sovversivi.
I paesani ebbero la ventura di scegliere gli USA, cioè un paese capitalista e progredito, che remunerava gli sforzi con alti salari. Inviarono così alle loro case cospicui risparmi, risollevando sensibilmente le condizioni di vita.
A Filadelfia (Pennysilvania - USA) vive una forte e unita comunità di longanesi, circa 800 persone. Hanno ristrutturato le proprie case, ove quando possono fanno ritorno. Tra essi molti si sono affermati. In paese si ricordano: Berardi Amato, Enrico Veneziale.
Una seconda direttrice di emigrazione è l'Ontario, ove vive una comunità di 400 persone, unita nel "Longano Social Club" di Palgrave, di cui è presidente Emilio Cancelliere. Anche qui si ricordano molte persone affermate, come Marcello Cancelliere, Liberato Michele Romano, Mina Macari.
Nel secondo dopoguerra la terza direttrice di emigrazione sono i paesi europei, specie Inghilterra. A Londra vivono circa 300 oriundi. Si ricordano alcuni che si sono molto bene affermati, come:Antonio Domenico Monaco, Paolo Di Cicco, Gaetano Fardella, Rosa Gatta, Bruno Berardi.
La Sig.ra Gatta Marta Carmela, ostetrica, da anni cura i rapporti con i paesani residenti all'estero, presiedendo l’ASEL (Associazione Solidarietà Emigranti Longanesi), organizzando il 2-3 agosto l'edizione annuale della "Festa dell'emigrante". Durante l'agosto 1997 ha organizzato diverse manifestazioni di carattere culturale, artistico, spettacoli e stands gastronomici. In questi anni ha anche reperito e mostrato reperti, che dovranno confluire nel futuro "Centro permanente di esposizione delle antiche tradizioni matesine".
Nell'anno 1998 è previsto il gemellaggio con la città di Filadelfia, con scambio di delegazioni. Ad agosto 1998 dovrebbero rientrare circa 200 longanesi di Filadelfia.
Durante l'estate il Comune organizza l'annuale convegno per esaminare le problematiche connesse al mondo dell'emigra-zione, per fare il punto della situazione e per raccogliere proposte per migliorare la qualità e la quantità degli scambi nelle due direzioni, da/verso Longano. Oltre l'ASEL, a livello sociale, sono molto attivi il Centro Sociale Parrocchiale, il Gruppo Sportivo e il Gruppo Ecologico.
LUCITO
Paese di emigrazione. Dai circa 3000 abitanti di inizio secolo è sceso ai circa 1000 attuali effettivi, per cui -conteggiando anche l'incremento naturale - più di 3000 persone sono state coinvolte nell'esperienza migratoria.
I primi a partire si diressero negli Stati Uniti. A Waterbury (Connecticut) già nel 1910 i Lucitesi erano una forte comunità, con una propria Associazione guidata da Gabriele Carissimi e Nicola Ventresca. Come si desume da un cartoncino d'invito, sono tra gli organizzatori dell'annuale festa in onore di Cristoforo Colombo, che gli italiani di America ancora oggi sono soliti celebrare con grandi mezzi e solennità. Già nel 1910 allestirono carri allegorici e carrozze decorate, concerti, discorsi, distribuzione di premi e...gli immancabili spari pirotecnici.
L'America fu la salvezza per tutti, sia chi partì, sia chi restava. Le rimesse servirono ad estinguere vecchi debiti, a comprare e costruire case, ad acquisire proprietà terriere.
Antiche famiglie benestanti hanno dovuto vendere: in paese si ricordano i D'Onofrio, Palombo, Olivieri, Perrotti, De Rubertis...
L'Unità d'Italia aveva portato qualche strada e la ferrovia, ma in cambio elevata fiscalità, leva obbligatoria. La esagerata pressione demografica portò la fame.
Un forte esodo si è svolto verso l'Argentina, ove attual-mente vive la maggiore comunità di oriundi, oltre 1000 nei dintorni di Buenos Aires. Nel secondo dopoguerra i Lucitesi si sono diretti in Canada (200), USA (100) e Europa (300, specie Belgio) e nell' emigrazione interna.
D'estate il borgo si rianima, divenendo un vero centro alla moda. Il borgo medioevale attrae per l'intreccio delle sue mille piccole storie, coagulando iniziative varie: - centro espositivo presso il castello dell'artigianato tradizionale dei filati - estemporanea di pittura - attorno al fuoco:favole, storie, leggende... - tradizioni e folklore lucitese, raccontate e animate da esperti, intellettuali e storici.
La cultura è il più forte patrimonio del paese, che serve a mantenere saldi i vincoli affettivi tra tutti i lucitesi ovunque residenti. Vi è un'ampia domanda di ricerche socio-storiche paesane. Su infiniti fili comunicativi corrono le ultime notizie sui proverbi paesani o fatti o detti di personaggi estroversi, noti a tutti, che riempiono le cronache e l'intero immaginario antropologico paesano.
LUPARA
Paese di emigrazione. Posto in una località interna, ha sofferto e soffre di marginalità geo-economica.
In cent'anni ha perso circa 2000 residenti, passando da 2000 a circa 800 attuali effettivi (conteggiando anche gli incrementi naturali). Il paese dipende da Civitacampomarano per la Pretura, da Larino per l'Ufficio Imposte, da Termoli per l'Ospedale, per le scuole e per il lavoro, da Casacalenda per la Comunità Montana, da Campobasso per le maggiori pratiche burocratiche e per l'Università.
Dopo il 1901 ci fu una consistente diaspora, visto che l'emigrazione non fu più impedita come prima. La maggior parte delle persone emigrava in USA, ma di questa corrente non si hanno che deboli tracce. Ma alcuni anni dopo l'America votò leggi molto restrittive verso gli analfabeti o con difetti fisici o anarco-bolscevici. Per questo ci furono cambiamenti di destinazione (Canada o Centro-America).
Intanto, la legislazione statale da repressiva diventa protettiva, ispirandosi a modelli umanitari, sia pur visti in un contesto assistenzialistico-paternalistico.
La maggiore colonia si trova in Argentina (400 persone). Esistono due associazioni: - Associazione Luparese in Argentina Villa Bosch - B. Aires Pres. Nicola Pasquarelli - Associazione S. Antonio di Padova La Plata - Presidente: Pasquale Nardoia.
Come nel paese d'origine, dedicano la maggior festa a San Antonio di Padova, con cortei di carri trainati da buoi, nella terza domenica di luglio. Si tratta di una festa di ringraziamento, propria di una cultura agraria arcaica.
Nel secondo dopoguerra l'esodo è stato massiccio, riversandosi in Europa (600 oriundi, di cui 400 solo in Belgio). Altri si sono diffusi nell'emigrazione interna (Torino, Termoli. . . ). Data la vicinanza della costa, il paese è anche utilizzato per residenza nei mesi estivi, considerando i minori costi delle abitazioni e del costo della vita.
Quasi tutti gli emigrati hanno conservato e migliorato la propria abitazione in paese, che così usufruisce della valuta pregiata per gli ordini alla locale industria edile.
Il paese si rianima per i rientri etnici, che avvengono per tutto l'anno, ma soprattutto nelle ferie invernali e in quelle estive, occasioni maggiormente propizie per coltivare e riavvicinarsi alle proprie "radici" etno-culturali.
MACCHIA VALFORTORE
Paese di emigrazione. Tra il 1881 e il 1910 si diressero nelle Americhe (Brasile, Argentina) mille paesani, stretti dal disagio, dovuto alle troppe bocche da sfamare, alla eccessiva pressione fiscale, alle dure condizioni lavorative, quasi-servili e malpagate.
Dopo il 1918 cominciò l'emigrazione in USA (qui vivono circa 300 oriundi), ma specie in Canada. A Montreal vive una compatta comunità di oriundi (300), che ha il suo club, fede-rato alla FAMQ (Federazione Associazioni Molisane Québec).
Dopo il 1951, a seguito anche dell'esproprio delle terre fertili per la costruzione della diga del Fortore e del lago, cominciò l'esodo verso l'Europa (300, specie Svizzera), verso l'Australia (50) e l'emigrazione interna (Campobasso, città industrializzate del Nord, Roma. . . ).
Buoni i rapporti con i residenti negli USA, per il tramite dell'editore e poeta Orazio Tanelli, che pubblica il bimestrale "Il Ponte Italo-Americano", che funge da organo di collegamento tra tutti gli oriundi, rinvigorendo i legami della comune identità etno-culturale.
Tra la popolazione è molto vivo l'interesse verso i propri paesani residenti all'estero. Nell'anno 1997 gli alunni della scuola elementare hanno svolte ricerche sull’emigrazione, intervistando parenti e amici. Ne è nata una pubblicazione, edita dal Centro di Cultura dell'Università del Molise, dal titolo "Una valigia piena di banane". Uno dei testi raccolti dai bambini narra, infatti, che un suo zio negli anni '50 portò in dono ai parenti questo sconosciuto frutto tropicale, suscitando molta ammirazione.
Ogni estate il Comune organizza convegni e feste in onore dei propri paesani rientrati per le vacanze.
Nell'anno 1996 è stata realizzata una mostra fotografica circa la storia dell'emigrazione da Macchia Valfortore. Continua la ricerca di foto, cimeli, lettere e quanto altro riguarda il tema dell'emigrazione, nonchè dei valori della civiltà contadina, da esporre in futuri eventi.
Periodicamente vengono scambiati viaggi con i residenti a Montreal, molti dei quali sono affermati professionisti ed imprenditori.
Macchia Valfortore è tra i Comuni molisani quello che segue con continuità la tematica migratoria. Ha anche tempe-stivamente intrapreso una programmazione di interventi, tesi alla migliore preparazione in vista del Giubileo del 2000.
MACCHIA d'ISERNIA
Le cifre ufficiali nascondono la realtà del contributo all'emigrazione, sicchè sembra che il il piccolo paese sia stato immune da questo fenomeno.
Anche gli storici locali sono vittime della medesima distrazione: si dilungano abbondantemente sull'antico passato, con dotte disquisizioni. Ma sugli emigrati solo un velo di silenzio. Eppure non è così ! A cavallo del '900 vi è stata una diaspora verso gli USA, ove attualmente vivono circa 300 macchiaroli. E altri 30 vivono in Canada e 50 in Argentina. Questi attendono di essere identificati e ricono-sciuti, perchè siano apprezzati i loro sacrifici, che tante volte hanno permesso la ripresa economica.
Dopo il 1950 vi è stata un'emigrazione verso l'Europa, specie la Svizzera (qui vivono circa 100 oriundi). Nel passato Macchia d'Isernia a causa dei pochi abitanti (tutti proprietari di un pezzo di terra, ma tutti poveri) ha sofferto marginalità. Dal 1811 al 1816 è stato aggregato a Fornelli e nel periodo 1928-37 a Isernia.
L'attuale specificità di Macchia d'Isernia è la Piana di S. Vito, che sta attirando la localizzazione di molte attività sia industriali sia commerciali. Così il Comune, posto alle porte di Isernia, sull'antica Via Latina, sta diventando polo di attrazione e di immigrazione. Nella piana vi sono molte ville, oltre capannoni, fabbriche, depositi, ecc.
E’stato ipotizzata anche la costruzione di un aeroporto e la creazione di un invaso artificiale. Col miglioramento economico generale l'emigrazione si è interrotta ed è cominciata una nuova primavera culturale, con interessanti iniziative di studi storici e presentazioni nella degna cornice del castello. I giovani sentono l'esigenza, innanzitutto morale, di comunicare con i paesani ovunque residenti, accogliendoli e dando loro l'opportunità di sentirsi ancora parte integrante del paese d'origine.
Nella seconda decade di settembre si celebrano i tre giorni della Mostra-Mercato del vino pentro. Si allestiscono stands gastronomici con pietanze locali. In piazza poi viene offerto l'assaggio del vino novello a cura della Pro-Loco. Molti sono i compratori dalle regioni viciniori.
Il paese sta diventando centro non solo culturale, ma di attrazione di strutture per il tempo libero, come discoteche e pizzerie, spazi di incontro per le generazioni giovanili.
MACCHIAGODENA
Paese di emigrazione. Ha dato un forte contributo all'emigrazione, con la partenza di circa 3000 paesani.
La popolazione è scesa dai 4200 del 1910 agli attuali 2200, tenuto conto sia dell'emigrazione sommersa sia dell'incremento naturale.
La prima diaspora si verificò dal 1898 al 1920 con destinazione Stati Uniti. Qui attualmente vivono circa 1000 oriundi. La terra non rendeva, le bocche erano troppe e i salari troppo bassi. Perciò, alla luce delle notizie sui salari esteri, semplice fu la conclusione del sillogismo del primo grado: il costo dell'emigrazione (dolore della dislocazione + disagi per cambiamento stile di vita) era minore rispetto ai benefici (alto salario sicuro + servizi).
L'emigrazione proseguì anche durante il ventennio fascista (1924-44), nonostante le restrizioni. Chi partì clandestinamente, chi - invece - per le sue idee politiche fu caldamente invitato ad andarsene.
Dal 1920 al 1970 l'emigrazione si è rivolta al Canada. A Montreal (Québec) vive una comunità di 1000 oriundi. Hanno una propria Associazione, presieduta da Antonio Notte, molto attiva e affiliata alla FAMQ=Federazione Associazioni Molisane Québec.
Dal 1920 al 1970 l'emigrazione si è rivolta altresì al Brasile, specie a San Paolo, ove vivono 1500 oriundi, uniti in una storica Associazione, ACIMB, di cui è presidente la Signora Angela Perrella Curiati, che è anche Consultore estero della Consulta Regionale dell'Emigrazione. Organizza incontri sociali a cadenza mensile, nonchè "festa do Chopp", torneo di calcio, torneo di scopa, concerti di musica italiana, ecc.
San Paolo è una metropoli di 10 milioni di abitanti, dal traffico congestionato (solo 40 km di metropolitana, mentre Londra ne ha 400), in cui vivono molti molisani (circa diecimila). Felice Carile, emigrato e figlio di emigrati, politico, esperto di emigrazione, s'interessa con altri volon-tari degli scambi culturali col Brasile.
Circa 200 vivono in Australia. Pochi in Europa. Durante il mese di agosto nella frazione Incoronata si svolge la festa popolare "Il ritorno", in omaggio agli emigrati rientrati per le ferie. Identica festa si ripete nel centro, spesso con l'effettuazione di un Convegno sull' emigrazione e saggi di teatro popolare in vernacolo.
Per tutto l'anno si svolgono gli scambi culturali da/verso il Molise, con viaggi nei due sensi ed intreccio di iniziative culturali (invio di materiale bibliografico, foto, video...), che si allargano anche sul piano economico-commerciale.
MAFALDA
Paese di emigrazione. E' passato dai circa 3000 abitanti del 1910 agli attuali effettivi 1500. Il contributo all' emigrazione estera e interna è elevato, dovendo conteggiare anche l'incremento naturale.
La principale comunità si trova in Argentina a Mar del Plata con 800 oriundi. Qui opera la storica "Associazione Mafaldese", fondata nel 1973, che è tra le più attive tra quelle molisane in terra argentina. D'intesa con l'altra associazione molisana di Mar del Plata, l'"Unione Molisana", conduce un vario programma sociale, di feste, trattenimenti, elezione di miss, corsi di lingue, nonchè di aiuto reciproco tra tutti soci, secondo il modello solidaristico.
I loro "Giovani molisani" hanno iniziato un' operazione di censimento e di raccolta sistematica delle storie di vita dei molisani-argentini di Mar del Plata.Sul loro esempio, lo stesso intendono fare i giovani degli altri sodalizi raggruppati nelle tre costituende Federazioni del Nord-Centro-Sud dell'Argentina. L'attaccamento alla cultura italiana e a quella molisana è molto forte. Vengono diffusi programmi radio-televisivi di cultura regionale. Hanno un proprio delegato nella Consulta Regionale dell'Emigrazione. Questo è l'organismo che gestisce sia la politica migratoria sia la distribuzione dei fondi a sostegno dei rapporti culturali bilaterali tra la Regione Molise e i Molisani nel Mondo.
Il Comune organizza annualmente, il 15 agosto, una giornata di festa in onore degli emigrati, provenienti sia dall'Argentina sia dall'Europa (qui vivono 200 oriundi, di ci la metà in Francia). Con l'occasione si riflette sullo stato degli scambi, pianificando gli interventi futuri.
Da questa platea sorgono proposte e suggerimenti, molto utili per migliorare la qualità e quantità degli scambi.
Il Settore Emigrazione della Regione Molise segue con molto interesse i convegni estivi dedicati all'emigrazione. Qui, senza bisogno di spostarsi all'estero, si apprende dallaviva voce degli interessati ciò di cui hanno bisogno e le cose a cui più tengono. Spesso, gli emigrati in vacanza sono latori di messaggi inviati dalle nostre comunità. Portano domande, a cui bisogna dare risposte, che dovranno recapitare. S'intesse - così - un'immensa trama comunicativa, per la quale scorrono trepide attese e eccelsi sentimenti.
Occorre conoscersi per accettarsi e collaborare.Occorre non interrompere mai questo dialogo. Anzi, come vuole la legge regionale n.12/1989, bisogna periodicamente fare il punto della situazione, organizzando convegni di paese, di comprensorio e dell'intero territorio regionale. Occorre, almeno ogni tre anni, vedersi tutti nella "Conferenza Regionale sul lavoro molisano all'estero", per dare voce e presenza a tutti.
MATRICE
Paese sul tratturo Cortile-Centocelle. Da sempre zona di transito e di scambi. In cent'anni la popolazione si è dimez-zata, passando da 2000 a circa mille. Conteggiando gli incre-menti naturali della popolazione, vi sono altrove almeno 2000 oriundi.
La prima emigrazione a cavallo del secolo si diresse principalmente in USA, ove si stima una presenza di 200 oriundi. Poi, la meta fu il Brasile (ora 200 oriundi) e poi il Canada. Qui vive la maggiore comunità di oriundi, circa 300 . A Montreal esiste l'Associazione dedicata alla Madonna di Matrice, presieduta da Tommaso Lemmo.
Dopo il 1951 si sono avuti espatri verso il paesi europei, ove si stima la presenza di circa 100 compaesani. Ma molti paesani sono rifluiti specie nella diaspora interna. Come per numerosi altri paesi limitrofi, è accaduto che l'immigrazione a Campobasso è a volte riuscita, ma in molti altri casi è stata solo una stazione intermedia, poi l'estero.
Matrice trova pratico associarsi con Montagano, Petrella Tifernina e Castellino del Biferno, sia per la gestione consortile dei servizi pubblici (ex Legge 142/90) sia per condurre una politica comune per scongiurare la scomparsa di questi piccoli paesi per inarrestabile consunzione.
Il 90% dei comuni molisani si è fortemente depauperato dal punto di vista demografico, concedendo le proprie risorse umane ai paesi esteri, che hanno potuto accrescere e consoli-dare il loro sviluppo. Si calcola che l'apporto economico del lavoro molisano all'estero riguarda un milione di persone per cent'anni e ancora continua. Finora, quindi, i Molisani nel mondo hanno prodotto all’estero una elevatissima ricchezza.
Nel Molise sono tornate solo briciole:rimesse, acquisti per case e terre, manutenzioni edili, spese di soggiorno per i rientri etnici, import-esport alimentare, ecc.
Il Molise vive ancora di ripieghi, di redditi miscelati o esterni, di assistenzialismo, in assenza di una vera ossatura industriale e di una forte rete di servizi (specie alle persone, ristorazione e turismo).
La situazione economica dei piccoli Comuni desta allarme in quanto il costo dei servizi cresce esponenzialmente in relazione alla ridotta consistenza demografica.
La recente politica governativa penalizza sempre più queste martoriate realtà, in via di estinzione, viste le attuali tendenze per l'autonomia impositiva e l'autofinanzia-mento dei servizi.
E’opportuno che i piccoli Comuni si consorzino con quelli vicini non solo per predisporre il futuro prelievo diretto delle tasse, ma per condurre una concordata politica verso i propri cittadini all'estero. Costoro non vanno spaventati da una nuova fiscalità, come già accadde da quella storica all'origine della fuga in massa. Vanno, invece, accolti come cittadini di pari diritti, vera risorsa del futuro.
MIRABELLO SANNITICO
Paese di emigrazione. In due ondate migratorie ha perso circa 3000 residenti. Dal 1880 al 1922 partirono per le Americhe 1500 persone, altrettante dal 1951 al 1971.
I primi emigrati si diressero in Argentina, ove attual-mente si stima che vivano circa 200 oriundi. Dopo in USA (200), ma soprattutto in Canada (300 oriundi: a Montreal hanno una fiorente associazione, presieduta da Giovanni Masella, con squadra di calcio e gruppo folkloristico). Nel secondo dopoguerra l'emigrazione si è diretta in Europa (500 oriundi, di cui 300 in Svizzera), nelle città del Nord e nell'emigrazione interna.
In paese vige la tradizione della festa annuale per gli emigrati. Si celebra in agosto, in coincidenza dell'arrivo del viaggio organizzato annuale delle famiglie canadesi. E’notevole l'impegno del Comune nel favorire gli scambi culturali bilaterali, con tournées del gruppo folk "I Mattacchini" (esistono anche "I Piccoli Mattacchini", versione under del più famoso gruppo).
Dalla Parrocchia S.Maria Assunta di Mirabello viene stampato un numero unico annuale, che giova per mantenere i collegamenti ed informare sulle notizie più importanti.
Dal 1971 in poi si nota un rientro in paese di alcuni lavoratori emigrati, che hanno portato con sè capitali, tecnologia e grande desiderio di affermarsi. Ciò ha permesso un rilancio economico del paese, che in questi ultimi anni sembra voler riprendere anche dal punto di vista demografico.
La vicinanza al capoluogo regionale rende Mirabello competitivo per quanto riguarda il mercato delle case e del costo della vita. Per questo, si prevede un incremento di persone immigrate.
L'attivismo dei paesani a favore del mondo dell'emigrazione si è concretato anche in: - annuale Giornata di Studio - mostra fotografica - monografia "Emigrazione a Mirabello Sannitico" (1989) - accompagnamento turistico e animazione ludico-sportiva - cartellone musicale per festeggiare gli emigrati.
L'esperienza di Mirabello mostra che gli scambi sono possibili e sono graditi, a condizione che siano continui ed impegnino tutti i cittadini, ovunque residenti.
E’ importante programmare in anticipo tutte le manifestazioni, ricorrendo anche a sponsors privat
MIRANDA
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 2000 a circa la metà, dando all'emigrazione circa 2000 persone, aggiungendo al conto tutto l'incremento naturale.
Miranda è sempre gravitata nell'orbita di Isernia, di cui è stata frazione nel periodo 1928-36, per poi tornare comune autonomo. Ha seguito un pò la storia migratoria degli isernini, che a loro spesso hanno fornito indirizzi di datori di lavoro esteri, nonchè di paesani disposti a dare un aiuto nel difficile momento iniziale.
L'emigrazione più intensa si è avuta nei primi anni del '900. Oggi, si stimano che vivano in USA circa 300 oriundi, in Canada 100, in Argentina 200. L'emigrazione del secondo dopoguerra ha interessato l’Europa, ove vivono circa 200 oriundi. Molti capifamiglia sono partiti da soli, trovando lavoro come muratori e manovali, oppure come operai nelle fabbriche.
Al loro ritorno hanno trovato paese e famiglia cambiati, frustrati per non essere riusciti a realizzarsi col successo economico da loro sperato. Una volta a Miranda erano attivi molti artigiani: calzolai, fabbri, seggiolai e donne che lavoravano a mano lenzuola e tovaglie da tavola.
Il momento comunitario più intenso si vive nella celebrazione dell'antica festa di S.Lucia, festeggiata a Pentecoste con una fiera in montagna, presso la chiesetta sulle Coste Grandi. Da questo momento comincia il via-vai degli emigrati che ritornano per le ferie, riempendo il paese di belle auto con le targhe estere.
La Scuola Media di Miranda ha effettuato ricerche sulla storia dell'emigrazione e sull'antropologia, inserite nella monografia "Alla scoperta di Miranda".
Gli alunni hanno intervistato i loro parenti e hanno scoperto che lo spopolamento si è avuto soprattutto intorno al 1960, allorchè in paese non c'era lavoro e le notizie dei buoni salari all'estro correvano di bocca in bocca.
L'interesse degli studenti per l'emigrazione ha permesso di estendersi anche allo studio geo-economico delle nazioni estere, presso cui vivono i propri paesani.
Gli elettori esteri iscritti sono 310, non coincidendo con la effettiva realtà dei mirandesi all'estero.
MOLISE
Molise è uno dei più piccoli paesi della regione Molise, a cui ha il merito di aver dato il nome (conte De Molisio). Il paesino in cent'anni è sceso da 800 a 200 abitanti. La prima diaspora si diresse agli inizi del '900 nelle Americhe. In Argentina vivono 200 oriundi, altri 200 tra USA e Canada.
Minima l'emigrazione europea del secondo dopoguerra, mentre è notevole quella interna. I paesani che lavorano fuori sono soliti rientrare per il fine-settimana e per le ferie estive.
Si comincia ad assaporare l'estate, allorchè il primo luglio si svolge la processione religiosa con cui si porta la statua nella cappella rurale della "Madonna del Piano". Il giorno successivo si svolge la processione di ritorno e la fiera. Non tutti gli anni viene organizzata una mostra dell’artigianato tipico locale.
A causa delle poche nascite, i bambini frequentano la scuola materna ed elementare di Torella del Sannio, che si trova a 5 Km di distanza.
Nonostante le ridotte cifre numeriche e l'apparente assenza di formali canali comunicativi (clubs, periodici, ecc.) l'informazione da/verso il paese corre spedita, incentrata fondamentalmente sulla celebrazione delle feste religiose, che funzionano da preziosa salvaguardia dell'identità etno-culturale e vero collante del popolo molisano.
Nel Molise persistono molte feste e riti ad alto contenuto culturale-popolare: si contano 80 eventi maggiori, unici, nonchè una miriade di altri eventi. Il paesino di Molise, sia pur piccolo, riesce a fare le sue feste, estese ai maggiori eventi calendariali dell'anno.
All'estero, in analogia le feste vengono rievocate e riproposte secondo le medesime procedure originarie. Per questo, lo studio del folklore molisano potrebbe estendersi, per utili comparazioni, anche alle manifestazioni gemelle nei luoghi di emigrazione.
Oltre le feste, sono graditi agli emigrati altre forme ricavate dall'immaginario collettivo paesano, come le tradizioni musicali (canti e balli). Ogni paese ha il suo repertorio e gli strumenti musicali preferiti. Anticamente, ogni evento del ciclo dell'anno e del ciclo della vita era sottolineato da eventi, in cui il gruppo si radunava per festeggiare e socializzare. L'eco di questi riti si ritrova nelle Associazioni all'estero, ove i paesani si ritrovano per mangiare, cantare e ballare, "alla moda antica".
MONACILIONI
Paese di emigrazione. In cent'anni ha dato più di 4000 persone all'emigrazione.Già prima dell'Unità Italiana una parte della popolazione dovè sgomberare per la frana (dai 2800 del 1835 passò a 2500). A cavallo del secolo partirono in 500 per le Americhe, specie Argentina (qui vive una comunità di 300 oriundi, dei quali solo pochi sono rientrati) e Venezuela (qui vivono 150 oriundi, essendone rientrati altrettanti, dopo il tramonto delle speranze legate al boom petrolifero degli anni '60).
Dopo il 1918 partenze per gli USA (qui vivono circa 200 oriundi), ma soprattutto per il Canada. A Montreal vivono 300 oriundi, uniti in una storica associazione, che venera S. Benedetta, il cui corpo è custodito nella Chiesa Matrice. Presiede il sodalizio la Sig.ra Maria Lariccia Ialenti.
Dopo il 1951 l'esodo ricomincia verso l'Europa (300). In Germania vivono circa 100 oriundi. In Svizzera circa 60. Altri vivono in Belgio, si tratta di vecchi minatori, che non sono più rientrati. Dopo la frana del 1962, che ha lesionato i tre/quarti delle case, molti sono rimasti senza abitazione. Le case popolari, poi, sono state assegnate solo ai veri residenti. In Australia vivono circa 50 oriundi. Molti altri si sono diffusi nell'emigrazione interna. A chi visita il paese rimane l'amaro di vedere la lenta agonìa di una comunità, già florida nell''800, ormai ridotta ai minimi termini. I rientri nell'estate sono ridotti.
Ogni anno la festa di S.Benedetta, patrona di Monacilioni, ricorre nella terza domenica di maggio.
Ogni 25 anni si svolge la processione con l'urna di S. Benedetta (1977:ultima volta). Il Grande Giubileo del 2000 potrebbe essere l'occasione per un grande rientro, nel segno della comune fede religiosa.
L'attuale Sindaco e il Parroco sono impegnati nella cura dei rapporti con gli emigrati, promuovendo scambi culturali e visite di delegazioni, in particolare verso l'Argentina.
Nell'estate 1997 è stato inaugurato il Monumento all' Emigrante. Il Sindaco ha invitato per lettera tutti i compaesani ovunque residenti per partecipare all'evento.
Nei giorni dal 16 al 20 agosto si svolge una festa dedicata a quanti lavorano altrove e rientrano nel paese per un periodo di riposo. E' l'occasione per rivedersi e rivitalizzare la vita del piccolo centro. Il paese durante l'estate diventa un centro di richiamo, una specie di "Salisburgo molisana", in quanto si esibiscono note bande musicali (Mottola, Conversano, Lecce...).
I giovani, in controtendenza rispetto alle mode rocks, ascoltano in religioso silenzio i concerti di vera grande musica di autori classici e contemporanei.
MONTAGANO
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 4000 a circa 700 abitanti effettivi.
Si sono quasi del tutto perse le tracce della prima emigrazione, allorchè a cavallo del nuovo secolo espatriarono in USA circa mille abitanti. Ma si trattava di un'emigrazione che prevedeva il ritorno. A partire erano i capifamiglia, da soli, che lavoravano all'estero per cicli di 2-4 anni. Poi tornavano. Alcuni poi ripartivano ancora per un altro ciclo. Altra terra promessa fu il Centro-America, specie il Brasile e l'Argentina.
Dopo il 1918 la destinazione è stata il Canada, ove emigrarono molti paesani, chiamati da amici e conoscenti dei paesi limitrofi, che fornivano gli indirizzi delle aziende che assumevano la manodopera.
Il maggiore esodo si è avuto nel periodo 1946-71, allorchè la meta preferenziale è stata l'Europa e le città industrializzate del Nord-Italia, ma anche Roma, Campobasso, Termoli, Napoli. Una forte comunità si è stanziata in Belgio, ove vivono circa 500 oriundi, una volta impiegati nelle miniere, ora addetti al settore manufatturiero e ai servizi. Circa 100 oriundi lavorano in aziende manufatturiere svizzere. Gli emigrati europei sono quelli che rientrano in paese anche due volte l'anno.
In sintesi, è così stimabile la griglia delle comunità che lavorano all'estero: - Canada (circa 200 oriundi) - USA (circa 200 oriundi) - Argentina (circa 100 oriundi) - Venezuela (circa 100 oriundi) - Belgio (circa 500 oriundi) - Svizzera (circa 100 oriundi) - Germania (circa 100 oriundi) - Australia (circa 100 oriundi).
L'estate è il periodo in cui il paese si rianima e festeggia la presenza degli emigrati, dei quali molti conservano la casa. Molto belli sono i portali in pietra della tradizione scalpellina, che adornano le loro case.
Le iniziative culturali estive servono a rendere ameno ed ospitale il contesto comunitario, al fine di riannodare i fili della comunicazione con i compaesani.
Originario di Montagano è il pittore-incisore Domenico Fratianni. Nell'estate 1997 è stata esposta una rassegna di dipinti, acqueforti e disegni. Alla presentazione vi sono state relazioni di Sabino D'Acunto, Mario Gramegna, Giuseppe Jovine, Antonio Mucciaccio e letture di Dino Campana e Giose Rimanelli.
MONTECILFONE
Paese di emigrazione. E' passato dai 3800 abitanti del 1950 agli attuali 1700 effettivi. Il fenomeno dell'emigrazione ha coinvolto circa tremila persone. Della prima emigrazione verso gli USA residuano oggi circa 200 oriundi. Dell'emigrazione verso il Centro-America in paese si ricordano circa 100 emigrati in Argentina, 100 in Venezuela e altri in Brasile.
Nel secondo dopoguerra la diaspora è stata consistente, senza ritorno. Si è rivolta al Canada (400, a Montreal esiste un'Associazione diretta da Peppino Martino), ma soprattutto alle città industrializzate europee (1000), Australia (200) e l'emigrazione interna.
Il Baden Wurttenberg è la regione tedesca che ospita circa 500 oriundi. L'emigrazione qui si è svolta dal 1951 al 1980, organizzata come reclutamento di forza-lavoro. Molti non rientrano definitivamente in paese, in quanto in Germania dispongono di un reddito elevato e di elevati servizi sociali. L'esodo si è fermato, in quanto è cambiata la politica tedesca dopo l'unificazione. Durante l'estate vi sono i rientri, avendo gli emigrati conservate le proprie abitazioni. Vengono anche organizzati convegni ed eventi culturali, sportivi, festivi.
Dall'1 al 16 agosto viene organizzato il "Ferragosto albanese" allo scopo di mantenere vive le tradizioni. Vengono organizzati: un festival canoro, una mostra d'arte, di storia, un premio letterario nazionale, sagre, feste religiose.
Annualmente viene anche organizzato un Convegno sull' emigrazione, che serve a mettere a fuoco le principali problematiche del momento. Si tratta di un evento che ha anche una risonanza regionale, in quanto vengono invitati relatori, che vengono da dirette esperienze migratorie.
Molto attivo è il Centro Sociale, che mantiene stabili rapporti con le comunità all'estero, anche per il tramite di una rivista, su cui appaiono articoli scientifici sia sulla cultura molisana sia sulle tradizioni albanesi. Il 14 agosto si svolge la Sagra gastronomica delle "Drocchie" (specie di fusilli, conditi da sugo di salsiccia).
La prof.ssa Fernanda Pugliese e il parroco don Franco Pezzotta tengono molte alte le attività culturali, a beneficio sia dei residenti sia della grande platea degli emigrati, che mantengono uno straordinario fedele attaccamento alla comune radice etno-culturale.
MONTEFALCONE DEL SANNIO
Antica rocca sannitica, castrum longobardo, castello-baluardo normanno, a difesa del tratturo e del fiume. Ha dato un notevole contributo all'emigrazione, con oltre 3000 espatri. In cent'anni i residenti sono passati da 3400 agli attuali circa 2000.
Dal 1901 al 1922 gli espatriati si sono diretti verso l'Argentina (si stima vivano circa 100 oriundi), poi gli USA (100 oriundi) e il Canada (200 oriundi).
I contadini, oppressi dall'esoso fisco, impossibilitati ad onorare gli aumenti del canone dei fondi rustici imposti dai nuovi padroni (subentrati nelle terre ex-feudali ed ex-ecclesiastiche), caddero in miseria, vittime dell'usura. Per sfuggire a tutto ciò, contraendo altri debiti per le spese del viaggio, fuggirono per l'estero, per intraprendere una nuova vita. I primi a partire furono i braccianti e i contadini. Pochi gli artigiani. Nessun signore. Vi erano due specie di emigranti: quelli che decidevano di tornare e quelli che si trasferivano all'estero per sempre.
L'emigrazione fu una salutare valvola di sfogo, che permise un certo grado di benessere a chi era rimasto. Permise l'acquisto di terre dalle mani dei pochi che le detenevano. Molti galantuomini si fecero allettare dal denaro liquido, che procurava loro uguali rendite senza l'impiccio di lavorare la terra, specie con la rarità della manodopera.
Dal 1951 al 1991 sono espatriate circa 1500 persone, con destinazione Europa (800 oriundi, di cui 500 nelle città prima minerarie ora industriali del Belgio) e l'emigrazione interna (Nord-Italia e riviera adriatica). Coloro che sono rientrati hanno preferito fissare la residenza in città con maggiori opportunità di lavoro.
I rientri degli emigrati sono diffusi durante tutto l'anno. Il via-vai è continuo. Ecco perchè il Comune non ritiene opportuno dedicare specifici eventi per l'accoglienza degli emigrati.
Va però detto che è soprattutto durante l'estate che si possono godere tutte le bellezze paesaggistiche, naturalisti-che e storico-culturali. A tre chilometri dall'abitato vi è un ridente laghetto. Si possono visitare: le mura ciclopiche (Monte La Rocchetta), i boschi di Monte Mauro, le sorgenti, il fiume Biferno.
La vicinanza della costa rende il paese appetibile come luogo di villeggiatura, allargando il mercato delle seconde case. Ma ciò che soprattutto può incrementare il turismo è la diffusione dello studio e del culto delle fonti storiche. In paese i giovani sono attratti dalla conoscenza delle tradizioni e si assiste ad un revival delle tradizioni, dei riti e del folklore, delle musiche e delle danze.
MONTELONGO
Paese di emigrazione: dai 1500 abitanti degli inizi del secolo è sceso a circa 600. In tutto sono espatriate 1500 persone. Per far tornare i conti, occorre includere il saldo naturale di questi cento anni.
L'emigrazione con costanza e continuità si è diretta esclusivamente a Montreal, ove vivono 500 oriundi, uniti in una attiva Associazione, "Associazionne Ricreative Montelonghese del Québec", che ha come recente presidente Michele di Serio. E’stata fondata nel 1975 da: Antonio Ialenti (giornalista), Donato Ruccolo (operaio), Ugo Trivisonno (sarto), Giuseppe Colonna (imprenditore) e Pasquale Di Tullio (operaio). Gli scopi sociali sono: - mantenere vive le tradizioni e la cultura molisana - organizzare riunioni culturali, teatro, cinema - organizzare attività di tempo libero - venire incontro ad esigenze dei soci meno abbienti - organizzare viaggi turistici in Italia. L'Associazione è federata alla F. A. M. Q. =Federazione delle Associazioni Molisane in Québec (fondata nel 1983).
Lo scrittore Marco Micone, figlio di emigrati di Montelongo, ha cantato l'epopea degli emigrati e i loro dolori in molto noti lavori teatrali (Gens du silence, Addolorata, Dejà l'agonie), che spesso vengono rappresentati in Canada.
Il prof. Filippo Salvatore, originario di Guglionesi, docente universitario di italianistica a Montreal, ha scritto "Tra Molise e Canada"(1994), in cui esamina la produzione letteraria degli scrittori molisani-canadesi, che sono una componente di tutto riguardo della pluri-cultura canadese: Giose Rimanelli, Pietro Corsi, Francesco Iacurto, Mario Merola, Ermanno La Riccia, Tonino Caticchio, Antonio D'Alfonso, Costantino Dino Minni, Marco Micone, Mary Delfi, Lisa Carducci, Vittorio Rossi Nino Pio Ricci.
La cultura italiana è ben salda in Canada. Già nel 1850 Giacomo Forneri istituì la prima cattedra universitaria di lingua e letteratura italiana a Toronto.
Montreal ospita 60.000 molisani, la cui opera è stata ed è fondamentale nella costruzione civile della città.
Sylvie Taschereau (1991) ha messo in luce il ruolo svolto dai ripabottonesi, casacalendesi, larinesi, guglionesani, montelonghesi e altri molisani. La loro culla è Via Santa Timotea a Montreal, ove si installò nel 1875 una comunità di ripabottonesi. Poi, nel quartiere Mile-End arrivarono altri molisani, che ottennero nel 1910 l'istituzione della parrocchia della Madonna della Difesa, che fu aperta al culto nel 1919. Quando nel 1933 arrivò Italo Balbo con la trasvolata di 24 idrovolanti, ad accoglierlo vi fu una nutrita rappresentanza di molisani, ormai divenuti tanti, attratti da una vera catena umana, che avrà un rigurgito dal 1950 al 1970, per poi interrompersi.
MONTEMITRO
Paese croato-molisano. Paese di emigrazione: in cento anni č passato da circa 1000 agli attuali 600 effettivi. Tenuto conto degli incrementi naturali, gli oriundi all'estero e in Italia si aggirano intorno ai mille.
Della prima emigrazione residuano deboli tracce, con sporadici contatti e rientri: in Argentina si stima la presenza di 200 oriundi, in Venezuela (100 oriundi), Brasile (60). Andrebbe fatta una ricerca approfondita per ricostruire questa diaspora, sui registri parrocchiali, comunali, carte di associazioni, lettere, interviste, ecc. - E’importante tenere conto della tendenza a contrarre matrimoni endogamici.
Con l'emigrazione del dopoguerra molti si sono stabiliti in Australia, ove si stima la presenza di circa 200 oriundi, molto uniti con gli altri croato-molisani, originari di Acquaviva Collecroce e San Felice del Molise. Altri cittadini si sono stabiliti nei paesi europei (400 oriundi) e nell'emigrazione interna.
Il ricco retaggio storico-culturale di Montemitro funge da polo attrattivo per studiosi (antropologici e linguisti), ma soprattutto per i croati e per i croato-molisani della doppia diaspora (dalla Croazia e dal Molise). Ancora attiva la tessitura artigianale su antichi telai di legno di coperte, stuoie e tovaglie di panno grezzo.
D'estate il paese si rianima per l'arrivo degli emigrati e dei turisti, a beneficio dei quali vengono organizzati numerosi eventi. Il 15 agosto si tiene la Sagra degli spaghetti. In agosto si organizzano una mostra fotografica e una mostra dell'artigianato tradizionale.
Due feste in onore della patrona S. Lucia, santa nativa di Ragusa (l'odierna Dubrovnick) ricordano la venuta dei Croati a Montemitro: la "Festa della Cappella" (Domenica in Albis) e le feste del "Primo e Ultimo Venerdi di maggio".
Il culto di S. Lucia č praticato nel Molise solo a Montemitro, per cui nelle suddette occasioni accorrono molti fedeli anche dai paesi limitrofi.
I canti popolari delle colonie slavo-molisane sono stati raccolti da Alberto M. Cirese (1957). Pierino Neri ha pubblicato il libro "I paesi slavi del Molise" (1983), in cui traccia la storia, la cultura, il folklore dei tre paesi croato-molisani.
Montemitro č un paese molto caratteristico, che merita di essere conosciuto e valorizzato dal punto di vista turistico. Il Grande Giubileo del 2000 consentirą un massiccio rientro di croato-molisani che vivono all'estero. Ciņ consentirą l'approfondimento di vivi e stabili rapporti culturali bilaterali.
MONTENERO DI BISACCIA
Paese di emigrazione. Le statistiche demografiche mostrano che il paese si è accresciuto dai 6000 degli inizi del '900 fino ai circa 7. 000 attuali. Eppure nel mondo vivono 5000 oriundi, distribuiti in comunità operose, numerose, unite e ben collegate tra loro e la madre-patria. Per far tornare i conti, bisogna pensare sia all'incremento naturale sia a correnti di recente immigrazione.
Dal 1880 al 1922 lasciarono il paese 2000 paesani, diri-gendosi verso il Brasile e, poi, l'Argentina (oggi vi vivono 300 oriundi). Successivamente al 1918 anche in USA (2000 oriundi vivono a Filadelfia) e in Canada (tra Toronto e Montreal vivono 200 oriundi).
Dopo il 1951 la diaspora si è diretta in Europa, ove vivono 2000 oriundi: la metà si trova a Liegi (Belgio), gli altri in Germania, Francia e Svizzera. In Australia vi sono 100 oriundi.
La mentalità imprenditoriale e lo spirito pionieristico dei paesani si sono affinati nei viaggi e nei contatti con l’estero. Di ciò si è avvantaggiata l'economia locale, che presenta molti punti di forza (tessile:16 piccole fabbriche dànno occupazione a 600 operai; cantina sociale, agricoltura produttiva. . . ). Il buon livello di vita ha attirato immigrati, tenuto conto della vicinanza di due nuclei industriali. Tutto ciò ha prodotto un freno all'emigrazione.
La vicinanza dell'autostrada e della costa ha permesso lo sviluppo di attività turistiche balneari e iniziative di ospitalità agrituristica.
Gli emigrati europei e dell'emigrazione interna fanno ritorno continuamente, specie per le ferie estive. Il continuo via-vai non pone l'esigenza di creare specifici eventi, mescolandosi i normali turisti e i turisti etnici nel medesimo clima di animazione, feste, accoglienza.
I rapporti con gli emigrati americani sono costanti, producendo scambi di delegazioni, visite, prodotti. I paesani hanno loro donato lo stendardo con l'effige della Madonna di Bisaccia, veneratissima, festeggiata sia in paese sia a Filadelfia il 15 maggio, con processione e fiaccolata.
Gli amministratori nei vari viaggi effettuati hanno donato videocassette, che illustrano l'attuale assetto del territorio e l'evoluzione urbanistica e culturale.
La specificità del paese investe soprattutto il patrimonio storico-culturale. Tutto ciò viene promosso anche da un'Associazione Culturale, intestata al poeta e scrittore Emilio Ambrogio Paterno, scomparso nel 1971. Molto attiva è la Pro-Loco che anima il Presepe Vivente e l'estate.
MONTENERO VALCOCCHIARA
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 2000 agli attuali circa 600 effettivi. In pratica in paese vi sono solo vecchi. Tra pochi anni si trasformerà in paese-fantasma.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe. I dati attuali non dànno conto dell'effettiva realtà dell'esodo, in quanto avvenivano espatri clandestini, il 30% del totale.
In USA residuano almeno 200 oriundi, che solo un'opera sistematica di ricerca potrebbe evidenziare. In Canada si contano circa 200 oriundi e 100 in Venezuela. Purtroppo, sono esili e stanno per definitivamente per spezzarsi i legami. Ogni tanto vi è qualche fugace visita di qualche anziano nostalgico, che non avendo casa e parenti, sta solo qualche giorno e va via. Non trova persone sensibili interessate alla ricostruzione storico-antropologica della diaspora. A livello regionale non esiste nemmeno un antropologo, disposto ad accorrere per assumere queste importanti notizie. Sicchè finisce per calare il sipario definitivo sui tanti "senza storia" e la loro epopea svanire.
La seconda ondata migratoria si è avuta nel secondo dopoguerra, ed è stata la più letale. Mentre prima partirono lavoratori generici, ora partono per sempre imprenditori e lavoratori specializzati. La meta è la Francia, ove in paese si stima vivono circa 1000 oriundi. Altri 100 in Svizzera.
Questa è la popolazione occulta del paese: rientrano alla spicciolata e riescono ad abitare le case, mantenendo attive diverse attività economiche. Chi va e chi viene. Senza clamori, scadenzando sapientemente gli impegni.
A Montenero e negli altri Comuni Molisani molti di questi pendolari sono ancora iscritti anagraficamente. La conferma viene dal numero delle abitazioni, a disposizione ma non occupate, che è un quarto di quelle ufficialmente censite. Così, sulla popolazione virtuale del Molise di 320.000 abitanti, i residenti effettivi sono circa 240.000 !
Il paese economicamente si regge sull'assistenzialismo (pensioni alla popolazione anziana), ma anche sulla risorsa dell’emigrazione. In soldoni, beneficia di: - rimesse degli emigrati che alimentano i risparmi postali e
bancari - spese per costruzione e manutenzione delle abitazioni, che vengono usate come seconde case - spese di soggiorno (in valuta pregiata) - spese per rifornirsi di prodotti agro-alimentari (i paesani si nutrono preferibilmente dei prodotti della propria terra come latticini, carni di qualità, pasta, vino, biscotti, ecc.) - spese per scambi di prodotti, agevolati dalla presenza degli emigrati (gli affari non viaggiano da soli, ma sono spinti da valori, sentimenti, emozioni e suggestioni culturali; i nostri emigrati agevolano la penetrazione commerciale delle ditte molisane).
MONTERODUNI
Per la buona posizione geografica e il fertile agro, il paese non ha subìto drastici contraccolpi demografici. Infatti, la popolazione è passata dai 3000 del 1910 agli attuali 2400, avendo dato all'emigrazione solo mille persone, specie nell'ambito della prima emigrazione americana.
Philadelphia è la città con il maggior numero di oriundi (si stimano in circa 400). Tra questi, i più anziani ripetono che le cause dell'espatrio, a partire dal 1850, furono la sovrappopolazione, la fame, la esosa pressione fiscale. In paese la proprietà terriera era accentrata in poche mani. Con i risparmi in dollari, le "pezze", furono realizzati i sogni di molti, di avere un proprio podere. Metà degli emigrati riuscirono a tornare, mentre gli altri si stabilirono a Philadelphia e nelle città vicine del New Jersey, che divenne la loro seconda patria.
A Philadelphia i monterodunesi si sistemarono in Via Fitzwater. Frequentavano assiduamente le parrocchie di S. Maria Maddalena dei Pazzi e della Madonna del Buon Consiglio, trovando nelle fede religiosa la spinta ad affermarsi economicamente e socialmente. Molti tra loro hanno scalato importanti posizioni. Attualmente, sono nomi noti: - dott. Francesco Mattei fu Giuseppe (primario ortopedico) - ing. Francesco Mattei fu Giuseppe - avv. Thomas Foglietta, deputato al Parlamento di Washinton, democratico, sostenuto dall'Associazione "Sons of Italy" di Philadelphia, divenuto ambasciatore USA in Italia nel 1997.
La gloria di Monteroduni è Salvatore Massaro, celebre chitarrista, in arte Eddie Lang. Domenico Massaro e Carmela Tamburro, genitori di Salvatore, emigrarono a Philadelphia nel 1895, portando le due figlie Rosa e Laura. Nacquero poi Michele, Maddalena, Alessandro, Giuseppe e, in ultimo, il 25. 10. 1902 Salvatore (morto il 26. 3. 1933 per tonsillectomia, tumulato a Philadelphia).
In suo onore dal 1990 si tiene a Monteroduni il raduno internazionale di Jazz l’"Eddie Lang Jazz Festival", che premia anche giovani chitarristi. Di recente la Ittierre, società isernina quotata in borsa e nota per la ricerca dello stile e del design, è divenuta sponsor della manifestazione, attuando un felice connubio tra musica e moda. Nell'agosto 1997 ha promosso anche una mostra fotografica su Eddie Lang e sugli artisti internazionali in passerella, che hanno anche animato un seminario per giovani chitarristi meritevoli.
Dopo il 1951 vi sono stati espatri verso i paesi europei (in Svizzera vivono circa 100 oriundi e 50 in Francia). A metà agosto viene organizzata una sagra gastronomica per festeggiare gli emigrati rientrati per le ferie.
Monteroduni dal 1970 in poi sta diventando polo artigianale e commerciale. La Frazione S. Eusanio ospita molte aziende. Qui si sta avendo una forte espansione urbanistica, contrariamente alla staticità del centro storico.
MONTORIO NEI FRENTANI
Paese di emigrazione. Tra il 1886 e il 1901 partirono per l'Argentina 523 persone, che non tornarono pių. Fu l’emigrazione dell’"America d'u core i Gesų, ca chi va no rivč cchių" ! Si trattava di persone in cerca di fortuna, ma anche di turbolenti, invisi alla popolazione, a cui veniva "agevolato" l'espatrio.
La seconda ondata migratoria si ebbe dopo il 1918, con direzione USA e Canada.
La terza ondata del secondo dopoguerra fu la pių forte tra tutti i Comuni molisani: in 40 anni si passa da 2500 a 800 e poi ai 600 attuali, che significa una perdita di oltre 3000 persone. L'esodo č massiccio, in quanto č facile il paragone tra le precarie condizioni del contadino qui, esposto alla fame, e - invece - il lavoratore all'estero, che sė fatica, ma riscuote settimanalmente dollari.
I maggiori espatri si ebbero nel decennio 1951-61, allorchč era attiva come agente di emigrazione la signora Angelina, un’ex-collaborazionista e ex-tenutaria di una casa per appuntamenti. Destinazione: Canada (2000, distribuiti a Toronto e a Montreal, uniti in due storiche Associazioni, accomunate dalla devozione al patrono S. Costanzo).
Dopo il 1961 l'emigrazione si č diretta in Europa (1000) e le cittā industriali del Nord-Italia.
Il paese, nonostante il patrimonio edilizio ben conservato, appare come morto, abitato solo da pochi anziani. Solo d'estate si rianima e si vivacizza, diventando un centro di vacanza alla moda, vicino al mare, col fresco di collina.
Notevole č il patrimonio storico, architettonico, ma soprattutto culturale della comunitā. Il sociologo Molino ha raccolto nel libro "Voci della memoria" gli aspetti caratte-ristici della cultura contadina di appena 40-50 anni fa, che si va irrimediabilmente estinguendo.
Negli anni '50 il sociologo Guido Vincelli ha tracciato uno studio, ormai divenuto un classico, sulla composizione e sulle dinamiche delle diverse classi sociali operanti a Montorio, in una densa rete di rapporti sociali prossemici. Tutto questo č scomparso, č solo un blando ricordo.
Le tradizioni religiose mantengono la loro forza coesiva tra i montoriesi ovunque residenti. In esse tutti si riconoscono: per questo l'occasione del Giubileo del 2000 potrā servire per stabilire intese durevoli, per creare una rete stabile di rapporti (affettivi, commerciali, telematici, di turismo etnico di ritorno, di studio antropologico.
MORRONE DEL SANNIO
Antico castrum a guardia di tratturo maggiore (Celano-Foggia), con continui transiti di persone e animali.
Paese di emigrazione: in un secolo è passato da circa 4000 del 1900 agli attuali 900.
La prima ondata, contenuta, si diresse in Argentina, ove ancora vive una colonia a Buenos Aires (300 oriundi, uniti nella storica "Associazione di S. Modesto", di cui è presidente Domenico Colasurdo.
La seconda ondata, molto forte, di 2000 persone c'è stata dopo il 1918 e si diresse in USA e, specie, in Canada. A Montreal vive una comunità di 1000 oriundi, uniti in un attivo sodalizio, l'"Associazione Culturale Morronese", presidente Raffaele Marino, past-president Salvatore Picciuto, riconosciuta nel Registro Regionale, federata alla F. A. M. Q. = Federazione delle Associazioni Molisane del Québec. Il club favorisce il mantenimento della cultura e delle tradizioni molisane. Ottimi i rapporti con la madre-patria.
La terza ondata dopo il 1961 si è diretta in parte in Europa (500 oriundi) e in parte nel Nord-Italia. Poichè tutti conservano l'abitazione, molti sono i rientri per il fine settimana e per le ferie estive.
Il 15 agosto si tiene la festa della Vergine Assunta, con processione e larga partecipazione degli emigrati. L'agosto morronese prevede eventi culturali e gastronomici. Tra questi la Sagra dell'agnello ai ferri. Per la tendenza endogamica dei paesani, le comunità all'estero sono raccolte e abbastanza unite, sicchè più facilmente possono essere intraprese ricerche etno-storiche.
Morrone per il prossimo Grande Giubileo del 2000 farà parte dell’"Itinerario Religioso Cassinese", comprendente San Vincenzo al Volturno, S. Maria della Strada (Matrice), S. Maria del Canneto (Trivento), S. Maria di Casalpiano (Morrone). Oltre i turisti religiosi esterni, si prevede un largo rientro di emigrati.
La tradizionale distribuzione di vino e pietanze ha luogo la prima domenica di maggio e la seconda domenica di ottobre presso la chiesa di Casalpiano, in occasione della partenza e del rientro della statua della Vergine Assunta, ospitata per sei mesi nella chiesa parrocchiale. Il simbolismo insito in questa "migrazione" lega i due importanti luoghi di culto (Casalpiano e centro storico), facendo muovere la Madonna, che è stata la prima emigrante per il viaggio in Egitto, il viaggio da S. Elisabetta, e le peregrinazioni per seguire Gesù e per diffondere la Chiesa. La processione ha significati penitenziali, propiziatori e purificatori. E’profondamente sentita dalla popolazione.
ORATINO
Nel 1911 la popolazione era di circa 2300 abitanti, passati a 1500 nel 1961. Dopo questa data, la popolazione è scesa di altre 500 unità, per effetto di trasferimenti interni (Nord-Italia, Roma, Campobasso. . . ).
In cento anni vi è stato un decremento demografico di circa 1000 persone. Circa 2000 gli espatri, di cui la metà per l'estero e la metà per l'interno.
Oratino per la sua vicinanza a Campobasso (9 km), beneficia di importanti servizi, ma nello stesso tempo riesce a conservare la propria identità culturale.
A cavallo del '900 partirono tanti per gli Stati Uniti, specie Cleveland. In una fotografia del 16/9/1923 sono ritratti gli oratinesi che fanno un pic-nic nei prati della cittadina dell'Ohio: si contano circa 300 persone.
Di questa emigrazione si sono un pò persi i contatti, in quanto i discendenti vengono raramente in paese. Il numero degli oriundi oratinesi in USA è stimato intorno alle 200 unità.
In passato, il paese si reggeva sull'agricoltura e l'artigianato. Oggi, i campi sono quasi tutti abbandonati e hanno chiuso le fiorenti antiche botteghe (pittori di chiese, fabbricanti di setacci, bottai, maniscalchi. . . ).
Oratino è un paese dove la cultura è di casa. L'arte pittorica e scultorea è il grande vanto di Oratino, che ha dato i natali a grandi maestri: Nicolò Falocco (1691-1773), Carmine Latessa (1690-1719), Benedetto Brunetti (1600?-1698), Silverio Giovannitti (1724-1788). Periodicamente, il Comune promuove mostre e convegni culturali.
In Ontario (Port-Colborne, Toronto) vivono circa 300 oriundi. A Montreal viene stampato "Il Messaggero Oratinese" notiziario di collegamento, molto letto in paese e all’estero. Ne è direttore l'oratinese Michele Iannandrea, che è stato segnalato per le sue benemerenze a beneficio di tutta la comunità degli oratinesi nel mondo.
Dopo il 1951 l'emigrazione si è diretta in Europa, in cui si stima vivano 300 oriundi, di cui 100 in Inghilterra. Coloro che si sono diffusi nell'emigrazione interna sono soliti fare frequenti ritorni in paese, nei fine-settimana e nelle ferie estive, potendo contare sull'abitazione di proprietà. Ci si ritrova tutti per stare in allegria. Proverbiale è il sano spirito gaudente degli oratinesi, che tirano notte fonda, fanno serenate. Dal belvedere ammirano il Biferno, abbandonandosi alle chiacchere e ai ricordi.
Il Comune cura i rapporti globali bilaterali, promuovendo tutto l'anno ricerche etno-storiche, nonchè mostre fotografiche, esposizione di reperti delle antiche botteghe artigiane di scalpellini, decoratori, pittori e scultori.
PALATA
Paese di emigrazione. Dai 3500 residenti del 1910 è sceso agli attuali 2200 presenti. In cent'anni ha dato all’emigrazione un contributo di circa duemila persone.
Dal 1880 al 1922 lasciarono il paese 1000 paesani, dirigendosi verso il Brasile e l'Argentina. Successivamente al 1918 anche in USA e in Canada.
Tra San Paolo di Brasile e Utinga oggi vivono circa 300 oriundi, che si sono bene inseriti nella società brasiliana.
In Argentina, tra Villa Bosch, Moron e S. Nicolas, vivono 300 oriundi. Il sindaco di S. Nicolas è figlio di un oriundo di Palata.
Tra USA e Canada (specie Montreal) vivono altri 200 oriundi, figli dei pionieri della prima emigrazione. Originario di Palata è Robert Sacchi, attore e controfigura a Hollywood di Henry Bogart.
Dopo il 1948 l'emigrazione si è diretta in Europa. Qui vivono circa 1000 oriundi. Solo a Liegi Belgio) si trovano circa 300 oriundi. Altrettanti a Ginevra in Svizzera e in Germania, 100 in Francia.
Circa 200 oriundi lavorano in Australia, specie nella città di Adelaide, popolata anche da altri molisani.
Vi è una netta distinzione tra emigrati transoceanici ed emigrati europei. I primi rientrano raramente, non sono critici, amano svisceratamente le tradizioni paesane. Sono sentiti diversi e lontani dallo stile di vita paesano. I secondi -invece - vengono quasi ogni anno, si lamentano di ogni cosa, facendo paragoni con la qualità dei servizi della nazione che li ospita.
D'estate rientrano specie gli emigrati europei, raramente quelli brasiliani, argentini, canadesi. La festa per tutti è al Santuario della Madonna di Santa Giusta, patrona degli automobilisti, molto venerata anche all'estero.
Molte sono le feste religiose. Si comincia con la Festa di S. Giusta (Pentecoste), poi S. Antonio di Padova (13 giugno), poi San Rocco (16-17 agosto), la Festa dell'Emigrante, e il 17 ottobre (festa del ringraziamento).
Il Comune mantiene i rapporti con le varie comunità sparse per il mondo, con viaggi organizzati e scambi culturali. Sono in essere gemellaggi con Utinga e S. Nicolas. A luglio viene allestita una Mostra Fotografica e una Mostra dell'Artigianato tradizionale.
Palata ha promosso una ricerca etno-storica sull’emigrazione, che è confluita nel libro di Angelo Tancredi, "Ciave, Paisa" (1995), che presenta foto e notizie sull'esodo da Palata, Castelmauro, Mafalda, Montemitro, S. Felice, Tavenna.
P E S C H E
Paese di emigrazione. La popolazione è scesa dai 3500 residenti del 1912 ai 550 del 1970. I "Pescolani nel mondo" sono oltre 3000, diffusi all'estero e nell'emigrazione interna (Nord-Italia, Roma, Napoli, Isernia, Cassino. . . ).
Borgo silenzioso e selvaggio. A partire degli anni '70 il paese si sta piano piano ripopolando, data la vicinanza ad Isernia (di cui è stata frazione durante il fascismo). Nella valle (C. da Mastropietro, Colle, Cese, Pianelle, S. Maria del Bagno) sono sorte molte villette ed attività economiche.
Vi è stata una forte emigrazione transoceanica. A cavallo del '900 molti espatriarono in USA. Si stima che qui vivano circa 200 oriundi (di essi solo 20 hanno conservato il passaporto italiano).
In Argentina vive una comunità di circa 1000 oriundi, di cui solo 300 hanno conservato il passaporto italiano.
Vi espatriarono nel periodo 1900-1920 e, poi, specie nel quinquennio 1946-50, in cui si verificò una vera fuga. Partirono non solo i capifamiglia, ma intere famiglie dedite al lavoro nei campi. In paese lasciarono solo gli anziani, con effetti devastanti sulla vita del paese, ridotto a conte-nitore vuoto e spettrale dei ricordi di un tempo che fu. Si distribuirono tra Cordoba, Santa Fé e Rosario, dove tanti trovarono occupazione. In anni più recenti si diressero a Entre Rios, Tucumàn, Jujuy e Salta. Molte famiglie di coloni sono riunite alla dipendenze di un solo padrone, a volte fino a 2000-3000. Questa circostanza potrebbe agevolare la ricostruzione storica della diaspora, per ritrovare e contattare tutti gli oriundi pescolani dell'emigrazione argentina.
Oltre la collaborazione delle associazioni argentina, potrebbe essere aperto un sito Internet, al fine di incentivare le comunicazioni nei due sensi.
Dati i costi proibitivi dei passaggi aerei, d'estate sono pochi quelli che rientrano in paese. Senza questi scambi, il paese langue, accusa una perdita irreparabile, pur se trova conforto nei recenti immigrati da Isernia, che costruiscono la propria villetta, ma di fatto gravitano solo sulla città capoluogo.
A partire dagli anni Sessanta vi sono stati espatri verso i Paesi Europei, numericamente contenuti.
Pesche si sta dando un'immagine internazionale, con ambi-ziosi progetti. Si cerca di trasformare il castello e il piccolo borgo medioevale in un centro culturale e commerciale con una rivitalizzazione mirata degli spazi. Dovrebbe sorgere un Centro di ricerca del CNR e una sala conferenze di 400 posti, ma anche botteghe artigiane e il Museo Naturalistico (nell'ambito del programma europeo Pacte).
PESCOLANCIANO
Paese con buona posizione geografica, sul tratturo Lucera-Castel di Sangro e sulla via da Isernia all'Alto Molise. Paese montano, è passato dai 2200 abitanti del 1910 agli attuali 1000 presenti.
Segue la storia della maggioranza dei paesi montani del Molise con l'insufficienza di terra coltivabile. Si ricordano gli alterchi tra due vicini, per spartirsi i frutti di una sola pianta di cicerchie, nata esattamente sulla linea di confine. Si cercava di sopravvivere, affidandosi anche alla solidarietà del clan. Ma con la fame non si ragiona !
Nel periodo 1876-1920 molti pescolancianesi si diressero stagionalmente nell'America Latina, durante i mesi invernali per la mietitura, sfruttando l'inversione delle stagioni tra i due emisferi (i così detti "golondrinas").
Altri ancora, veri "birds of passage", si trattenevano 7-8 mesi in USA, giusto il tempo di raggranellare un po’di "pezze", ritornare a casa e curare i propri interessi. Altri poi si trattenevano a tempo, dai 5 ai 10 anni.
Dopo il 1921 gli USA attuarono una politica restrittiva, i "Quota Act", prima al 3% poi al 2% degli italiani già immigrati, calcolati sulla base dei censimenti.
In paese si stima che attualmente vivano 200 oriundi in Canada e altrettanti di USA. Purtroppo, i legami vanno progressivamente allentandosi. A favore degli scambi gioca il fattore della maggiore ricchezza, per la maggiore disponibilità economica per intraprendere viaggi di turismo etnico di ritorno. A sfavore gioca l'indifferenza dei paesani e la cultura anglosassone, che scoraggia l'attaccamento alla patria primitiva, enfatizzando la partecipazione alla comunità in cui si vive, costituendo numerosi comitati e clubs.
Anche in Argentina vi è una presenza di oriundi, di cui si lamenta il quasi totale sfaldamento di legami. Si tratta di un centinaio di persone, di cui solo 10 conservano il passaporto italiano. Le speranze di rientro sono del tutto svanite, si tira a vivere, produrre. . . cittadini del mondo.
Nel quinquennio 1946-50 vi sono stati ancora espatri verso l'estero (anche Venezuela). Dal 1960 l'emigrazione si è diretta nei Paesi Europei: 100 vivono in Svizzera, altrettanti sparsi nelle altre Nazioni.
La restante parte si è diretta nell'emigrazione interna.
Il paese d'estate consente escursioni nei boschi e nel verde. Vi sono a nord e sud due vaste estensioni boschive. La foresta di Collemeluccio e la foresta degli abeti soprani sono l'esempio delle foreste resinose anteriori alla diffu-sione del faggio. Il paese è una stazione climatica, che attira numerosi turisti, attratti anche dai reperti storici e dalle iniziative culturali e di divertimento dell’"estate al borgo", miranti ad allietarne il soggiorno.
PESCOPENNATARO
Antico castrum longobardo a vedetta sull'Alto Sangro. Paese degli abeti e dei maestri della pietra. In cent'anni è passato dai 1553 del 1901 agli attuali circa 500.
Stazione climatica estiva e invernale. Il patrimonio naturalistico è notevole, consentendo passeggiate in luoghi incantevoli. Vi sono piste per lo sci di fondo.
Paese montano spopolato dall'emigrazione. Molti paesani dovettero espatriare verso le Americhe, dove vi era una maggiore libertà e una maggiore disponibilità di risorse.
I noli erano a basso prezzo, con facilitazioni dei vettori per i paesi d'oltreoceano. Andare in Europa costava molto di più ! Poi, c'erano sempre i "compari" (parenti o amici), che invitavano nelle catene migratorie e, spesso, inviavano il biglietto di viaggio prepagato.
Agli inizi del '900 è stata molto forte l'emigrazione, specie verso il Brasile, ove si stima la presenza di una comunità di circa 300 oriundi. A San Paolo di Brasile esistono importanti opere di scalpellini e stuccatori pescolani. Anche in paese sono sparsi lavori in pietra di buona fattura: mura, portali, cornici, selciati.
In paese si ricordano vagamente anche emigrati in Argentina, di cui non si conosce il numero e non si hanno notizie, se non che alcuni discendenti hanno optato per la doppia cittadinanza, ma sono anni che non vengono in paese.
Dopo il 1960 vi sono stati espatri nei Paesi Europei, contenuti numericamente, quasi esclusivamente per la Francia (circa 100 oriundi). Si stima che in Australia vivano circa 100 oriundi.
In paese non vi sono particolari attività economiche. Nessuna industria. Si segue il destino di altri paesi molisani. Nel 1971 l'agricoltura molisana occupa il 46% della popolazione attiva (contro il 31% del Sud): questo significa che permane ancora una pesante situazione di sottosviluppo, che penalizza specie i comuni montani interni.
In occasione delle elezioni si nota un maggiore afflusso di emigrati, quasi esclusivamente europei.
D'estate avvengono la maggior parte dei rientri sia degli emigrati all'estero che nell'emigrazione interna (paesi del Nord-Italia, Roma, Campobasso. . . ).
La promozione turistica apporterà un rilancio economico dell'intera area, con sensibili ricadute anche a livello occupazionale, avendo il paese tutti i numeri per essere un appetibile centro turistico. Ha boschi e località attraenti: Monte Castel Barone, Fonte di Mustacchino (camping, rifugio, abetaia), Fonte della Gallina, Cappella di S. Luca, Prato Gentile, Croce di ferro su Monte Campo (mt 1745 slm).
PETACCIATO
Per la sua posizione sulla costa, Petacciato è un centro in costante crescita. Il 31.12.1923 è divenuto Comune autonomo (in precedenza era frazione di Guglionesi). E’passato dai circa 1500 abitanti agli attuali 3200, che però sono destinati ad accrescersi ulteriormente, considerato l’affermarsi turistico di Petacciato Marina (specie per la sua bella pineta litoranea), nonchè lo sviluppo edilizio per il mercato delle seconde case.
Nonostante ciò ha dato ugualmente il suo contributo all’emigrazione. La prima emigrazione si diresse in Argentina (qui vive una comunità di 300 oriundi), in Venezuela (50), indi in Canada (200) e in USA (200).
Dopo il 1950 l'emigrazione ha puntato sull'Europa (in paese si stimano circa 600 oriundi, di cui 300 in Svizzera, 100 in Belgio, 100 in Germania), sull'Australia (100) e le città industrializzate del Nord.
Soprattutto gli europei sono soliti fare ritorno in paese per le principali festività religiose e, soprattutto, disponendo di belle e curate villette, per godersi le ferie estive. Spesso rientrano accompagnati da amici e colleghi di lavoro, invogliati a venire nel Molise.
Petacciato Centro è adagiato su una collinetta. In passato ha avuto problemi stradali per via del terreno franoso (preoccupanti eventi di frane nel 1950, 1963, 1979, 1991). Condivide con l’80% dei Comuni molisani la instabilità del territorio, fatto che penalizza l'economia.
Il 16 agosto si festeggia San Rocco: è l'appuntamento tradizionale per rivedersi tutti i paesani, che sono soliti celebrare anche sagre gastronomiche (la "porchetta"), con degustazione di antiche ricette contadine e marinare.
Si svolgono, anche, importanti iniziative culturali. Durante l'estate del 1997 è stato presentato "Petacciato", il fotolibro del fotografo-scrittore Giuseppe Smerilli, che è riuscito a narrare la storia e la vita del paese.
Le foto presentano poeticamente l'architettura urbana, rurale, poi il mare, poi il folklore. Con struggente amore rievoca antiche costumanze, che riemergono trasfigurate.
Molti altri paesi molisani nei mesi estivi sono soliti esporre mostre fotografiche, che poi si sistemano in libri, che sono molto richiesti dai molisani all'estero, che riescono a curare tutto l'anno il loro sentire etnico.
Si tratta di un mezzo semplice, ma di grande efficacia, attorno a cui si possono organizzare ulteriori eventi ed approfondimenti (cd-rom, video...).
PETRELLA TIFERNINA
Secondo fonti orali negli ultimi anni del secolo XIX^ espatriarono per le Americhe circa 1000 persone, ma molte fecero ritorno, in quanto all'anagrafe la popolazione appare stabile, cioè 2800 abitanti nel 1881 e 2800 nel 1911.
Successivamente a tale data, si è avuto il dimezzamento fino ad arrivare ai circa 1400 attuali effettivi.
In Canada vivono circa 200 oriundi (Montreal e Toronto). Agostino Cannavino è il presidente dell'Associazione dei Petrellesi a Montreal, federata alla F. A. M. Q. = Federazione delle Associazioni Molisane in Québec.
In USA vivono circa 200 oriundi tra Pittsburg e Cleveland. A Buenos Aires vivono circa 200 oriundi. In paese si fa distinzione tra le due emigrazioni, infatti si dice con malizia "Amer'chèviecch" e "Amer'ch è 'bbon".
Nel secondo dopoguerra l'esodo si è rivolto verso i paesi europei e in Italia (a Napoli molti petrellesi fanno i portinai; molti sono operai nelle industrie del Nord-Italia, specie Milano e Torino). In Inghilterra (Bedford, Rochdale) vive una comunità di 500 oriundi, ad Adelaide di 50.
In ambito regionale, vi sono due ampie colonie (una a Campobasso, una a Termoli, operai alla FIAT).
Tra il 1970-1990 sono partite ancora 200 persone, ma ormai l'emigrazione si può ritenere bloccata, considerate le difficoltà economiche dei paesi esteri e il crearsi in Regione di nuove prospettive occupazionali.
A Petrella è stato eretto nel 1971 il primo monumento all'emigrante: una colonna di travertino sormontata dalla statua di marmo della Madonna di Fatima. Nel 1973 è stata aggiunta una statua di bronzo, che raffigura un vecchio. Dovrebbe alludere all'emigrato stanco, che si inginocchia ritornando in paese e alla fede religiosa antica. L'immagine streotipata lagrimosa dell'emigrante si trova anche nella lirica "L'emigrante" di Antonio Ruscitto, piena di tristezza e nostalgia per il passato perduto.
Il progetto originale era molto diverso, prevedendo un cono sormontato dal globo terrestre, volendo indicare la diaspora in tutti i continenti.
Petrella è un paese dalle ricche tradizioni festive, che proprio dalla diaspora hanno ricevuto un grande rilancio. La stessa festa di San Giorgio, che prima si celebrava a maggio, ora è stata stata spostata in luglio, onde permettere agli emigrati di godere di questo grande evento comunitario. E’nata la festa di San Giorgio degli Emigrati ! Rinnova l'antico rituale della processione, che fu celebrato per la prima volta il 3 maggio 1707 con grande concorso di popolo. Un grande giglio rivestito viene portato avanti, segue il corteo. Le donne cucinano i taralli e cantano inni.
Ad agosto si esegue anche il rituale della "Zita di ristoccia", richiestissimo dagli emigrati che vengono in paese a trascorrere le ferie estive. Il 15 agosto, festa dell'Assunta, chiedono al parroco di benedire le auto, che dovranno riportarli nei loro luoghi di lavoro.
PETTORANELLO DEL MOLISE
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 1100 residenti a circa 400 attualmente presenti.
A partire dal 1850 i paesani si sono diretti in USA, a Princeton nel New Jersey, chiamato lo Stato dei Giardini. I Perna, Pirone, Tamasi, Carnevale partirono come esperti di giardini all'italiana, facendo belle queste località.
I primi ad espatriare furono Antonio Carnevale e Giuseppe Perna. Oggi a Princeton vivono circa 2000 oriundi. Princeton e Pettoranello si sono gemellati nel 1992 ed è nata la "Princeton-Pettoranello Foundation", di cui è presidente l'oriundo Antonio Pirone (architetto, nato a Pettoranello nel 1939). Viene pubblicato un bollettino di collegamento, che riporta le principali novità di qua e di là dell'Oceano. Si sono aperti anche canali per lo scambio di professionisti e di tecnologie, nonchè di import/esport di prodotti.
A Pettoranello è stata inaugurata "Villa Princeton". Vi è stata anche un'emigrazione verso l'Argentina negli anni '50, ma se ne è quasi interamente persa traccia. Si stima la presenza di circa 200 oriundi, di cui 50 hanno conservato il passaporto italiano.
Non è così per l'emigrazione in terra canadese, in quanto gli emigrati continuano a sentirsi parte viva del paese, ove fanno frequentemente ritorno.
In Canada insiste una comunità di circa 1000 oriundi, uniti a Montreal intorno all'Associazione di Pettoranello, presieduta da Nicola Nini, federata alla F.A.M.Q. = Federazione delle Associazioni Molisane in Québec.
Ancora vivo il ricordo della calda accoglienza fatta nel 1994 al Sindaco Paolino in visita in quella comunità.
L'emigrazione si è fermata negli anni '70, allorchè l'agro vicino al fiume Carpino da area agricola si è trasformata in area industriale, ospitando grandi imprese, come la Ittierre, Valentino Dolciumi, Renzi e Quaresini, Lombardozzi, Ciummo, Pellicceria Pezzella.
Pettoranello durante l'estate organizza un valido cartellone di eventi culturali, grazie a sponsors privati, che stanno rendendo la cittadina nota nel circuito regionale. Tutto ciò è a beneficio dei turisti etnici, che possono godere di un salutare soggiorno, allietato dall'accompagnamento guidato alle maggiori emergenze turistiche molisane e dall’animazione del tempo libero con concerti, teatro e altro. Pettoranello sta dimostrando una vitalità straordinaria, in rapporto alla scarsa demografia, uscendo a testa alta dal deflusso migratorio. Anzi, la sua passata povertà sta diventando la sua ricchezza. Sa richiamare i suoi emigrati, che continua a curare e a coltivare, mettendone in luce le capacità umane e professionali.
Il Comune favorisce l'effettuazione di ricerche etno-storiche sull'emigrazione, che è ritenuta una vera risorsa strategica per il paese.
PIETRABBONDANTE
Paese di emigrazione. In cent'anni è sceso da circa 4000 residenti ai circa 1000 attuali presenti.
Paese agricolo si trovò a malpartito sin dagli anni successivi all'Unità d'Italia. La paga del bracciante era molto bassa, e non di rado i proprietari ricorrevano all’usura. Coloni e fittavoli non erano affatto tutelati nei loro diritti, potevano essere in qualsiasi momenti allontanati.
Il Prefetto di Campobasso nel 1882 lamenta "la miseria seguita ai cattivi raccolti, il deprezzamento dei prodotti agricoli (specie i cereali) per la concorrenza estera, la mancanza di vie di comunicazione e di commercio e le imposte che vanno sempre più aggravandosi". La Francia nel 1881 aveva adottato una politica protezionistica per la sua zootecnia, sicchè entrarono in crisi anche gli allevamenti molisani. Si dismisero i pascoli montani molisani e quelli del vicino Tavoliere: fu l'ulteriore fine della pastorizia.
Della prima emigrazione transoceanica si stima che residuano in USA circa 300 oriundi.
A Toronto vive una comunità di circa 300 oriundi, uniti attorno al "Social Club di Pietrabbondante", di cui è presidente Dario Melaragno. Il sodalizio è federato alla Federazione delle Associazioni Molisane dell'Ontario.
Circa 500 le presenze in America del Sud (Argentina, Venezuela, Brasile). Circa 200 oriundi vivono in Australia e circa 200 in Europa. Molti paesani sono diffusi nella diaspora interna. Oltre 500 vivono a Roma. Molti vivono nelle città industrializzate del Nord-Italia.
Nel 1991 si è svolto il gemellaggio tra Pietrabbondante e Valtorta, un paese in provincia di Bergamo, ove vi è una forte colonia di oriundi. I due comuni si sono scambiate le visite con l'intervento di gruppi folkloristici, sia lombardi che molisani, di personalità politiche delle due regioni e di una grande folla venuta anche dai paesi vicini. Si è celebrata, sia a Valtorta che a Pietrabbondante, una solenne Messa con sacerdoti e e vescovi del luogo.
Pietrabbondante è un borgo dalla storia millenaria. Dal turismo può ottenere molti vantaggi, anche di natura occupazionale. Oltre l'accompagnamento ai siti archeologici, si punta al Museo e al Centro di studio della Civiltà Sannitica". Uno dei maggiori appuntamenti culturali della Regione si svolge annualmente ad agosto nella rassegna teatrale nel teatro a Mille Metri (località Calcatello).
Durante il periodo estivo sono molti gli emigrati che rientrano, attratti dal luogo ameno e salutare, nonchè dall’atmosfera colta e di respiro nazionale, che si diffonde in località di grandi bellezze naturalistiche e storiche.
PIETRACATELLA
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso 3000 residenti, se si considerano sia gli incrementi naturali sia il decremento demografico, che in termini assoluti è passato da 3600 agli attuali 1600 effettivi.
La prima ondata dal 1880 al 1922 ha visto 1000 persone in fuga verso Brasile, Argentina (100 oriundi), USA (100), Canada (200, tra Montreal e Toronto). Il sindaco di Saint Leonard, Frank Zampino, è un oriundo.
Con la seconda ondata dal 1951 al 1971 vi sono stati 1000 espatri, soprattutto verso l'Europa (400), Venezuela (100), Australia (100) e città industriali del Nord-Italia.
La terza ondata dal 1971 al 1991 di mille persone vede emigrazione interna ed espatri, con rientri non più a Pietracatella, ma a Campobasso, Termoli o altre centri più economicamente avvantaggiati.
Durante l'estate vi sono i rientri per le ferie nelle case che gli emigrati conservano gelosamente, come scrigno della memoria, per riannodare i fili dell'inconsunta fedeltà alla terra natìa, nel segno della comune identità etno-culturale. Il Comune si sta impegnando in programmi per favorire iniziative per incrementare l'interscambio.
In paese è vivo il riconoscimento verso i propri emigrati, il cui lavoro ha beneficato tante comunità estere e onora il nome italiano nel mondo.
In Argentina più di ottanta deputati sono di origine italiana, ma anche ministri, attori, cantanti, professionisti, docenti, e tanti semplici ed onesti lavoratori. Attraverso le loro rimesse, la valuta pregiata che introducono in occasione dei loro rientri etnici, e l'indotto realizzato dalla loro preferenza dei prodotti italiani, entra in Italia un fiume di circa 88 mila miliardi di lire all'anno (studio CNEL).
In ragione dei loro indiscussi meriti, essi chiedono parità di diritti civili, ma soprattutto informazione. A Pietracatella, come negli altri Comuni molisani, il problema della comunicazione bidirezionale è sentito. Si pensa di provvedere con l'edizione annuale di un giornalino di collegamento, su cui far confluire le notizie più importanti e più utili.
Gruppi di cittadini si stanno dando da fare per organizzare una degna cornice di iniziative e di logistica, per il Giubileo del 2000, allorchè si potrà dimostrare agli emigrati il nostro amore, riconoscenza, riparazione e riconciliazione per una nuova rinnovata solidarietà.
PIETRACUPA
Paese di emigrazione. Ha subìto un forte decremento demografico, passando dai 1300 abitanti degli inizi del '900 agli attuali circa 300 effettivi. Per la natura del posto, molto isolato e protetto, ha vissuto una specie di segregazione dalla durata di quasi mille anni.
Aurora del Monaco (1989) si è presa la briga di ricostruire dal 1500 ad oggi tutte le reti parentali e gli alberi genealogici di una comunità, che da fissa e statica, dal 1850 si è dispersa per il mondo. In paese vivono 300 persone, che però sono bene collegate alle altre quasi duemila di uguale sangue, dislocate altrove. Fa la storia di un paese passato dalla segregazione alla disgregazione. Con toni di contemporaneità ci presenta esemplari "storie di vita" del passato, che necessariamente devono estendersi alla diaspora.
Negli Stati Uniti si stima vivano circa 400 oriundi, dei quali 150 hanno conservato il passaporto italiano.
In Canada sono stabiliti circa 100 oriundi. Dell'emigrazione in America Latina si sono quasi perse le tracce, essendo molte rare le venute in paese di coloro che vi emigrarono negli anni '60. Più rilevante appare l'emigrazione interna, nel Nord-Italia, a Napoli, Roma, Campobasso, Trivento. . .
In Europa si stima una presenza di circa 200 oriundi, specie in Belgio e in Germania. Sono questi gli emigrati che con più costanza rientrano in paese, mantenendovi l'abitazione, ove trascorrere le ferie.
L'appuntamento religioso è presso la Chiesa di San Gregorio Papa, scavato nella roccia. Esiste anche una piccola cappella, in passato seconda parrocchia, che è stata restaurata nel 1900 a cura e spese degli emigrati americani.
Pietracupa ha tutto l'interesse di attrarre i propri emigrati, vera risorsa strategica per lo sviluppo del paese. Andrebbe proseguita la ricerca di Aurora Del Monaco, da estendere alle "storie di vita" esemplari della diaspora.
Occorre incentivare le manifestazioni culturali estive, da integrare in un circuito regionale. I turisti etnici desiderano essere accolti, ma anche di usufruire di accompagnamento turistico alle principali emergenze turistiche regionali, nonchè godere di un articolato piano di animazione e di divertimento.
La passata povertà è la vera ricchezza di Pietracupa, su cui costruire l'immagine di una città densa di storia e di grande vivacità intellettuale. Agli emigrati piace essere presi dal lato dell'"immaginario", alla ricerca di un mondo che fu, del paradiso perduto.
PIZZONE
Paese di emigrazione. In cent'anni è sceso da circa 1600 agli attuali circa 400, dando all'emigrazione oltre 1500 persone, conteggiando anche il saldo naturale.
Vi sono stati due esodi migratori: verso l'America (attorno ai primi del '900) e di nuovo verso l'America e i paesi europei. Nella prima ondata emigrarono semplici braccianti agricoli, nella seconda lavoratori qualificati.
Circa mille pizzonesi vivono a Chicago, tra cui oggi si contano finanzieri e poeti, musicisti, banchieri, commercianti e imprenditori industriali. La specializzazione dei pizzonesi è la costruzione di reti fognanti, di cui hanno il monopolio. L'iniziatore di questa attività fu Pietro Fosco, costruttore edile, che si trasferì a Chicago nel 1920.Fu anche leader sindacale. Egli chiamò negli anni Cinquanta la seconda ondata di piccoli costruttori edili, che hanno fatto fortuna in terra americana.
A Chicago vi è il Club dei pizzonesi, intestato a Santa Liberata, presieduto da Domenico Mancini. Suo padre Carmine espatriò nel 1906, allorchè come minorenne dovè ottenere il permesso di accompagnamento. I capifamiglia coniugati dovevano ottenere gli atti di garanzia e di consenso all’espatrio da parte delle mogli.
A Chicago, Filadelfia, Cleveland sono stati condotti studi sociologici sull'emigrazione molisana, di cui è stato dato conto nel Convegno Internazionale sull'Emigrazione molisana in USA, che si è svolto a Campobasso dal 26 al 28 giugno 1987 (Hothel Roxy). Il prof. Dominic Candeloro ha relazionato su: "Pizzonesi in Chicago: assenza di memoria". Oltre a ricordare il ruolo della famiglia Fosco nel sindacalismo dell'Unione Lavoratori, e l'attività poetica del pizzonese Elio Santucci, ha tracciato il profilo storico delle generazioni dei pizzonesi di Chicago. E’emerso, altresì, che la forza penetrativa nel sociale e l'apertura verso gli altri gruppi deriva dalla forte identità etno-culturale dei molisani, che lungi dal rinchiudersi a sbarramento, superano le barriere e si aprono verso gli altri, ottenendo successo.
Ogni volta che compare un nome di un molisano in un gruppo di persone, funziona da avallo e garanzia. E’quello che in grande è accaduto nelle storie di successo di Cuomo, Giuliani, Panetta, Antonino Scalia, ecc.
Un pizzonese Alfonso Di Benedetto è l'attuale presidente dell'Associazione "Molisani nel Mondo" di Chicago, che è stata riconosciuta nel Registro Regionale nel 1997.
L'emigrazione europea è ridotta (100 oriundi). Molte famiglie si sono trasferite di recente ad Isernia, ma mantengono la casa a Pizzone per il fine settimana e le vacanze estive, allorchè avvengono molti rientri e si riannodano i fili dell'amicizia e della fedeltà etnica.
POGGIO SANNITA
Paese posto su un caratteristico poggio, da cui si domina il tratturello Pescolanciano-Castel del Giudice e i fiumi Sente e Verrino (affluente del Trigno). Castrum longobardo. Paese di emigrazione. E’passato dai 2540 del 1901 agli attuali 1200 abitanti presenti. Ha dato un contributo all’emigrazione di circa 2000 persone.
Paese interno, con scarse risorse. Il Comune nel 1996 ha istituito uno speciale premio di un milione per ogni figlio, per contrastare la bassa natalità. Si tratta di un gesto simbolico, provocatorio, per attirare la pubblica attenzione sulla lenta agonia di un centro una volta molto attivo.
In effetti, le giovani coppie si sposano, ma vanno subito via, per non morire di fame.
Nel 1981 i residenti erano 1604, ma molti scritti sulla carta perchè già andati via. Il 65% della popolazione è anziana, che mettono il territorio alla prova per la richiesta di servizi. Si tratta di anziani soli, con figli altrove.
A Toronto (Ontario) vi è la maggiore comunità di oltre 300 oriundi. La seconda è a Buenos Aires (Argentina) di circa 200 oriundi, che mancano dal paese da anni e anni.
La terza comunità vive in Europa (Germania e Svizzera), ove vivono circa 100 oriundi. Il resto è diffuso nell'emigrazione interna, specie città industrializzate del Nord-Italia.
Gli emigrati non hanno potuto progettare veri e propri rientri, data la precaria situazione economica e sociale, in assenza di vere prospettive occupazionali. L'intera area risulta abbandonata e degradata. Si regge ancora sull’assistenzialismo dello Stato (pensioni, servizi sociali e sanitari) e sulle rimesse/presenze estive degli emigrati. Uno stato di torpore sembra avviluppare la zona, avviata ad un irreversibile decadimento (tangibile per otto mesi l'anno, fatta eccezione per i mesi estivi, allorchè vi è il grande rientro degli emigrati che, spesso, hanno conservato l'abitazione di proprietà.
Si tengono vari eventi culturali, festivi, ludici. Si tiene una mostra di pittura e sagre gastronomiche. L'ultima domenica di agosto si festeggia il patrono S. Prospero e tutti rientrano nei loro paesi d'accoglienza. Vi è un'antica fabbrica della famiglia D'Onofrio (sec. XV^) di organi da Chiesa.
Caccavone (così si chiamava fino al 1922) ha dato i natali a personaggi illustri. Tra questi si cita Giovanni Iacovone, nato il 1934, docente universitario e politico.
PORTOCANNONE
Paese di lingua e tradizioni albanesi. Altura nei pressi del tratturo L'Aquila-Foggia e del tratturello Centurelle-Montesecco. Dopo la distruzione del terremoto del 1456, fu ripopolato da una colonia di albanesi, tenuti quasi rinchiusi nel centro a forma di quadrato, appartati dalle popolazioni vicine. Onde un senso di fierezza. "Jam shqipetar != Io sono albanese" è una specie di proclama, che contiene l'orgoglio di appartenere ad un'etnìa, distintiva per indipendenza, onestà, coraggio bellicoso, senso dell'onore e della famiglia.
"Ghjaku Shprjshur=Sangue nostro disperso" è il saluto doppiamente vero, allorchè si incontrano gli emigrati della doppia diaspora (dall'Albania e dal Molise).
Della prima emigrazione transoceanica restano in USA circa 100 oriundi (la metà ha conservato il passaporto italiano), e in Canada circa 200 oriundi (la metà ha conser-vato il passaporto italiano).
Nick Musacchio, figlio di Leonardo e Carmela Addalia, lì emigrati, è nato negli Stati Uniti l'1. 8. 1918, restandovi una decina d'anni. Dopo è rientrato in paese, ove è diventato medico. E’noto per essere stato Direttore Sanitario dell’Ospedale Internazionale "Salvator Mundi" di Roma. Ha scritto opere di albanologia e di ricerche genealogiche.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale vi è stata una diaspora verso l'emigrazione interna (città industrializzate del Nord-Italia, Roma, Campobasso. . . ) e verso i Paesi Europei (qui vivono circa 200 oriundi, di cui la metà in Germania).
A veder le cifre ufficiali, sembra che sia ridotto l'impatto dell'emigrazione: il paese è passato dai circa 3000 abitanti degli anni '50 agli attuali 2500. Ma non è così. Non va dimenticata l'elevata prolificità, onde si stima che all'estero e nell'emigrazione interna siano sparsi circa 2000 oriundi, che stanno perdendo progressivamente l'attaccamento alle radici culturali albanesi e molisane.
Silvana Licursi, docente di lettere a Roma, si è affermata come cantante albanese folk. Ha inciso un noto long-play "Lontano dalla Terra delle Aquile". Canta in quarti di tono, come i cantori dei minareti, con una grande profondità culturale e maturità artistica.
Il Comune di Portocannone si sta adoperando per il rilancio culturale delle minoranze etniche molisane, che sono riuscite ad ottenere dalla Regione Molise una specifica legge regionale di tutela. Occorre fare di più, affinchè l'ingente patrimonio linguistico, storico, folkloristico, di usi e costumi sia studiato, inventariato e custodito, fruibile da parte delle giovani generazioni. In particolare gli emigrati e i loro figli devono poter coltivare e studiare il ricco patrimonio letterario degli albanesi della doppia diaspora.
POZZILLI
Paese di emigrazione. Agli inizi del '900 partirono per le Americhe oltre 1000 pozzillesi, oggi non risultanti all'AIRE. Nel 1871 la popolazione era di 2564 residenti, scesi a 1700 nel 1881. Il Marchese Ferdinando Del Prete nel libro "Contese demaniali tra Pozzilli e Riuniti"(1901) registra il disappunto dei possidenti alla vista del fenomeno dell’emigrazione, che li privava della manodopera a basso costo: "Or sono quattro anni (1878-81) che il castigo di Dio ha portato un cattivo raccolto e, la miseria. Speriamo che non sia così quest'anno (1882). Ma in questi terribili momenti, in cui la classe dirigente dovrebbe soccorrere i poveri, non lo può perchè deve provvedere ad altre facezie;il popolo, derelitto nel vedere che è abbandonato a qualunque evento, è stato preso da tale scoraggiamento che non si può descrivere. Di conseguenza è stata una emigrazione clamorosa, irrefrenabile, che nessuno ricorda ed i campi sono rimasti incolti nei paesi di montagna che non si trovano a dare per il solo peso fondiario. Il censimento eseguito ultimamente in questo Comune, che è il meno attaccato dall'emigrazione, dà la cifra di 830 espatriati legalmente, senza contare quelli sfuggiti alla sorveglianza anagrafica e, quindi, appare che un terzo della popolazione è fuggita per paura della fame. E’impossibile che ciò possa durare. Lo sappiano i governanti e provvedino in tempo. Gli emigrati fuggiti in America, incalzati dalla spada ai reni e dalla fame, chiamano da là gli altri e fanno partire intere famiglie. . . ".
Si stima che oggi vivano in USA circa 200 oriundi e altrettanti in Canada. Altri 200 vivono in Argentina. Ma i loro rapporti con la madrepatria sono rari.
Nell'ultimo dopoguerra i pozzillesi sono emigrati nei Paesi Europei: in Francia vivono 200 oriundi, 200 in Svizzera e 200 in Belgio. Altri sono diffusi nella diaspora interna.
I rapporti con il paese d'origine sono forti e costanti. Molti rientrano in paese per le ferie estive, avendo i più conservato la seconda emigrazione.
Il nucleo industriale di Venafro-Pozzilli è interamente insediato nell'agro di Pozzilli, lungo la SS. n. 85 Venafrana. Molti sono gli emigrati rientrati per lavorare nelle "loro" fabbriche. I giovani hanno un avvenire assicurato e non vi è disoccupazione. L'area ha ulteriori grandi possibilità di espansione. Recentemente, a Pozzilli si è insediato un Centro di ricerca biomedica ad indirizzo scientifico.
Le due Pro-Loco (Pozzilli e S. Maria Oliveto) sono molto attive e fruiscono dell'apporto di molti giovani. Sono questi più attenti alle ricerche etno-storiche e più impegnati nel dialogo con i propri parenti all'estero.
PROVVIDENTI
Paese di emigrazione: dai 1000 abitanti di inizio secolo è passato agli attuali effettivi 200.
La prima emigrazione si ebbe dopo il 1918 e si diresse principalmente a Montreal, ove vive una comunità di 500 oriundi, uniti nella fede alla Madonna della Libera, per la cui festa non mancano di inviare denaro, venendo personalmente a turno a casa. Sono uniti in una storica Associazione, di cui è attualmente presidente Enzo Vietri.
E’ federata alla F. A. M. Q. =Federazione delle Associazioni Molisane in Québec. Il lunedi dopo Pentecoste, come nel paese natale, festeggiano la Festa della Madonna della Libera. A Provvidenti, in questo giorno si svolge il pellegrinaggio dei fedeli anche dai paesi vicini e la processione.
La Comunità Montana di Casacalenda ha organizzato nell’agosto 1997 un importante convegno di studio sull'emigrazione con la partecipazione dei Sindaci della C. M. , scegliendo come sede proprio Provvidenti, che visivamente illustra il forte decremento demografico. La sede è stata proprio lo storico Santuario della Libera, ove ancora sono esposte lapidi con i nomi dei concittadini americani e canadesi, che hanno inviato offerte per i restauri edilizi.
I vecchi del paese ancora raccontano la storia migratoria. La prima diaspora vi fu già a partire dal 1870, allorchè "o s'impugnava il fucile del brigante o si emigra". Fece più dànni in queste contrade la "tassa del macinato", che gli stessi magri raccolti. Il Governo, poi, lasciava fare e permetteva le "sconfinate promesse divulgate dagli agenti di emigrazione", gli unici a lucrare sugli "arruolamenti". "Tasse sovrabbondanti, alti i fitti e le pigioni, mancanza assoluta di lavoro, contrarietà e soprusi, ecco le ragioni che hanno persuaso i nostri contadini ad abbandonare il patrio tetto per correre migliori acque nelle più lontane contrade".
Ammettono che l'emigrazione è stata una salutare valvola di sfogo, che ha agevolato il lavoro per tanti, e nello stesso tempo ha permesso di vivere a chi è rimasto. Lamentano che il paese è ormai solo un luogo dei ricordi
"Fra tutte le tasse, di bollo, di registro, di successione, di ricchezza mobile, con l'aggiunta del dazio di consumo governativo e comunale, con gli addizionali provinciali e comunali, nonchè l'imposta prediale al 30% (Europa 4%)". Eppure, nonostante il grave deflusso demografico e il blocco attuale delle possibilità di ripresa del comprensorio, non emergono contestazioni. I molisani, si sà, sono forti e realistici. Non amano sprecare parole inutili.
A Provvidenti si spera che il Grande Giubileo sia l'evento che - oltre ad accogliere un grande numero di paesani - possa servire per rilanciare turisticamente il borgo, che potrebbe funzionare tutto l'anno come "villaggio di vacanze", con speciali cartelloni culturali, nonchè animazione ed accompagnamento turistico.
RICCIA
Paese di emigrazione: dai circa 9000 di inizio secolo si è passati ai circa 6000 attuali residenti effettivi.
La prima ondata migratoria (1880-1922) di 1000 persone si è diretta verso l'Argentina (qui vivono circa 500 oriundi) e successivamente verso gli Stati Uniti (qui si stima la presenza di circa 400 oriundi) e il Canada.
I periodici a cavallo del secolo testimoniano fatti e personaggi della diaspora riccese. Ad esempio, il "Corriere del Molise. Rivista settimanale della Provincia" del 15. 8. 1903 riferisce della costituzione di una Banda Musicale a Philadelphia, formata da cittadini riccesi, diretti dal maestro Manfredi Chiaffarelli.
A Toronto e a Montreal vivono circa mille oriundi, stretti attorno a due storiche Associazioni, con squadra di calcio, gruppo folk e periodici raduni. Annualmente avvengono scambi di comitive nei due sensi, da/verso il Molise. Michele Ciocca è il presidente dell'Associazione dei riccesi a Montreal (federata alla F. A. M. Q. ). Tony Morrone è, invece, il presidente del "Riccia Social Club" di Toronto, federato alla Federazione delle Associazioni Molisane in Ontario.
A Riccia nel giugno 1912 si costituì il Circolo Operaio, che tanta parte ha avuto per la formazione politica dei meno abbienti. Tra questi, durante il fascismo, alcuni di idee di sinistra furono agevolati all'espatrio.
La seconda ondata (1951-91) di 2000 persone si è riversata in Venezuela (ove si stima la presenza di 400 oriundi), in Brasile (200 oriundi), in Europa (1000 oriundi, di cui la metà in Francia), in Australia (100 oriundi), e - infine - nell'emigrazione interna. Quelli che sono rientrati spesso hanno preferito fissare la residenza a Campobasso o a Termoli.
Riccia è una città che predilige la cultura e l'arte. E’molto attiva l'Associazione "Pasquale Vignola". Si susseguono convegni e ricerche. Il 3. 5. 1997 è stato inaugurato il "Museo delle arti e tradizioni popolari", nato da un'idea di Roberto Fanelli (ex-presidente della Pro-Loco). L'Associazione "Tempo e memoria", presieduta da Lucia De Miceli, si è interessata della raccolta, restauro e classifi-cazione di circa 600 reperti, che sono esposti nello storico "Magazzeno" (antica dogana delle derrate alimentari). Un'ala dell'edificio è dedicata a galleria d'arte.
L’"estate riccese" ha ogni anno un ricco cartellone, gioia dei molti emigrati rientrato per le ferie. La prima domenica di agosto vede la sfilata in abiti d'epoca nella zona medioevale. A fine del mese viene la festa di San Agostino, con il palio equestre.
A ottobre si tiene la Sagra dell'Uva, con carri allegorici, dedicati alle antiche tradizioni rurali.
RIONERO SANNITICO
Paese di emigrazione, posto sul tratturo Castel di Sangro-Lucera. Ha perso dagli inizi del '900 più della metà della popolazione, passando da circa 2500 agli attuali circa 1200. Il contributo all'emigrazione ascende a circa 3000 persone, tenuto conto anche del saldo naturale. Ai primi del secolo l'emigrazione si diresse prima nei paesi latini del Sud-America. In Argentina ancora residua un piccolo gruppo di oriundi (100).
Verso il 1920 l'emigrazione si diresse in USA e Canada. Si stimano in circa 300 oriundi per parte gli emigrati. A Cleveland (Ohio) c'è una chiesa dedicata al patrono San Mariano, che a Rionero viene festeggiato il 30 aprile. La statua del Santo eremita viene portata fino alla cappella rurale in località omonima. A sera la processione di ritorno. Sembra che si tratti di un antico rituale agrario, sincreti-sticamente trasportato fino ai giorni nostri.
Nel secondo dopoguerra l'emigrazione si è diretta nei paesi europei, ove si stima una presenza di circa 400 oriundi, di cui la metà in Svizzera. Alcune famiglie sono emigrate in Australia. Altri paesani si sono diffusi nell'emigrazione interna (Torino, Roma...).
Nel mese di agosto si concentrano la maggior parte dei rientri degli emigrati. Proprio in questo periodo cadono alcune feste e eventi gastronomici. Ad agosto si tiene il premio letterario nazionale "Eugenio Frate".
Il paese sta assumendo le caratteristiche di centro di vacanze (estive e invernali), favorito dalla vicinanza con Castel di Sangro e Roccaraso.
Il collante che tiene avvinti i paesani ovunque residenti è la fedeltà etnica alle tradizioni religiose. In questo versante si collocano ricerche antropologiche, che mirano alla riappropriazione della "memoria storica" delle proprie feste, così come si svolgono tutt'ora e come si svolgevano nel passato, comparate alle forme culturali della diaspora. Si è visto che sono utili schede tematiche su: evento, mito d'origine, personaggi, luoghi, situazioni; linguaggi parlati (inni, preghiere, drammatizzazioni);linguaggi scritti (archivi, epigrafi, lettere); linguaggi visivi (bandiere, stendardi, decorazioni); linguaggi auditivi (musiche, canti, strumenti); linguaggi kinestesici (balli, gare, giochi, tornei); gastronomia devozionale (pietanze, dolci).
A Rionero Sannitico esiste un fertile substrato antropo-logico che attende di essere conosciuto ed approfondito. Durante il periodo estivo è possibile entrare in contatto con molti emigrati, che conservano l'indelebile ricordo delle tradizioni del passato. Appare opportuno dedicare un apposito spazio per la conservazione dei reperti della cultura contadina e della storia dell'emigrazione paesana.
Paese di emigrazione. Dai 3500 residenti del 1910 è sceso agli attuali 2200 presenti. In cent'anni ha dato all’emigrazione un contributo di circa duemila persone.
Dal 1880 al 1922 lasciarono il paese 1000 paesani, dirigendosi verso il Brasile e l'Argentina. Successivamente al 1918 anche in USA e in Canada.
Tra San Paolo di Brasile e Utinga oggi vivono circa 300 oriundi, che si sono bene inseriti nella società brasiliana.
In Argentina, tra Villa Bosch, Moron e S. Nicolas, vivono 300 oriundi. Il sindaco di S. Nicolas è figlio di un oriundo di Palata.
Tra USA e Canada (specie Montreal) vivono altri 200 oriundi, figli dei pionieri della prima emigrazione. Originario di Palata è Robert Sacchi, attore e controfigura a Hollywood di Henry Bogart.
Dopo il 1948 l'emigrazione si è diretta in Europa. Qui vivono circa 1000 oriundi. Solo a Liegi Belgio) si trovano circa 300 oriundi. Altrettanti a Ginevra in Svizzera e in Germania, 100 in Francia.
Circa 200 oriundi lavorano in Australia, specie nella città di Adelaide, popolata anche da altri molisani.
Vi è una netta distinzione tra emigrati transoceanici ed emigrati europei. I primi rientrano raramente, non sono critici, amano svisceratamente le tradizioni paesane. Sono sentiti diversi e lontani dallo stile di vita paesano. I secondi -invece - vengono quasi ogni anno, si lamentano di ogni cosa, facendo paragoni con la qualità dei servizi della nazione che li ospita.
D'estate rientrano specie gli emigrati europei, raramente quelli brasiliani, argentini, canadesi. La festa per tutti è al Santuario della Madonna di Santa Giusta, patrona degli automobilisti, molto venerata anche all'estero.
Molte sono le feste religiose. Si comincia con la Festa di S. Giusta (Pentecoste), poi S. Antonio di Padova (13 giugno), poi San Rocco (16-17 agosto), la Festa dell'Emigrante, e il 17 ottobre (festa del ringraziamento).
Il Comune mantiene i rapporti con le varie comunità sparse per il mondo, con viaggi organizzati e scambi culturali. Sono in essere gemellaggi con Utinga e S. Nicolas. A luglio viene allestita una Mostra Fotografica e una Mostra dell'Artigianato tradizionale.
Palata ha promosso una ricerca etno-storica sull’emigrazione, che è confluita nel libro di Angelo Tancredi, "Ciave, Paisa" (1995), che presenta foto e notizie sull'esodo da Palata, Castelmauro, Mafalda, Montemitro, S. Felice, Tavenna.
P E S C H E
Paese di emigrazione. La popolazione è scesa dai 3500 residenti del 1912 ai 550 del 1970. I "Pescolani nel mondo" sono oltre 3000, diffusi all'estero e nell'emigrazione interna (Nord-Italia, Roma, Napoli, Isernia, Cassino. . . ).
Borgo silenzioso e selvaggio. A partire degli anni '70 il paese si sta piano piano ripopolando, data la vicinanza ad Isernia (di cui è stata frazione durante il fascismo). Nella valle (C. da Mastropietro, Colle, Cese, Pianelle, S. Maria del Bagno) sono sorte molte villette ed attività economiche.
Vi è stata una forte emigrazione transoceanica. A cavallo del '900 molti espatriarono in USA. Si stima che qui vivano circa 200 oriundi (di essi solo 20 hanno conservato il passaporto italiano).
In Argentina vive una comunità di circa 1000 oriundi, di cui solo 300 hanno conservato il passaporto italiano.
Vi espatriarono nel periodo 1900-1920 e, poi, specie nel quinquennio 1946-50, in cui si verificò una vera fuga. Partirono non solo i capifamiglia, ma intere famiglie dedite al lavoro nei campi. In paese lasciarono solo gli anziani, con effetti devastanti sulla vita del paese, ridotto a conte-nitore vuoto e spettrale dei ricordi di un tempo che fu. Si distribuirono tra Cordoba, Santa Fé e Rosario, dove tanti trovarono occupazione. In anni più recenti si diressero a Entre Rios, Tucumàn, Jujuy e Salta. Molte famiglie di coloni sono riunite alla dipendenze di un solo padrone, a volte fino a 2000-3000. Questa circostanza potrebbe agevolare la ricostruzione storica della diaspora, per ritrovare e contattare tutti gli oriundi pescolani dell'emigrazione argentina.
Oltre la collaborazione delle associazioni argentina, potrebbe essere aperto un sito Internet, al fine di incentivare le comunicazioni nei due sensi.
Dati i costi proibitivi dei passaggi aerei, d'estate sono pochi quelli che rientrano in paese. Senza questi scambi, il paese langue, accusa una perdita irreparabile, pur se trova conforto nei recenti immigrati da Isernia, che costruiscono la propria villetta, ma di fatto gravitano solo sulla città capoluogo.
A partire dagli anni Sessanta vi sono stati espatri verso i Paesi Europei, numericamente contenuti.
Pesche si sta dando un'immagine internazionale, con ambi-ziosi progetti. Si cerca di trasformare il castello e il piccolo borgo medioevale in un centro culturale e commerciale con una rivitalizzazione mirata degli spazi. Dovrebbe sorgere un Centro di ricerca del CNR e una sala conferenze di 400 posti, ma anche botteghe artigiane e il Museo Naturalistico (nell'ambito del programma europeo Pacte).
PESCOLANCIANO
Paese con buona posizione geografica, sul tratturo Lucera-Castel di Sangro e sulla via da Isernia all'Alto Molise. Paese montano, è passato dai 2200 abitanti del 1910 agli attuali 1000 presenti.
Segue la storia della maggioranza dei paesi montani del Molise con l'insufficienza di terra coltivabile. Si ricordano gli alterchi tra due vicini, per spartirsi i frutti di una sola pianta di cicerchie, nata esattamente sulla linea di confine. Si cercava di sopravvivere, affidandosi anche alla solidarietà del clan. Ma con la fame non si ragiona !
Nel periodo 1876-1920 molti pescolancianesi si diressero stagionalmente nell'America Latina, durante i mesi invernali per la mietitura, sfruttando l'inversione delle stagioni tra i due emisferi (i così detti "golondrinas").
Altri ancora, veri "birds of passage", si trattenevano 7-8 mesi in USA, giusto il tempo di raggranellare un po’di "pezze", ritornare a casa e curare i propri interessi. Altri poi si trattenevano a tempo, dai 5 ai 10 anni.
Dopo il 1921 gli USA attuarono una politica restrittiva, i "Quota Act", prima al 3% poi al 2% degli italiani già immigrati, calcolati sulla base dei censimenti.
In paese si stima che attualmente vivano 200 oriundi in Canada e altrettanti di USA. Purtroppo, i legami vanno progressivamente allentandosi. A favore degli scambi gioca il fattore della maggiore ricchezza, per la maggiore disponibilità economica per intraprendere viaggi di turismo etnico di ritorno. A sfavore gioca l'indifferenza dei paesani e la cultura anglosassone, che scoraggia l'attaccamento alla patria primitiva, enfatizzando la partecipazione alla comunità in cui si vive, costituendo numerosi comitati e clubs.
Anche in Argentina vi è una presenza di oriundi, di cui si lamenta il quasi totale sfaldamento di legami. Si tratta di un centinaio di persone, di cui solo 10 conservano il passaporto italiano. Le speranze di rientro sono del tutto svanite, si tira a vivere, produrre. . . cittadini del mondo.
Nel quinquennio 1946-50 vi sono stati ancora espatri verso l'estero (anche Venezuela). Dal 1960 l'emigrazione si è diretta nei Paesi Europei: 100 vivono in Svizzera, altrettanti sparsi nelle altre Nazioni.
La restante parte si è diretta nell'emigrazione interna.
Il paese d'estate consente escursioni nei boschi e nel verde. Vi sono a nord e sud due vaste estensioni boschive. La foresta di Collemeluccio e la foresta degli abeti soprani sono l'esempio delle foreste resinose anteriori alla diffu-sione del faggio. Il paese è una stazione climatica, che attira numerosi turisti, attratti anche dai reperti storici e dalle iniziative culturali e di divertimento dell’"estate al borgo", miranti ad allietarne il soggiorno.
PESCOPENNATARO
Antico castrum longobardo a vedetta sull'Alto Sangro. Paese degli abeti e dei maestri della pietra. In cent'anni è passato dai 1553 del 1901 agli attuali circa 500.
Stazione climatica estiva e invernale. Il patrimonio naturalistico è notevole, consentendo passeggiate in luoghi incantevoli. Vi sono piste per lo sci di fondo.
Paese montano spopolato dall'emigrazione. Molti paesani dovettero espatriare verso le Americhe, dove vi era una maggiore libertà e una maggiore disponibilità di risorse.
I noli erano a basso prezzo, con facilitazioni dei vettori per i paesi d'oltreoceano. Andare in Europa costava molto di più ! Poi, c'erano sempre i "compari" (parenti o amici), che invitavano nelle catene migratorie e, spesso, inviavano il biglietto di viaggio prepagato.
Agli inizi del '900 è stata molto forte l'emigrazione, specie verso il Brasile, ove si stima la presenza di una comunità di circa 300 oriundi. A San Paolo di Brasile esistono importanti opere di scalpellini e stuccatori pescolani. Anche in paese sono sparsi lavori in pietra di buona fattura: mura, portali, cornici, selciati.
In paese si ricordano vagamente anche emigrati in Argentina, di cui non si conosce il numero e non si hanno notizie, se non che alcuni discendenti hanno optato per la doppia cittadinanza, ma sono anni che non vengono in paese.
Dopo il 1960 vi sono stati espatri nei Paesi Europei, contenuti numericamente, quasi esclusivamente per la Francia (circa 100 oriundi). Si stima che in Australia vivano circa 100 oriundi.
In paese non vi sono particolari attività economiche. Nessuna industria. Si segue il destino di altri paesi molisani. Nel 1971 l'agricoltura molisana occupa il 46% della popolazione attiva (contro il 31% del Sud): questo significa che permane ancora una pesante situazione di sottosviluppo, che penalizza specie i comuni montani interni.
In occasione delle elezioni si nota un maggiore afflusso di emigrati, quasi esclusivamente europei.
D'estate avvengono la maggior parte dei rientri sia degli emigrati all'estero che nell'emigrazione interna (paesi del Nord-Italia, Roma, Campobasso. . . ).
La promozione turistica apporterà un rilancio economico dell'intera area, con sensibili ricadute anche a livello occupazionale, avendo il paese tutti i numeri per essere un appetibile centro turistico. Ha boschi e località attraenti: Monte Castel Barone, Fonte di Mustacchino (camping, rifugio, abetaia), Fonte della Gallina, Cappella di S. Luca, Prato Gentile, Croce di ferro su Monte Campo (mt 1745 slm).
PETACCIATO
Per la sua posizione sulla costa, Petacciato è un centro in costante crescita. Il 31.12.1923 è divenuto Comune autonomo (in precedenza era frazione di Guglionesi). E’passato dai circa 1500 abitanti agli attuali 3200, che però sono destinati ad accrescersi ulteriormente, considerato l’affermarsi turistico di Petacciato Marina (specie per la sua bella pineta litoranea), nonchè lo sviluppo edilizio per il mercato delle seconde case.
Nonostante ciò ha dato ugualmente il suo contributo all’emigrazione. La prima emigrazione si diresse in Argentina (qui vive una comunità di 300 oriundi), in Venezuela (50), indi in Canada (200) e in USA (200).
Dopo il 1950 l'emigrazione ha puntato sull'Europa (in paese si stimano circa 600 oriundi, di cui 300 in Svizzera, 100 in Belgio, 100 in Germania), sull'Australia (100) e le città industrializzate del Nord.
Soprattutto gli europei sono soliti fare ritorno in paese per le principali festività religiose e, soprattutto, disponendo di belle e curate villette, per godersi le ferie estive. Spesso rientrano accompagnati da amici e colleghi di lavoro, invogliati a venire nel Molise.
Petacciato Centro è adagiato su una collinetta. In passato ha avuto problemi stradali per via del terreno franoso (preoccupanti eventi di frane nel 1950, 1963, 1979, 1991). Condivide con l’80% dei Comuni molisani la instabilità del territorio, fatto che penalizza l'economia.
Il 16 agosto si festeggia San Rocco: è l'appuntamento tradizionale per rivedersi tutti i paesani, che sono soliti celebrare anche sagre gastronomiche (la "porchetta"), con degustazione di antiche ricette contadine e marinare.
Si svolgono, anche, importanti iniziative culturali. Durante l'estate del 1997 è stato presentato "Petacciato", il fotolibro del fotografo-scrittore Giuseppe Smerilli, che è riuscito a narrare la storia e la vita del paese.
Le foto presentano poeticamente l'architettura urbana, rurale, poi il mare, poi il folklore. Con struggente amore rievoca antiche costumanze, che riemergono trasfigurate.
Molti altri paesi molisani nei mesi estivi sono soliti esporre mostre fotografiche, che poi si sistemano in libri, che sono molto richiesti dai molisani all'estero, che riescono a curare tutto l'anno il loro sentire etnico.
Si tratta di un mezzo semplice, ma di grande efficacia, attorno a cui si possono organizzare ulteriori eventi ed approfondimenti (cd-rom, video...).
PETRELLA TIFERNINA
Secondo fonti orali negli ultimi anni del secolo XIX^ espatriarono per le Americhe circa 1000 persone, ma molte fecero ritorno, in quanto all'anagrafe la popolazione appare stabile, cioè 2800 abitanti nel 1881 e 2800 nel 1911.
Successivamente a tale data, si è avuto il dimezzamento fino ad arrivare ai circa 1400 attuali effettivi.
In Canada vivono circa 200 oriundi (Montreal e Toronto). Agostino Cannavino è il presidente dell'Associazione dei Petrellesi a Montreal, federata alla F. A. M. Q. = Federazione delle Associazioni Molisane in Québec.
In USA vivono circa 200 oriundi tra Pittsburg e Cleveland. A Buenos Aires vivono circa 200 oriundi. In paese si fa distinzione tra le due emigrazioni, infatti si dice con malizia "Amer'chèviecch" e "Amer'ch è 'bbon".
Nel secondo dopoguerra l'esodo si è rivolto verso i paesi europei e in Italia (a Napoli molti petrellesi fanno i portinai; molti sono operai nelle industrie del Nord-Italia, specie Milano e Torino). In Inghilterra (Bedford, Rochdale) vive una comunità di 500 oriundi, ad Adelaide di 50.
In ambito regionale, vi sono due ampie colonie (una a Campobasso, una a Termoli, operai alla FIAT).
Tra il 1970-1990 sono partite ancora 200 persone, ma ormai l'emigrazione si può ritenere bloccata, considerate le difficoltà economiche dei paesi esteri e il crearsi in Regione di nuove prospettive occupazionali.
A Petrella è stato eretto nel 1971 il primo monumento all'emigrante: una colonna di travertino sormontata dalla statua di marmo della Madonna di Fatima. Nel 1973 è stata aggiunta una statua di bronzo, che raffigura un vecchio. Dovrebbe alludere all'emigrato stanco, che si inginocchia ritornando in paese e alla fede religiosa antica. L'immagine streotipata lagrimosa dell'emigrante si trova anche nella lirica "L'emigrante" di Antonio Ruscitto, piena di tristezza e nostalgia per il passato perduto.
Il progetto originale era molto diverso, prevedendo un cono sormontato dal globo terrestre, volendo indicare la diaspora in tutti i continenti.
Petrella è un paese dalle ricche tradizioni festive, che proprio dalla diaspora hanno ricevuto un grande rilancio. La stessa festa di San Giorgio, che prima si celebrava a maggio, ora è stata stata spostata in luglio, onde permettere agli emigrati di godere di questo grande evento comunitario. E’nata la festa di San Giorgio degli Emigrati ! Rinnova l'antico rituale della processione, che fu celebrato per la prima volta il 3 maggio 1707 con grande concorso di popolo. Un grande giglio rivestito viene portato avanti, segue il corteo. Le donne cucinano i taralli e cantano inni.
Ad agosto si esegue anche il rituale della "Zita di ristoccia", richiestissimo dagli emigrati che vengono in paese a trascorrere le ferie estive. Il 15 agosto, festa dell'Assunta, chiedono al parroco di benedire le auto, che dovranno riportarli nei loro luoghi di lavoro.
PETTORANELLO DEL MOLISE
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 1100 residenti a circa 400 attualmente presenti.
A partire dal 1850 i paesani si sono diretti in USA, a Princeton nel New Jersey, chiamato lo Stato dei Giardini. I Perna, Pirone, Tamasi, Carnevale partirono come esperti di giardini all'italiana, facendo belle queste località.
I primi ad espatriare furono Antonio Carnevale e Giuseppe Perna. Oggi a Princeton vivono circa 2000 oriundi. Princeton e Pettoranello si sono gemellati nel 1992 ed è nata la "Princeton-Pettoranello Foundation", di cui è presidente l'oriundo Antonio Pirone (architetto, nato a Pettoranello nel 1939). Viene pubblicato un bollettino di collegamento, che riporta le principali novità di qua e di là dell'Oceano. Si sono aperti anche canali per lo scambio di professionisti e di tecnologie, nonchè di import/esport di prodotti.
A Pettoranello è stata inaugurata "Villa Princeton". Vi è stata anche un'emigrazione verso l'Argentina negli anni '50, ma se ne è quasi interamente persa traccia. Si stima la presenza di circa 200 oriundi, di cui 50 hanno conservato il passaporto italiano.
Non è così per l'emigrazione in terra canadese, in quanto gli emigrati continuano a sentirsi parte viva del paese, ove fanno frequentemente ritorno.
In Canada insiste una comunità di circa 1000 oriundi, uniti a Montreal intorno all'Associazione di Pettoranello, presieduta da Nicola Nini, federata alla F.A.M.Q. = Federazione delle Associazioni Molisane in Québec.
Ancora vivo il ricordo della calda accoglienza fatta nel 1994 al Sindaco Paolino in visita in quella comunità.
L'emigrazione si è fermata negli anni '70, allorchè l'agro vicino al fiume Carpino da area agricola si è trasformata in area industriale, ospitando grandi imprese, come la Ittierre, Valentino Dolciumi, Renzi e Quaresini, Lombardozzi, Ciummo, Pellicceria Pezzella.
Pettoranello durante l'estate organizza un valido cartellone di eventi culturali, grazie a sponsors privati, che stanno rendendo la cittadina nota nel circuito regionale. Tutto ciò è a beneficio dei turisti etnici, che possono godere di un salutare soggiorno, allietato dall'accompagnamento guidato alle maggiori emergenze turistiche molisane e dall’animazione del tempo libero con concerti, teatro e altro. Pettoranello sta dimostrando una vitalità straordinaria, in rapporto alla scarsa demografia, uscendo a testa alta dal deflusso migratorio. Anzi, la sua passata povertà sta diventando la sua ricchezza. Sa richiamare i suoi emigrati, che continua a curare e a coltivare, mettendone in luce le capacità umane e professionali.
Il Comune favorisce l'effettuazione di ricerche etno-storiche sull'emigrazione, che è ritenuta una vera risorsa strategica per il paese.
PIETRABBONDANTE
Paese di emigrazione. In cent'anni è sceso da circa 4000 residenti ai circa 1000 attuali presenti.
Paese agricolo si trovò a malpartito sin dagli anni successivi all'Unità d'Italia. La paga del bracciante era molto bassa, e non di rado i proprietari ricorrevano all’usura. Coloni e fittavoli non erano affatto tutelati nei loro diritti, potevano essere in qualsiasi momenti allontanati.
Il Prefetto di Campobasso nel 1882 lamenta "la miseria seguita ai cattivi raccolti, il deprezzamento dei prodotti agricoli (specie i cereali) per la concorrenza estera, la mancanza di vie di comunicazione e di commercio e le imposte che vanno sempre più aggravandosi". La Francia nel 1881 aveva adottato una politica protezionistica per la sua zootecnia, sicchè entrarono in crisi anche gli allevamenti molisani. Si dismisero i pascoli montani molisani e quelli del vicino Tavoliere: fu l'ulteriore fine della pastorizia.
Della prima emigrazione transoceanica si stima che residuano in USA circa 300 oriundi.
A Toronto vive una comunità di circa 300 oriundi, uniti attorno al "Social Club di Pietrabbondante", di cui è presidente Dario Melaragno. Il sodalizio è federato alla Federazione delle Associazioni Molisane dell'Ontario.
Circa 500 le presenze in America del Sud (Argentina, Venezuela, Brasile). Circa 200 oriundi vivono in Australia e circa 200 in Europa. Molti paesani sono diffusi nella diaspora interna. Oltre 500 vivono a Roma. Molti vivono nelle città industrializzate del Nord-Italia.
Nel 1991 si è svolto il gemellaggio tra Pietrabbondante e Valtorta, un paese in provincia di Bergamo, ove vi è una forte colonia di oriundi. I due comuni si sono scambiate le visite con l'intervento di gruppi folkloristici, sia lombardi che molisani, di personalità politiche delle due regioni e di una grande folla venuta anche dai paesi vicini. Si è celebrata, sia a Valtorta che a Pietrabbondante, una solenne Messa con sacerdoti e e vescovi del luogo.
Pietrabbondante è un borgo dalla storia millenaria. Dal turismo può ottenere molti vantaggi, anche di natura occupazionale. Oltre l'accompagnamento ai siti archeologici, si punta al Museo e al Centro di studio della Civiltà Sannitica". Uno dei maggiori appuntamenti culturali della Regione si svolge annualmente ad agosto nella rassegna teatrale nel teatro a Mille Metri (località Calcatello).
Durante il periodo estivo sono molti gli emigrati che rientrano, attratti dal luogo ameno e salutare, nonchè dall’atmosfera colta e di respiro nazionale, che si diffonde in località di grandi bellezze naturalistiche e storiche.
PIETRACATELLA
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso 3000 residenti, se si considerano sia gli incrementi naturali sia il decremento demografico, che in termini assoluti è passato da 3600 agli attuali 1600 effettivi.
La prima ondata dal 1880 al 1922 ha visto 1000 persone in fuga verso Brasile, Argentina (100 oriundi), USA (100), Canada (200, tra Montreal e Toronto). Il sindaco di Saint Leonard, Frank Zampino, è un oriundo.
Con la seconda ondata dal 1951 al 1971 vi sono stati 1000 espatri, soprattutto verso l'Europa (400), Venezuela (100), Australia (100) e città industriali del Nord-Italia.
La terza ondata dal 1971 al 1991 di mille persone vede emigrazione interna ed espatri, con rientri non più a Pietracatella, ma a Campobasso, Termoli o altre centri più economicamente avvantaggiati.
Durante l'estate vi sono i rientri per le ferie nelle case che gli emigrati conservano gelosamente, come scrigno della memoria, per riannodare i fili dell'inconsunta fedeltà alla terra natìa, nel segno della comune identità etno-culturale. Il Comune si sta impegnando in programmi per favorire iniziative per incrementare l'interscambio.
In paese è vivo il riconoscimento verso i propri emigrati, il cui lavoro ha beneficato tante comunità estere e onora il nome italiano nel mondo.
In Argentina più di ottanta deputati sono di origine italiana, ma anche ministri, attori, cantanti, professionisti, docenti, e tanti semplici ed onesti lavoratori. Attraverso le loro rimesse, la valuta pregiata che introducono in occasione dei loro rientri etnici, e l'indotto realizzato dalla loro preferenza dei prodotti italiani, entra in Italia un fiume di circa 88 mila miliardi di lire all'anno (studio CNEL).
In ragione dei loro indiscussi meriti, essi chiedono parità di diritti civili, ma soprattutto informazione. A Pietracatella, come negli altri Comuni molisani, il problema della comunicazione bidirezionale è sentito. Si pensa di provvedere con l'edizione annuale di un giornalino di collegamento, su cui far confluire le notizie più importanti e più utili.
Gruppi di cittadini si stanno dando da fare per organizzare una degna cornice di iniziative e di logistica, per il Giubileo del 2000, allorchè si potrà dimostrare agli emigrati il nostro amore, riconoscenza, riparazione e riconciliazione per una nuova rinnovata solidarietà.
PIETRACUPA
Paese di emigrazione. Ha subìto un forte decremento demografico, passando dai 1300 abitanti degli inizi del '900 agli attuali circa 300 effettivi. Per la natura del posto, molto isolato e protetto, ha vissuto una specie di segregazione dalla durata di quasi mille anni.
Aurora del Monaco (1989) si è presa la briga di ricostruire dal 1500 ad oggi tutte le reti parentali e gli alberi genealogici di una comunità, che da fissa e statica, dal 1850 si è dispersa per il mondo. In paese vivono 300 persone, che però sono bene collegate alle altre quasi duemila di uguale sangue, dislocate altrove. Fa la storia di un paese passato dalla segregazione alla disgregazione. Con toni di contemporaneità ci presenta esemplari "storie di vita" del passato, che necessariamente devono estendersi alla diaspora.
Negli Stati Uniti si stima vivano circa 400 oriundi, dei quali 150 hanno conservato il passaporto italiano.
In Canada sono stabiliti circa 100 oriundi. Dell'emigrazione in America Latina si sono quasi perse le tracce, essendo molte rare le venute in paese di coloro che vi emigrarono negli anni '60. Più rilevante appare l'emigrazione interna, nel Nord-Italia, a Napoli, Roma, Campobasso, Trivento. . .
In Europa si stima una presenza di circa 200 oriundi, specie in Belgio e in Germania. Sono questi gli emigrati che con più costanza rientrano in paese, mantenendovi l'abitazione, ove trascorrere le ferie.
L'appuntamento religioso è presso la Chiesa di San Gregorio Papa, scavato nella roccia. Esiste anche una piccola cappella, in passato seconda parrocchia, che è stata restaurata nel 1900 a cura e spese degli emigrati americani.
Pietracupa ha tutto l'interesse di attrarre i propri emigrati, vera risorsa strategica per lo sviluppo del paese. Andrebbe proseguita la ricerca di Aurora Del Monaco, da estendere alle "storie di vita" esemplari della diaspora.
Occorre incentivare le manifestazioni culturali estive, da integrare in un circuito regionale. I turisti etnici desiderano essere accolti, ma anche di usufruire di accompagnamento turistico alle principali emergenze turistiche regionali, nonchè godere di un articolato piano di animazione e di divertimento.
La passata povertà è la vera ricchezza di Pietracupa, su cui costruire l'immagine di una città densa di storia e di grande vivacità intellettuale. Agli emigrati piace essere presi dal lato dell'"immaginario", alla ricerca di un mondo che fu, del paradiso perduto.
PIZZONE
Paese di emigrazione. In cent'anni è sceso da circa 1600 agli attuali circa 400, dando all'emigrazione oltre 1500 persone, conteggiando anche il saldo naturale.
Vi sono stati due esodi migratori: verso l'America (attorno ai primi del '900) e di nuovo verso l'America e i paesi europei. Nella prima ondata emigrarono semplici braccianti agricoli, nella seconda lavoratori qualificati.
Circa mille pizzonesi vivono a Chicago, tra cui oggi si contano finanzieri e poeti, musicisti, banchieri, commercianti e imprenditori industriali. La specializzazione dei pizzonesi è la costruzione di reti fognanti, di cui hanno il monopolio. L'iniziatore di questa attività fu Pietro Fosco, costruttore edile, che si trasferì a Chicago nel 1920.Fu anche leader sindacale. Egli chiamò negli anni Cinquanta la seconda ondata di piccoli costruttori edili, che hanno fatto fortuna in terra americana.
A Chicago vi è il Club dei pizzonesi, intestato a Santa Liberata, presieduto da Domenico Mancini. Suo padre Carmine espatriò nel 1906, allorchè come minorenne dovè ottenere il permesso di accompagnamento. I capifamiglia coniugati dovevano ottenere gli atti di garanzia e di consenso all’espatrio da parte delle mogli.
A Chicago, Filadelfia, Cleveland sono stati condotti studi sociologici sull'emigrazione molisana, di cui è stato dato conto nel Convegno Internazionale sull'Emigrazione molisana in USA, che si è svolto a Campobasso dal 26 al 28 giugno 1987 (Hothel Roxy). Il prof. Dominic Candeloro ha relazionato su: "Pizzonesi in Chicago: assenza di memoria". Oltre a ricordare il ruolo della famiglia Fosco nel sindacalismo dell'Unione Lavoratori, e l'attività poetica del pizzonese Elio Santucci, ha tracciato il profilo storico delle generazioni dei pizzonesi di Chicago. E’emerso, altresì, che la forza penetrativa nel sociale e l'apertura verso gli altri gruppi deriva dalla forte identità etno-culturale dei molisani, che lungi dal rinchiudersi a sbarramento, superano le barriere e si aprono verso gli altri, ottenendo successo.
Ogni volta che compare un nome di un molisano in un gruppo di persone, funziona da avallo e garanzia. E’quello che in grande è accaduto nelle storie di successo di Cuomo, Giuliani, Panetta, Antonino Scalia, ecc.
Un pizzonese Alfonso Di Benedetto è l'attuale presidente dell'Associazione "Molisani nel Mondo" di Chicago, che è stata riconosciuta nel Registro Regionale nel 1997.
L'emigrazione europea è ridotta (100 oriundi). Molte famiglie si sono trasferite di recente ad Isernia, ma mantengono la casa a Pizzone per il fine settimana e le vacanze estive, allorchè avvengono molti rientri e si riannodano i fili dell'amicizia e della fedeltà etnica.
POGGIO SANNITA
Paese posto su un caratteristico poggio, da cui si domina il tratturello Pescolanciano-Castel del Giudice e i fiumi Sente e Verrino (affluente del Trigno). Castrum longobardo. Paese di emigrazione. E’passato dai 2540 del 1901 agli attuali 1200 abitanti presenti. Ha dato un contributo all’emigrazione di circa 2000 persone.
Paese interno, con scarse risorse. Il Comune nel 1996 ha istituito uno speciale premio di un milione per ogni figlio, per contrastare la bassa natalità. Si tratta di un gesto simbolico, provocatorio, per attirare la pubblica attenzione sulla lenta agonia di un centro una volta molto attivo.
In effetti, le giovani coppie si sposano, ma vanno subito via, per non morire di fame.
Nel 1981 i residenti erano 1604, ma molti scritti sulla carta perchè già andati via. Il 65% della popolazione è anziana, che mettono il territorio alla prova per la richiesta di servizi. Si tratta di anziani soli, con figli altrove.
A Toronto (Ontario) vi è la maggiore comunità di oltre 300 oriundi. La seconda è a Buenos Aires (Argentina) di circa 200 oriundi, che mancano dal paese da anni e anni.
La terza comunità vive in Europa (Germania e Svizzera), ove vivono circa 100 oriundi. Il resto è diffuso nell'emigrazione interna, specie città industrializzate del Nord-Italia.
Gli emigrati non hanno potuto progettare veri e propri rientri, data la precaria situazione economica e sociale, in assenza di vere prospettive occupazionali. L'intera area risulta abbandonata e degradata. Si regge ancora sull’assistenzialismo dello Stato (pensioni, servizi sociali e sanitari) e sulle rimesse/presenze estive degli emigrati. Uno stato di torpore sembra avviluppare la zona, avviata ad un irreversibile decadimento (tangibile per otto mesi l'anno, fatta eccezione per i mesi estivi, allorchè vi è il grande rientro degli emigrati che, spesso, hanno conservato l'abitazione di proprietà.
Si tengono vari eventi culturali, festivi, ludici. Si tiene una mostra di pittura e sagre gastronomiche. L'ultima domenica di agosto si festeggia il patrono S. Prospero e tutti rientrano nei loro paesi d'accoglienza. Vi è un'antica fabbrica della famiglia D'Onofrio (sec. XV^) di organi da Chiesa.
Caccavone (così si chiamava fino al 1922) ha dato i natali a personaggi illustri. Tra questi si cita Giovanni Iacovone, nato il 1934, docente universitario e politico.
PORTOCANNONE
Paese di lingua e tradizioni albanesi. Altura nei pressi del tratturo L'Aquila-Foggia e del tratturello Centurelle-Montesecco. Dopo la distruzione del terremoto del 1456, fu ripopolato da una colonia di albanesi, tenuti quasi rinchiusi nel centro a forma di quadrato, appartati dalle popolazioni vicine. Onde un senso di fierezza. "Jam shqipetar != Io sono albanese" è una specie di proclama, che contiene l'orgoglio di appartenere ad un'etnìa, distintiva per indipendenza, onestà, coraggio bellicoso, senso dell'onore e della famiglia.
"Ghjaku Shprjshur=Sangue nostro disperso" è il saluto doppiamente vero, allorchè si incontrano gli emigrati della doppia diaspora (dall'Albania e dal Molise).
Della prima emigrazione transoceanica restano in USA circa 100 oriundi (la metà ha conservato il passaporto italiano), e in Canada circa 200 oriundi (la metà ha conser-vato il passaporto italiano).
Nick Musacchio, figlio di Leonardo e Carmela Addalia, lì emigrati, è nato negli Stati Uniti l'1. 8. 1918, restandovi una decina d'anni. Dopo è rientrato in paese, ove è diventato medico. E’noto per essere stato Direttore Sanitario dell’Ospedale Internazionale "Salvator Mundi" di Roma. Ha scritto opere di albanologia e di ricerche genealogiche.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale vi è stata una diaspora verso l'emigrazione interna (città industrializzate del Nord-Italia, Roma, Campobasso. . . ) e verso i Paesi Europei (qui vivono circa 200 oriundi, di cui la metà in Germania).
A veder le cifre ufficiali, sembra che sia ridotto l'impatto dell'emigrazione: il paese è passato dai circa 3000 abitanti degli anni '50 agli attuali 2500. Ma non è così. Non va dimenticata l'elevata prolificità, onde si stima che all'estero e nell'emigrazione interna siano sparsi circa 2000 oriundi, che stanno perdendo progressivamente l'attaccamento alle radici culturali albanesi e molisane.
Silvana Licursi, docente di lettere a Roma, si è affermata come cantante albanese folk. Ha inciso un noto long-play "Lontano dalla Terra delle Aquile". Canta in quarti di tono, come i cantori dei minareti, con una grande profondità culturale e maturità artistica.
Il Comune di Portocannone si sta adoperando per il rilancio culturale delle minoranze etniche molisane, che sono riuscite ad ottenere dalla Regione Molise una specifica legge regionale di tutela. Occorre fare di più, affinchè l'ingente patrimonio linguistico, storico, folkloristico, di usi e costumi sia studiato, inventariato e custodito, fruibile da parte delle giovani generazioni. In particolare gli emigrati e i loro figli devono poter coltivare e studiare il ricco patrimonio letterario degli albanesi della doppia diaspora.
POZZILLI
Paese di emigrazione. Agli inizi del '900 partirono per le Americhe oltre 1000 pozzillesi, oggi non risultanti all'AIRE. Nel 1871 la popolazione era di 2564 residenti, scesi a 1700 nel 1881. Il Marchese Ferdinando Del Prete nel libro "Contese demaniali tra Pozzilli e Riuniti"(1901) registra il disappunto dei possidenti alla vista del fenomeno dell’emigrazione, che li privava della manodopera a basso costo: "Or sono quattro anni (1878-81) che il castigo di Dio ha portato un cattivo raccolto e, la miseria. Speriamo che non sia così quest'anno (1882). Ma in questi terribili momenti, in cui la classe dirigente dovrebbe soccorrere i poveri, non lo può perchè deve provvedere ad altre facezie;il popolo, derelitto nel vedere che è abbandonato a qualunque evento, è stato preso da tale scoraggiamento che non si può descrivere. Di conseguenza è stata una emigrazione clamorosa, irrefrenabile, che nessuno ricorda ed i campi sono rimasti incolti nei paesi di montagna che non si trovano a dare per il solo peso fondiario. Il censimento eseguito ultimamente in questo Comune, che è il meno attaccato dall'emigrazione, dà la cifra di 830 espatriati legalmente, senza contare quelli sfuggiti alla sorveglianza anagrafica e, quindi, appare che un terzo della popolazione è fuggita per paura della fame. E’impossibile che ciò possa durare. Lo sappiano i governanti e provvedino in tempo. Gli emigrati fuggiti in America, incalzati dalla spada ai reni e dalla fame, chiamano da là gli altri e fanno partire intere famiglie. . . ".
Si stima che oggi vivano in USA circa 200 oriundi e altrettanti in Canada. Altri 200 vivono in Argentina. Ma i loro rapporti con la madrepatria sono rari.
Nell'ultimo dopoguerra i pozzillesi sono emigrati nei Paesi Europei: in Francia vivono 200 oriundi, 200 in Svizzera e 200 in Belgio. Altri sono diffusi nella diaspora interna.
I rapporti con il paese d'origine sono forti e costanti. Molti rientrano in paese per le ferie estive, avendo i più conservato la seconda emigrazione.
Il nucleo industriale di Venafro-Pozzilli è interamente insediato nell'agro di Pozzilli, lungo la SS. n. 85 Venafrana. Molti sono gli emigrati rientrati per lavorare nelle "loro" fabbriche. I giovani hanno un avvenire assicurato e non vi è disoccupazione. L'area ha ulteriori grandi possibilità di espansione. Recentemente, a Pozzilli si è insediato un Centro di ricerca biomedica ad indirizzo scientifico.
Le due Pro-Loco (Pozzilli e S. Maria Oliveto) sono molto attive e fruiscono dell'apporto di molti giovani. Sono questi più attenti alle ricerche etno-storiche e più impegnati nel dialogo con i propri parenti all'estero.
PROVVIDENTI
Paese di emigrazione: dai 1000 abitanti di inizio secolo è passato agli attuali effettivi 200.
La prima emigrazione si ebbe dopo il 1918 e si diresse principalmente a Montreal, ove vive una comunità di 500 oriundi, uniti nella fede alla Madonna della Libera, per la cui festa non mancano di inviare denaro, venendo personalmente a turno a casa. Sono uniti in una storica Associazione, di cui è attualmente presidente Enzo Vietri.
E’ federata alla F. A. M. Q. =Federazione delle Associazioni Molisane in Québec. Il lunedi dopo Pentecoste, come nel paese natale, festeggiano la Festa della Madonna della Libera. A Provvidenti, in questo giorno si svolge il pellegrinaggio dei fedeli anche dai paesi vicini e la processione.
La Comunità Montana di Casacalenda ha organizzato nell’agosto 1997 un importante convegno di studio sull'emigrazione con la partecipazione dei Sindaci della C. M. , scegliendo come sede proprio Provvidenti, che visivamente illustra il forte decremento demografico. La sede è stata proprio lo storico Santuario della Libera, ove ancora sono esposte lapidi con i nomi dei concittadini americani e canadesi, che hanno inviato offerte per i restauri edilizi.
I vecchi del paese ancora raccontano la storia migratoria. La prima diaspora vi fu già a partire dal 1870, allorchè "o s'impugnava il fucile del brigante o si emigra". Fece più dànni in queste contrade la "tassa del macinato", che gli stessi magri raccolti. Il Governo, poi, lasciava fare e permetteva le "sconfinate promesse divulgate dagli agenti di emigrazione", gli unici a lucrare sugli "arruolamenti". "Tasse sovrabbondanti, alti i fitti e le pigioni, mancanza assoluta di lavoro, contrarietà e soprusi, ecco le ragioni che hanno persuaso i nostri contadini ad abbandonare il patrio tetto per correre migliori acque nelle più lontane contrade".
Ammettono che l'emigrazione è stata una salutare valvola di sfogo, che ha agevolato il lavoro per tanti, e nello stesso tempo ha permesso di vivere a chi è rimasto. Lamentano che il paese è ormai solo un luogo dei ricordi
"Fra tutte le tasse, di bollo, di registro, di successione, di ricchezza mobile, con l'aggiunta del dazio di consumo governativo e comunale, con gli addizionali provinciali e comunali, nonchè l'imposta prediale al 30% (Europa 4%)". Eppure, nonostante il grave deflusso demografico e il blocco attuale delle possibilità di ripresa del comprensorio, non emergono contestazioni. I molisani, si sà, sono forti e realistici. Non amano sprecare parole inutili.
A Provvidenti si spera che il Grande Giubileo sia l'evento che - oltre ad accogliere un grande numero di paesani - possa servire per rilanciare turisticamente il borgo, che potrebbe funzionare tutto l'anno come "villaggio di vacanze", con speciali cartelloni culturali, nonchè animazione ed accompagnamento turistico.
RICCIA
Paese di emigrazione: dai circa 9000 di inizio secolo si è passati ai circa 6000 attuali residenti effettivi.
La prima ondata migratoria (1880-1922) di 1000 persone si è diretta verso l'Argentina (qui vivono circa 500 oriundi) e successivamente verso gli Stati Uniti (qui si stima la presenza di circa 400 oriundi) e il Canada.
I periodici a cavallo del secolo testimoniano fatti e personaggi della diaspora riccese. Ad esempio, il "Corriere del Molise. Rivista settimanale della Provincia" del 15. 8. 1903 riferisce della costituzione di una Banda Musicale a Philadelphia, formata da cittadini riccesi, diretti dal maestro Manfredi Chiaffarelli.
A Toronto e a Montreal vivono circa mille oriundi, stretti attorno a due storiche Associazioni, con squadra di calcio, gruppo folk e periodici raduni. Annualmente avvengono scambi di comitive nei due sensi, da/verso il Molise. Michele Ciocca è il presidente dell'Associazione dei riccesi a Montreal (federata alla F. A. M. Q. ). Tony Morrone è, invece, il presidente del "Riccia Social Club" di Toronto, federato alla Federazione delle Associazioni Molisane in Ontario.
A Riccia nel giugno 1912 si costituì il Circolo Operaio, che tanta parte ha avuto per la formazione politica dei meno abbienti. Tra questi, durante il fascismo, alcuni di idee di sinistra furono agevolati all'espatrio.
La seconda ondata (1951-91) di 2000 persone si è riversata in Venezuela (ove si stima la presenza di 400 oriundi), in Brasile (200 oriundi), in Europa (1000 oriundi, di cui la metà in Francia), in Australia (100 oriundi), e - infine - nell'emigrazione interna. Quelli che sono rientrati spesso hanno preferito fissare la residenza a Campobasso o a Termoli.
Riccia è una città che predilige la cultura e l'arte. E’molto attiva l'Associazione "Pasquale Vignola". Si susseguono convegni e ricerche. Il 3. 5. 1997 è stato inaugurato il "Museo delle arti e tradizioni popolari", nato da un'idea di Roberto Fanelli (ex-presidente della Pro-Loco). L'Associazione "Tempo e memoria", presieduta da Lucia De Miceli, si è interessata della raccolta, restauro e classifi-cazione di circa 600 reperti, che sono esposti nello storico "Magazzeno" (antica dogana delle derrate alimentari). Un'ala dell'edificio è dedicata a galleria d'arte.
L’"estate riccese" ha ogni anno un ricco cartellone, gioia dei molti emigrati rientrato per le ferie. La prima domenica di agosto vede la sfilata in abiti d'epoca nella zona medioevale. A fine del mese viene la festa di San Agostino, con il palio equestre.
A ottobre si tiene la Sagra dell'Uva, con carri allegorici, dedicati alle antiche tradizioni rurali.
RIONERO SANNITICO
Paese di emigrazione, posto sul tratturo Castel di Sangro-Lucera. Ha perso dagli inizi del '900 più della metà della popolazione, passando da circa 2500 agli attuali circa 1200. Il contributo all'emigrazione ascende a circa 3000 persone, tenuto conto anche del saldo naturale. Ai primi del secolo l'emigrazione si diresse prima nei paesi latini del Sud-America. In Argentina ancora residua un piccolo gruppo di oriundi (100).
Verso il 1920 l'emigrazione si diresse in USA e Canada. Si stimano in circa 300 oriundi per parte gli emigrati. A Cleveland (Ohio) c'è una chiesa dedicata al patrono San Mariano, che a Rionero viene festeggiato il 30 aprile. La statua del Santo eremita viene portata fino alla cappella rurale in località omonima. A sera la processione di ritorno. Sembra che si tratti di un antico rituale agrario, sincreti-sticamente trasportato fino ai giorni nostri.
Nel secondo dopoguerra l'emigrazione si è diretta nei paesi europei, ove si stima una presenza di circa 400 oriundi, di cui la metà in Svizzera. Alcune famiglie sono emigrate in Australia. Altri paesani si sono diffusi nell'emigrazione interna (Torino, Roma...).
Nel mese di agosto si concentrano la maggior parte dei rientri degli emigrati. Proprio in questo periodo cadono alcune feste e eventi gastronomici. Ad agosto si tiene il premio letterario nazionale "Eugenio Frate".
Il paese sta assumendo le caratteristiche di centro di vacanze (estive e invernali), favorito dalla vicinanza con Castel di Sangro e Roccaraso.
Il collante che tiene avvinti i paesani ovunque residenti è la fedeltà etnica alle tradizioni religiose. In questo versante si collocano ricerche antropologiche, che mirano alla riappropriazione della "memoria storica" delle proprie feste, così come si svolgono tutt'ora e come si svolgevano nel passato, comparate alle forme culturali della diaspora. Si è visto che sono utili schede tematiche su: evento, mito d'origine, personaggi, luoghi, situazioni; linguaggi parlati (inni, preghiere, drammatizzazioni);linguaggi scritti (archivi, epigrafi, lettere); linguaggi visivi (bandiere, stendardi, decorazioni); linguaggi auditivi (musiche, canti, strumenti); linguaggi kinestesici (balli, gare, giochi, tornei); gastronomia devozionale (pietanze, dolci).
A Rionero Sannitico esiste un fertile substrato antropo-logico che attende di essere conosciuto ed approfondito. Durante il periodo estivo è possibile entrare in contatto con molti emigrati, che conservano l'indelebile ricordo delle tradizioni del passato. Appare opportuno dedicare un apposito spazio per la conservazione dei reperti della cultura contadina e della storia dell'emigrazione paesana.
RIPABOTTONI
Paese di emigrazione. Dai 4400 di inizio secolo è passato agli attuali effettivi 600 ! Ciò vuol dire che sono altrove circa ottomila paesani. La prima ondata si ebbe agli inizi del secolo con 1000 espatri verso il Brasile, Argentina e Canada. Già nel 1875 a Montreal (Via Salita Timotea) vi erano molte famiglie originarie di Ripabottoni e nel 1930 era già attiva una forte Associazione ripabottonese.
Dopo il 1918 partono per gli USA e il Canada altre 2000 persone. Attualmente vivono a Montreal 1000 oriundi, uniti nel club intestato a "S. Rocco Celestino". Altri 1000 vivono a Buenos Aires, uniti nell'omonima associazione. Altri 400 vivono negli USA e altrettanti in Australia.
Figlio illustre di Ripabottoni è il sindacalista Arturo Giovannitti, emigrato negli USA, protagonista delle lotte operaie del primo Novecento americano. Con la sua bravura di efficace oratore e la padronanza della lingua inglese evitò conseguenze penali in un processo etnico-ideologico a lui intentato a causa di disordini sindacali. Evitò di fare la fine di Sacco e Vanzetti.
Dopo il 1961 altri 1000 espatri, in parte per l'Europa (400), ma soprattutto per l'emigrazione interna.
Gli emigrati mostrano invincibile fedeltà etnica. Una parte di essi conserva l'abitazione di proprietà, che cura e mantiene in buone condizioni, presso cui fa ritorno tutte le volte che può, ma specie nei mesi estivi.
L'estate è dedicata alla cultura e ai rapporti con gli emigrati. Numerose e qualificate sono le iniziative culturali, che premiano l'attaccamento alle "radici". Il pezzo forte è l'esposizione di reperti della civiltà contadina. Seguono dibattiti, convegni, mostre di artigianato, dibattiti, serate folkloristiche, d’intrattenimento, di assaggio della gastronomia tradizionale.
Ripabottoni per la peculiarità della sua storia migratoria si può candidare a essere centro di manifestazioni culturali di rilevanza regionale, cioè organizzazione di conferenze, convegni, incontri, seminari, manifestazioni teatrali e cinematografiche, musicali canore, folkloristiche, artistiche, centrate tematicamente sull'emigrazione, che potrebbe così uscire dalla marginalità e artisticamente trasfigurarsi.
E’ tempo di porre fine ad un'ingiusta dimenticanza durata un secolo. Bisogna recuperare la storia e l'antropologia di questo importante fenomeno storico-sociale, che ha segnato in maniera indelebile la storia contemporanea del Molise.
RIPALIMOSANI
Paese di emigrazione. Tra il 1870 e il 1970 è passato da 4000 a 2000 abitanti. Nel mondo vi sono oltre 4000 oriundi. Oggi, il conto demografico è in risalita. Non vi sono espatri e vi è immigrazione (nel 1991 n. 2454 residenti, in continua crescita, sia per i costi delle case, rapportati a quelli della vicina Campobasso, sia per il consolidarsi di buone prospettive economiche per l'area artigianale e industriale).
La prima e anche la seconda emigrazione si è diretta nelle Americhe. In Argentina vive una comunità di 2000 oriundi: a Rosario tutti i 300 forni sono gestiti da ripesi. Sono soliti festeggiare comunitariamente S. Maria della Neve.
Luca Vitantonio e la moglie Annamaria Miniello sono i primi due ripesi a giungere a Rosario. Luca chiamò i suoi compaesani, a cui insegnò a fare il pane in modo insuperabile, vendendo loro le attività che lui a mano a mano avviava. Questi lavoratori erano attivi 22 ore al giorno. Giunsero altri pionieri: Pietro Trivisonno, Cosmo Cannavina, Angelo Di Cosco, Pasquale Cristofaro. Fecero seguito altre famiglie: Camposarcuno, D'Amore, D'Alessandro, Di Cillo, Di Lauro, Di Monaco, Di Nunzio, Di Vito, Gallito, Giangiobbe, Iafornaro, Lanese, Micatrata, Minadeo, Paglia, Palermo, Rateni, Sabetta, Tabasso.
In USA (Cleveland) i 2000 ripesi ancora festeggiano la Madonna Assunta nella seconda domenica di agosto, richiamando per l'occasione i paesani che vivono a Toronto (circa 300). Leonardo Tartaglia, noto come "Lefra", è il fotografo che da 50 anni fissa le immagini relative agli emigrati molisani nel mondo. Ha visitato più volte le comunità dei suoi compaesani ripesi. E’una memoria storica vivente. Infatti, sa dire il numero dei partecipanti molisani agli annuali raduni. Ciò serve ad incrociare meglio i dati sulla consistenza delle singole comunità sparse nel mondo.
Gallitto Antonio è l'attuale presidente della "Famiglia Ripalimosana di Rosario". Lanese Michelangelo, professore universitario di storia, ripese, è il Consultore Estero per l’Argentina in seno alla Consulta Regionale dell'Emigrazione.
Il "Gazzettino" è il mensile di collegamento dei Padri Oblati di Ripalimosani (fondato nel 1954).
A Ripalimosani si celebra dall'11 al 13 agosto la Festa in onor della Madonna della Neve (località Quercigliole). Si tiene anche un Palio Equestre. Il cavallo vincente viene portato nella Cappella a dare omaggio alla Vergine. Si narra di cavalli che si sono inginocchiati.
Nella Chiesa Parrocchiale, dedicata alla B. V. Assunta in Cielo, si trova la terza copia della Sacra Sindone, rilevata su quella esistente nella Cattedrale di Torino, donata a Cesare Riccardo (Arcivescovo di Bari e Nunzio di Clemente VIII), collocata a Ripalimosani per devozione di don Gironimo Riccardo. Per il prossimo Grande Giubileo occorre prevedere appositi itinerari ed eventi, nonchè presentare il ricco patrimonio etno-culturale, la storia del Circolo Operaio e le antiche tradizion\, feste, gastronomia, artigianato locale (tessuti e funai).
ROCCAMANDOLFI
Antico borgo ad economia pastorale, in posizione difesa sui contrafforti del Matese (850 mt slm). Ha dato un forte contributo all'emigrazione, con non meno di tremila oriundi. In cent'anni è passato da 3100 agli attuali circa 1000 abitanti effettivi.
Antiche famiglie roccolane erano benestanti ai tempi della transumanza, che entrò in crisi con la messa a cultura della Capitanata. In 40 anni a cavallo del '900 vi è stata una forte diaspora specie verso gli USA.Di questa emigrazione si sono quasi perse le tracce, in quanto gli oriundi, che si stimano in circa 300, hanno finito di vendere quanto posseduto e si fanno vedere di rado.
In Argentina risiedono circa 300 oriundi, che sono dispersi e, per le particolari condizioni di quell'economia, sono penalizzati per i viaggi, il cui prezzo è proibitivo.
In Ontario vive una ricca comunità di oriundi, che si riuniscono nel "Roccamandolfi Social Club", di cui è presidente Giovanni Ricciardone. Past-president è il giovane e dinamico Tony Gianfrancesco, roccolano, attuale presidente della Federazione delle Associazioni Molisane in Ontario, nonchè consultore estero in seno alla Consulta Regionale dell'emigrazione per il quinquennio 1995-2000.
Si stima che tutti gli emigrati roccolani in Canada siano circa 500. Circa 300 vivono in Belgio e 200 nel resto dell'Europa. Una piccola colonia in Australia (50).
Il resto si è riversano nell'emigrazione interna. La festa di San Liberato (prima domenica di giugno) segna l'inizio dei rientri estivi degli emigrati, che vengono nel ridente centro montano per curare gli affetti e per godere di un riposante soggiorno estivo, nonchè gustare le specialità gastronomiche locali (lumache, latticini, funghi, agnello...).
Roccamandolfi si va sempre più qualificando come centro culturale e centro del turismo verde. Vi sono aziende agri-turistiche, nonchè aziende produttrici di latticini di qualità. Viva è l'attività culturale, con convegni e mostre. Visitabile è la mostra della civiltà contadina.
Nel 1991 è stata allestita la Mostra delle "Fonti storiche di Roccamandolfi". Nella Sezione 8^ sono stati esposti 24 interessanti documenti concernenti l'emigrazione da Roccamandolfi: lettera del 1885, che dissuade dall'emigrare in Brasile, per "miseria e desolazione" e in Columbia, per "febbre gialla" - 1886: circolare che ordina ai sindaci di non rilasciare il passaporto se non a chi ha già pagato per intero il viaggio - 1890:pubblicità per gli imbarchi navali a Genova per Montevideo e Buenos Aires - 1901: una donna chiede al vescovo di non dare l'assenso al figlio, che è un giovane sacerdote, intenzionato ad andare a raggiungere il padre a Buenos Aires - 1902: istituzione del Comitato Comunale per l'Emigrazione - 1907: imbarco per gli USA (con truffa) di un clandestino.
ROCCASICURA
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 1800 ai circa 700 effettivi, dando un contributo all'emigrazione di circa 1500 persone (conteggiando anche gli incrementi naturali). Il paese è stato duramente segnato dal deflusso di tante forze giovani e produttive.
L'emigrazione dei primi anni del '900 si è diretta in USA, ove vive una comunità di circa 500 oriundi, specie a New York. Altri 200 oriundi sono dislocati in Canada.
Nel secondo dopoguerra ci si è diretti in Europa, con 200 oriundi, di cui la metà in Svizzera.
Molto pochi in Argentina. Nel periodo estivo cadono iniziative religiose, sportive, culturali dedicate all’accoglienza.
Roccasicura ha una lunga tradizione di viaggi di delegazioni in visita alle comunità all'estero.Il parroco redige un bollettino annuale di collegamento, che si chiama "Rinnovamento" e viene distribuito all'estero. Vi si registrano tutte le novità, cronache e fatti salienti. Vi è anche il resoconto dei viaggi presso i roccolani all’estero.
A 3 km dall'abitato di Roccasicura sorge il Santuario della Madonna di Vallisbona, che risale al 1200. Vi si custodisce un antico quadro, rinvenuto secondo la tradizione da una pastorella, a cui apparve la Madonna. La festa di svolge la seconda domenica di settembre, con grande concorso di popolo e anche di emigrati. Fino a tempi recenti la custodia e la manutenzione del Santuario e del terreno circostante erano affidati ad un eremita, che viveva facendo la questua a Roccasicura e nei paesi vicini. Nel Santuario si conservano ex-voto provenienti anche dall'estero, a testimonianza della tenacia della fede religiosa originaria tra i paesani emigrati.
La comune matrice religiosa spiega che nonostante il trascorrere degli anni i molisani all'estero continuano ancora a pensare e a sognare il proprio Molise. All'estero tendono a vivere in quartieri di paesani, per stare fisicamente ed emotivamente vicino, ad avere rapporti ravvicinati, frequentandosi quasi tutti i giorni. Molti sono, poi, membri della medesima Associazione, intitolata al Santo patrono del proprio paese di origine. Questa devozione agisce da fattore comunitario, consolatorio e affiliativo.Quanto più crescono le difficoltà, tanto più ci si sostiene a vicenda. E’naturale, poi, ringraziare tutti insieme Dio per i benefici ottenuti, organizzando una bella festa, in tutto e per tutto simile a quella che si svolge in paese. Si tende anche a possedere una copia della statua, che deve essere però fatta in Italia e benedetta dal Parroco della Chiesa Matrice.
ROCCAVIVARA
In cent'anni è passato da 1700 abitanti agli attuali circa 1000 effettivi. Si calcola i movimenti della popolazione hanno dato circa 1500 persone all'emigrazione.
Paese tratturale, nei pressi dell'Ateleta-Biferno e Celano-Foggia, trovò naturale incamminarsi per trovare dove fosse lavoro e guadagno sicuro, pur se molto lontano. Nell'emigrazione di inizio secolo gli emigrati si sono diretti in Argentina. Qui attualmente esiste una comunità di circa 300 oriundi a Lomas del Mirador, stretti attorno all’Associazione "Virgen de Caneto", presieduta da Domenico Gasbarro, che festeggia la Vergine il 15 e 16 agosto.
I rientri in paese sono sporadici a causa dell'elevato costo dei passaggi aerei. Gli oriundi hanno, però, conservato una strenua fedeltà etnica verso le tradizioni e, specie, verso la Madonna del Santuario di Canneto.
Dal 1951 al 1991 si sono spostate mille persone: una parte per l'Europa (500 oriundi, di cui la metà in Svizzera), in Australia (100 oriundi) e nell'emigrazione interna. Coloro che sono rientrati hanno preferito fissare la residenza in città con maggiori possibilità occupazionali.
Potente affresco dei valori della civiltà contadina è il libro di Felice Del Vecchio "La Madonna di Canneto", riedito nel 1997. Dà conto dello scenario in cui si inserì l'emigrazione, mettendo in evidenza l'ancestrale fatalismo dei contadini molisani, che nell'immediato dopoguerra - a causa dell'estrema precarietà socio-economica - di nuovo si sobbarcarono a ripetere l'antica soluzione dell'emigrazione.
Roccavivara sta puntando sul Grande Giubileo. E’uno dei classici itinerari turistico-religiosi-culturali individuati per il 2000. Il Comune intende rivalorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale, in modo da trattenere il più a lungo possibile i pellegrini (turisti, emigrati) in transito sulla direttrice Loreto-San Giovanni Rotondo.
L'Associazione Culturale "Pro Canneto" organizza annualmente un ricco cartellone di manifestazioni estive, per allietare l'accoglienza dei turisti e degli emigrati che rientrano per le ferie estive. Nel 1997 ha organizzato la presentazione di due "reprint", il libro di Del Vecchio e il libro di Padre Galluppi "Santa Maria di Canneto sul Trigno". Il primo agosto si tiene l'antico rito de "Le sagne della Madonna": in passato, chi aveva bisogno di una grazia speciale, organizzava un corteo di 15 verginelle e un'anziana nubile, a cui al rientro a casa offriva un piatto di lasagne. Questo rito è ricordato da Del Vecchio, con i suoi occhi di bambino curioso per gli avvenimenti che ruotavano attorno a questo luogo di culto. Il 5 agosto si tiene la sfilate delle traglie (carri addobbati col grano). Il 15-16 i giochi di San Rocco. Notevole è la partecipazione degli emigrati sia a queste feste, sia a quella di San Vito (15 giugno).
ROCCHETTA AL VOLTURNO
Paese di emigrazione. La prima emigrazione si diresse in USA: a Chicago vivono 500 oriundi, altri 100 tra Philadelphia e Providence. Sono imprenditori e impiegati.
In Canada vivono 200 tra Toronto e Montreal, occupati nel terziario. In Argentina (50), in Svizzera (50), in Francia (20), in Belgio (10): sono in prevalenza operai manufatturieri. In Australia (10) sono addetti all'industria estrattiva o boscaioli.
Buoni i rapporti culturali bilaterali, favoriti dall’attività dell’Associazione Culturale "Bactaria", che per l’accoglienza estiva organizza specifici appuntamenti ed eventi culturali. Nell'agosto 1997 per il grande numero di emigrati rientrati è stato approntato un ricco cartellone, comprendente: - mostra di storia e di arte delle Mainarde - spettacoli di musica e balli folkloristici - visite guidate alla scoperta delle bellezze naturali, archeologiche e storiche del paese - 9 agosto: pali internazionale - 22 agosto: festa della madonna delle Grotte - sagre di gastronomia tradizionale. Rocchetta al Volturno è uno dei cinque paesi pre-parco del P.N.A.
Ha un Centro di visita dedicato all'illustrazione della natura delle Mainarde. In località "La Chiusa", presso il monumento al Corpo italiano di Liberazione, deve essere realizzato un camping un posto di osservazione della fauna.
Un centro di visita dovrà essere realizzato presso il lago nei pressi delle sorgenti del Volturno, per l'osservazione dell'avifauna.
Rocchetta possiede un bellissimo territorio, simile alle valli svizzere, con in più una storia millenaria.
Presso le sue numerose aziende agricole, distribuite nell'agro, si va sviluppando la tendenza ad aprirsi all'esterno, con la creazione di unità agrituristiche.
Una grande possibilità di Rocchetta e di molti paesini molisani è rappresentata dall'incentivazione del "turismo verde".In effetti, il Molise è un vero grande parco naturale, capace di attirare un turismo sensibile ai valori della vita all'aria aperta, a contatto con saperi rurali millenari.
L'agriturismo ha grandi valenze: apre nuove opportunità di integrare il reddito agricolo, ma nello stesso tempo è l’occasione di promuovere la conoscenza diffusa del territorio rurale e delle sue valenze ambientali e storico-culturali. Le nostre contrade ne usciranno rivitalizzate, grazie all’afflusso di persone interessate anche all'acquisto dei nostri genuini prodotti alimentari.
Il territorio di Rocchetta può giovarsi dell'apporto dei propri emigrati per l'attivazione di queste iniziative innovative, che hanno il merito di salvaguardare l'autonomia delle tradizioni, oltre a creare nuovi posti di lavoro.
ROTELLO
Paese di emigrazione. E’ sceso dai 2750 abitanti del 1950 agli attuali circa 1300 effettivi.
In rapporti continui con la vicina Capitanata, alla quale è appartenuto fino al 1811. In passato, dopo la fine della transumanza e la messa a cultura del Tavoliere, i braccianti venivano appaltati dall’"antiniere", cioè il capo di un certo numero di mietitori, per andare a mietere in Puglia. Poichè il grano nel Molise maturava in ritardo, questi uomini trovavano vantaggioso questo lavoro, sia perchè in un momento di pausa sia perchè il guadagno veniva in momento dell'anno in cui erano finite tutte le scorte alimentari. Purtroppo, però, grande era la miseria e, quindi, fu necessario emigrare.
Della prima emigrazione, non definitiva e a periodi più o meno lunghi, si è persa quasi traccia. Si stima che in Argentina vivano circa 200 oriundi. Si sa che circa 50 hanno conservato la doppia cittadinanza, pur se si tratta di figli e nipoti di emigrati, iscritti tramite richieste d'ufficio.
Negli Stati Uniti si stima la presenza di circa 200 oriundi, dei quali solo una parte (50) ha conservato il passaporto italiano. Rari sono gli scambi e le venute in paese. Ogni tanto, qualche lettera a parenti stretti.
Anche in Venezuela e Brasile vivono famiglie di rotellesi (circa 100 per parte).
La maggiore comunità si trova in Canada. A Montreal vivono circa 600 oriundi, uniti nell'Associazione Rotellese di Montreal, di cui è presidente Pasquale Penta. A loro spese è stata diffusa tra tutte le comunità degli emigrati rotellesi la guida "Rotello:ambiente, storia, risorse e curiosità" (1993. Si tratta di un agile volumetto, che è stato scritto dagli alunni della Scuola Media, coordinati dal Prof. Luigi Pizzuto, secondo un'ottica interdisciplinare che mette in luce saperi, valori, contenuti di una tipica società rurale, gelosa delle sue tradizioni, ricordi e siti dell'infanzia.
Nella stessa dimensione si muove il romanzo "Maternale" (1980) di Giuseppe Campolieti, nativo di Rotello, che ricerca la propria identità attraverso il rapporto con la madre archetipica, matrice primigenia del nostro destino individuale e fonte di indistruttibili ricordi. Lo stesso accade per la madre-terra che ci ha dato i natali. Nei momenti critici ed evolutivi della nostra esistenza, è d'uopo fare ad essa ritorno, così come fanno gli emigrati attratti da un feeling sottile a rivisitare il paese natìo, per riassorbire energie vitali e riprendere rinforzati il cammino dell'esistenza.
Dal 1992 la "Cooperativa Tre Colli", a cui aderiscono 300 produttori di olio, organizza una pedalata ecologica tra il verde degli uliveti. Prelude alla Festa di San Donato dell’8 agosto. Si tratta di eventi a cui partecipano in gran numero gli emigrati, che sono soliti trattenersi per le ferie per l’intero mese di agosto, partecipando a numerosi eventi culturali, e di divertimento.
SALCITO
Paese dell'emigrazione interna. E’sceso dai circa 3000 residenti del 1950 agli attuali effettivi 800.
Come Bagnoli del Trigno, Salcito è un paese molto dinamico, Ha avuto la caratteristica dell'emigrazione stagionale specializzata: i paesani si spostavano a Roma per fare i vetturini e gli addetti alla cura delle stalle e dei cavalli. Oggi, molti taxisti romani sono di origine salcitese. Fanno ritorno in paese nei fine settimana e, specie, il mese di agosto, allorchè Salcito diventa una stazione climatica alla moda, in un'atmosfera lussuosa e cosmopolita.
Il continua via-vai mantiene radicati i rapporti affettivi e culturale con il paese d'origine, che non deve approntare particolari iniziative per l'accoglienza. Salcito nel 1920 già possedeva un distributore di benzina e un supermercato, la scuola anarchica e animate botteghe nel centro storico.
Gli oriundi residenti all'estero sono pochi: USA (30), Germania (50), Uruguay (10), Australia (10).
Gli oriundi romani sono cittadini integrati a tutti gli effetti. Conservano l'abitazione di proprietà, che curano ed abbelliscono continuamente, alimentando il mercato edilizio. Sono strenui estimatori e consumatori delle antiche tradizioni. E’come se il pericolo di disgregazione totale della comunità abbia fatto scattare un provvidenziale meccanismo di autosopravvivenza: lo studio della storia e di ogni più piccola traccia del passato è tenuto molto in conto.
Salcito è, quindi, divenuto un attento centro culturale, imbevuto della modernità della Capitale, ma nel contempo attento alle "microstorie qualitative" di cui abbonda la comunità primigenia. Il terreno è molto fertile, sicchè i giovani amano dedicarsi a studi etno-storici. Recentemente, nell'agosto 1997, è stata proposta una mostra documentaria "Per una storia di Salcito (secoli XVII-XX), che ha toccato gli aspetti salienti dell'organizzazione della comunità. Sono stati presentati anche documenti concernenti due suoi personaggi storici: Michele Pietravalle e la figlia Lina.
I taxisti sono gente aperta ed esperta del mondo. Nei luoghi sociali dànno conto delle loro esperienze.
Il 14 giugno si tiene la festa del Patrono, San Basilio Magno. Si benedicono i taxi, mentre in località Pietraromana si svolge la processione e la benedizione dei campi.
A beneficio dei presenti viene organizzato l'Agosto Salcitese, ricco di eventi culturali, convegni, mostre.
Vengono organizzati picnic nell'agro (degustazione della soppressata), nonchè visite guidate ai maggiori edifici storici (palazzo Mascione, casa Quartullo, Pietravalle, Rulli, ruderi romani, ecc. ).
SAN BIASE
San Biagio è il patrono degli Schiavoni. Si ricorda che, dopo il terremoto del 1456, il territorio fu ripopolato nel 1508 con una colonia di croati.
Il paese con l'emigrazione si è spopolato, passando dai 1000 abitanti di inizio secolo agli attuali 300 abitanti effettivi.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe, di essa ormai restano solo vaghe tracce. Si conosce qualche storia di vita, come quella del compagno Vincenzo Ciccarella, nato nel 1887, emigrato negli Stati Uniti nel 1923, operaio in una fabbrica metalmeccanica nei pressi di Cleveland, divenuto militante comunista e per questo espulso nel 1932. Rientrato in Italia fu sospettato di attentare alla vita del Duce. Rimase a San Biase, operando nella clandestinità per il PCI. Nel 1945 organizzò la locale sezione con cento iscritti. Divenne sindaco dal 1952 al 1956. A San Biase il primo sindaco comunista fu eletto nelle prime elezioni democratiche nella persona dell'ingegnere Alberto Tanno.
Specie nel quinquennio 1946-50, e dopo, espatriarono in tanti verso i Paesi Europei. Qui vivono circa 600 oriundi: 300 in Inghilterra, 200 in Belgio e 100 in Germania. Si tratta di stime, ottenute incrociando dati ufficiali, informazioni verbali, ritagli di giornali e di pubblicazioni varie.
La restante parte si è diffusa nell'emigrazione interna, cioè città industrializzate del Nord-Italia, Roma, Campobasso.
Un certo benessere successivo al 1970 ha arrestato l’emorragia. Va ricordato che la Riforma Fondiaria nel Molise ha incrementato la proprietà contadina. Con le rimesse degli emigrati sono stati fatti investimenti produttivi, sicchè si è meccanizzata l'agricoltura e sono state messe a cultura molti appezzamenti di terreno.
Resta la piaga della eccessiva frammentazione dei fondi e della sostanziale non-economicità della gestione, a cui per anni si è fatto fronte elargendo sussidi e assistenzialismo.
Oggi, si assiste al fenomeno del doppio lavoro dell’operaio, che quando torna a casa, a sera, nei fine-settimana, nelle ferie, veste i panni del contadino.
Si tende a riportare in quest'area collinare del Molise Centrale antichi cultivar, sia vitigni sia mele limoncello, che qui in passato avevano il loro habitat (azienda Michele Tanno). Si tende, altresì, a ripristinare le antiche pratiche culturali biologiche, all’interno di aziende che praticano anche l'accoglienza agrituristica.
Si preparano tempi nuovi per il Molise. La sua povertà sta per diventare la sua ricchezza. Il fatto che le sue terre non siano state intensivamente coltivate, le rende adatte dal punta di vista pedologico alle coltivazioni biologiche, i cui prodotti movimentano 5000 miliardi all'anno, disponendosi -secondo dati diffusi dal CNR - ad occupare a breve una quota di mercato del 3%.
SAN FELICE DEL MOLISE
Paese croato-molisano. Belvedere sul tratturo Ateleta-Biferno, a pochi km dalla costa. Paese di emigrazione: è sceso dai circa 2200 abitanti del 1861 ai circa 800 presenti attuali. Tenuto conto degli incrementi naturali, gli oriundi all'estero e in Italia si aggirano attorno ai 2000.
Tenuto conto della tendenza a contrarre matrimoni endogamici, agevole sarebbe ricostruire la portata della diaspora, ricostruendo le storie di vita e le genealogie. Questi studi potrebbero servire ad accrescere il senso della doppia identità etno-culturale, croata e molisana.
La primitiva emigrazione dalla Croazia (nel 1518 Ettore Pappacoda accoglie i primi coloni) si è replicata nella diaspora nelle Americhe, a partire dal 1870. Oggi vivono molti oriundi in USA (200), Canada (200), Argentina (100).
La storia di questa epopea andrebbe finalmente scritta, in segno di riconoscenza nei confronti di chi ha sofferto, è stato sradicato dalla sua terra, per consentire a chi rimasto una vita agevole. I morti dell'emigrazione attendono ancora chi li riabiliti, chi enuclei le piccole "storie" di gente semplice alle prese con sogni, avventure, drammi, spesso al di sopra di ogni umana sopportazione.
Dopo il 1949 l'emigrazione si è rivolta ai paesi europei ove si stima che vivano oltre 600 oriundi.
Si ricordano in paese i viaggi nella Francia con contratti annuali di "lavoratori agricoli" con bassissimo salario, vivendo in baracche, risparmiando su tutto.
Si ricordano anche episodi di vita legati al difficile lavoro nelle miniere belghe.
In Australia vi è una forte colonia croato-molisana a Perth di circa 2000 oriundi. Tra questi vi sono 400 nativi di San Felice del Molise, molti dei quali hanno scalato importanti posizioni socio-economiche. Si tratta di emigrati che hanno acquisto uno stile di vita ricco e moderno. Alcuni oriundi sono professori e docenti universitari, che stanno effettuando importanti studi storici ed antropo-logici sulla diaspora e sulla cultura croata-molisana.
Il periodo estivo consente il grande rientro, per abbeverarsi alle proprie radici etno-culturali, ritemprare gli spiriti nella casa comune, assorbire nuove energie.
Il Comune organizza convegni culturali, una mostra fotografica e di arte, una mostra dell'artigianato locale. In paese vige ancora la tradizionale tessitura su telai di legno di coperte, stuoie, tovaglie di panno grezzo, con tipici disegni dai colori vivaci. Vi sono anche occasioni per gustare l'ottima gastronomia tradizionale, a base di ricette slave (preparazione di insaccati di maiale).
Il Comune ha ricevuto fondi per la creazione di Centri di ospitalità per gli emigrati e per i turisti dalla Croazia, con spazi espositivo-museali.
SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI
Feudo ecclesiastico del Vescovo di Termoli per oltre 800 anni (1000-1806). Dal 1564 ha ospitato immigrati croati.
Ha dato all'emigrazione un contributo pari a 1000 unità, mentre la popolazione è rimasta pressoché stabile: n.1042 nel 1901 e n.897 nel 1991.
La prima emigrazione si diresse in USA, ove residuano circa 100 oriundi. In Canada vivono circa 100 oriundi. Qualche famiglia vive in Argentina e in Venezuela.
Si ricorda che l'emigrazione in USA a cavallo del '900 era facile, in quanto si entrava anche senza documenti. Poi, cominciarono le restrizioni. Con la legge sull'immigrazione del 20/2/1907 gli USA proibiscono l'entrata di malati fisici e psichici, di prostitute, nonchè di minori di 16 anni che non siano accompagnati dai genitori, a meno che questi ultimi non si trovino già negli Stati Uniti. Si vieta di entrare in territorio federale attraverso le frontiere del Messico o del Canada. Fu allora necessario rivolgersi ad altre mete.
Non era raro che sorgessero delle dispute in materia di emigrazione. In data 25/6/1914 il prefetto di Campobasso Nicola Bellini comunica ai sindaci della provincia che le controversie saranno di competenza della commissione arbitrale di Napoli, che sono state istituite dalla Legge n. 1075 del 2 agosto 1913.
Durante la guerra del 1915-18 alcuni giovani emigrati fecero ritorno in patria, non volendo assolvere la leva negli USA. Coloro che invece accettarono di essere arruolati nell’esercito americano ricevettero un premio speciale di smobi-litazione. La prefettura di Campobasso invia a tutti i comuni l'elenco e l'indirizzo di questi giovani ex-militari, affinchè vengano avvertiti per riscuotere l'indennità.
La seconda emigrazione si è diretta in Australia (circa 50 oriundi) e in Europa (circa 100 oriundi). Il resto si è diffuso nell'emigrazione interna. Costanti sono i rapporti bilaterali con questi emigrati, che spesso conservano la casa in paese, che è anche una meta di turismo balneare.
Le attività culturali mirano alla riscoperta della storia paesana e delle tradizioni folkloristiche. Sia la Pro-Loco sia la Biblioteca comunale "Vincenzo Cuoco" promuovono ricerche etno-storiche.
La manifestazione di richiamo turistico, culturale e religioso è l'annuale festa patronale dedicata a San Giacomo Apostolo, che anticamente ricadeva nel giorno del 25 luglio. Proprio per la presenza in agosto della maggior parte degli emigrati è stato necessario spostarla nei giorni 8-9 agosto, ma con festeggiamenti che si protraggono per altri sei giorni e comprendono altri eventi. E’abbinata la Sagra del prosciutto, con concerti e balli in piazza, giochi, manifestazioni sportive, gare di calcio, mostre e gare di disegno, ecc.
SAN GIOVANNI IN GALDO
Centro agricolo, per 700 anni feudo ecclesiastico sofiano (1092-1785), sul percorso del tratturo Lucera-Castel di Sangro con continui scambi sia con Benevento sia la Capitanata.
Ha visto scemare la sua popolazione dai 2000 residenti circa del 1910 ai poco meno di 700 attuali. Ha dato all'emigrazione un consistente contributo, pari a 2000 persone.
L'emigrazione ha avuto inizio agli albori del secolo, con 1000 espatri, prima con direttrice verso l'America Latina, come Brasile e Argentina (qui residuano circa 100 oriundi). Successivamente verso gli Stati Uniti e il Canada (qui vivono circa 200 oriundi, stretti a Montreal attorno all'Associazione di San Giovanni in Galdo, presieduta da Elsa Muggeo, federata alla F.A.M.Q.=Federazione Associazioni Molisane in Québec).
S.Tassinari (1990) riferisce che "l'agente di viaggio Michele Di Cesare, figlio e nipote di emigrati, emigrato egli stesso dal 1923, afferma che, negli ultimi decenni del secolo scorso, almeno 60-70 uomini partirono dal paese, con meta soprattutto Cleveland.La maggior parte emigrò senza famiglia, con l'intento di ritornare a San Giovanni ad acquistarvi della terra ed una casa; pochi lo fecero, perchè in maggioranza si fermarono definitivamente negli Stati Uniti. Un altro massiccio moto migratorio si verificò in corrispondenza della guerra Italo-Turca (1911-12), e si protrasse negli anni successivi"(pag.232).
Il maggior numero di espatri, oltre 1000, si è avuto però a partire dal 1951, con destinazione Europa (qui vivono circa 200 oriundi), città industrializzate del Nord-Italia e emigrazione interna. Coloro che hanno fatto ritorno hanno preferito fissare la residenza in contesti urbani più ricchi di prospettive (Campobasso, Termoli).
La maggior parte dei rientri degli emigrati avvengono durante i mesi estivi. Il 29 agosto si festeggia San Giovanni e ci si saluta con l'arrivederci all'anno successivo. Il cibo devozionale è il "fracassé" (interiora d'agnello, uova e formaggio).
In paese è attivo il noto gruppo folkloristico degli "Zig-Zaghini", che suole animare molte feste patronali molisane ed effettuare anche tournées all'estero presso le comunità molisane. Il gruppo è impegnato nella ricerca etno-musicologica e nello studio delle antiche tradizioni della civiltà contadina. Si tratta di un filone di studi antropologici, su cui sono impegnati numerosi enti regionali ed associazioni culturali. Sul filo della memoria si intende recuperare le testimonianze ancora viva di una civiltà, i cui connotati sono distintivi dell'identità molisana.
SAN GIULIANO DEL SANNIO
Antica rocca sannita, poi longobarda, nei pressi del percorso tratturale.Il Longano (1786) dice che a San Giuliano di Sepino vi era un grandissimo numero di vetturini e di "telaioli" (venditori ambulanti di mercerie).
Paese di emigrazione, a cui ha dato un contributo di circa 2000 persone. In un secolo si è dimezzato, passando da 2500 abitanti agli attuali 1250. L'agricoltura era di sussistenza, cioè si produceva solo lo stretto necessario: cereali (granoturco e frumento), patate, legumi e ortaggi. Ogni famiglia allevava qualche animale, con poco latte e pochissima carne. Non c'erano industrie.Il nuovo sistema di produzione capitalistico emarginò l'antica cultura contadina, con l'avanzare di nuovi valori, basati sul danaro, con cui si comprava tutto. I contadini ragionarono così: non vale più la pena lavorare la terra, ma vendere la propria forza-lavoro all'estero.Fra le cause dell'emigrazione vi fu l'enorme aumento demografico e le campagne pubblicitarie dei Paesi Americani e dell'Oceania, che avevano bisogno di coloni per dissodare le loro sterminate pianure, operai delle loro industrie, costruttori delle metropoli, artigiani, ecc.
Della prima emigrazione negli Stati Uniti si è quasi persa traccia, ma in paese si sa che gli oriundi lì residenti sono circa 300, da trovare specie a Cleveland (Ohio).
Una buona comunità vive in Canada, ove si stima la presenza di almeno 300 oriundi. Altri vivono in Argentina e in Venezuela (circa 50).
Nei primi anni a partire dal 1950 la crittogama colpì le vigne molisane, compromettendo la produzione di uva e di vino per circa un ventennio. Dopo il 1951 l'emigrazione si è diretta nei paesi europei (100 oriundi), ma soprattutto nell'emigrazione interna (Roma, Nord-Italia, Campobasso..).
A S.Giuliano del Sannio è ancora viva la tradizione della parata militare in onore di S.Nicola di Bari (9 maggio). La festa viene ripetuta in agosto a beneficio dei paesani rientrati per le ferie dall'estero. L'asta delle bandiere è quasi sempre vinta dai sangiulianesi "americani", che propon-gono le offerte migliori.E’proprio vero che la celebrazione delle feste tradizionali rappresenta un forte e sentito legame di cultura, vero collante tra tutti i molisani dovunque residenti nel mondo. Chi rientra ha nostalgia di un mondo perduto, dei valori della comunità contadina, della vecchia famiglia patriarcale, delle forme della religiosità tradizionale (feste, processioni, devozioni). Nei paesi molisani tutto questo c'è e si trova ancora intatto, disponibile e fruibile per i moderni viaggiatori alla ricerca del paradiso perduto.
Nicoletta Petti guida il gruppo folkloristico di San Giuliano del Sannio, che partecipa a rassegne regionali e nazionali (come il raduno sardo Trexenta). E’gemellato al gruppo folk di Suelli (Cagliari), con cui vengono scambiate visite. Il gruppo si esibisce durante le manifestazioni estive con canti e danze tradizionali, molto graditi specie agli emigrati. Si tengono anche sagre gastronomiche.
SAN GIULIANO DI PUGLIA
Antico feudo benedettino, con castello a guardia del fiume Fortore, che oggi si immette nel lago artificiale di Occhito, che separa il Molise dalla Capitanata. Da sempre paese agricolo, che esportava nei paesi limitrofi forti squadre di zappatori e falciatori.
Agli inizi del secolo sfiorava i 2000 abitanti, che sono diventati attualmente circa 1200 effettivi. Vi sono state due ondate migratorie. Quella transoceanica ha interessato circa mille persone, per lo più braccianti e manovali.
Donato Del Galdo, contadino-emigrato-scrittore di San Giuliano di Puglia, militante comunista, in "Vita di contadini" (1981) tratta realisticamente il tema dell'emigrazione, senza indugiare in inutili pianti. Gramscianamente, si rende conto delle sue radici economiche, sicchè - quando non c'è pane per tutti - è d'uopo andare a cercarlo altrove: "la legge della necessità, il bisogno di lavoro per vivere, la ostinazione dei lavoratori per togliersi dalla stretta della disoccupazione e del basso salario praticato nelle campagne, è più forte di tutti i rischi propri dell'emigrazione"(pag.42).
In paese si ricorda che l'emigrazione ha avuto inizio successivamente al 1918, con destinazione Argentina, ove si stima che vivano ancora circa 200 oriundi, che hanno radi rapporti con il proprio paese d'origine.
Vi è stata anche un'emigrazione negli Stati Uniti, ove residuano circa 200 oriundi, mentre in Canada vive una comunità di circa 300 oriundi.
Dopo il 1951 ottocento persone hanno cambiato residenza, dirigendosi o verso Paesi Europei (300, operai specie in Germania e Gran Bretagna), città industrializzate del Nord-Italia o emigrazione interna.
Il Comune organizza annualmente il 18 agosto la festa in onore dei propri emigrati, molti dei quali sono soliti rientrare per le ferie estive.
Donato del Galdo, classe 1917, ha scritto "Il viaggio della speranza" (1991), resoconto della sua esperienza migratoria come operaio in Belgio. Ricorda che:" A fianco dei braccianti mietitori, nelle grosse aziende, in zone di terreno comodo pianeggiante cominciava l'impiego delle mietitrici. E in molte iniziavano ad arrivare le richieste di lavoratori per le miniere del Belgio, le richieste per la Francia, la Svizzera, la Germania, l'Inghilterra. L'emigrazione continuerà senza fermarsi mai. Nel 1956 la prima notizia di una disgrazia di morte, indicava quanto fosse grande il rischio dell'emigrazione". In "Poema di sacrificio" (1986) torna a narrare la sua storia di contadino e di emigrato, prototipo di tante storie di emigrazione mai raccontate, di una maggioranza silenziosa che non ha avuto diritti, nè in patria nè fuori, coinvolta in un doloroso destino di non appartenere nè qui nè di lì, senza la consolazione della comunicazione e del riconoscimento della comunità e della storia.
SAN MARTINO IN PENSILIS
Paese di emigrazione. Pur se dall'inizio del '900 ad oggi ha subìto un apparente minimo calo della popolazione (da 5300 agli attuali circa 5100), in effetti tutto il saldo dell’incremento naturale è devoluto per l'estero. Si calcola che gli espatriati si aggirino intorno alle 3000 unità.
Della prima emigrazione nelle Americhe a cavallo del secolo residuano deboli tracce: in USA si stima la presenza di circa 100 oriundi (specie a Siracuse, ove esiste un club), altrettanti in Venezuela e Argentina.
In paese si ricorda che tra la popolazione molti erano gli attivisti socialisti, braccianti uomini e donne, che la sera - tornando a casa sui carretti - cantavano "Bandiera rossa". I carcerati politici vennero portati alle Tremiti e a Lampedusa. Armando D'Onofrio e altri cinque suoi amici preferì emigrare in America, per sfuggire i fascisti.
La seconda emigrazione è stata massiccia in Canada. Mille oriundi vivono tra Montreal (c'è il club), Hamilton, Toronto, London, Oshawa (c'è il club "Circolo Sammartinese", che conta 250 soci).
Giovanni Ariemma è il presidente dell’"Associazione Italo-Canadese di San Martino in Pensilis" a St. Léonard. Organizza numerosi incontri a Montreal:veglione di capodanno, festa patronale di S. Leo (29 aprile), festa della vendemmia e sfilata di moda, albero di Natale, gite sociali, banchetti, balli, convegni culturali, ballo di carnevale, torneo di bocce, "maccheroni di S. Giuseppe", festa di S. Valentino (febbraio), festa di luglio (festa campestre con specialità molisane), elezione miss. Vengono organizzati viaggi da/verso il Molise, con scambi di delegazioni. Vivo è l'interscambio con le altre associazioni molisane, la federazione F. A. M. Q. (con cui si organizza l'annuale "Settimana Molisana" e gli altri italiani (con cui si organizza l'annuale "Settimana Italiana").
Giovanni Ariemma è venuto a S. Martino in occasione della dedica di Piazza Canada agli emigranti (22. 5. 1998), inaugurata da Alfonso Gagliano, ministro dei Lavori Pubblici canadese, membro della delegazione canadese, composta anche dal primo ministro Jean Chretien e il ministro del commercio con l'estero Sergio Marchi, che ha incontrato autorità locali e governative per incrementare l'amicizia tra i popoli.
In paese vi è un grande fermento di attività culturali, attorno alla promozione dei propri beni culturali e alla nota "Corsa dei carri" in onore di S. Leo.
Si tende anche al rilancio del turismo. Proprio un ex-emigrato, Assunto D'Adderio, ha acquistato nel 1986 l'antico Palazzo Baronale e lo trasformando in un ristorante-albergo, dotato di 50 posti letto.
In paese ancora si ricorda una triste storia: un ex-emigrato disoccupato uccise il venerdi santo 1993 il sindaco Carmine Troilo, a cui si era rivolto per avere assistenza. Troilo è stato per anni membro della Consulta Regionale dell’Emigrazione.
SAN MASSIMO
Antico insediamento rurale fortificato, che si chiamava "Castello" per la sua funzione militare. Il paese è passato dai 1500 abitanti del 1910 agli attuali 700, con circa 1000 persone interessate al fenomeno dell'emigrazione.
Nei 40 anni a cavallo del '900 sono partiti in tanti per gli USA, ma di questa emigrazione si è quasi completamente persa traccia.Poi vennero le limitazioni all'espatrio in USA. Il 10.8.1923 il Commissario generale dell'emigrazione De Michelis intimò a tutte le autorità comunali l'inutilità delle pressioni per ottenere il visto di espatrio negli Stati Uniti. Dice che la quota dei passeggeri che si possono imbarcare è di 42.075 unità, che per nessun motivo può essere superata e che non sono ammesse raccomandazioni. Qualcuno cercò di fare il furbo e di espatriare ugualmente, passando dal Messico nella terra promessa.
Allora l'emigrazione si rivolse al Canada, che aveva bisogna di forte manodopera per la costruzione delle città, ferrovie e infrastrutture. I paesani vi si riversarono. Come in USA, si stima che in Canada vivano circa 200 oriundi, che si considerano ancora affettivamente legati al paese di origine. Tant'è che vi fanno spesso ritorno.
Dopo il 1948 vi è stata una debole emigrazione verso i paesi europei, invece una più consistente verso il Nord, Roma, Campobasso, per trovare un'occupazione più redditizia, ma conservando la casa in paese, ove fare spesso ritorno.
San Massimo attira il turismo, in quanto dal 1960 è nato nel suo territorio un importante polo turistico, notevole anche per le ricadute occupazionali. E’nato quasi dal nulla, allorchè lo sci da sport d'élite si è trasformato in attività ludico-sportiva di massa. L'insediamento è in mano ad una società milanese, mentre la funivia e 4 dei 5 alberghi sono in mani molisane.
Campitello Matese è diventata una importante stazione turistica, situata a 1450 mt slm, ai piedi del Monte Miletto. Consente turismo sia estivo che invernale.
Caratteristici nell'agro sono i "casini", cioè le dimore campestri fortificate, complete di tutti i comforts (magazzini, stalle, botteghe). Una volta qui ci passava il tratturo. Possono essere riutilizzati come centri agrituristici.
Il Casino Selvaggi sarà ristrutturato e potrà accogliere il Museo della civiltà contadina, con alcuni locali destinati anche alla vendita e degustazione di prodotti tipici.
Il turismo verde, l'agriturismo, il turismo bianco, i beni ambientali e storici sono le grandi ricchezze di S.Massimo, che è destinato rafforzare la propria posizione di paese più ad alto reddito del Molise.
Dal Comune non vengono intraprese particolari iniziative per l'accoglienza degli emigrati, in quanto costoro si mescolano in mezzo ai turisti, che vengono per tutto il corso dell'anno.
SAN PIETRO AVELLANA
Paese di emigrazione. E’passato dai 2532 abitanti del 1911 agli attuali circa 700 presenti. Si è svuotato quasi completamente. Si trova sul tracciato del tratturo Celano-Foggia, di cui occupa parzialmente un segmento.
Feudo ecclesiastico benedettino dal 1027 al 1785, con unione di potere spirituale e potere baronale. Molti sono gli influssi e sani principi educativi e spirituali tra gli abitanti, che hanno ancora un buon ricordo del passato.
Il paese era fiorente ai tempi della transumanza, in quanto si tratta di una località di transito e con pascoli montani. Questi a metà Ottocento vennero messi a coltura, con buone rese nei primi anni, ma via via sempre più improduttivi.
Il primo esodo si verificò nei 50 anni a cavallo del '900, con destinazione Stati Uniti. La più importante comunità di oriundi vive a Pittsburg (Pennysilvania) con circa 400 persone. A Denver (Colorado) vivono altri paesani. Prospero Fazzini qui fondò negli anni Trenta una prospera Banca, che aprì anche una sua filiale a San Pietro Avellana, a dimostrazione del forte legame etnico verso la propria terra (elemento comune a tutti gli emigrati "americani", benemeriti per aver aiutato finanziariamente la ricostruzione del paese, distrutto completamente dai tedeschi nel novembre 1943).
In Argentina vive una comunità di circa 200 oriundi, che a causa dei costi elevati dei passaggi aerei hanno da tempo diradate le visite, ormai solo sporadiche. Nel secondo dopoguerra gli emigrati si sono diretti in Europa, specie Francia (qui vivono circa 200 oriundi) e Svizzera (circa 200 oriundi).
D'estate si verifica un notevole incremento delle iniziative culturali, ludico-sportive, turistiche, a beneficio di tutti i residenti estivi (turisti e paesani rientrati). San Pietro Avellana si sta affermando come stazione di soggiorno montano, puntando anche alla promozione del tartufo. Il "tuber aestivum"(scorzone) è sulle tavole dell'annuale Sagra del tartufo, che nel 1997 ha svolto la 8^ edizione.
Il "Museo Etnografico Comunale" accoglie molti visitatori, fungendo da gradito richiamo anche per gli emigrati, sempre attenti a conoscere la storia paesana.
Il Comune sta promuovendo diverse iniziative per lo sviluppo dell'agriturismo, del turismo religioso (pellegrinaggi organizzati al bosco di S. Amico e cenobio), del turismo culturale (studio del territorio, della sua gente e della sua storia), e del Parco "Alto Molise".
Il 3 novembre cade la festa liturgica di S. Amico, che anticamente veniva celebrata come festa patronale e fiera. Per venire incontro alle esigenze degli emigrati è stata spostata al 16 agosto, in cui cade anche la Festa dell’Emigrante, nonchè la Sagra del Tartufo.
SAN POLO MATESE
Per 700 anni feudo ecclesiastico della Mensa vescovile di Bojano (dal 1080 al 1785). Nel 1910 contava 1200 abitanti, divenuti attualmente 500.
Il suo nome è legato alla zampogna, al Presepe Rogati, al Museo delle Rudiste (fossili del Matese), all'insediamento industriale nella piana (Procter-Gamble).
La maggiore comunità vive in USA con oltre 1000 sanpolesi. Circa 200 in Canada e 100 in Australia. La restante parte è diffusa nell'emigrazione interna, che continua ad alimentare il mercato delle seconde case per il fine-settimana e le ferie invernali ed estive.
La prima emigrazione cominciò all'indomani dell'Unità d'Italia, con oltre 500 espatri in USA nei 50 anni a cavallo del '900. Si trattava soprattutto di forti manovali, che facevano periodicamente ritorno in paese, per dare i mezzi economici alle proprie famiglie. In paese vi era purtroppo eccesso di popolazione, salari bassissimi, miseria.
Dopo il 1951 l'emigrazione riprende fortemente, non più motivata da ragioni esclusivamente economiche, ma per trovare affermazione, servizi e moderno benessere. Partono famiglie intere. L'anno 1968 partono ben 142 persone. Negli anni 1960-70 partono circa 500 persone. Attualmente, l'emigrazione sembra essersi fermata, per il concretarsi in loco di possi-bilità occupazionali.
Durante il periodo natalizio il paese si rianima per l'afflusso di turisti, che vengono a gustare l'atmosfera di incanto che vi si vive. Molti gli eventi caratteristici: il presepe vivente, il presepe Rogati, la Mostra della civiltà contadina, la Mostra dell'artigianato locale.
Durante il periodo estivo vi sono occasioni per vivere il turismo escursionistico, verde, naturalistico (le rudiste del Matese qui abbondano). Si tiene la Sagra della Fagiolata e si gustano i prodotti gastronomici matesini.
In futuro il centro storico del paese può divenire un vero Centro di vacanze, a disposizione tutto l'anno del turismo etnico di ritorno.Si tratta di mettere a disposizione le abitazioni storiche, che invece stanno chiuse buona parte dell'anno, fornendo accompagnamento e animazione.
L'occasione del Grande Giubileo del 2000 potrà inaugurare questa nuova stagione di rilancio dei rapporti bilaterali col ricco mondo nord-americano, con ricadute sul piano sociale ed anche economico.
SANTA CROCE DI MAGLIANO
Paese di emigrazione. Pur se dall'inizio del '900 ad oggi ha subìto un apparente minimo calo di popolazione (da 5300 agli attuali circa 5100), in effetti tutto il saldo dell’incremento naturale è partito per l'estero, ove si stima vivono circa 2000 oriundi.
Alla fine della prima guerra mondiale il clima politico si era arroventato a causa dell'acuta crisi economica e sociale, con l'inizio dell'occupazione delle terre. Gli agrari di S. Croce davano man forte alle squadracce fasciste. Giunsero ad appaltare nel 1920 crumiri marinesi (pugliesi) per escludere i braccianti locali. Costoro senza mercede andarono ugualmente a lavorare (sciopero all'inverso). Furono arrestati Ernesto Valle e Nicola Crapsi. dirigenti sindacali comunisti (condannati poi a tre anni e sei mesi di carcere). Molti giovani braccianti decisero di prendere la via dell'estero.
Di questa prima emigrazione si sa poco, si attende l'avvio di apposite ricerche etno-storiche. Si stima che in USA vivono 100 oriundi, Venezuela 100, Argentina 100.
La seconda emigrazione è stata massiccia in Ontario. Seicento oriundi vivono tra Hamilton, Toronto, London, Oshawa. Altri vivono a Montreal, ove è attiva l'Associazione di Santa Croce di Magliano, presieduta da Rosa Zaffiro, federata alla F. A. M. Q. =Federazione delle Associazioni Molisane del Québec.
In agosto il paese rassomiglia a una grande città: da Milano, Torino e dalla Germania tornano gli emigranti. Le strade sono piene di gente che si saluta, si abbraccia. . . E’ davvero salutare tornare a casa, alle proprie radici, al fine di rendere conto alla comunità del proprio progresso. Finita la festa di San Flaviano (22 agosto) tutti ripartono per tornare alle consuete occupazioni.
Il Comune dedica da anni programmi culturali e ricreativi dedicati agli emigranti, a cui è dedicata una apposita festa. Nel mese di agosto il gruppo folk "U Cuoscene" cura balli e canti tradizionali, seguono serate danzanti, mostre pittoriche e fotografiche, nonchè convegni tematici.
Raffaele Capriglione è il medico-poeta, che dopo anni di silenzio è stato riscoperto, diventando l'orgoglio dell'intera comunità di Santa Croce, anche all'estero.
Nell'agosto 1994 Carbone-Lefra hanno curato una mostra fotografica "Cento anni di emigrazione molisana", che ha fornito volti, dati e notizie sull'emigrazione secondo varie sezioni (partenza, lavoro, feste, associazioni, rientri). Ogni foto è stata corredata da didascalia esplicativa e di un brano di commento estetico-storico.
Santa Croce si avvale dell'opera di valenti ricercatori locali su tematiche etno-storiche.
SANTA MARIA DEL MOLISE
Paese di emigrazione. E’ passato dai 2000 abitanti del 1910 agli attuali 700 residenti effettivi.
A cavallo del '900 la povertà era estrema, sicchè fu necessario espatriare. I pionieri di questa diaspora si diressero negli Stati Uniti, Argentina, Canada. Da qui sorreggevano le famiglie con i propri risparmi, inviando anche offerte per le maggiori ricorrenze religiose.
A Montreal vivono circa 300 oriundi, organizzati in una storica Associazione, riconosciuta dalla Regione Molise nel Registro Regionale delle associazioni, presieduta da Angelo Zappitelli, federata alla F. A. M. Q. = Federazione delle Associazioni Molisane in Québec. Svolge un intenso programma sociale e culturale, ha un proprio gruppo folk e calcistico. Mentre in patria i SS. Patroni (Maria, Filippo, Giacomo) si festeggiano il 1° maggio, a Montreal si festeggiano l'ultima domenica di maggio, con grande concorso di molisani. Dopo la S. Messa si svolge una processione con le statue (copie fatte in Italia e benedette dal Parroco della Chiesa Matrice). Segue un rinfresco e un programma ricreativo (pignate, spaghetti, tiro a segno, hula-hoop, limbo, fescha di mel, giochi di carte da tavolo, fuochi d'artificio. . . ).
Vi sono circa 100 oriundi negli USA e altrettanti in Australia.
Nel secondo dopoguerra vi sono stati contenuti espatri verso i Paesi Europei, molti invece verso l'emigrazione interna (città industrializzate del Nord-Italia, Roma, ecc. ).
La famiglia Kurt Bertone, originaria della frazione di Sant'Angelo in Grotte, ha aperto su Internet un sito per ritrovare i parenti diffusi nella diaspora. Si tratta di un esempio da imitare, in quanto possono riannodarsi i fili della parentela e della comune origine. Inoltre, con la ricostruzione delle genealogia è possibile incrementare le ricerche etno-storiche sull'emigrazione. Di questi studi si sente un grande bisogno, in quanto la storia del Novecento è carente di ricerche qualitative di microstoria, così importanti per dare linfa alla storia dei nostri piccoli comuni.
Gli storici locali abbondano nella storia antica, che -si sa - è lontana da noi e dai nostri interessi. Invece, ignorano l'epopea dell'emigrazione, che ha coinvolto -direttamente o indirettamente - il 90% dei molisani. Poi, c'è non solo la motivazione scientifica, ma anche quella della riconoscenza verso questi fratelli che si sono sacrificati anche per la vita di chi è rimasto. Ritrovare persone e indirizzi può permettere una salutare riconciliazione, sia pur tardiva. L'evento dell'emigrazione ha rotto l'armonia della solidarietà del gruppo originario. Ritrovarsi serve a liquidare e superare questa lesione degli affetti. Una volta perdonati a vicenda, i parenti ritrovati gioiranno in una rinnovata socialità a beneficio di tutti. Allora gli scambi fluiranno, intessendo tutto il vivere civile. SANT'AGAPITO
Apparentemente il paese sembra aver perso solo 500 residenti nel periodo compreso tra il 1910-1970, passando da circa 1500 a 1000 abitanti. In effetti, c'è da calcolare da una parte l'incremento naturale e, dall'altro, il peso degli espatri clandestini: si arriva così a stimare in mille i paesani emigrati.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe, coinvol-gendo circa 500 persone. Ma l'AIRE non serba traccia degli oriundi che vivono in Canada e in USA, mentre si stima la presenza in Argentina di circa 200 oriundi (di cui 71 hanno conservato la cittadinanza italiana).
L'agricoltura è poco sviluppata malgrado la presenza nella piana di buoni terreni, che però sono eccessivamente frazionati. I boschi e i prati delle terre comunali sono in stato di abbandono.
Dopo la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, il paese si trovò senza risorse, per cui si ricominciò ad espatriare, verso le città industrializzate del Nord-Italia e verso i Paese Europei (qui vivono circa 200 oriundi, con punte in Svizzera e Germania). De Gasperi riuscì a negoziare importanti aiuti per la ricostruzione, ma invitò anche gli italiani ad apprendere le lingue, emigrare, allentare la pressione demografica, a inviare le rimesse. Il 10 settembre 1943 Isernia aveva subìto un grave bombardamento, con un eco anche a S. Agapito, i cui abitanti furono incaricati dagli alleati a collaborare per il ripristino dei ponti. I pacchi dei parenti americani erano un aiuto provvidenziale.
Il 18 agosto si celebra la festa del Santo Patrono, che è anche l'occasione per festeggiare gli emigrati rientrati per le ferie estive, a cui viene dedicata l'"Estate Sant’Agapitese". Periodicamente si recita il dramma sacro sulla vita di S. Agapito. Si tiene una mostra artigianale e di pittura. Molti di loro hanno ancora l'abitazione di proprietà, nonchè affetti ed interessi in paese.
Il 6-7 settembre si tiene la sagra gastronomica degli "Arrosticini" in occasione della festa di Santa Maria Bambina. Dopo questo evento ognuno rientra nel proprio luogo di residenza e di lavoro.
Il Comune cerca di incentivare un turismo locale attorno alla ricerca e sistemazione di reperti della civiltà contadina, alla storia locale, alle attività sportive, al turismo escursionistico. Si spera di dare fiato all'economia locale con la realizzazione di due strade (strada della montagna per raggiungere i pascoli e i boschi siti a monte del comune; strada della piana).
SANT'ANGELO DEL PESCO
Paese di emigrazione. E’passato dai 1260 abitanti del 1901 agli attuali effettivi circa 400. Per molti anni unito a Pescopennataro, da cui è riuscito a sciogliersi solo nel 1816, ma nel 1893 dalla promiscuità dei suoli. Nel novembre 1943 fu interamente distrutto dai tedeschi. I fondi inviati dagli emigrati in USA furono provvidenziali per la ricostruzione.
La più antica colonia sangiolese si trova a Rank (Penny-Silvania - Stati Uniti) con oltre 300 oriundi, discendenti della prima emigrazione a cavallo del '900. Altri oriundi si trovano in Venezuela (50), Brasile (10) e Canada (50).
Cesidio Delle Donne è lo storico locale, che più di tutti si è dedicato alla ricostruzione e documentazione della diaspora. Ha organizzato mostre documentarie e pubblicato libri fotografici ("Passatorama", 1991; "Momenti", 1994). E’stato anche il fautore del rilancio della zootecnia nell'Alta Pentria, creando una cooperativa di allevatori (1973-78).
Dopo gli anni Cinquanta l'emigrazione si è diretta in Europa, ove si stima la presenza di 400 oriundi, con punte in Svizzera e Francia.
Durante l'estate vi sono numerosi rientri. Ad agosto vi è la "Settimana Santangiolese", particolarmente dedicata agli emigrati. La Pro-Loco organizza numerose manifestazioni culturali e ricreative: serate musicali popolari, sagra dei "fascarelli"(polenta tipica locale), tornei sportivi, mostre.
Molto frequentato il Santuario della Madonna del Carmine, ove il 15 agosto si festeggia la festa dell'Assunta. La Confraternita riceve una tassa annuale da ogni fratello. Fino al 1970 una donna, la domenica mattina girava per il paese con un canestro in testa e un bicchiere di rame per la raccolta del grano e dei soldi, gridando: "Volete fare il bene alla Madonna ?!" - Durante la processione del 15 agosto il maestro delle cerimonie regola le fermate e le partenze con due frasi rispettive: "Viva Maria!" e "Santa Maria!". Da qui il detto "Santa Maria!" per smuovere persone indolenti.
Il problema dello spopolamento viene periodicamente dibattuto in convegni, che servono a fare il punto della situazione e a proporre correttivi. Purtroppo, in questi centri montani si è scesi al di sotto della soglia minima. Il segnale più preoccupante viene dalla chiusura del bar centrale, tradizionale punto di incontro. Si crea lo spettro dell'isolamento per buona parte dell'anno. Chi resta sono al 90% solo anziani, a cui nuoce la solitudine.
Eppure il retaggio storico-culturale è ampio e molte sono le risorse che potrebbero essere messe a frutto. Occorre una decisa volontà politica regionale per permettere la rinascita dei paesi del Molise Altissimo.
SANT'ANGELO LIMOSANO
In cent'anni il paese ha perso oltre 1000 residenti, passando da 1500 ai circa 500 attuali.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe. In USA vivono circa 200 oriundi. In paese gli anziani ricordano che fu per merito dei giovani da qui partiti che si sono affermate molte Nazioni. Ancora è viva la pseudo-querelle "se cioè l'emigrazione è stata un bene o un male", a cui non si può semplicisticamente rispondere. Tale è l'intreccio di fattori e situazioni, tra loro continuamente interagenti.
Non si può disconoscere il passaggio della media proprietà ed anche della grande nelle mani dei contadini, che mai avevano visto tanti soldi, frutto del lavoro estero. In Argentina si stima la presenza di circa 200 oriundi.
Nel 1905 nelle Casse Postali di Risparmio in Molise vi erano lire 9. 372. 927; nella Cassa di risparmio del Banco di Napoli lire 1. 126. 374; nella Banca Popolare di Campobasso lire 743. 192, nella Banca Popolare di Agnone lire 813. 618 e nella Cassa di risparmio di Agnone lire 299. 305.
Questa valanga di denaro è servita soprattutto per acquisti immobiliari (terre e case), in assenza di progetti di sviluppo economico in altri campi (artigianato, industria, servizi, ecc. ).
Altri puntano il dito sulla rottura irreversibile della solidarietà del gruppo paesano, sicchè l'emigrazione è stata la suprema rovina del nostro mezzogiorno.
A S. Angelo Limosano dopo il 1946 più di mille persone si sono trasferite all'estero. In Canada formano una compatta comunità, che si stima comporsi di circa 600 unità, che conservano il culto delle proprie radici etno-culturali.
In Europa vivono circa 100 oriundi. Nel periodo estivo il paese si rianima per il rientro per le vacanze estive dei propri emigrati. L'occasione è divenuta una vera e propria festa calendariale del ciclo dell’anno. Ad essa si rinvia per gli appuntamenti e le decisioni importanti.
La ricostruzione della storia paesana della diaspora può prendere l'avvìo proprio durante il periodo estivo, allorchè possono essere svolte interviste agli emigrati, affettivamente ed intellettualmente disponibili. Conoscere la propria storia è un bene inestimabile, in quanto ci fa crescere in identità.
Risulta utile tracciare gli alberi genealogici delle famiglie, al fine di seguire l'evoluzione degli spostamenti nel tempo e nello spazio. Il "gruppo comunale di ricerca etno-storica" può dialogare con l'analogo all'estero. Gli elaborati possono essere scambiati e confrontati.
Non si tratta solo di fare ricerca scientifica, ma di onorare la memoria di tanti uomini "senza storia", che hanno dato un notevole contributo di civiltà, sia al Molise sia alle terre dell'accoglienza.
SANT'ELENA SANNITA
Paese di emigrazione. In cent'anni č passato da circa 2000 abitanti agli attuali circa 250 presenti. Al fenomeno di quasi totale dissanguamento corrisponde una potente ricerca della propria storia, quale meccanismo di sopravvivenza. Notevole č la ricerca storico-culturale sulle "radici", con mostre, convegni, pubblicazioni.
Come i vicini abitanti di Frosolone, erano dediti alla rivendita di arnesi di acciaio lavorato (attrezzi agricoli, coltelli, forbici. . . ), seguendo le fiere lungo i percorsi tratturali, spingendosi fino a Brindisi, Campania, Lazio, Toscana. Assieme ai frosolonesi sono chiamati "I Fenici del Molise". Alcuni paesani espatriarono come operai dell'acciaio a Providence (USA, qui vivono oltre 2000 frosolonesi).
Si specializzarono nell'arrotare le forbici dei barbieri, a cui cominciarono anche a fornire profumi.
I santelenesi espatriati sono personaggi doc: sono profumieri di alto livello (300 a Roma e 500 in Italia).
Gaetano Terriaca č il presidente della "Winner", societā di molisani, che dispone di pių di 100 punti di vendita di profumi in tutta Italia. Hanno voglia, denari e passione, che investono nella riscoperta delle "radici". Si ricostruiscono le genealogie delle famiglie: Alonzo, Armento, De Paola, De Tollis, Ruberto, Di Bella, Di Gregorio, Durante, Jannone, Lembo, Muliere, Muzio, Pette. Sergnese, Stasio, Terriaca, Zoppo. . . Molte e significative le "storie di vita".
Donato Iannone ha curato una ricerca su "L'emigrazione santelenese. Etica contadina e intraprendenza commerciale" (1996), in cui ricostruisce la diaspora degli arrotini santelenesi, trasformatisi in profumieri. Scopre che il loro grande successo economico deriva da un valore avėto, molto in uso in paese. La solidarietā tra parenti ed amici nello scambio di lavoro (a rendere) nelle attivitā agricole. Quest'abitudine ha permesso il mutuo soccorso nell'intrapresa artigianale e commerciale, con obblighi non scritti ma ugualmente cogenti tra tutti i paesani, estesi a tutti i livelli. Questa concezione di appartenenza ad un unico ceppo ha permesso la formazione di attive associazioni informali tra operatori economici paesani, attente al successo e al sostegno reciproco.
E’abitudine dei santelenesi di ritrovarsi tutti in paese per le ferie estive. Rientrano in circa 3000. Si respira un'aria colta e cosmopolita.
La festa degli emigranti si tiene il 27 settembre, durante la festa dei Santi Cosma e Damiano. In piazza si tiene un gigantesco pranzo all'aperto, con le specialitā del posto (petacc’e fasciu’con cotiche, agnellino al forno. . . ).
SANT'ELIA A PIANISI
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso la metà dei residenti, passando da 5000 a 2500 abitanti. Ha dato all’emigrazione un contributo di circa 4000 persone.
La prima fu emigrazione povera, di braccianti, che prevedeva il ritorno. Partirono circa 2000 persone, che si diressero in Sud-America. A La Plata esiste un'associazione intestata a S.Elia Profeta con circa 200 oriundi, attualmente presieduta da Felice Colavita. Successivamente USA (200) e Canada (200). Molti hanno fatto ritorno, tra essi alcuni hanno fissato la residenza in altri comuni.
A Montreal esiste l'Associazione di S.Elia a Pianisi, presieduta da Leonardo Galante. E’affiliata alla F.A.M.Q.= Federazione Associazioni Molisane del Québec.
Dopo il 1951 altre 2000 persone hanno lasciato il paese, dirigendosi in Venezuela (Caracas: 200), Europa (300, specie in Germania) ed emigrazione interna. Si tratta di lavoratori specializzati, molti dei quali non hanno più fatto ritorno.
Per raggiungere gli emigrati il Comune diffonde il periodico di collegamento "Dialogo con i Santeliani nel mondo", redatto in collaborazione con la Parrocchia.
In paese vi è un convento dei PP. Cappuccini, presso cui è vissuto in passato per qualche tempo Padre Pio, figura di santo religioso qui molto venerata, come in tutto il Sud d'Italia. Si aspetta l'evento del grande Giubileo del 2000 per massicci rientri, nel segno della comune fede religiosa e delle medesime radici etno-culturali.
Altri comuni molisani hanno notiziari di collegamento: Colletorto, Bonefro, Castellino sul B., Filignano, ecc.
L'accoglienza estiva degli emigrati ha inizio con la festa patronale (20 luglio), nota per i giochi popolari tradizionali. Per un mese la Pro-Loco continua ad organizzare eventi culturali e gastronomici, tra cui una mostra fotografica e una mostra dell'artigianato locale.
In piazza si respira un'aria cosmopolita per la presenza di emigrati che vengono da tutto il mondo. Costoro fungono anche da "ambasciatori" dei prodotti agro-alimentari molisani tra cui spicca la pasta, che viene qui prodotta in due moderni stabilimenti e commercializzata specie all'estero.
Il Comune appoggia la promozione dei prodotti locali. Ad esempio ha curato con la Pro-Loco uno specifico stand a "Molise in Fiera 1997", con il meglio della produzione locale (pane, biscotti, sottaceti, olio, pasta, oggettistica di legno, ecc.), dando conto della grande vitalità economica di questo paese, che ben a ragione si vanta anche del lavoro dei suoi emigrati all'estero, che sono riusciti a scalare molte buone posizioni, specie nel campo del commercio, della ristorazione, fornendo al mondo un'immagine sana e laboriosa dei cittadini molisani.
SCAPOLI
Scapoli in cent'anni è passato da circa 1500 agli attuali circa 1000 abitanti. Eppure ha dato all'emigrazione un suo contributo di almeno 1000 persone, pur se le cifre ufficiali dànno un'immagine alterata del fenomeno.
Della prima emigrazione nelle Americhe, quasi non v'è traccia. In effetti coloro che partivano, quasi tutti braccianti e manodopera generica, stavano via per 3-5 anni, poi facevano ritorno.
La seconda emigrazione si è diretta in Europa, per restarci. Qui vivono 400 oriundi scapolesi, di cui la metà risiedono in Belgio (vi si diressero per il lavoro nelle miniere). Si tratta di manodopera specializzata. Fanno tutti ritorno d'estate in paese, ove conservano buone abitazioni, in una località ritenuta attraente dal punto di vista climatico e turistico.
La spinta ad emigrare è dipesa da fattori sì di natura economica, ma anche di natura ambientale. Basta leggere il libro "Il prete del villaggio" dello scapolese Luigi Mancini (1846-98) per rendersi conto della feroce oppressione feudale imperante in paese, i cui effetti hanno condizionato fino a pochi anni fa la vita sociale. Il retaggio feudale ha inquinato durevolmente il vivere sociale, con classi sociali simmetriche, i "galantuomini" da una parte e la plebe indifesa dall'altra. Molti giovani hanno sentito imperiosa la spinta a partire, proprio per spezzare definitivamente il servaggio alle poche famiglie nobiliari del posto, le uniche in possesso di soldi e proprietà immobiliari, per questo in grado di continuare a condizionare la vita politica paesana.
Ogni anno, l'ultima domenica di luglio si tiene il Festival Internazionale della Zampogna, che nel 1997 ha festeggiato la XXI^ edizione. A Scapoli vi sono botteghe per la produzione di zampogne e sono attivi suonatori. Si può anche visitare un Museo della Zampogna, presso il locale Circolo della Zampogna, presso cui si tengono anche corsi di educazione musicale e di uso della zampogna.
Lo strumento musicale della zampogna è l'emblema della cultura contadina molisana, semplice e sempre uguale a se stessa. La sua musica è il peana di un mondo arcaico, che teme il confronto con quello ricco industrializzato.
Anche l'attaccamento al dialetto dei paesi molisani, che quasi tutti gli emigrati molisani continuano a parlare nell’intimità, è la bandiera di una cultura atavica, che non vuole morire, assorbita nell'omologazione capitalistica. La zampogna e il dialetto sono monumenti di una cultura agro-pastorale di un popolo contadino, povero e oppresso, fiero e ricco di un'autoctona energia culturale e artistica.
Oggi, vi è un salutare ritorno alle concrete specificità delle culture regionali. La stessa cultura borghese spinge alla riscoperta dei valori/saperi/sentimenti della passata cultura contadina. A Scapoli tutto questo è realtà.
SEPINO
Centro agricolo situato alle falde del Matese e aperto sulla Valle del Tammaro. Importante incrocio viario della transumanza, assurto a grande importanza nell'epoca augustea. Con la crisi della pastorizia a metà '800, ha perso il suo fervore, non è rimasto che emigrare.
Paese di emigrazione. La popolazione si è contratta da 5400 del 1910 ai poco più dei1800 attuali. Si stima che siano espatriati in due ondate oltre 4000 sepinesi.
A cavallo del Novecento partirono circa duemila paesani verso le Americhe. Di questo esodo residuano due comunità: una in USA (500 oriundi, specie a Pittsburg - Pennysilvania) e l'altra in Argentina, dove a Buenos Aires vivono circa 400 oriundi, riuniti in una propria associazione, intitolata a Santa Cristina, il cui corpo è venerato a Sepino.
A partire dal 1946 fino al 1971 sono espatriati altri duemila, in particolare verso il Canada. A Montreal vivono circa 500 oriundi, stretti attorno alla propria associazione. Altri oriundi vivono in Europa (300 in Belgio, 300 in Germania), circa 100 in Australia.
Sepino vanta la prima Festa dell'Emigrante di tutta la Regione. Nell'anno 1903 il presidente del Comitato Festa pensò di prolungare la festa di Santa Cristina di un altro giorno, cioè il 25 luglio, dedicando questa giornata ai cittadini emigrati, che ancora oggi sono soliti rientrare per la circostanza. Nacque così la prima festa dell'emigrante, evento che poi si allargò a macchia d'olio, tanto che oggi quasi 50 Comuni molisani sono soliti celebrarla in onore dei propri concittadini all'estero per motivi di lavoro.
Sepino vanta molte specificità, specie nel campo storico e culturale. Oggi è un affermato centro turistico e centro termale. Sono visitabili tre Sepino. Circa l'emigrazione, la sua storia è ricostruibile sulla scorta delle annate del periodico di collegamento "Sepinesi nel Mondo" e del "L'Eco di Santa Cristina", fondato nel 1908. Ad esempio su un numero del 1996 è apparsa la storia di vita del sepinese Francesco Iafrancesco (medaglia d'oro al valore civile in Montreal) e dell'On. le Guglielmo Cusano, nato a Sepino il 19/10/43, ove ha frequentato la prima e seconda elementare, poi nel 1952 con la madre ha raggiunto a Montreal il padre Michele, emigrato nel 1950. Dopo essere stato maestro elementare, direttore didattico ed esperto di organizzazioni pedagogiche, è diventato deputato del Parlamento del Québec, rappresentando gli interessi italiani e molisani. In Canada vivono 700.000 italiani, di cui il 70% è giunto dopo il 1946. Circa la quarta parte è composta da molisani.
Sepino è una città cosmopolita, visitata tutto l'anno dai suoi figli ovunque residenti, legati da incrollabile fedeltà alla propria matrice etno-culturale.
SESSANO DEL MOLISE
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso 1500 residenti, passando da 2500 a circa 1000 abitanti effettivi. Il suo contributo all'emigrazione sfiora le 2000 persone.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe. Oggi è difficilmente documentabile, in quanto si sono dispersi e allentati i legami. In paese si parla di 200 oriundi in Canada e di 200 oriundi in USA. Andrebbe svolta una ricerca approfondita, sulla scorta dell'incrocio di notizie varie, desunte da fonti multiformi.
Nel 1880 a La Spezia nel naufragio di una carretta del mare, che trasportava emigrati in USA, perirono 31 paesani. In paese si ricorda che dopo il 1918 si istituì una scuola serale per gli analfabeti, in quanto per ottenere il passaporto bisognava saper leggere e scrivere.
Il fascismo non abolì l'emigrazione, ma la ridimensionò, permettendo l'espatrio solo dei migliori (professionalmente e culturalmente), al fine di fare una mirata propaganda etnica all'Italia e al regime fascista.
Il 7 agosto viene festeggiato il patrono, San Donato. Il giorno successivo, da molti anni a questa parte, è dedicato all'annuale Festa dell’Emigrante.
La seconda diaspora è avvenuta nel secondo dopoguerra. Molti si sono diretti in Europa, ove vivono 500 oriundi, di cui 300 in Svizzera. Molto vivi e costanti i rapporti bila-terali, che si concretano in particolar modo durante i mesi estivi, durante i quali gli emigrati sono soliti fare ritorno, rientrando nelle abitazioni, tutte di proprietà, di cui curano con larghezza di mezzi la funzionalità e la manutenzione. Utilizzano strumenti vari per collegarsi con i proprio paese: lettere, telefono, viaggi, bollettini periodici a cura della parrocchia.
In effetti, se funzionasse l'informazione, molti dei disagi tipici dell'emigrazione dovrebbero cessare. Ecco che vengono in aiuto le nuove tecnologie, che garantiscono: attualità, oralità, multimedialità, feedback, partecipazione.
L'attualità permette un confronto su temi basati sull’esperienza viva, diretta, quotidiana. L'oralità è il confronto faccia-a-faccia. Con la multimedialità si usano mezzi diversi per forgiare un rapporto formativo tra due poli. Il Feed-back permette l’informazione di ritorno, ragguagliando sulla vita all'estero. In ultimo, la partecipazione mitiga le distanze e consente il senso della partecipazione diretta all'attualità.
A Sessano l'informazione viaggia sulle bocche di tutti, chi va e chi viene. L'emigrazione non è vissuta come fatto traumatico, anzi chi ritorna dai suoi viaggi ha di che narrare e dona agli altri il senso di preziose esperienze.
SESTO CAMPANO
Sesto Campano, antica roccaforte longobarda per il controllo viario dalla Campania e dal Lazio, raggruppa in effetti due centri, con distinta storia e mentalità degli abitanti, Sesto (alta e bassa, 2000 ettari di territorio) e Roccapipirozzi (alta e bassa, 2000 ettari di territorio).
La popolazione è andata anagraficamente ad accrescersi dai 1861 del 1901 agli attuali oltre 3100 abitanti.
Dal 1901 al 1911 si accrebbe di 700 unità. Della prima emigrazione nelle Americhe si sono perse le tracce, sebbene si stima ancora la presenza di oriundi.
La fertilità della piana favorisce produzioni agricole intensive anche di tipo ortivo, non del tutto sfruttate. Per la carenza di manodopera si ripiega piuttosto per gli insilati di mais (alimento-base per i bovini).
Dal 1951 in poi i capi famiglia si spostano in maniera pendolare dovunque trovino lavoro. Molti hanno trovato occupazione nelle fabbriche del Nord-Italia e in Europa. Qui si stima la presenza di almeno 200 oriundi, di cui la metà si trovano in Svizzera.
L'emigrazione è un fenomeno congiunturale, con frequenti va-e-vieni, con intervalli più o meno lunghi. L'entità degli espatri stagionali si misura in relazione diretta con la situazione economica. Negli anni 1970-80 buoni guadagni provenivano dalla vendita delle foglie stagionate di tabacco, poi questa cultura è stata abbandonata. Quando era in funzione il Conservificio di Ponte Schito (1980-90) per il ritiro dei pomodori, molti si sono occupati nelle aziende agricole. Poi, questa cultura è stata abbandonata. Attualmente si punta sui fagiolini e gli ortivi, essendo entrata in funzione la distribuzione consortile dell'acqua sotto pressione.
Nel 1970 Sesto fu inserito nel Nucleo Industriale di Isernia-Venafro. Fu creata una grande fabbrica, la "Fonderia e Smalteria del Tirreno", che produceva sanitari, che dopo poco fallì, ponendo fine al sogno occupazionale in loco.
Hanno chiuso, altresì, due ditte per la lavorazione dei marmi. Per la grande disponibilità di acqua è in progetto una grande azienda di acquacultura.
La piana è attraversata dal fiume Volturno e dal torrente Rava che sfocia in esso (loc. "Solfatara"). I lavori della diga di Presenzano hanno alterato la natura dei luoghi, per cui è scomparsa l'antica sorgente sulfurea, famosa sin dai tempi antichi per le sue virtù terapeutiche.
Gli abitanti stanno spostandosi da Sesto Alta e da Rocca Alta nelle rispettive pianure, ove sono sorte numerose villette. Il Comune è molto attento alla crescita globale della popolazione, curando la promozione di eventi culturali. Si spera in un rilancio del turismo, con visite al Centro Storico, sia di Sesto sia di Rocca, sia di Monte Cesima. Su Monte S. Nazzaro ci sono i resti di un'antica abbazia.
SPINETE
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da circa 2000 a circa 1500 residenti effettivi. Ha dato all'emigrazione oltre 1500 persone, conteggiando anche il saldo naturale. A Moe (Victoria - Australia) vivono 800 spinetesi, che mantengono stretti legami col paese d'origine. Si stima che 300 oriundi risiedano in Canada e 200 in Brasile.
La Pro-Loco "N'Zegna" e l'insegnante Rosalba Iacobucci sono impegnate nella promozione dei rapporti culturali bilaterali. Curano i viaggi organizzati e l'annuale Festa dell’Emigrante. Hanno curato l'edizione di un libro che ricostruisce i percorsi della diaspora.
Nell'estate 1996 è stata realizzata una mostra della Civiltà Contadina, in occasione dell'annuale viaggio organiz-zato di emigrati dall'Australia e dal Canada.
In Australia il concittadino Frank Dompietro è impegnato nella diffusione dell'informazione da/verso Spinete e cura la rubrica settimanale "Molise chiama Australia" sul periodico "Corriere del Molise". Questa pagina funge da bollettino di collegamento degli spinetesi ovunque residenti. Si tratta di un lusinghiero esempio di informazione etnica. E’una miniera di notizie. Vi appaiono, anche, le storie di vita degli spinetesi australiani.
Ogni Comune molisano dovrebbe attivare, innanzitutto, canali ufficiali di informazione bilaterale: su periodici a tiratura regionale, su Internet, su fogli localistici.
L'informazione è lo strumento basilare per rafforzare i rapporti tra i Molisani nel mondo. Se funziona l'informazione bilaterale, non si provocano i deleteri effetti propri della dislocazione e lontananza, che possono portare a vere e proprie rotture dell'identità e dell'appartenenza.
Il Molise ha tutto da guadagnare dalla diffusione di notizie sulla realtà regionale, per valorizzare la sua realtà, storia, cultura, creatività, economia.
La L.R. n.12/89 sui rapporti con i Molisani nel Mondo dedica molti articoli a questa tematica: - art.11, punto 1/d-f: sono a carico del Fondo Regionale per l'emigrazione le iniziative culturali, tra cui la diffusione di libri, pubblicazioni, audiovisivi - art.1, punto 1: la Regione si propone di ricercare, difendere e diffondere le radici dell'etnicità molisana, delle tradizioni regionali e dei vincoli culturali e affettivi, tra i cittadini di origine molisana, i loro figli e coniugi, tramite iniziative culturali volte a conservare e rafforzare nelle comunità molisane all'estero il valore dell'identità della terra d'origine e rinsaldare i rapporti con la regione.
Si tratta di nobili obiettivi, che vengono onorati solo in parte.
Spinete sta curando l'associazione consortile tra i comuni limitrofi per l'accompagnamento turistico (Spinete, Macchiagodena, S.Elena Sannita, Casalciprano, Baranello).
TAVENNA
Paese di emigrazione. E’ sceso dai circa 2400 abitanti di inizio secolo agli attuali 1200, dando un contributo all’emigrazione di circa 2000 persone, includendo anche l'incremento naturale.
Della prima emigrazione residua una comunità di oriundi in Argentina di circa 200 persone, Brasile (50), Canada e USA (50). Con i figli nipoti di questi emigrati i rapporti sono frammentari e scarsi.
Nel secondo dopoguerra la diaspora si è rivolta all’Europa (300 oriundi, di cui la metà in Francia), città industriali del Nord-Italia ed emigrazione interna. D'estate il paese di rianima per i numerosi rientri, con eventi ed iniziative, tesi a far partecipare tutti alla vita comunitaria. Viene anche organizzata una mostra fotografica.
Gli emigrati di Tavenna serbano ancora nel loro cuore la devozione alla Madonna di Montelateglia, che in paese viene festeggiata in due occasioni. Il 10 maggio la statua viene portata in processione dalla cappella in paese. La processione di ritorno nella prima domenica di ottobre.
Per gli emigrati l'attaccamento alle proprie radici religiose è fonte di identità, preserva dai disagi dell'inse-rimento, sprona all'affermazione sociale. Le famiglie molisane all'estero frequentano le parrocchie estere, praticando la devozione ai santi patroni del proprio paese, mantenendo viva la devozione con preghiere, novene, pellegrinaggi, processioni.
Prosperano all'estero anche i modelli organizzativi confraternali ancora diffusi nei paesi molisani, secondo il consueto parallelismo che si estende a tutti i campi. L'emigrato trova grande rassicurazione emotiva nel rivivere integralmente gli originari valori, miti, immaginazione, gastronomia, modi di pensare e di vivere.
All'origine dell'associazionismo vi furono primitive società di mutuo soccorso, che avevano un'ispirazione una matrice spiccatamente cattolica, respingendo modelli di stampo mazziniano e anticlericale. La "festa" è l'evento marcatore totemico, scrigno dell'identità etnoculturale, barriera al disfacimento del sè, vessillo del recupero della socialità comunitaria.
Campanilismo-solidarismo-tradizionalismo appaiono la triade fondante di molte esperienze associative, che pur tendendo a restare isole chiuse in se stesse a mero livello prepolitico, hanno svolto e svolgono un importante ruolo aggregativo, culturale, assistenziale e sociale.
TERMOLI
Città dinamica, da tempo ha cessato di essere paese di emigrazione, diventando invece polo di immigrazione, passando dai 5000 abitanti di inizio '900 ai 15. 000 del 1970 e ai circa 30. 000 attuali. Merito del turismo, delle attività del consorzio industriale, della invidiabile posizione strategica nel corridoio adriatico.
In Canada vivono 300 oriundi, USA (200), Argentina (200), Venezuela (50), Australia (100).
In Europa vivono 1300 oriundi, di cui 500 in Germania, 200 in Francia, 200 in Belgio, 300 in Svizzera, 100 in Gran Bretagna.
Proprio tra gli ex-emigrati europei è nata l’Associazione MARE= Molisani Associati Rientrati dall’estero. Il sodalizio cura il reinserimento dei lavoratori emigrati e dei loro familiari, che a volte soffrono per una doppia emar-ginazione: prima all'estero, poi al rientro, allorchè stentano nella fruizione di pari opportunità, se non invisi alla stregua di extracomunitari.
L'ambito dei diritti attiene all’ottenimento di: - contributi per la frequenza di scuole ed università - contributi per corsi di sostegno scolastico a carattere individuale per agevolare il reinserimento nell'ordinamento scolastico italiano degli studenti rimpatriati - contributi su spese mutualistico-previdenziali per rimpatriati assunti come dipendenti o soci-lavoratori - interventi di assistenza economica con sovvenzioni di prima assistenza al rientro (specie in caso di disoccupazione) - contributi sugli oneri di riscatto determinati dall'INPS per il raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione - contributi a fondo perduto per iniziare attività produttive (commercio, artigianato, industria, agricoltura), maggiorati se in cooperative a maggioranza di ex-emigrati.
Il Molise con la L. R. n. 12/1989 a favore dei molisani nel mondo ha codificato le provvidenze a favore degli ex emigrati, che dal 1970 al 1995 sono rientrati in numero di 7. 500 : molti hanno beneficiato delle provvidenze per le spese di rientro, nonchè per le attività produttive, pronto intervento per disoccupazione involontaria. Dal 1977 al 1989 avevano anche beneficiato di un contributo a fondo perduto di lire 5 milioni per la prima casa.
Termoli per l'elevata capacità ricettiva (alberghi e ristoranti) e l'elevato standard qualitativo, si presta molto bene ad accogliere consistenti flussi di turismo etnico di ritorno, nonchè tutte le iniziative di accoglimento connesse sia al Giubileo del 2000 sia manifestazioni regionali.
TORELLA DEL SANNIO
Paese di emigrazione. In cent'anni è sceso da 1900 residenti agli attuali circa 700. Si calcola che sono emigrate più di 1500 persone.
La maggiore comunità si trova in Argentina, ove vivono circa 500 oriundi. A Buenos Aires vi è l'Associazione "San Clemente Martire", riconosciuta dalla Regione Molise e iscritta al Registro Regionale, presieduta da Francesco D'Alessandro, che è stato per dieci anni consultore estero in seno alla Consulta Regionale per l'emigrazione (1980-90).
L'emigrazione del secondo dopoguerra si è diretta in Europa e in Italia. Nativo di Torella è Izzi Clemente, emigrato in Svizzera (Zurigo), consultore estero nella Consulta Regionale dell'emigrazione (1995/2000).
In paese è molto conosciuta la storia di una povera donna, madre di 22 figli, che diede uno dei suoi figli in adozione ad un ricco proprietario argentino. Si narra che un elegante giovane venne a Torella, soffermandosi davanti la casa di questa donna, chiedendo un bicchiere d'acqua. Essa lo invitò ad entrare, per dargli un bicchiere di vino e parlargli del suo figlio. Vedendo questo amore, il giovane si fece riconoscere. Poi ripartì, per tornare ormai vecchio. Ha scritto un libro di poesie, sulla cui copertina è raffigurata la sua casa natale. Altre storie di vita, commoventi e strazianti, relative all'emigrazione molisana si trovano in due libri scritti dal larinese Ermanno La Riccia (edizioni il Messaggero di S.Antonio, Padova, 1990 1993). Il Sindaco guida delegazioni di concittadini per le periodiche visite ai compaesani in Argentina.
Il Grande Giubileo del 2000 può rappresentare una grande occasione di rientro, in particolare per gli emigrati anziani, tra i quali vi sono persone che non rientrano da più di 30 anni. In effetti, la situazione economica argentina non è florida. In particolare, mentre si riesce ancora a vivere, sono del tutto proibitivi i prezzi dei biglietti aerei.
Sarebbe opportuno provvedere con incentivi e dopo un'attenta selezione dei nominativi.
La Regione Molise intende con criteri scientifici procedere alla raccolta delle "storie di vita" esemplari di emigrati, avvalendosi della collaborazione del Centro di Cultura dell'Università del Molise. Lo scopo è quello di non dimenticare, reperendo e recuperando alla "memoria collettiva" documentazioni multimediali, anche col tramite delle nuove generazioni, che così entrano agevolmente nella conoscenza di questo imponente fenomeno storico, che in cent'anni ha riguardato circa un milione di molisani e che ha ancora effetti nel mondo socio-economico-relazionale contemporaneo.
Il progetto impegnerà giovani antropologi, che con l'aiuto delle Federazioni e delle Associazioni dei Molisani nel mondo dovranno ricostruire le più rappresentative storie di vita circa l'esperienza migratoria, corredandole con copie di lettere, foto, cimeli.
TORO
Paese tratturale. Per secoli feudo ecclesiastico della diocesi di Benevento. Ha interessi in comune con il vicino paese di San Giovanni in Galdo, di cui è anche stato frazione (1785-1806). Paese rurale e frugale, non ha mai partecipato a rivoluzioni, molto legato alle tradizioni religiose.
Grande era la povertà, sicchè accadde anche l'episodio del medico del paese costretto a chiedere la carità.Perciò, nei 40 anni a cavallo del secolo avvenne una forte diaspora.
In cent'anni ha dato un forte contributo all'emigrazione con circa 2000 espatri. A livello demografico è passato dai circa 2800 abitanti del 1910 agli attuali 1600 effettivi.
Attualmente, vivono all'estero le seguenti comunità: - Argentina (vi sono circa 300 oriundi; a Villa Adelina, vicino a Buenos Aires è attiva l'Associazione "San Mercurio Martire", presieduta da Pasquale Santillo;il 26 agosto organizza l'annuale festa patronale e durante l'anno mantiene vivo il ricordo delle tradizioni toresi) - Québec (vi sono circa 300 oriundi; a Montreal Nord è attiva l'Associazione dei Molisani di Toro, presieduta da Antonio Iacobacci, parente del poeta-scrittore torese Nicola Iacobacci, cantore del valore primigenio e fondante dell’attaccamento alla terra natìa, studioso del dialetto torese) - Venezuela (vi sono 400 oriundi, tra Caracas e Maracay; sono uniti in sodalizi in comune con i cugini abruzzesi; molti tra loro sono affermati e ricchi imprenditori; Michele Di Stasi è consultore estero in seno alla Consulta Regionale dell'emigrazione; la famiglia Ricella è nota per l'impegno associativo e imprenditoriale; Mario Ricella è presidente della Conlatingraf, l'associazione degli industriali poligrafici; Giacinto Ricella è il presidente dell'ASVEMO, attivo sodalizio di ex-emigrati venezuelani, che cura i rapporti globali tra Molise e Venezuela, culturali ed economici; molti toresi promuovono scambi di import/export da/verso il Molise, distinguendosi per il loro dinamismo e senso degli affari). A Maracay ogni anno il 29 agosto si tiene l'annuale festa di San Mercurio, con attiva partecipazione da parte di tutta la comunità torese.
Il musicista brasiliano Toquinho è nipote di Giovannantonio Pecci (nato a Toro nel 1885 ed emigrato a San Paolo).
Altri toresi sono residenti in USA (circa 100 oriundi) e in Europa (circa 100 oriundi).
L'approssimarsi del Grande Giubileo del 2000 potrà giovare per rinsaldare i rapporti bilaterali con i toresi ovunque residenti, nel segno della comune fede religiosa e della comune identità etno-culturale, forte elemento distin-tivo, profonda base del successo del lavoro torese all'estero.
TRIVENTO
Vedetta sul tratturo.Paese di immigrazione dai piccoli paesi viciniori, è passato dai 5000 abitanti di inizio secolo ai 6500 del 1961, passati però attualmente a circa 5000 per il crescere delle difficoltà economiche dei paesi interni. In effetti, come Campobasso e Isernia, ha funzionato come serbatoio miscelatore ovvero stazione intermedia verso l'espatrio. Molti, poi, a livello cautelativo mantengono la residenza, prima di decidersi per l'ultimo passo oppure per rientrare definitivamente. In ogni caso, l'emigrato si lascia dietro quasi sempre una porta aperta, sia per arrotondare i guadagni sia per non troncare le sue origini.
Risulta difficile ricostruire i percorsi della diaspora, per l'accavallarsi di fenomeni, l'inesistente documentazione e la ritrosìa molisana a parlare dei fatti personali.
Attualmente, la maggiore comunità all'estero si trova in Germania (300 oriundi), seguita dall'Argentina (100 oriundi) e Belgio (100 oriundi). Si tratta di "cifre stimate", incrociando i dati più vari, ascoltando la gente.
L'emigrazione interna si è diretta alle città industriali del Nord, Roma, Campobasso. La comunicazione con gli emigrati viene curata con bollettini di collegamento, tra cui il periodico parrocchiale "Insieme", ma anche con Cd-Rom e siti Internet.
Trivento ha scoperto gli emigrati come proprie "risorse" e durante l'estate vengono organizzati numerosi eventi culturali, che vedono protagonisti i numerosi paesani rientrati per le ferie. L'"agosto triventino" è in buona parte pensato ed offerto a loro.
Le presenze turistiche sono relative nella quasi totalità al "turismo etnico di ritorno". A beneficiarne sono le attività commerciali, ristoranti, tempo libero. In paese, però, si sente la mancanza di un Albergo.
Trivento è nota perchè nel suo agro operano la totalità delle aziende che si dedicano all'agricoltura biologica. Sono 50 ed aderiscono alla Cooperativa Nuova Europa 2000, che produce farro, olive biologiche e cereali biologici per l'alimentazione zootecnica. Trivento è "Città dell'Olio".
In vista del Grande Giubileo del 2000 Trivento sta approntando diversi progetti, come l'adesione al Consorzio Celestiniano. Si cerca di riscoprire le vestigia dei monasteri e chiese legate alla tradizione celestiniana.
Si intende predisporre strutture di accoglienza per i pellegrini, distintive per il basso costo e per l'assistenza.
Trivento possiede una grande ricchezza, boschi per oltre 1000 ettari, che non sono solo un bene naturalistico, ma rappresentano una fonte di possibilità occupazionali.
La Pro-Loco sta organizzando un Museo delle tradizioni e della civiltà contadina, con l'apporto di volontari che stanno reperendo, restaurando e censendo molti reperti, a testimonianza della storia millenaria di Trivento.
TUFARA
Paese tratturale, con un passato di relazioni con la Capitanata (a cui è appartenuto fino al 1807) e con Benevento (della cui diocesi faceva parte).
L'emigrazione ha avuto inizio successivamente al 1918, assorbendo circa mille persone. In cent'anni la popolazione si è ridotta da 2000 a circa 1200 abitanti effettivi.
La principale meta è rappresentata dall'Argentina (vi vivono circa 300 oriundi), seguita dal Canada (100). Nel secondo dopoguerra alcuni si sono diretti in Europa (300, la metà in Svizzera) o in Australia (50) o al Nord-Italia o nell'emigrazione interna. Sono soliti rientrare per le ferie estive in paese, ove posseggono ancora la casa.
Per gli emigrati il Comune organizza annualmente una festa il 23 agosto nel suggestivo scenario del bosco attrezzato "Le Pianelle", nel segno anche della comune devozione al Beato Giovanni da Tufara (1084-1170). Si celebra la "Sagra degli spaghetti" e vengono consegnate targhe e ricordi ai presenti. Nel bosco il Comune ha attrezzato il Centro Turistico Sociale, che consente l'ospitalità in alcuni bungalows attrezzati.Vi sono piazzole per i pic-nic. Il posto è frequentato anche da giovani scouts, che sono soliti radunarsi per il campo interregionale del 23 aprile (S.Giorgio). Il bosco è molto bello ed accogliente.
La Pro-Loco e l'Associazione Culturale intitolata al Patrono allestiscono annualmente l'Agosto Tufarese, con molti eventi culturali, tra cui "Tufara Art" (gara di pittura).
Curano i rapporti culturali con gli emigrati i soci della benemerita "Associazione Culturale San Giovanni Eremita", che è stata una delle prime ad attivarsi per la preparazione remota dell'accoglienza per il Grande Giubileo del 2000. Ha proposto un cartellone di manifestazioni per i mesi estivi (maggio-settembre) del triennio 1998-99-2000, chiamato "Turismo, Cultura e Ambiente nei paesi del Fortore". Ha raccolto adesioni di sindaci, parroci, associazioni al fine del rilancio turistico dell'intera area.Si intende proclamare San Giovanni Eremita patrono dell'Area del Fortore.
Un consorzio di Comuni dovrebbe provvedere alla promozione turistica, con la distribuzione di un opuscolo degli itinerari turistico-religiosi e l'allestimento di eventi culturali, coordinati e animati da volontari.
La fede religiosa unisce solidaristicamente i tufaresi ovunque residenti. La devozione al proprio patrono è molto viva. Viene festeggiato sia il 28 agosto sia dal 12 al 14 novembre.Nel primo dei tre giorni di festa le donne attingono l'acqua da una fonte ritenuta miracolosa (purificazione). Il giorno successivo con quest'acqua s'impastano "panelle", che vengono consumate a digiuno oppure conservate per tenere con sè, a scopi protettivi, o donate ai propri parenti lontani.
URURI
Paese di lingua albanese. Per secoli feudo ecclesiastico. Paese rurale, nei pressi del tratturo, con scambi con i paesi della vicina Capitanata. Ha dato un forte contributo all’emigrazione, anche se ciò non emerge del tutto dai dati ufficiali. E’ passato dai 4100 del 1910 agli attuali circa 3200 abitanti. All'estero vivono circa tremila oriundi: la spiegazione si trova nell'elevato tasso di fecondità.
L'emigrazione è cominciata tra il 1915 e il 1922: le direttrici furono Argentina (qui vivono 400 oriundi), USA (100), Canada (1000 nella zona di Montreal, Ville Emard e Villemore). Tony Vespa è stato presidente dell'Associazione Ururese di Montreal. Ora è presidente della F.A.M.Q.= Federazione Associazioni Molisane in Québec, nonchè consultore estero in seno alla Consulta Regionale dell'Emigrazione.
Dopo il 1950 si è avuta emigrazione europea (400 tra Francia, Belgio e Germania) ed emigrazione interna (specie Piemonte, Lombardia, Como e Milano).
Molti sono stati occupati nelle miniere belghe. Tra questi, molti sono rientrati in paese. Ururi è un paese noto in campo letterario. Oltre ad aver dato i natali a scrittori contemporanei, organizza annualmente il Premio Letterario, organizzato dall'Associazione Culturale "La Rosa".
Ottimi sono i rapporti affettivi e culturali con la comunità canadese, con periodici rientri e gemellaggi.
Nei mesi estivi si concentrano le attività di accoglienza: per gli emigrati viene allestita un'edizione estiva speciale, dimostrativa e non competitiva, della "Corsa dei Carri", importante evento del folklore legato ad antichi riti agrari.
Il parroco è socio onorario dell'Associazione Ururese di Montreal, ove periodicamente si reca per incontrare i paesani, che sono soliti festeggiare il 3 maggio la festa patronale del Ss. Legno della Croce. Il religioso è impegnato a mantenere stabili rapporti con gli ururesi di Toronto, Ottawa, Stati Uniti. E’riuscito, anche, a visitare le oltre cento famiglie, che si sono stabilite tra Como, Cermenate, Figino Serenza, Seveso, Cantù, Busto Arsizio, Bienate, Milano, che sono tutte convenute nella Chiesa di Cermenate (Como) per il rito religioso e una bella festa di fraternità.
Il tradizionale saluto albanese "Ghjaku Shprjshur" significa "sangue nostro disperso" suona doppiamente vero, allorchè s'incontrano gli emigrati ururesi della doppia diaspora (dall'Albania e dal Molise). In compenso, molto forte è l'attaccamento alle radici etno-culturali, il solidarismo e l'associazionismo, che sostanzia il proverbiale dinamismo e prolifico attivismo dei dirigenti dei sodalizi molisani di matrice albanese, di cui si avvantaggia l'intera comunità dei molisani nel mondo.
VENAFRO
Città di emigrazione e di immigrazione. A cavallo del '900 ha fornito un notevole contributo all'emigrazione. Le statistiche ufficiali non serbano traccia di questa diaspora, apparendo invece la continua crescita demografica, che dai circa 4. 500 effettivi residenti di inizio secolo è giunta agli attuali effettivi 14. 000.
La prima emigrazione si diresse in USA. A Filadelfia vivono 300 oriundi, che sono organizzati in una storica associazione, che mantiene ancora una grande devozione ai Santi Martiri venafrani SS. Nicandro, Marciano e Daria, inviando già dal 1880 regolarmente offerte per l'organizzazione della festa. Hanno buoni rapporti con gli altri molisani di Filadelfia, come gli oriundi di Longano e di Montenero di Bisaccia.
Nel secondo dopoguerra i paesani si sono diretti principalmente in Francia, come i Filignanesi. Nella zona di Parigi vivono circa 1000 oriundi.
In Svizzera vivono soprattutto originari di Ceppagna (200), presenti anche in Gran Bretagna (400, specie Scozia), Belgio (100) e Lussemburgo.
La ricostruzione post-bellica è stata agevolata dalle rimesse e dagli aiuti degli emigrati. Negli anni '50 viene ricordato l'episodio della ditta che aveva l'incarico di smistare la grande quantità di pacchi che proveniva dai paesi americani, su cui operava dei prelievi. Fu scoperta grazie agli appostamenti di un ispettore postale, che si nascondeva su uno degli alberi frondosi del Viale della Stazione. I bollettini postali, conservati all'Archivio di Stato di Isernia, conservano l'indirizzo dei munifici parenti, utile per gli storici che volessero ricostruire con esattezza i paesi della diaspora.
L'emigrazione si è di fatto arrestata a partire dal 1970, allorchè il trend economico si è favorevolmente modificato. Nella pianura si è costituito il Consorzio Industriale e si sono costituite numerose iniziative economiche, favorite dalla centralità geografica di Venafro, passaggio obbligato e importante crocevia tra quattro Regioni (Lazio, Campania, Abruzzo e Molise), nonchè Nord-Sud e Est-Ovest.
Rientrano per il 17 giugno, oppure per i mesi estivi, alloggiando presso le proprie abitazioni che tengono ben curate.
La città è ricca di storia, edifici, cultura, ambiente. Quale colonia romana ha un ricco giacimento archeologico, in piccola parte testimoniato dall'importante Museo Nazionale Archeologico di Venafro.
Notevole è la vita culturale e delle iniziative, animate da molte associazioni, che fioriscono, data l'indole socievole ed estroversa dei venafrani.
VASTOGIRARDI
Paese di emigrazione, posto sul tratturo Celano-Foggia. In cent'anni è passato da 2800 a 800 abitanti. Ha dato all'emigrazione circa 3000 persone. Antico paese formato da casali sparsi di pastori, abituati a muoversi sui tratturi e a stare per mesi lontani da casa.
Dopo la crisi della transumanza e dopo il fiscalismo sabaudo, si è imposta un'emigrazione costante, prima verso l'America Latina, ma - dopo cocenti delusioni economiche verso gli USA, specie dopo il 1918. I capifamiglia inviavano a casa "le pezze" (soldi), che bastavano per far vivere i superstiti e fornire i mezzi per comprare case e terre.
Il capofamiglia rientrava ogni 3-5 anni. Quando ripartiva, portava con sè qualche figliolo, ma lasciando a casa la moglie, incaricata di provvedere agli anziani, alla terra, alla prole. Durante questo periodo il matriarcato molisano ha fatto le ossa, sicchè molte donne hanno dovuto diventare giocoforza capaci imprenditrici.
La maggiore comunità di oriundi si trova in Ontario:600. Segue Denver (USA): 400 oriundi. In paese si ricorda che con l'avvento del fascismo ci fu una grande carestia, per cui molti cittadini andarono via.
Nel secondo dopoguerra l'emigrazione si è diretta in Europa, specie Germania e Svizzera, ove vivono 100 oriundi. Sono esperienze di un'emigrazione povera.
E’ proseguita l'emigrazione verso il Canada, che per le sue ricchezze è diventato un approdo definitivo, sicchè vi si sono trasferite intere famiglie.Ma l'attaccamento alle radici rimane forte. Nelle case si continua a parlare dialetto, mentre all'esterno si parla l'inglese o il francese.
Molti paesani vivono in città italiane, ma conservano la seconda casa a Vastogirardi, per farvi ritorno nel fine settimana e, specie, nel periodo estivo, in cui vi è un incremento delle iniziative culturali e di accoglienza.
Si svolgono anche sagre gastronomiche, con degustazione di antiche ricette pastorali.
L'1-2-3 luglio si svolge la festa del Patrono, che apre la stagione estiva e l'arrivo dei turisti e degli emigrati. Il primo giorno si svolge il tradizionale "Volo dell'Angelo". Le collette per le feste sono inviate ancora dall'estero. Seguono altri eventi, tra cui ad agosto il concorso di bellezza, concerti e manifestazioni ippiche (Staffoli).
Vastogirardi per le sue bellezze naturalistiche sta avviandosi ad un ruolo accreditato di turismo verde, con un proprio camping e sentieri escursionistici. Oltre le sorgenti d'acqua, c'è il bosco di Monte di Mezzo.
VINCHIATURO
Paese di emigrazione. In cent'anni la popolazione si è dimezzata, da 4800 abitanti, diventati circa la metà nel 1970. Dopo tale data l'emigrazione si è fermata.
In tutto sono partite per l'estero tremila persone. La prima emigrazione negli ultimi decenni del secolo XIX si diresse in Brasile. Dopo il 1915 si diresse in Argentina e in USA, e a mano a mano anche in Canada.
Attualmente esistono quattro grosse comunità, che si riuniscono in loro storici sodalizi: - Argentina (300 oriundi, Associazione Vinchiaturesi in Argentina: AVA, Buenos Aires, presidente Gaetano Iaizzo) - Québec (300 oriundi, Associazione di Vinchiaturo, Montreal, riconosciuta dalla Regione Molise nel Registro Regionale, presidenti Mario Gallo, Bernardino Di Biase;federata alla F.A.M.Q.) - Ontario (300 oriundi, Social Club Vinchiaturo, Toronto, affiliato alla Federazione delle Associazioni Molisane dell'Ontario;presidente Giovanni D'Amato, consultore estero della Consulta Regionale dell'emigrazione) - USA (Società Cattolica di San Bernardino di New York).
A Vinchiaturo nell'estate 1985 è stato inaugurato il Monumento all'Emigrante alla presenza di 200 emigrati in Canada, che hanno detto: "L'abbiamo voluto per i nostri figli, perchè un giorno passando di qua sappiano da che paese sono partiti". Tra questi era presente il vinchiaturese Tony Iammatteo, che nel 1986 fu candidato a sindaco di Saint Leonard, 90.000 abitanti, con molte presenze molisane, uno dei comuni più importanti della fascia urbana di Montreal.
Fitti sono gli scambi culturali tra questi sodalizi e il Comune di origine. Annualmente, predispongono di comune intesa viaggi organizzati verso il Molise. Gli emigrati anziani ormai si sono abituati a questa periodica scadenza, che quasi annualmente li riporta nei propri luoghi nativi, per un contatto salutare con l'ambiente, la storia e la cultura.
Trattandosi di un'attività consueta e molto bene pianificata ed eseguita, riescono sia ad ottenere sovvenzioni regionali sia a concordare un ricco calendario di visite e manifestazioni culturali per allietare e rendere significativo il proprio soggiorno.
Non tutti sanno che l'Assessorato Regionale del Turismo (Via Mazzini, 46 - Campobasso) eroga specifici contributi a chi, venendo dall'estero, effettua viaggi organizzati nel Molise (concorso spese di viaggio) e che in anticipo si possono concordare iniziative di visite turistiche, debitamente accompagnate ed animate. E’ opportuno, anche, conoscere anticipatamente il cartellone di tutte le serate.
BARANELLO
Paese di emigrazione. Negli ultimi cento anni ha perso 2000 abitanti, a partire dai circa 4500 di inizio secolo.Le prime partenze ci furono a cavallo del 900 con alterne vicende al tempo della guerra italo-turca (1911-12).Il maggior esodo si ebbe, poi,nel secondo dopoguerra verso gli USA, Canada, Argentina Venezuela, Europa e in Italia.L’emigrazione oltreoceano ha riguardato soprattutto il ceto contadino, mentre operai e artigiani si sono diretti in Europa o nell’emigrazione interna.
BONEFRO
Paese di emigrazione. Gli abitanti erano abituati,da secoli, ad andare a lavorare come pastori nel tavoliere delle Puglie, sugli alpeggi del Gran Sasso, oppure a dissodare la terra e provvedere al raccolto. Dal 1886 al 1901 emigrarono in Brasile e Argentina 1.000 persone, successivamente si diressero in USA. In genere si spostavano solo i capofamiglia, che tornavano dopo un periodo di due o quattro anni o stagionalmente per acquistare un campicello o per rimpinguare il bilancio familiare. Un freno all’emigrazione ci fu durante il fascismo, ma la pressione democratica e il malcontento popolare si fecero sentire e diedero luogo a forti fermenti sindacali.
BUSSO
A partire dall’inizio del Novecento il paese ha perso molti abitanti in un andamento migratorio di una certa rilevanza di cui si è persa traccia. Una più consistente emigrazione si è avuta nel secondo dopoguerra allorchè gli abitanti si sono diretti unicamente in Inghilterra. Durante l’estate il paese, però, torna ad animarsi per il ritorno degli emigrati che hanno conservato l’abitazione e che vogliono passare un periodo di salutare vacanza.
CAMPOBASSO
Campobasso diventa capoluogo della Provincia di Molise nell’Ottocento napoleonico e borbonico, poi a quella appartenente alla Regione Abruzzo e Molise dall’Unità alla nascita della Regione Molise (1963), quando si trasforma in capoluogo regionale ed essendo città con preminenza del terziario, luogo di immigrazione interna.
La città e il suo hinterland negli anni 1884-1855 registrarono un movimento migratorio veramente marginale: su una popolazione mediamente di circa 165.000 abitanti, andavano via ogni anno, per cercare lavoro nelle province limitrofe, circa 331 persone, dato, questo, più basso di quello del Circondario di Larino, che indicava 468 emigrati all’anno su 85.000 abitanti, e più alto dell’Isernino dove annualmente 69 persone su 110.000 anime lasciavano i propri paesi natii in cerca di fortuna (LABANCA).
Dal 1881 al 1921, secondo i censimenti storici dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), la popolazione di Campobasso, pur crescendo, rivelò elementi di emigrazioni certamente sensibili che si sostanziarono, per quanto concerne il Molise centrale, in 8.000 unità sparse, fra l’altro, in Canada (2.200), USA (1.500), Argentina (1.000), Venezuela (500), Brasile (300).
Paese di emigrazione. Dai 4400 di inizio secolo è passato agli attuali effettivi 600 ! Ciò vuol dire che sono altrove circa ottomila paesani. La prima ondata si ebbe agli inizi del secolo con 1000 espatri verso il Brasile, Argentina e Canada. Già nel 1875 a Montreal (Via Salita Timotea) vi erano molte famiglie originarie di Ripabottoni e nel 1930 era già attiva una forte Associazione ripabottonese.
Dopo il 1918 partono per gli USA e il Canada altre 2000 persone. Attualmente vivono a Montreal 1000 oriundi, uniti nel club intestato a "S. Rocco Celestino". Altri 1000 vivono a Buenos Aires, uniti nell'omonima associazione. Altri 400 vivono negli USA e altrettanti in Australia.
Figlio illustre di Ripabottoni è il sindacalista Arturo Giovannitti, emigrato negli USA, protagonista delle lotte operaie del primo Novecento americano. Con la sua bravura di efficace oratore e la padronanza della lingua inglese evitò conseguenze penali in un processo etnico-ideologico a lui intentato a causa di disordini sindacali. Evitò di fare la fine di Sacco e Vanzetti.
Dopo il 1961 altri 1000 espatri, in parte per l'Europa (400), ma soprattutto per l'emigrazione interna.
Gli emigrati mostrano invincibile fedeltà etnica. Una parte di essi conserva l'abitazione di proprietà, che cura e mantiene in buone condizioni, presso cui fa ritorno tutte le volte che può, ma specie nei mesi estivi.
L'estate è dedicata alla cultura e ai rapporti con gli emigrati. Numerose e qualificate sono le iniziative culturali, che premiano l'attaccamento alle "radici". Il pezzo forte è l'esposizione di reperti della civiltà contadina. Seguono dibattiti, convegni, mostre di artigianato, dibattiti, serate folkloristiche, d’intrattenimento, di assaggio della gastronomia tradizionale.
Ripabottoni per la peculiarità della sua storia migratoria si può candidare a essere centro di manifestazioni culturali di rilevanza regionale, cioè organizzazione di conferenze, convegni, incontri, seminari, manifestazioni teatrali e cinematografiche, musicali canore, folkloristiche, artistiche, centrate tematicamente sull'emigrazione, che potrebbe così uscire dalla marginalità e artisticamente trasfigurarsi.
E’ tempo di porre fine ad un'ingiusta dimenticanza durata un secolo. Bisogna recuperare la storia e l'antropologia di questo importante fenomeno storico-sociale, che ha segnato in maniera indelebile la storia contemporanea del Molise.
RIPALIMOSANI
Paese di emigrazione. Tra il 1870 e il 1970 è passato da 4000 a 2000 abitanti. Nel mondo vi sono oltre 4000 oriundi. Oggi, il conto demografico è in risalita. Non vi sono espatri e vi è immigrazione (nel 1991 n. 2454 residenti, in continua crescita, sia per i costi delle case, rapportati a quelli della vicina Campobasso, sia per il consolidarsi di buone prospettive economiche per l'area artigianale e industriale).
La prima e anche la seconda emigrazione si è diretta nelle Americhe. In Argentina vive una comunità di 2000 oriundi: a Rosario tutti i 300 forni sono gestiti da ripesi. Sono soliti festeggiare comunitariamente S. Maria della Neve.
Luca Vitantonio e la moglie Annamaria Miniello sono i primi due ripesi a giungere a Rosario. Luca chiamò i suoi compaesani, a cui insegnò a fare il pane in modo insuperabile, vendendo loro le attività che lui a mano a mano avviava. Questi lavoratori erano attivi 22 ore al giorno. Giunsero altri pionieri: Pietro Trivisonno, Cosmo Cannavina, Angelo Di Cosco, Pasquale Cristofaro. Fecero seguito altre famiglie: Camposarcuno, D'Amore, D'Alessandro, Di Cillo, Di Lauro, Di Monaco, Di Nunzio, Di Vito, Gallito, Giangiobbe, Iafornaro, Lanese, Micatrata, Minadeo, Paglia, Palermo, Rateni, Sabetta, Tabasso.
In USA (Cleveland) i 2000 ripesi ancora festeggiano la Madonna Assunta nella seconda domenica di agosto, richiamando per l'occasione i paesani che vivono a Toronto (circa 300). Leonardo Tartaglia, noto come "Lefra", è il fotografo che da 50 anni fissa le immagini relative agli emigrati molisani nel mondo. Ha visitato più volte le comunità dei suoi compaesani ripesi. E’una memoria storica vivente. Infatti, sa dire il numero dei partecipanti molisani agli annuali raduni. Ciò serve ad incrociare meglio i dati sulla consistenza delle singole comunità sparse nel mondo.
Gallitto Antonio è l'attuale presidente della "Famiglia Ripalimosana di Rosario". Lanese Michelangelo, professore universitario di storia, ripese, è il Consultore Estero per l’Argentina in seno alla Consulta Regionale dell'Emigrazione.
Il "Gazzettino" è il mensile di collegamento dei Padri Oblati di Ripalimosani (fondato nel 1954).
A Ripalimosani si celebra dall'11 al 13 agosto la Festa in onor della Madonna della Neve (località Quercigliole). Si tiene anche un Palio Equestre. Il cavallo vincente viene portato nella Cappella a dare omaggio alla Vergine. Si narra di cavalli che si sono inginocchiati.
Nella Chiesa Parrocchiale, dedicata alla B. V. Assunta in Cielo, si trova la terza copia della Sacra Sindone, rilevata su quella esistente nella Cattedrale di Torino, donata a Cesare Riccardo (Arcivescovo di Bari e Nunzio di Clemente VIII), collocata a Ripalimosani per devozione di don Gironimo Riccardo. Per il prossimo Grande Giubileo occorre prevedere appositi itinerari ed eventi, nonchè presentare il ricco patrimonio etno-culturale, la storia del Circolo Operaio e le antiche tradizion\, feste, gastronomia, artigianato locale (tessuti e funai).
ROCCAMANDOLFI
Antico borgo ad economia pastorale, in posizione difesa sui contrafforti del Matese (850 mt slm). Ha dato un forte contributo all'emigrazione, con non meno di tremila oriundi. In cent'anni è passato da 3100 agli attuali circa 1000 abitanti effettivi.
Antiche famiglie roccolane erano benestanti ai tempi della transumanza, che entrò in crisi con la messa a cultura della Capitanata. In 40 anni a cavallo del '900 vi è stata una forte diaspora specie verso gli USA.Di questa emigrazione si sono quasi perse le tracce, in quanto gli oriundi, che si stimano in circa 300, hanno finito di vendere quanto posseduto e si fanno vedere di rado.
In Argentina risiedono circa 300 oriundi, che sono dispersi e, per le particolari condizioni di quell'economia, sono penalizzati per i viaggi, il cui prezzo è proibitivo.
In Ontario vive una ricca comunità di oriundi, che si riuniscono nel "Roccamandolfi Social Club", di cui è presidente Giovanni Ricciardone. Past-president è il giovane e dinamico Tony Gianfrancesco, roccolano, attuale presidente della Federazione delle Associazioni Molisane in Ontario, nonchè consultore estero in seno alla Consulta Regionale dell'emigrazione per il quinquennio 1995-2000.
Si stima che tutti gli emigrati roccolani in Canada siano circa 500. Circa 300 vivono in Belgio e 200 nel resto dell'Europa. Una piccola colonia in Australia (50).
Il resto si è riversano nell'emigrazione interna. La festa di San Liberato (prima domenica di giugno) segna l'inizio dei rientri estivi degli emigrati, che vengono nel ridente centro montano per curare gli affetti e per godere di un riposante soggiorno estivo, nonchè gustare le specialità gastronomiche locali (lumache, latticini, funghi, agnello...).
Roccamandolfi si va sempre più qualificando come centro culturale e centro del turismo verde. Vi sono aziende agri-turistiche, nonchè aziende produttrici di latticini di qualità. Viva è l'attività culturale, con convegni e mostre. Visitabile è la mostra della civiltà contadina.
Nel 1991 è stata allestita la Mostra delle "Fonti storiche di Roccamandolfi". Nella Sezione 8^ sono stati esposti 24 interessanti documenti concernenti l'emigrazione da Roccamandolfi: lettera del 1885, che dissuade dall'emigrare in Brasile, per "miseria e desolazione" e in Columbia, per "febbre gialla" - 1886: circolare che ordina ai sindaci di non rilasciare il passaporto se non a chi ha già pagato per intero il viaggio - 1890:pubblicità per gli imbarchi navali a Genova per Montevideo e Buenos Aires - 1901: una donna chiede al vescovo di non dare l'assenso al figlio, che è un giovane sacerdote, intenzionato ad andare a raggiungere il padre a Buenos Aires - 1902: istituzione del Comitato Comunale per l'Emigrazione - 1907: imbarco per gli USA (con truffa) di un clandestino.
ROCCASICURA
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da 1800 ai circa 700 effettivi, dando un contributo all'emigrazione di circa 1500 persone (conteggiando anche gli incrementi naturali). Il paese è stato duramente segnato dal deflusso di tante forze giovani e produttive.
L'emigrazione dei primi anni del '900 si è diretta in USA, ove vive una comunità di circa 500 oriundi, specie a New York. Altri 200 oriundi sono dislocati in Canada.
Nel secondo dopoguerra ci si è diretti in Europa, con 200 oriundi, di cui la metà in Svizzera.
Molto pochi in Argentina. Nel periodo estivo cadono iniziative religiose, sportive, culturali dedicate all’accoglienza.
Roccasicura ha una lunga tradizione di viaggi di delegazioni in visita alle comunità all'estero.Il parroco redige un bollettino annuale di collegamento, che si chiama "Rinnovamento" e viene distribuito all'estero. Vi si registrano tutte le novità, cronache e fatti salienti. Vi è anche il resoconto dei viaggi presso i roccolani all’estero.
A 3 km dall'abitato di Roccasicura sorge il Santuario della Madonna di Vallisbona, che risale al 1200. Vi si custodisce un antico quadro, rinvenuto secondo la tradizione da una pastorella, a cui apparve la Madonna. La festa di svolge la seconda domenica di settembre, con grande concorso di popolo e anche di emigrati. Fino a tempi recenti la custodia e la manutenzione del Santuario e del terreno circostante erano affidati ad un eremita, che viveva facendo la questua a Roccasicura e nei paesi vicini. Nel Santuario si conservano ex-voto provenienti anche dall'estero, a testimonianza della tenacia della fede religiosa originaria tra i paesani emigrati.
La comune matrice religiosa spiega che nonostante il trascorrere degli anni i molisani all'estero continuano ancora a pensare e a sognare il proprio Molise. All'estero tendono a vivere in quartieri di paesani, per stare fisicamente ed emotivamente vicino, ad avere rapporti ravvicinati, frequentandosi quasi tutti i giorni. Molti sono, poi, membri della medesima Associazione, intitolata al Santo patrono del proprio paese di origine. Questa devozione agisce da fattore comunitario, consolatorio e affiliativo.Quanto più crescono le difficoltà, tanto più ci si sostiene a vicenda. E’naturale, poi, ringraziare tutti insieme Dio per i benefici ottenuti, organizzando una bella festa, in tutto e per tutto simile a quella che si svolge in paese. Si tende anche a possedere una copia della statua, che deve essere però fatta in Italia e benedetta dal Parroco della Chiesa Matrice.
ROCCAVIVARA
In cent'anni è passato da 1700 abitanti agli attuali circa 1000 effettivi. Si calcola i movimenti della popolazione hanno dato circa 1500 persone all'emigrazione.
Paese tratturale, nei pressi dell'Ateleta-Biferno e Celano-Foggia, trovò naturale incamminarsi per trovare dove fosse lavoro e guadagno sicuro, pur se molto lontano. Nell'emigrazione di inizio secolo gli emigrati si sono diretti in Argentina. Qui attualmente esiste una comunità di circa 300 oriundi a Lomas del Mirador, stretti attorno all’Associazione "Virgen de Caneto", presieduta da Domenico Gasbarro, che festeggia la Vergine il 15 e 16 agosto.
I rientri in paese sono sporadici a causa dell'elevato costo dei passaggi aerei. Gli oriundi hanno, però, conservato una strenua fedeltà etnica verso le tradizioni e, specie, verso la Madonna del Santuario di Canneto.
Dal 1951 al 1991 si sono spostate mille persone: una parte per l'Europa (500 oriundi, di cui la metà in Svizzera), in Australia (100 oriundi) e nell'emigrazione interna. Coloro che sono rientrati hanno preferito fissare la residenza in città con maggiori possibilità occupazionali.
Potente affresco dei valori della civiltà contadina è il libro di Felice Del Vecchio "La Madonna di Canneto", riedito nel 1997. Dà conto dello scenario in cui si inserì l'emigrazione, mettendo in evidenza l'ancestrale fatalismo dei contadini molisani, che nell'immediato dopoguerra - a causa dell'estrema precarietà socio-economica - di nuovo si sobbarcarono a ripetere l'antica soluzione dell'emigrazione.
Roccavivara sta puntando sul Grande Giubileo. E’uno dei classici itinerari turistico-religiosi-culturali individuati per il 2000. Il Comune intende rivalorizzare il proprio patrimonio artistico e culturale, in modo da trattenere il più a lungo possibile i pellegrini (turisti, emigrati) in transito sulla direttrice Loreto-San Giovanni Rotondo.
L'Associazione Culturale "Pro Canneto" organizza annualmente un ricco cartellone di manifestazioni estive, per allietare l'accoglienza dei turisti e degli emigrati che rientrano per le ferie estive. Nel 1997 ha organizzato la presentazione di due "reprint", il libro di Del Vecchio e il libro di Padre Galluppi "Santa Maria di Canneto sul Trigno". Il primo agosto si tiene l'antico rito de "Le sagne della Madonna": in passato, chi aveva bisogno di una grazia speciale, organizzava un corteo di 15 verginelle e un'anziana nubile, a cui al rientro a casa offriva un piatto di lasagne. Questo rito è ricordato da Del Vecchio, con i suoi occhi di bambino curioso per gli avvenimenti che ruotavano attorno a questo luogo di culto. Il 5 agosto si tiene la sfilate delle traglie (carri addobbati col grano). Il 15-16 i giochi di San Rocco. Notevole è la partecipazione degli emigrati sia a queste feste, sia a quella di San Vito (15 giugno).
ROCCHETTA AL VOLTURNO
Paese di emigrazione. La prima emigrazione si diresse in USA: a Chicago vivono 500 oriundi, altri 100 tra Philadelphia e Providence. Sono imprenditori e impiegati.
In Canada vivono 200 tra Toronto e Montreal, occupati nel terziario. In Argentina (50), in Svizzera (50), in Francia (20), in Belgio (10): sono in prevalenza operai manufatturieri. In Australia (10) sono addetti all'industria estrattiva o boscaioli.
Buoni i rapporti culturali bilaterali, favoriti dall’attività dell’Associazione Culturale "Bactaria", che per l’accoglienza estiva organizza specifici appuntamenti ed eventi culturali. Nell'agosto 1997 per il grande numero di emigrati rientrati è stato approntato un ricco cartellone, comprendente: - mostra di storia e di arte delle Mainarde - spettacoli di musica e balli folkloristici - visite guidate alla scoperta delle bellezze naturali, archeologiche e storiche del paese - 9 agosto: pali internazionale - 22 agosto: festa della madonna delle Grotte - sagre di gastronomia tradizionale. Rocchetta al Volturno è uno dei cinque paesi pre-parco del P.N.A.
Ha un Centro di visita dedicato all'illustrazione della natura delle Mainarde. In località "La Chiusa", presso il monumento al Corpo italiano di Liberazione, deve essere realizzato un camping un posto di osservazione della fauna.
Un centro di visita dovrà essere realizzato presso il lago nei pressi delle sorgenti del Volturno, per l'osservazione dell'avifauna.
Rocchetta possiede un bellissimo territorio, simile alle valli svizzere, con in più una storia millenaria.
Presso le sue numerose aziende agricole, distribuite nell'agro, si va sviluppando la tendenza ad aprirsi all'esterno, con la creazione di unità agrituristiche.
Una grande possibilità di Rocchetta e di molti paesini molisani è rappresentata dall'incentivazione del "turismo verde".In effetti, il Molise è un vero grande parco naturale, capace di attirare un turismo sensibile ai valori della vita all'aria aperta, a contatto con saperi rurali millenari.
L'agriturismo ha grandi valenze: apre nuove opportunità di integrare il reddito agricolo, ma nello stesso tempo è l’occasione di promuovere la conoscenza diffusa del territorio rurale e delle sue valenze ambientali e storico-culturali. Le nostre contrade ne usciranno rivitalizzate, grazie all’afflusso di persone interessate anche all'acquisto dei nostri genuini prodotti alimentari.
Il territorio di Rocchetta può giovarsi dell'apporto dei propri emigrati per l'attivazione di queste iniziative innovative, che hanno il merito di salvaguardare l'autonomia delle tradizioni, oltre a creare nuovi posti di lavoro.
ROTELLO
Paese di emigrazione. E’ sceso dai 2750 abitanti del 1950 agli attuali circa 1300 effettivi.
In rapporti continui con la vicina Capitanata, alla quale è appartenuto fino al 1811. In passato, dopo la fine della transumanza e la messa a cultura del Tavoliere, i braccianti venivano appaltati dall’"antiniere", cioè il capo di un certo numero di mietitori, per andare a mietere in Puglia. Poichè il grano nel Molise maturava in ritardo, questi uomini trovavano vantaggioso questo lavoro, sia perchè in un momento di pausa sia perchè il guadagno veniva in momento dell'anno in cui erano finite tutte le scorte alimentari. Purtroppo, però, grande era la miseria e, quindi, fu necessario emigrare.
Della prima emigrazione, non definitiva e a periodi più o meno lunghi, si è persa quasi traccia. Si stima che in Argentina vivano circa 200 oriundi. Si sa che circa 50 hanno conservato la doppia cittadinanza, pur se si tratta di figli e nipoti di emigrati, iscritti tramite richieste d'ufficio.
Negli Stati Uniti si stima la presenza di circa 200 oriundi, dei quali solo una parte (50) ha conservato il passaporto italiano. Rari sono gli scambi e le venute in paese. Ogni tanto, qualche lettera a parenti stretti.
Anche in Venezuela e Brasile vivono famiglie di rotellesi (circa 100 per parte).
La maggiore comunità si trova in Canada. A Montreal vivono circa 600 oriundi, uniti nell'Associazione Rotellese di Montreal, di cui è presidente Pasquale Penta. A loro spese è stata diffusa tra tutte le comunità degli emigrati rotellesi la guida "Rotello:ambiente, storia, risorse e curiosità" (1993. Si tratta di un agile volumetto, che è stato scritto dagli alunni della Scuola Media, coordinati dal Prof. Luigi Pizzuto, secondo un'ottica interdisciplinare che mette in luce saperi, valori, contenuti di una tipica società rurale, gelosa delle sue tradizioni, ricordi e siti dell'infanzia.
Nella stessa dimensione si muove il romanzo "Maternale" (1980) di Giuseppe Campolieti, nativo di Rotello, che ricerca la propria identità attraverso il rapporto con la madre archetipica, matrice primigenia del nostro destino individuale e fonte di indistruttibili ricordi. Lo stesso accade per la madre-terra che ci ha dato i natali. Nei momenti critici ed evolutivi della nostra esistenza, è d'uopo fare ad essa ritorno, così come fanno gli emigrati attratti da un feeling sottile a rivisitare il paese natìo, per riassorbire energie vitali e riprendere rinforzati il cammino dell'esistenza.
Dal 1992 la "Cooperativa Tre Colli", a cui aderiscono 300 produttori di olio, organizza una pedalata ecologica tra il verde degli uliveti. Prelude alla Festa di San Donato dell’8 agosto. Si tratta di eventi a cui partecipano in gran numero gli emigrati, che sono soliti trattenersi per le ferie per l’intero mese di agosto, partecipando a numerosi eventi culturali, e di divertimento.
SALCITO
Paese dell'emigrazione interna. E’sceso dai circa 3000 residenti del 1950 agli attuali effettivi 800.
Come Bagnoli del Trigno, Salcito è un paese molto dinamico, Ha avuto la caratteristica dell'emigrazione stagionale specializzata: i paesani si spostavano a Roma per fare i vetturini e gli addetti alla cura delle stalle e dei cavalli. Oggi, molti taxisti romani sono di origine salcitese. Fanno ritorno in paese nei fine settimana e, specie, il mese di agosto, allorchè Salcito diventa una stazione climatica alla moda, in un'atmosfera lussuosa e cosmopolita.
Il continua via-vai mantiene radicati i rapporti affettivi e culturale con il paese d'origine, che non deve approntare particolari iniziative per l'accoglienza. Salcito nel 1920 già possedeva un distributore di benzina e un supermercato, la scuola anarchica e animate botteghe nel centro storico.
Gli oriundi residenti all'estero sono pochi: USA (30), Germania (50), Uruguay (10), Australia (10).
Gli oriundi romani sono cittadini integrati a tutti gli effetti. Conservano l'abitazione di proprietà, che curano ed abbelliscono continuamente, alimentando il mercato edilizio. Sono strenui estimatori e consumatori delle antiche tradizioni. E’come se il pericolo di disgregazione totale della comunità abbia fatto scattare un provvidenziale meccanismo di autosopravvivenza: lo studio della storia e di ogni più piccola traccia del passato è tenuto molto in conto.
Salcito è, quindi, divenuto un attento centro culturale, imbevuto della modernità della Capitale, ma nel contempo attento alle "microstorie qualitative" di cui abbonda la comunità primigenia. Il terreno è molto fertile, sicchè i giovani amano dedicarsi a studi etno-storici. Recentemente, nell'agosto 1997, è stata proposta una mostra documentaria "Per una storia di Salcito (secoli XVII-XX), che ha toccato gli aspetti salienti dell'organizzazione della comunità. Sono stati presentati anche documenti concernenti due suoi personaggi storici: Michele Pietravalle e la figlia Lina.
I taxisti sono gente aperta ed esperta del mondo. Nei luoghi sociali dànno conto delle loro esperienze.
Il 14 giugno si tiene la festa del Patrono, San Basilio Magno. Si benedicono i taxi, mentre in località Pietraromana si svolge la processione e la benedizione dei campi.
A beneficio dei presenti viene organizzato l'Agosto Salcitese, ricco di eventi culturali, convegni, mostre.
Vengono organizzati picnic nell'agro (degustazione della soppressata), nonchè visite guidate ai maggiori edifici storici (palazzo Mascione, casa Quartullo, Pietravalle, Rulli, ruderi romani, ecc. ).
SAN BIASE
San Biagio è il patrono degli Schiavoni. Si ricorda che, dopo il terremoto del 1456, il territorio fu ripopolato nel 1508 con una colonia di croati.
Il paese con l'emigrazione si è spopolato, passando dai 1000 abitanti di inizio secolo agli attuali 300 abitanti effettivi.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe, di essa ormai restano solo vaghe tracce. Si conosce qualche storia di vita, come quella del compagno Vincenzo Ciccarella, nato nel 1887, emigrato negli Stati Uniti nel 1923, operaio in una fabbrica metalmeccanica nei pressi di Cleveland, divenuto militante comunista e per questo espulso nel 1932. Rientrato in Italia fu sospettato di attentare alla vita del Duce. Rimase a San Biase, operando nella clandestinità per il PCI. Nel 1945 organizzò la locale sezione con cento iscritti. Divenne sindaco dal 1952 al 1956. A San Biase il primo sindaco comunista fu eletto nelle prime elezioni democratiche nella persona dell'ingegnere Alberto Tanno.
Specie nel quinquennio 1946-50, e dopo, espatriarono in tanti verso i Paesi Europei. Qui vivono circa 600 oriundi: 300 in Inghilterra, 200 in Belgio e 100 in Germania. Si tratta di stime, ottenute incrociando dati ufficiali, informazioni verbali, ritagli di giornali e di pubblicazioni varie.
La restante parte si è diffusa nell'emigrazione interna, cioè città industrializzate del Nord-Italia, Roma, Campobasso.
Un certo benessere successivo al 1970 ha arrestato l’emorragia. Va ricordato che la Riforma Fondiaria nel Molise ha incrementato la proprietà contadina. Con le rimesse degli emigrati sono stati fatti investimenti produttivi, sicchè si è meccanizzata l'agricoltura e sono state messe a cultura molti appezzamenti di terreno.
Resta la piaga della eccessiva frammentazione dei fondi e della sostanziale non-economicità della gestione, a cui per anni si è fatto fronte elargendo sussidi e assistenzialismo.
Oggi, si assiste al fenomeno del doppio lavoro dell’operaio, che quando torna a casa, a sera, nei fine-settimana, nelle ferie, veste i panni del contadino.
Si tende a riportare in quest'area collinare del Molise Centrale antichi cultivar, sia vitigni sia mele limoncello, che qui in passato avevano il loro habitat (azienda Michele Tanno). Si tende, altresì, a ripristinare le antiche pratiche culturali biologiche, all’interno di aziende che praticano anche l'accoglienza agrituristica.
Si preparano tempi nuovi per il Molise. La sua povertà sta per diventare la sua ricchezza. Il fatto che le sue terre non siano state intensivamente coltivate, le rende adatte dal punta di vista pedologico alle coltivazioni biologiche, i cui prodotti movimentano 5000 miliardi all'anno, disponendosi -secondo dati diffusi dal CNR - ad occupare a breve una quota di mercato del 3%.
SAN FELICE DEL MOLISE
Paese croato-molisano. Belvedere sul tratturo Ateleta-Biferno, a pochi km dalla costa. Paese di emigrazione: è sceso dai circa 2200 abitanti del 1861 ai circa 800 presenti attuali. Tenuto conto degli incrementi naturali, gli oriundi all'estero e in Italia si aggirano attorno ai 2000.
Tenuto conto della tendenza a contrarre matrimoni endogamici, agevole sarebbe ricostruire la portata della diaspora, ricostruendo le storie di vita e le genealogie. Questi studi potrebbero servire ad accrescere il senso della doppia identità etno-culturale, croata e molisana.
La primitiva emigrazione dalla Croazia (nel 1518 Ettore Pappacoda accoglie i primi coloni) si è replicata nella diaspora nelle Americhe, a partire dal 1870. Oggi vivono molti oriundi in USA (200), Canada (200), Argentina (100).
La storia di questa epopea andrebbe finalmente scritta, in segno di riconoscenza nei confronti di chi ha sofferto, è stato sradicato dalla sua terra, per consentire a chi rimasto una vita agevole. I morti dell'emigrazione attendono ancora chi li riabiliti, chi enuclei le piccole "storie" di gente semplice alle prese con sogni, avventure, drammi, spesso al di sopra di ogni umana sopportazione.
Dopo il 1949 l'emigrazione si è rivolta ai paesi europei ove si stima che vivano oltre 600 oriundi.
Si ricordano in paese i viaggi nella Francia con contratti annuali di "lavoratori agricoli" con bassissimo salario, vivendo in baracche, risparmiando su tutto.
Si ricordano anche episodi di vita legati al difficile lavoro nelle miniere belghe.
In Australia vi è una forte colonia croato-molisana a Perth di circa 2000 oriundi. Tra questi vi sono 400 nativi di San Felice del Molise, molti dei quali hanno scalato importanti posizioni socio-economiche. Si tratta di emigrati che hanno acquisto uno stile di vita ricco e moderno. Alcuni oriundi sono professori e docenti universitari, che stanno effettuando importanti studi storici ed antropo-logici sulla diaspora e sulla cultura croata-molisana.
Il periodo estivo consente il grande rientro, per abbeverarsi alle proprie radici etno-culturali, ritemprare gli spiriti nella casa comune, assorbire nuove energie.
Il Comune organizza convegni culturali, una mostra fotografica e di arte, una mostra dell'artigianato locale. In paese vige ancora la tradizionale tessitura su telai di legno di coperte, stuoie, tovaglie di panno grezzo, con tipici disegni dai colori vivaci. Vi sono anche occasioni per gustare l'ottima gastronomia tradizionale, a base di ricette slave (preparazione di insaccati di maiale).
Il Comune ha ricevuto fondi per la creazione di Centri di ospitalità per gli emigrati e per i turisti dalla Croazia, con spazi espositivo-museali.
SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI
Feudo ecclesiastico del Vescovo di Termoli per oltre 800 anni (1000-1806). Dal 1564 ha ospitato immigrati croati.
Ha dato all'emigrazione un contributo pari a 1000 unità, mentre la popolazione è rimasta pressoché stabile: n.1042 nel 1901 e n.897 nel 1991.
La prima emigrazione si diresse in USA, ove residuano circa 100 oriundi. In Canada vivono circa 100 oriundi. Qualche famiglia vive in Argentina e in Venezuela.
Si ricorda che l'emigrazione in USA a cavallo del '900 era facile, in quanto si entrava anche senza documenti. Poi, cominciarono le restrizioni. Con la legge sull'immigrazione del 20/2/1907 gli USA proibiscono l'entrata di malati fisici e psichici, di prostitute, nonchè di minori di 16 anni che non siano accompagnati dai genitori, a meno che questi ultimi non si trovino già negli Stati Uniti. Si vieta di entrare in territorio federale attraverso le frontiere del Messico o del Canada. Fu allora necessario rivolgersi ad altre mete.
Non era raro che sorgessero delle dispute in materia di emigrazione. In data 25/6/1914 il prefetto di Campobasso Nicola Bellini comunica ai sindaci della provincia che le controversie saranno di competenza della commissione arbitrale di Napoli, che sono state istituite dalla Legge n. 1075 del 2 agosto 1913.
Durante la guerra del 1915-18 alcuni giovani emigrati fecero ritorno in patria, non volendo assolvere la leva negli USA. Coloro che invece accettarono di essere arruolati nell’esercito americano ricevettero un premio speciale di smobi-litazione. La prefettura di Campobasso invia a tutti i comuni l'elenco e l'indirizzo di questi giovani ex-militari, affinchè vengano avvertiti per riscuotere l'indennità.
La seconda emigrazione si è diretta in Australia (circa 50 oriundi) e in Europa (circa 100 oriundi). Il resto si è diffuso nell'emigrazione interna. Costanti sono i rapporti bilaterali con questi emigrati, che spesso conservano la casa in paese, che è anche una meta di turismo balneare.
Le attività culturali mirano alla riscoperta della storia paesana e delle tradizioni folkloristiche. Sia la Pro-Loco sia la Biblioteca comunale "Vincenzo Cuoco" promuovono ricerche etno-storiche.
La manifestazione di richiamo turistico, culturale e religioso è l'annuale festa patronale dedicata a San Giacomo Apostolo, che anticamente ricadeva nel giorno del 25 luglio. Proprio per la presenza in agosto della maggior parte degli emigrati è stato necessario spostarla nei giorni 8-9 agosto, ma con festeggiamenti che si protraggono per altri sei giorni e comprendono altri eventi. E’abbinata la Sagra del prosciutto, con concerti e balli in piazza, giochi, manifestazioni sportive, gare di calcio, mostre e gare di disegno, ecc.
SAN GIOVANNI IN GALDO
Centro agricolo, per 700 anni feudo ecclesiastico sofiano (1092-1785), sul percorso del tratturo Lucera-Castel di Sangro con continui scambi sia con Benevento sia la Capitanata.
Ha visto scemare la sua popolazione dai 2000 residenti circa del 1910 ai poco meno di 700 attuali. Ha dato all'emigrazione un consistente contributo, pari a 2000 persone.
L'emigrazione ha avuto inizio agli albori del secolo, con 1000 espatri, prima con direttrice verso l'America Latina, come Brasile e Argentina (qui residuano circa 100 oriundi). Successivamente verso gli Stati Uniti e il Canada (qui vivono circa 200 oriundi, stretti a Montreal attorno all'Associazione di San Giovanni in Galdo, presieduta da Elsa Muggeo, federata alla F.A.M.Q.=Federazione Associazioni Molisane in Québec).
S.Tassinari (1990) riferisce che "l'agente di viaggio Michele Di Cesare, figlio e nipote di emigrati, emigrato egli stesso dal 1923, afferma che, negli ultimi decenni del secolo scorso, almeno 60-70 uomini partirono dal paese, con meta soprattutto Cleveland.La maggior parte emigrò senza famiglia, con l'intento di ritornare a San Giovanni ad acquistarvi della terra ed una casa; pochi lo fecero, perchè in maggioranza si fermarono definitivamente negli Stati Uniti. Un altro massiccio moto migratorio si verificò in corrispondenza della guerra Italo-Turca (1911-12), e si protrasse negli anni successivi"(pag.232).
Il maggior numero di espatri, oltre 1000, si è avuto però a partire dal 1951, con destinazione Europa (qui vivono circa 200 oriundi), città industrializzate del Nord-Italia e emigrazione interna. Coloro che hanno fatto ritorno hanno preferito fissare la residenza in contesti urbani più ricchi di prospettive (Campobasso, Termoli).
La maggior parte dei rientri degli emigrati avvengono durante i mesi estivi. Il 29 agosto si festeggia San Giovanni e ci si saluta con l'arrivederci all'anno successivo. Il cibo devozionale è il "fracassé" (interiora d'agnello, uova e formaggio).
In paese è attivo il noto gruppo folkloristico degli "Zig-Zaghini", che suole animare molte feste patronali molisane ed effettuare anche tournées all'estero presso le comunità molisane. Il gruppo è impegnato nella ricerca etno-musicologica e nello studio delle antiche tradizioni della civiltà contadina. Si tratta di un filone di studi antropologici, su cui sono impegnati numerosi enti regionali ed associazioni culturali. Sul filo della memoria si intende recuperare le testimonianze ancora viva di una civiltà, i cui connotati sono distintivi dell'identità molisana.
SAN GIULIANO DEL SANNIO
Antica rocca sannita, poi longobarda, nei pressi del percorso tratturale.Il Longano (1786) dice che a San Giuliano di Sepino vi era un grandissimo numero di vetturini e di "telaioli" (venditori ambulanti di mercerie).
Paese di emigrazione, a cui ha dato un contributo di circa 2000 persone. In un secolo si è dimezzato, passando da 2500 abitanti agli attuali 1250. L'agricoltura era di sussistenza, cioè si produceva solo lo stretto necessario: cereali (granoturco e frumento), patate, legumi e ortaggi. Ogni famiglia allevava qualche animale, con poco latte e pochissima carne. Non c'erano industrie.Il nuovo sistema di produzione capitalistico emarginò l'antica cultura contadina, con l'avanzare di nuovi valori, basati sul danaro, con cui si comprava tutto. I contadini ragionarono così: non vale più la pena lavorare la terra, ma vendere la propria forza-lavoro all'estero.Fra le cause dell'emigrazione vi fu l'enorme aumento demografico e le campagne pubblicitarie dei Paesi Americani e dell'Oceania, che avevano bisogno di coloni per dissodare le loro sterminate pianure, operai delle loro industrie, costruttori delle metropoli, artigiani, ecc.
Della prima emigrazione negli Stati Uniti si è quasi persa traccia, ma in paese si sa che gli oriundi lì residenti sono circa 300, da trovare specie a Cleveland (Ohio).
Una buona comunità vive in Canada, ove si stima la presenza di almeno 300 oriundi. Altri vivono in Argentina e in Venezuela (circa 50).
Nei primi anni a partire dal 1950 la crittogama colpì le vigne molisane, compromettendo la produzione di uva e di vino per circa un ventennio. Dopo il 1951 l'emigrazione si è diretta nei paesi europei (100 oriundi), ma soprattutto nell'emigrazione interna (Roma, Nord-Italia, Campobasso..).
A S.Giuliano del Sannio è ancora viva la tradizione della parata militare in onore di S.Nicola di Bari (9 maggio). La festa viene ripetuta in agosto a beneficio dei paesani rientrati per le ferie dall'estero. L'asta delle bandiere è quasi sempre vinta dai sangiulianesi "americani", che propon-gono le offerte migliori.E’proprio vero che la celebrazione delle feste tradizionali rappresenta un forte e sentito legame di cultura, vero collante tra tutti i molisani dovunque residenti nel mondo. Chi rientra ha nostalgia di un mondo perduto, dei valori della comunità contadina, della vecchia famiglia patriarcale, delle forme della religiosità tradizionale (feste, processioni, devozioni). Nei paesi molisani tutto questo c'è e si trova ancora intatto, disponibile e fruibile per i moderni viaggiatori alla ricerca del paradiso perduto.
Nicoletta Petti guida il gruppo folkloristico di San Giuliano del Sannio, che partecipa a rassegne regionali e nazionali (come il raduno sardo Trexenta). E’gemellato al gruppo folk di Suelli (Cagliari), con cui vengono scambiate visite. Il gruppo si esibisce durante le manifestazioni estive con canti e danze tradizionali, molto graditi specie agli emigrati. Si tengono anche sagre gastronomiche.
SAN GIULIANO DI PUGLIA
Antico feudo benedettino, con castello a guardia del fiume Fortore, che oggi si immette nel lago artificiale di Occhito, che separa il Molise dalla Capitanata. Da sempre paese agricolo, che esportava nei paesi limitrofi forti squadre di zappatori e falciatori.
Agli inizi del secolo sfiorava i 2000 abitanti, che sono diventati attualmente circa 1200 effettivi. Vi sono state due ondate migratorie. Quella transoceanica ha interessato circa mille persone, per lo più braccianti e manovali.
Donato Del Galdo, contadino-emigrato-scrittore di San Giuliano di Puglia, militante comunista, in "Vita di contadini" (1981) tratta realisticamente il tema dell'emigrazione, senza indugiare in inutili pianti. Gramscianamente, si rende conto delle sue radici economiche, sicchè - quando non c'è pane per tutti - è d'uopo andare a cercarlo altrove: "la legge della necessità, il bisogno di lavoro per vivere, la ostinazione dei lavoratori per togliersi dalla stretta della disoccupazione e del basso salario praticato nelle campagne, è più forte di tutti i rischi propri dell'emigrazione"(pag.42).
In paese si ricorda che l'emigrazione ha avuto inizio successivamente al 1918, con destinazione Argentina, ove si stima che vivano ancora circa 200 oriundi, che hanno radi rapporti con il proprio paese d'origine.
Vi è stata anche un'emigrazione negli Stati Uniti, ove residuano circa 200 oriundi, mentre in Canada vive una comunità di circa 300 oriundi.
Dopo il 1951 ottocento persone hanno cambiato residenza, dirigendosi o verso Paesi Europei (300, operai specie in Germania e Gran Bretagna), città industrializzate del Nord-Italia o emigrazione interna.
Il Comune organizza annualmente il 18 agosto la festa in onore dei propri emigrati, molti dei quali sono soliti rientrare per le ferie estive.
Donato del Galdo, classe 1917, ha scritto "Il viaggio della speranza" (1991), resoconto della sua esperienza migratoria come operaio in Belgio. Ricorda che:" A fianco dei braccianti mietitori, nelle grosse aziende, in zone di terreno comodo pianeggiante cominciava l'impiego delle mietitrici. E in molte iniziavano ad arrivare le richieste di lavoratori per le miniere del Belgio, le richieste per la Francia, la Svizzera, la Germania, l'Inghilterra. L'emigrazione continuerà senza fermarsi mai. Nel 1956 la prima notizia di una disgrazia di morte, indicava quanto fosse grande il rischio dell'emigrazione". In "Poema di sacrificio" (1986) torna a narrare la sua storia di contadino e di emigrato, prototipo di tante storie di emigrazione mai raccontate, di una maggioranza silenziosa che non ha avuto diritti, nè in patria nè fuori, coinvolta in un doloroso destino di non appartenere nè qui nè di lì, senza la consolazione della comunicazione e del riconoscimento della comunità e della storia.
SAN MARTINO IN PENSILIS
Paese di emigrazione. Pur se dall'inizio del '900 ad oggi ha subìto un apparente minimo calo della popolazione (da 5300 agli attuali circa 5100), in effetti tutto il saldo dell’incremento naturale è devoluto per l'estero. Si calcola che gli espatriati si aggirino intorno alle 3000 unità.
Della prima emigrazione nelle Americhe a cavallo del secolo residuano deboli tracce: in USA si stima la presenza di circa 100 oriundi (specie a Siracuse, ove esiste un club), altrettanti in Venezuela e Argentina.
In paese si ricorda che tra la popolazione molti erano gli attivisti socialisti, braccianti uomini e donne, che la sera - tornando a casa sui carretti - cantavano "Bandiera rossa". I carcerati politici vennero portati alle Tremiti e a Lampedusa. Armando D'Onofrio e altri cinque suoi amici preferì emigrare in America, per sfuggire i fascisti.
La seconda emigrazione è stata massiccia in Canada. Mille oriundi vivono tra Montreal (c'è il club), Hamilton, Toronto, London, Oshawa (c'è il club "Circolo Sammartinese", che conta 250 soci).
Giovanni Ariemma è il presidente dell’"Associazione Italo-Canadese di San Martino in Pensilis" a St. Léonard. Organizza numerosi incontri a Montreal:veglione di capodanno, festa patronale di S. Leo (29 aprile), festa della vendemmia e sfilata di moda, albero di Natale, gite sociali, banchetti, balli, convegni culturali, ballo di carnevale, torneo di bocce, "maccheroni di S. Giuseppe", festa di S. Valentino (febbraio), festa di luglio (festa campestre con specialità molisane), elezione miss. Vengono organizzati viaggi da/verso il Molise, con scambi di delegazioni. Vivo è l'interscambio con le altre associazioni molisane, la federazione F. A. M. Q. (con cui si organizza l'annuale "Settimana Molisana" e gli altri italiani (con cui si organizza l'annuale "Settimana Italiana").
Giovanni Ariemma è venuto a S. Martino in occasione della dedica di Piazza Canada agli emigranti (22. 5. 1998), inaugurata da Alfonso Gagliano, ministro dei Lavori Pubblici canadese, membro della delegazione canadese, composta anche dal primo ministro Jean Chretien e il ministro del commercio con l'estero Sergio Marchi, che ha incontrato autorità locali e governative per incrementare l'amicizia tra i popoli.
In paese vi è un grande fermento di attività culturali, attorno alla promozione dei propri beni culturali e alla nota "Corsa dei carri" in onore di S. Leo.
Si tende anche al rilancio del turismo. Proprio un ex-emigrato, Assunto D'Adderio, ha acquistato nel 1986 l'antico Palazzo Baronale e lo trasformando in un ristorante-albergo, dotato di 50 posti letto.
In paese ancora si ricorda una triste storia: un ex-emigrato disoccupato uccise il venerdi santo 1993 il sindaco Carmine Troilo, a cui si era rivolto per avere assistenza. Troilo è stato per anni membro della Consulta Regionale dell’Emigrazione.
SAN MASSIMO
Antico insediamento rurale fortificato, che si chiamava "Castello" per la sua funzione militare. Il paese è passato dai 1500 abitanti del 1910 agli attuali 700, con circa 1000 persone interessate al fenomeno dell'emigrazione.
Nei 40 anni a cavallo del '900 sono partiti in tanti per gli USA, ma di questa emigrazione si è quasi completamente persa traccia.Poi vennero le limitazioni all'espatrio in USA. Il 10.8.1923 il Commissario generale dell'emigrazione De Michelis intimò a tutte le autorità comunali l'inutilità delle pressioni per ottenere il visto di espatrio negli Stati Uniti. Dice che la quota dei passeggeri che si possono imbarcare è di 42.075 unità, che per nessun motivo può essere superata e che non sono ammesse raccomandazioni. Qualcuno cercò di fare il furbo e di espatriare ugualmente, passando dal Messico nella terra promessa.
Allora l'emigrazione si rivolse al Canada, che aveva bisogna di forte manodopera per la costruzione delle città, ferrovie e infrastrutture. I paesani vi si riversarono. Come in USA, si stima che in Canada vivano circa 200 oriundi, che si considerano ancora affettivamente legati al paese di origine. Tant'è che vi fanno spesso ritorno.
Dopo il 1948 vi è stata una debole emigrazione verso i paesi europei, invece una più consistente verso il Nord, Roma, Campobasso, per trovare un'occupazione più redditizia, ma conservando la casa in paese, ove fare spesso ritorno.
San Massimo attira il turismo, in quanto dal 1960 è nato nel suo territorio un importante polo turistico, notevole anche per le ricadute occupazionali. E’nato quasi dal nulla, allorchè lo sci da sport d'élite si è trasformato in attività ludico-sportiva di massa. L'insediamento è in mano ad una società milanese, mentre la funivia e 4 dei 5 alberghi sono in mani molisane.
Campitello Matese è diventata una importante stazione turistica, situata a 1450 mt slm, ai piedi del Monte Miletto. Consente turismo sia estivo che invernale.
Caratteristici nell'agro sono i "casini", cioè le dimore campestri fortificate, complete di tutti i comforts (magazzini, stalle, botteghe). Una volta qui ci passava il tratturo. Possono essere riutilizzati come centri agrituristici.
Il Casino Selvaggi sarà ristrutturato e potrà accogliere il Museo della civiltà contadina, con alcuni locali destinati anche alla vendita e degustazione di prodotti tipici.
Il turismo verde, l'agriturismo, il turismo bianco, i beni ambientali e storici sono le grandi ricchezze di S.Massimo, che è destinato rafforzare la propria posizione di paese più ad alto reddito del Molise.
Dal Comune non vengono intraprese particolari iniziative per l'accoglienza degli emigrati, in quanto costoro si mescolano in mezzo ai turisti, che vengono per tutto il corso dell'anno.
SAN PIETRO AVELLANA
Paese di emigrazione. E’passato dai 2532 abitanti del 1911 agli attuali circa 700 presenti. Si è svuotato quasi completamente. Si trova sul tracciato del tratturo Celano-Foggia, di cui occupa parzialmente un segmento.
Feudo ecclesiastico benedettino dal 1027 al 1785, con unione di potere spirituale e potere baronale. Molti sono gli influssi e sani principi educativi e spirituali tra gli abitanti, che hanno ancora un buon ricordo del passato.
Il paese era fiorente ai tempi della transumanza, in quanto si tratta di una località di transito e con pascoli montani. Questi a metà Ottocento vennero messi a coltura, con buone rese nei primi anni, ma via via sempre più improduttivi.
Il primo esodo si verificò nei 50 anni a cavallo del '900, con destinazione Stati Uniti. La più importante comunità di oriundi vive a Pittsburg (Pennysilvania) con circa 400 persone. A Denver (Colorado) vivono altri paesani. Prospero Fazzini qui fondò negli anni Trenta una prospera Banca, che aprì anche una sua filiale a San Pietro Avellana, a dimostrazione del forte legame etnico verso la propria terra (elemento comune a tutti gli emigrati "americani", benemeriti per aver aiutato finanziariamente la ricostruzione del paese, distrutto completamente dai tedeschi nel novembre 1943).
In Argentina vive una comunità di circa 200 oriundi, che a causa dei costi elevati dei passaggi aerei hanno da tempo diradate le visite, ormai solo sporadiche. Nel secondo dopoguerra gli emigrati si sono diretti in Europa, specie Francia (qui vivono circa 200 oriundi) e Svizzera (circa 200 oriundi).
D'estate si verifica un notevole incremento delle iniziative culturali, ludico-sportive, turistiche, a beneficio di tutti i residenti estivi (turisti e paesani rientrati). San Pietro Avellana si sta affermando come stazione di soggiorno montano, puntando anche alla promozione del tartufo. Il "tuber aestivum"(scorzone) è sulle tavole dell'annuale Sagra del tartufo, che nel 1997 ha svolto la 8^ edizione.
Il "Museo Etnografico Comunale" accoglie molti visitatori, fungendo da gradito richiamo anche per gli emigrati, sempre attenti a conoscere la storia paesana.
Il Comune sta promuovendo diverse iniziative per lo sviluppo dell'agriturismo, del turismo religioso (pellegrinaggi organizzati al bosco di S. Amico e cenobio), del turismo culturale (studio del territorio, della sua gente e della sua storia), e del Parco "Alto Molise".
Il 3 novembre cade la festa liturgica di S. Amico, che anticamente veniva celebrata come festa patronale e fiera. Per venire incontro alle esigenze degli emigrati è stata spostata al 16 agosto, in cui cade anche la Festa dell’Emigrante, nonchè la Sagra del Tartufo.
SAN POLO MATESE
Per 700 anni feudo ecclesiastico della Mensa vescovile di Bojano (dal 1080 al 1785). Nel 1910 contava 1200 abitanti, divenuti attualmente 500.
Il suo nome è legato alla zampogna, al Presepe Rogati, al Museo delle Rudiste (fossili del Matese), all'insediamento industriale nella piana (Procter-Gamble).
La maggiore comunità vive in USA con oltre 1000 sanpolesi. Circa 200 in Canada e 100 in Australia. La restante parte è diffusa nell'emigrazione interna, che continua ad alimentare il mercato delle seconde case per il fine-settimana e le ferie invernali ed estive.
La prima emigrazione cominciò all'indomani dell'Unità d'Italia, con oltre 500 espatri in USA nei 50 anni a cavallo del '900. Si trattava soprattutto di forti manovali, che facevano periodicamente ritorno in paese, per dare i mezzi economici alle proprie famiglie. In paese vi era purtroppo eccesso di popolazione, salari bassissimi, miseria.
Dopo il 1951 l'emigrazione riprende fortemente, non più motivata da ragioni esclusivamente economiche, ma per trovare affermazione, servizi e moderno benessere. Partono famiglie intere. L'anno 1968 partono ben 142 persone. Negli anni 1960-70 partono circa 500 persone. Attualmente, l'emigrazione sembra essersi fermata, per il concretarsi in loco di possi-bilità occupazionali.
Durante il periodo natalizio il paese si rianima per l'afflusso di turisti, che vengono a gustare l'atmosfera di incanto che vi si vive. Molti gli eventi caratteristici: il presepe vivente, il presepe Rogati, la Mostra della civiltà contadina, la Mostra dell'artigianato locale.
Durante il periodo estivo vi sono occasioni per vivere il turismo escursionistico, verde, naturalistico (le rudiste del Matese qui abbondano). Si tiene la Sagra della Fagiolata e si gustano i prodotti gastronomici matesini.
In futuro il centro storico del paese può divenire un vero Centro di vacanze, a disposizione tutto l'anno del turismo etnico di ritorno.Si tratta di mettere a disposizione le abitazioni storiche, che invece stanno chiuse buona parte dell'anno, fornendo accompagnamento e animazione.
L'occasione del Grande Giubileo del 2000 potrà inaugurare questa nuova stagione di rilancio dei rapporti bilaterali col ricco mondo nord-americano, con ricadute sul piano sociale ed anche economico.
SANTA CROCE DI MAGLIANO
Paese di emigrazione. Pur se dall'inizio del '900 ad oggi ha subìto un apparente minimo calo di popolazione (da 5300 agli attuali circa 5100), in effetti tutto il saldo dell’incremento naturale è partito per l'estero, ove si stima vivono circa 2000 oriundi.
Alla fine della prima guerra mondiale il clima politico si era arroventato a causa dell'acuta crisi economica e sociale, con l'inizio dell'occupazione delle terre. Gli agrari di S. Croce davano man forte alle squadracce fasciste. Giunsero ad appaltare nel 1920 crumiri marinesi (pugliesi) per escludere i braccianti locali. Costoro senza mercede andarono ugualmente a lavorare (sciopero all'inverso). Furono arrestati Ernesto Valle e Nicola Crapsi. dirigenti sindacali comunisti (condannati poi a tre anni e sei mesi di carcere). Molti giovani braccianti decisero di prendere la via dell'estero.
Di questa prima emigrazione si sa poco, si attende l'avvio di apposite ricerche etno-storiche. Si stima che in USA vivono 100 oriundi, Venezuela 100, Argentina 100.
La seconda emigrazione è stata massiccia in Ontario. Seicento oriundi vivono tra Hamilton, Toronto, London, Oshawa. Altri vivono a Montreal, ove è attiva l'Associazione di Santa Croce di Magliano, presieduta da Rosa Zaffiro, federata alla F. A. M. Q. =Federazione delle Associazioni Molisane del Québec.
In agosto il paese rassomiglia a una grande città: da Milano, Torino e dalla Germania tornano gli emigranti. Le strade sono piene di gente che si saluta, si abbraccia. . . E’ davvero salutare tornare a casa, alle proprie radici, al fine di rendere conto alla comunità del proprio progresso. Finita la festa di San Flaviano (22 agosto) tutti ripartono per tornare alle consuete occupazioni.
Il Comune dedica da anni programmi culturali e ricreativi dedicati agli emigranti, a cui è dedicata una apposita festa. Nel mese di agosto il gruppo folk "U Cuoscene" cura balli e canti tradizionali, seguono serate danzanti, mostre pittoriche e fotografiche, nonchè convegni tematici.
Raffaele Capriglione è il medico-poeta, che dopo anni di silenzio è stato riscoperto, diventando l'orgoglio dell'intera comunità di Santa Croce, anche all'estero.
Nell'agosto 1994 Carbone-Lefra hanno curato una mostra fotografica "Cento anni di emigrazione molisana", che ha fornito volti, dati e notizie sull'emigrazione secondo varie sezioni (partenza, lavoro, feste, associazioni, rientri). Ogni foto è stata corredata da didascalia esplicativa e di un brano di commento estetico-storico.
Santa Croce si avvale dell'opera di valenti ricercatori locali su tematiche etno-storiche.
SANTA MARIA DEL MOLISE
Paese di emigrazione. E’ passato dai 2000 abitanti del 1910 agli attuali 700 residenti effettivi.
A cavallo del '900 la povertà era estrema, sicchè fu necessario espatriare. I pionieri di questa diaspora si diressero negli Stati Uniti, Argentina, Canada. Da qui sorreggevano le famiglie con i propri risparmi, inviando anche offerte per le maggiori ricorrenze religiose.
A Montreal vivono circa 300 oriundi, organizzati in una storica Associazione, riconosciuta dalla Regione Molise nel Registro Regionale delle associazioni, presieduta da Angelo Zappitelli, federata alla F. A. M. Q. = Federazione delle Associazioni Molisane in Québec. Svolge un intenso programma sociale e culturale, ha un proprio gruppo folk e calcistico. Mentre in patria i SS. Patroni (Maria, Filippo, Giacomo) si festeggiano il 1° maggio, a Montreal si festeggiano l'ultima domenica di maggio, con grande concorso di molisani. Dopo la S. Messa si svolge una processione con le statue (copie fatte in Italia e benedette dal Parroco della Chiesa Matrice). Segue un rinfresco e un programma ricreativo (pignate, spaghetti, tiro a segno, hula-hoop, limbo, fescha di mel, giochi di carte da tavolo, fuochi d'artificio. . . ).
Vi sono circa 100 oriundi negli USA e altrettanti in Australia.
Nel secondo dopoguerra vi sono stati contenuti espatri verso i Paesi Europei, molti invece verso l'emigrazione interna (città industrializzate del Nord-Italia, Roma, ecc. ).
La famiglia Kurt Bertone, originaria della frazione di Sant'Angelo in Grotte, ha aperto su Internet un sito per ritrovare i parenti diffusi nella diaspora. Si tratta di un esempio da imitare, in quanto possono riannodarsi i fili della parentela e della comune origine. Inoltre, con la ricostruzione delle genealogia è possibile incrementare le ricerche etno-storiche sull'emigrazione. Di questi studi si sente un grande bisogno, in quanto la storia del Novecento è carente di ricerche qualitative di microstoria, così importanti per dare linfa alla storia dei nostri piccoli comuni.
Gli storici locali abbondano nella storia antica, che -si sa - è lontana da noi e dai nostri interessi. Invece, ignorano l'epopea dell'emigrazione, che ha coinvolto -direttamente o indirettamente - il 90% dei molisani. Poi, c'è non solo la motivazione scientifica, ma anche quella della riconoscenza verso questi fratelli che si sono sacrificati anche per la vita di chi è rimasto. Ritrovare persone e indirizzi può permettere una salutare riconciliazione, sia pur tardiva. L'evento dell'emigrazione ha rotto l'armonia della solidarietà del gruppo originario. Ritrovarsi serve a liquidare e superare questa lesione degli affetti. Una volta perdonati a vicenda, i parenti ritrovati gioiranno in una rinnovata socialità a beneficio di tutti. Allora gli scambi fluiranno, intessendo tutto il vivere civile. SANT'AGAPITO
Apparentemente il paese sembra aver perso solo 500 residenti nel periodo compreso tra il 1910-1970, passando da circa 1500 a 1000 abitanti. In effetti, c'è da calcolare da una parte l'incremento naturale e, dall'altro, il peso degli espatri clandestini: si arriva così a stimare in mille i paesani emigrati.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe, coinvol-gendo circa 500 persone. Ma l'AIRE non serba traccia degli oriundi che vivono in Canada e in USA, mentre si stima la presenza in Argentina di circa 200 oriundi (di cui 71 hanno conservato la cittadinanza italiana).
L'agricoltura è poco sviluppata malgrado la presenza nella piana di buoni terreni, che però sono eccessivamente frazionati. I boschi e i prati delle terre comunali sono in stato di abbandono.
Dopo la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, il paese si trovò senza risorse, per cui si ricominciò ad espatriare, verso le città industrializzate del Nord-Italia e verso i Paese Europei (qui vivono circa 200 oriundi, con punte in Svizzera e Germania). De Gasperi riuscì a negoziare importanti aiuti per la ricostruzione, ma invitò anche gli italiani ad apprendere le lingue, emigrare, allentare la pressione demografica, a inviare le rimesse. Il 10 settembre 1943 Isernia aveva subìto un grave bombardamento, con un eco anche a S. Agapito, i cui abitanti furono incaricati dagli alleati a collaborare per il ripristino dei ponti. I pacchi dei parenti americani erano un aiuto provvidenziale.
Il 18 agosto si celebra la festa del Santo Patrono, che è anche l'occasione per festeggiare gli emigrati rientrati per le ferie estive, a cui viene dedicata l'"Estate Sant’Agapitese". Periodicamente si recita il dramma sacro sulla vita di S. Agapito. Si tiene una mostra artigianale e di pittura. Molti di loro hanno ancora l'abitazione di proprietà, nonchè affetti ed interessi in paese.
Il 6-7 settembre si tiene la sagra gastronomica degli "Arrosticini" in occasione della festa di Santa Maria Bambina. Dopo questo evento ognuno rientra nel proprio luogo di residenza e di lavoro.
Il Comune cerca di incentivare un turismo locale attorno alla ricerca e sistemazione di reperti della civiltà contadina, alla storia locale, alle attività sportive, al turismo escursionistico. Si spera di dare fiato all'economia locale con la realizzazione di due strade (strada della montagna per raggiungere i pascoli e i boschi siti a monte del comune; strada della piana).
SANT'ANGELO DEL PESCO
Paese di emigrazione. E’passato dai 1260 abitanti del 1901 agli attuali effettivi circa 400. Per molti anni unito a Pescopennataro, da cui è riuscito a sciogliersi solo nel 1816, ma nel 1893 dalla promiscuità dei suoli. Nel novembre 1943 fu interamente distrutto dai tedeschi. I fondi inviati dagli emigrati in USA furono provvidenziali per la ricostruzione.
La più antica colonia sangiolese si trova a Rank (Penny-Silvania - Stati Uniti) con oltre 300 oriundi, discendenti della prima emigrazione a cavallo del '900. Altri oriundi si trovano in Venezuela (50), Brasile (10) e Canada (50).
Cesidio Delle Donne è lo storico locale, che più di tutti si è dedicato alla ricostruzione e documentazione della diaspora. Ha organizzato mostre documentarie e pubblicato libri fotografici ("Passatorama", 1991; "Momenti", 1994). E’stato anche il fautore del rilancio della zootecnia nell'Alta Pentria, creando una cooperativa di allevatori (1973-78).
Dopo gli anni Cinquanta l'emigrazione si è diretta in Europa, ove si stima la presenza di 400 oriundi, con punte in Svizzera e Francia.
Durante l'estate vi sono numerosi rientri. Ad agosto vi è la "Settimana Santangiolese", particolarmente dedicata agli emigrati. La Pro-Loco organizza numerose manifestazioni culturali e ricreative: serate musicali popolari, sagra dei "fascarelli"(polenta tipica locale), tornei sportivi, mostre.
Molto frequentato il Santuario della Madonna del Carmine, ove il 15 agosto si festeggia la festa dell'Assunta. La Confraternita riceve una tassa annuale da ogni fratello. Fino al 1970 una donna, la domenica mattina girava per il paese con un canestro in testa e un bicchiere di rame per la raccolta del grano e dei soldi, gridando: "Volete fare il bene alla Madonna ?!" - Durante la processione del 15 agosto il maestro delle cerimonie regola le fermate e le partenze con due frasi rispettive: "Viva Maria!" e "Santa Maria!". Da qui il detto "Santa Maria!" per smuovere persone indolenti.
Il problema dello spopolamento viene periodicamente dibattuto in convegni, che servono a fare il punto della situazione e a proporre correttivi. Purtroppo, in questi centri montani si è scesi al di sotto della soglia minima. Il segnale più preoccupante viene dalla chiusura del bar centrale, tradizionale punto di incontro. Si crea lo spettro dell'isolamento per buona parte dell'anno. Chi resta sono al 90% solo anziani, a cui nuoce la solitudine.
Eppure il retaggio storico-culturale è ampio e molte sono le risorse che potrebbero essere messe a frutto. Occorre una decisa volontà politica regionale per permettere la rinascita dei paesi del Molise Altissimo.
SANT'ANGELO LIMOSANO
In cent'anni il paese ha perso oltre 1000 residenti, passando da 1500 ai circa 500 attuali.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe. In USA vivono circa 200 oriundi. In paese gli anziani ricordano che fu per merito dei giovani da qui partiti che si sono affermate molte Nazioni. Ancora è viva la pseudo-querelle "se cioè l'emigrazione è stata un bene o un male", a cui non si può semplicisticamente rispondere. Tale è l'intreccio di fattori e situazioni, tra loro continuamente interagenti.
Non si può disconoscere il passaggio della media proprietà ed anche della grande nelle mani dei contadini, che mai avevano visto tanti soldi, frutto del lavoro estero. In Argentina si stima la presenza di circa 200 oriundi.
Nel 1905 nelle Casse Postali di Risparmio in Molise vi erano lire 9. 372. 927; nella Cassa di risparmio del Banco di Napoli lire 1. 126. 374; nella Banca Popolare di Campobasso lire 743. 192, nella Banca Popolare di Agnone lire 813. 618 e nella Cassa di risparmio di Agnone lire 299. 305.
Questa valanga di denaro è servita soprattutto per acquisti immobiliari (terre e case), in assenza di progetti di sviluppo economico in altri campi (artigianato, industria, servizi, ecc. ).
Altri puntano il dito sulla rottura irreversibile della solidarietà del gruppo paesano, sicchè l'emigrazione è stata la suprema rovina del nostro mezzogiorno.
A S. Angelo Limosano dopo il 1946 più di mille persone si sono trasferite all'estero. In Canada formano una compatta comunità, che si stima comporsi di circa 600 unità, che conservano il culto delle proprie radici etno-culturali.
In Europa vivono circa 100 oriundi. Nel periodo estivo il paese si rianima per il rientro per le vacanze estive dei propri emigrati. L'occasione è divenuta una vera e propria festa calendariale del ciclo dell’anno. Ad essa si rinvia per gli appuntamenti e le decisioni importanti.
La ricostruzione della storia paesana della diaspora può prendere l'avvìo proprio durante il periodo estivo, allorchè possono essere svolte interviste agli emigrati, affettivamente ed intellettualmente disponibili. Conoscere la propria storia è un bene inestimabile, in quanto ci fa crescere in identità.
Risulta utile tracciare gli alberi genealogici delle famiglie, al fine di seguire l'evoluzione degli spostamenti nel tempo e nello spazio. Il "gruppo comunale di ricerca etno-storica" può dialogare con l'analogo all'estero. Gli elaborati possono essere scambiati e confrontati.
Non si tratta solo di fare ricerca scientifica, ma di onorare la memoria di tanti uomini "senza storia", che hanno dato un notevole contributo di civiltà, sia al Molise sia alle terre dell'accoglienza.
SANT'ELENA SANNITA
Paese di emigrazione. In cent'anni č passato da circa 2000 abitanti agli attuali circa 250 presenti. Al fenomeno di quasi totale dissanguamento corrisponde una potente ricerca della propria storia, quale meccanismo di sopravvivenza. Notevole č la ricerca storico-culturale sulle "radici", con mostre, convegni, pubblicazioni.
Come i vicini abitanti di Frosolone, erano dediti alla rivendita di arnesi di acciaio lavorato (attrezzi agricoli, coltelli, forbici. . . ), seguendo le fiere lungo i percorsi tratturali, spingendosi fino a Brindisi, Campania, Lazio, Toscana. Assieme ai frosolonesi sono chiamati "I Fenici del Molise". Alcuni paesani espatriarono come operai dell'acciaio a Providence (USA, qui vivono oltre 2000 frosolonesi).
Si specializzarono nell'arrotare le forbici dei barbieri, a cui cominciarono anche a fornire profumi.
I santelenesi espatriati sono personaggi doc: sono profumieri di alto livello (300 a Roma e 500 in Italia).
Gaetano Terriaca č il presidente della "Winner", societā di molisani, che dispone di pių di 100 punti di vendita di profumi in tutta Italia. Hanno voglia, denari e passione, che investono nella riscoperta delle "radici". Si ricostruiscono le genealogie delle famiglie: Alonzo, Armento, De Paola, De Tollis, Ruberto, Di Bella, Di Gregorio, Durante, Jannone, Lembo, Muliere, Muzio, Pette. Sergnese, Stasio, Terriaca, Zoppo. . . Molte e significative le "storie di vita".
Donato Iannone ha curato una ricerca su "L'emigrazione santelenese. Etica contadina e intraprendenza commerciale" (1996), in cui ricostruisce la diaspora degli arrotini santelenesi, trasformatisi in profumieri. Scopre che il loro grande successo economico deriva da un valore avėto, molto in uso in paese. La solidarietā tra parenti ed amici nello scambio di lavoro (a rendere) nelle attivitā agricole. Quest'abitudine ha permesso il mutuo soccorso nell'intrapresa artigianale e commerciale, con obblighi non scritti ma ugualmente cogenti tra tutti i paesani, estesi a tutti i livelli. Questa concezione di appartenenza ad un unico ceppo ha permesso la formazione di attive associazioni informali tra operatori economici paesani, attente al successo e al sostegno reciproco.
E’abitudine dei santelenesi di ritrovarsi tutti in paese per le ferie estive. Rientrano in circa 3000. Si respira un'aria colta e cosmopolita.
La festa degli emigranti si tiene il 27 settembre, durante la festa dei Santi Cosma e Damiano. In piazza si tiene un gigantesco pranzo all'aperto, con le specialitā del posto (petacc’e fasciu’con cotiche, agnellino al forno. . . ).
SANT'ELIA A PIANISI
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso la metà dei residenti, passando da 5000 a 2500 abitanti. Ha dato all’emigrazione un contributo di circa 4000 persone.
La prima fu emigrazione povera, di braccianti, che prevedeva il ritorno. Partirono circa 2000 persone, che si diressero in Sud-America. A La Plata esiste un'associazione intestata a S.Elia Profeta con circa 200 oriundi, attualmente presieduta da Felice Colavita. Successivamente USA (200) e Canada (200). Molti hanno fatto ritorno, tra essi alcuni hanno fissato la residenza in altri comuni.
A Montreal esiste l'Associazione di S.Elia a Pianisi, presieduta da Leonardo Galante. E’affiliata alla F.A.M.Q.= Federazione Associazioni Molisane del Québec.
Dopo il 1951 altre 2000 persone hanno lasciato il paese, dirigendosi in Venezuela (Caracas: 200), Europa (300, specie in Germania) ed emigrazione interna. Si tratta di lavoratori specializzati, molti dei quali non hanno più fatto ritorno.
Per raggiungere gli emigrati il Comune diffonde il periodico di collegamento "Dialogo con i Santeliani nel mondo", redatto in collaborazione con la Parrocchia.
In paese vi è un convento dei PP. Cappuccini, presso cui è vissuto in passato per qualche tempo Padre Pio, figura di santo religioso qui molto venerata, come in tutto il Sud d'Italia. Si aspetta l'evento del grande Giubileo del 2000 per massicci rientri, nel segno della comune fede religiosa e delle medesime radici etno-culturali.
Altri comuni molisani hanno notiziari di collegamento: Colletorto, Bonefro, Castellino sul B., Filignano, ecc.
L'accoglienza estiva degli emigrati ha inizio con la festa patronale (20 luglio), nota per i giochi popolari tradizionali. Per un mese la Pro-Loco continua ad organizzare eventi culturali e gastronomici, tra cui una mostra fotografica e una mostra dell'artigianato locale.
In piazza si respira un'aria cosmopolita per la presenza di emigrati che vengono da tutto il mondo. Costoro fungono anche da "ambasciatori" dei prodotti agro-alimentari molisani tra cui spicca la pasta, che viene qui prodotta in due moderni stabilimenti e commercializzata specie all'estero.
Il Comune appoggia la promozione dei prodotti locali. Ad esempio ha curato con la Pro-Loco uno specifico stand a "Molise in Fiera 1997", con il meglio della produzione locale (pane, biscotti, sottaceti, olio, pasta, oggettistica di legno, ecc.), dando conto della grande vitalità economica di questo paese, che ben a ragione si vanta anche del lavoro dei suoi emigrati all'estero, che sono riusciti a scalare molte buone posizioni, specie nel campo del commercio, della ristorazione, fornendo al mondo un'immagine sana e laboriosa dei cittadini molisani.
SCAPOLI
Scapoli in cent'anni è passato da circa 1500 agli attuali circa 1000 abitanti. Eppure ha dato all'emigrazione un suo contributo di almeno 1000 persone, pur se le cifre ufficiali dànno un'immagine alterata del fenomeno.
Della prima emigrazione nelle Americhe, quasi non v'è traccia. In effetti coloro che partivano, quasi tutti braccianti e manodopera generica, stavano via per 3-5 anni, poi facevano ritorno.
La seconda emigrazione si è diretta in Europa, per restarci. Qui vivono 400 oriundi scapolesi, di cui la metà risiedono in Belgio (vi si diressero per il lavoro nelle miniere). Si tratta di manodopera specializzata. Fanno tutti ritorno d'estate in paese, ove conservano buone abitazioni, in una località ritenuta attraente dal punto di vista climatico e turistico.
La spinta ad emigrare è dipesa da fattori sì di natura economica, ma anche di natura ambientale. Basta leggere il libro "Il prete del villaggio" dello scapolese Luigi Mancini (1846-98) per rendersi conto della feroce oppressione feudale imperante in paese, i cui effetti hanno condizionato fino a pochi anni fa la vita sociale. Il retaggio feudale ha inquinato durevolmente il vivere sociale, con classi sociali simmetriche, i "galantuomini" da una parte e la plebe indifesa dall'altra. Molti giovani hanno sentito imperiosa la spinta a partire, proprio per spezzare definitivamente il servaggio alle poche famiglie nobiliari del posto, le uniche in possesso di soldi e proprietà immobiliari, per questo in grado di continuare a condizionare la vita politica paesana.
Ogni anno, l'ultima domenica di luglio si tiene il Festival Internazionale della Zampogna, che nel 1997 ha festeggiato la XXI^ edizione. A Scapoli vi sono botteghe per la produzione di zampogne e sono attivi suonatori. Si può anche visitare un Museo della Zampogna, presso il locale Circolo della Zampogna, presso cui si tengono anche corsi di educazione musicale e di uso della zampogna.
Lo strumento musicale della zampogna è l'emblema della cultura contadina molisana, semplice e sempre uguale a se stessa. La sua musica è il peana di un mondo arcaico, che teme il confronto con quello ricco industrializzato.
Anche l'attaccamento al dialetto dei paesi molisani, che quasi tutti gli emigrati molisani continuano a parlare nell’intimità, è la bandiera di una cultura atavica, che non vuole morire, assorbita nell'omologazione capitalistica. La zampogna e il dialetto sono monumenti di una cultura agro-pastorale di un popolo contadino, povero e oppresso, fiero e ricco di un'autoctona energia culturale e artistica.
Oggi, vi è un salutare ritorno alle concrete specificità delle culture regionali. La stessa cultura borghese spinge alla riscoperta dei valori/saperi/sentimenti della passata cultura contadina. A Scapoli tutto questo è realtà.
SEPINO
Centro agricolo situato alle falde del Matese e aperto sulla Valle del Tammaro. Importante incrocio viario della transumanza, assurto a grande importanza nell'epoca augustea. Con la crisi della pastorizia a metà '800, ha perso il suo fervore, non è rimasto che emigrare.
Paese di emigrazione. La popolazione si è contratta da 5400 del 1910 ai poco più dei1800 attuali. Si stima che siano espatriati in due ondate oltre 4000 sepinesi.
A cavallo del Novecento partirono circa duemila paesani verso le Americhe. Di questo esodo residuano due comunità: una in USA (500 oriundi, specie a Pittsburg - Pennysilvania) e l'altra in Argentina, dove a Buenos Aires vivono circa 400 oriundi, riuniti in una propria associazione, intitolata a Santa Cristina, il cui corpo è venerato a Sepino.
A partire dal 1946 fino al 1971 sono espatriati altri duemila, in particolare verso il Canada. A Montreal vivono circa 500 oriundi, stretti attorno alla propria associazione. Altri oriundi vivono in Europa (300 in Belgio, 300 in Germania), circa 100 in Australia.
Sepino vanta la prima Festa dell'Emigrante di tutta la Regione. Nell'anno 1903 il presidente del Comitato Festa pensò di prolungare la festa di Santa Cristina di un altro giorno, cioè il 25 luglio, dedicando questa giornata ai cittadini emigrati, che ancora oggi sono soliti rientrare per la circostanza. Nacque così la prima festa dell'emigrante, evento che poi si allargò a macchia d'olio, tanto che oggi quasi 50 Comuni molisani sono soliti celebrarla in onore dei propri concittadini all'estero per motivi di lavoro.
Sepino vanta molte specificità, specie nel campo storico e culturale. Oggi è un affermato centro turistico e centro termale. Sono visitabili tre Sepino. Circa l'emigrazione, la sua storia è ricostruibile sulla scorta delle annate del periodico di collegamento "Sepinesi nel Mondo" e del "L'Eco di Santa Cristina", fondato nel 1908. Ad esempio su un numero del 1996 è apparsa la storia di vita del sepinese Francesco Iafrancesco (medaglia d'oro al valore civile in Montreal) e dell'On. le Guglielmo Cusano, nato a Sepino il 19/10/43, ove ha frequentato la prima e seconda elementare, poi nel 1952 con la madre ha raggiunto a Montreal il padre Michele, emigrato nel 1950. Dopo essere stato maestro elementare, direttore didattico ed esperto di organizzazioni pedagogiche, è diventato deputato del Parlamento del Québec, rappresentando gli interessi italiani e molisani. In Canada vivono 700.000 italiani, di cui il 70% è giunto dopo il 1946. Circa la quarta parte è composta da molisani.
Sepino è una città cosmopolita, visitata tutto l'anno dai suoi figli ovunque residenti, legati da incrollabile fedeltà alla propria matrice etno-culturale.
SESSANO DEL MOLISE
Paese di emigrazione. In cent'anni ha perso 1500 residenti, passando da 2500 a circa 1000 abitanti effettivi. Il suo contributo all'emigrazione sfiora le 2000 persone.
La prima emigrazione si diresse nelle Americhe. Oggi è difficilmente documentabile, in quanto si sono dispersi e allentati i legami. In paese si parla di 200 oriundi in Canada e di 200 oriundi in USA. Andrebbe svolta una ricerca approfondita, sulla scorta dell'incrocio di notizie varie, desunte da fonti multiformi.
Nel 1880 a La Spezia nel naufragio di una carretta del mare, che trasportava emigrati in USA, perirono 31 paesani. In paese si ricorda che dopo il 1918 si istituì una scuola serale per gli analfabeti, in quanto per ottenere il passaporto bisognava saper leggere e scrivere.
Il fascismo non abolì l'emigrazione, ma la ridimensionò, permettendo l'espatrio solo dei migliori (professionalmente e culturalmente), al fine di fare una mirata propaganda etnica all'Italia e al regime fascista.
Il 7 agosto viene festeggiato il patrono, San Donato. Il giorno successivo, da molti anni a questa parte, è dedicato all'annuale Festa dell’Emigrante.
La seconda diaspora è avvenuta nel secondo dopoguerra. Molti si sono diretti in Europa, ove vivono 500 oriundi, di cui 300 in Svizzera. Molto vivi e costanti i rapporti bila-terali, che si concretano in particolar modo durante i mesi estivi, durante i quali gli emigrati sono soliti fare ritorno, rientrando nelle abitazioni, tutte di proprietà, di cui curano con larghezza di mezzi la funzionalità e la manutenzione. Utilizzano strumenti vari per collegarsi con i proprio paese: lettere, telefono, viaggi, bollettini periodici a cura della parrocchia.
In effetti, se funzionasse l'informazione, molti dei disagi tipici dell'emigrazione dovrebbero cessare. Ecco che vengono in aiuto le nuove tecnologie, che garantiscono: attualità, oralità, multimedialità, feedback, partecipazione.
L'attualità permette un confronto su temi basati sull’esperienza viva, diretta, quotidiana. L'oralità è il confronto faccia-a-faccia. Con la multimedialità si usano mezzi diversi per forgiare un rapporto formativo tra due poli. Il Feed-back permette l’informazione di ritorno, ragguagliando sulla vita all'estero. In ultimo, la partecipazione mitiga le distanze e consente il senso della partecipazione diretta all'attualità.
A Sessano l'informazione viaggia sulle bocche di tutti, chi va e chi viene. L'emigrazione non è vissuta come fatto traumatico, anzi chi ritorna dai suoi viaggi ha di che narrare e dona agli altri il senso di preziose esperienze.
SESTO CAMPANO
Sesto Campano, antica roccaforte longobarda per il controllo viario dalla Campania e dal Lazio, raggruppa in effetti due centri, con distinta storia e mentalità degli abitanti, Sesto (alta e bassa, 2000 ettari di territorio) e Roccapipirozzi (alta e bassa, 2000 ettari di territorio).
La popolazione è andata anagraficamente ad accrescersi dai 1861 del 1901 agli attuali oltre 3100 abitanti.
Dal 1901 al 1911 si accrebbe di 700 unità. Della prima emigrazione nelle Americhe si sono perse le tracce, sebbene si stima ancora la presenza di oriundi.
La fertilità della piana favorisce produzioni agricole intensive anche di tipo ortivo, non del tutto sfruttate. Per la carenza di manodopera si ripiega piuttosto per gli insilati di mais (alimento-base per i bovini).
Dal 1951 in poi i capi famiglia si spostano in maniera pendolare dovunque trovino lavoro. Molti hanno trovato occupazione nelle fabbriche del Nord-Italia e in Europa. Qui si stima la presenza di almeno 200 oriundi, di cui la metà si trovano in Svizzera.
L'emigrazione è un fenomeno congiunturale, con frequenti va-e-vieni, con intervalli più o meno lunghi. L'entità degli espatri stagionali si misura in relazione diretta con la situazione economica. Negli anni 1970-80 buoni guadagni provenivano dalla vendita delle foglie stagionate di tabacco, poi questa cultura è stata abbandonata. Quando era in funzione il Conservificio di Ponte Schito (1980-90) per il ritiro dei pomodori, molti si sono occupati nelle aziende agricole. Poi, questa cultura è stata abbandonata. Attualmente si punta sui fagiolini e gli ortivi, essendo entrata in funzione la distribuzione consortile dell'acqua sotto pressione.
Nel 1970 Sesto fu inserito nel Nucleo Industriale di Isernia-Venafro. Fu creata una grande fabbrica, la "Fonderia e Smalteria del Tirreno", che produceva sanitari, che dopo poco fallì, ponendo fine al sogno occupazionale in loco.
Hanno chiuso, altresì, due ditte per la lavorazione dei marmi. Per la grande disponibilità di acqua è in progetto una grande azienda di acquacultura.
La piana è attraversata dal fiume Volturno e dal torrente Rava che sfocia in esso (loc. "Solfatara"). I lavori della diga di Presenzano hanno alterato la natura dei luoghi, per cui è scomparsa l'antica sorgente sulfurea, famosa sin dai tempi antichi per le sue virtù terapeutiche.
Gli abitanti stanno spostandosi da Sesto Alta e da Rocca Alta nelle rispettive pianure, ove sono sorte numerose villette. Il Comune è molto attento alla crescita globale della popolazione, curando la promozione di eventi culturali. Si spera in un rilancio del turismo, con visite al Centro Storico, sia di Sesto sia di Rocca, sia di Monte Cesima. Su Monte S. Nazzaro ci sono i resti di un'antica abbazia.
SPINETE
Paese di emigrazione. In cent'anni è passato da circa 2000 a circa 1500 residenti effettivi. Ha dato all'emigrazione oltre 1500 persone, conteggiando anche il saldo naturale. A Moe (Victoria - Australia) vivono 800 spinetesi, che mantengono stretti legami col paese d'origine. Si stima che 300 oriundi risiedano in Canada e 200 in Brasile.
La Pro-Loco "N'Zegna" e l'insegnante Rosalba Iacobucci sono impegnate nella promozione dei rapporti culturali bilaterali. Curano i viaggi organizzati e l'annuale Festa dell’Emigrante. Hanno curato l'edizione di un libro che ricostruisce i percorsi della diaspora.
Nell'estate 1996 è stata realizzata una mostra della Civiltà Contadina, in occasione dell'annuale viaggio organiz-zato di emigrati dall'Australia e dal Canada.
In Australia il concittadino Frank Dompietro è impegnato nella diffusione dell'informazione da/verso Spinete e cura la rubrica settimanale "Molise chiama Australia" sul periodico "Corriere del Molise". Questa pagina funge da bollettino di collegamento degli spinetesi ovunque residenti. Si tratta di un lusinghiero esempio di informazione etnica. E’una miniera di notizie. Vi appaiono, anche, le storie di vita degli spinetesi australiani.
Ogni Comune molisano dovrebbe attivare, innanzitutto, canali ufficiali di informazione bilaterale: su periodici a tiratura regionale, su Internet, su fogli localistici.
L'informazione è lo strumento basilare per rafforzare i rapporti tra i Molisani nel mondo. Se funziona l'informazione bilaterale, non si provocano i deleteri effetti propri della dislocazione e lontananza, che possono portare a vere e proprie rotture dell'identità e dell'appartenenza.
Il Molise ha tutto da guadagnare dalla diffusione di notizie sulla realtà regionale, per valorizzare la sua realtà, storia, cultura, creatività, economia.
La L.R. n.12/89 sui rapporti con i Molisani nel Mondo dedica molti articoli a questa tematica: - art.11, punto 1/d-f: sono a carico del Fondo Regionale per l'emigrazione le iniziative culturali, tra cui la diffusione di libri, pubblicazioni, audiovisivi - art.1, punto 1: la Regione si propone di ricercare, difendere e diffondere le radici dell'etnicità molisana, delle tradizioni regionali e dei vincoli culturali e affettivi, tra i cittadini di origine molisana, i loro figli e coniugi, tramite iniziative culturali volte a conservare e rafforzare nelle comunità molisane all'estero il valore dell'identità della terra d'origine e rinsaldare i rapporti con la regione.
Si tratta di nobili obiettivi, che vengono onorati solo in parte.
Spinete sta curando l'associazione consortile tra i comuni limitrofi per l'accompagnamento turistico (Spinete, Macchiagodena, S.Elena Sannita, Casalciprano, Baranello).
TAVENNA
Paese di emigrazione. E’ sceso dai circa 2400 abitanti di inizio secolo agli attuali 1200, dando un contributo all’emigrazione di circa 2000 persone, includendo anche l'incremento naturale.
Della prima emigrazione residua una comunità di oriundi in Argentina di circa 200 persone, Brasile (50), Canada e USA (50). Con i figli nipoti di questi emigrati i rapporti sono frammentari e scarsi.
Nel secondo dopoguerra la diaspora si è rivolta all’Europa (300 oriundi, di cui la metà in Francia), città industriali del Nord-Italia ed emigrazione interna. D'estate il paese di rianima per i numerosi rientri, con eventi ed iniziative, tesi a far partecipare tutti alla vita comunitaria. Viene anche organizzata una mostra fotografica.
Gli emigrati di Tavenna serbano ancora nel loro cuore la devozione alla Madonna di Montelateglia, che in paese viene festeggiata in due occasioni. Il 10 maggio la statua viene portata in processione dalla cappella in paese. La processione di ritorno nella prima domenica di ottobre.
Per gli emigrati l'attaccamento alle proprie radici religiose è fonte di identità, preserva dai disagi dell'inse-rimento, sprona all'affermazione sociale. Le famiglie molisane all'estero frequentano le parrocchie estere, praticando la devozione ai santi patroni del proprio paese, mantenendo viva la devozione con preghiere, novene, pellegrinaggi, processioni.
Prosperano all'estero anche i modelli organizzativi confraternali ancora diffusi nei paesi molisani, secondo il consueto parallelismo che si estende a tutti i campi. L'emigrato trova grande rassicurazione emotiva nel rivivere integralmente gli originari valori, miti, immaginazione, gastronomia, modi di pensare e di vivere.
All'origine dell'associazionismo vi furono primitive società di mutuo soccorso, che avevano un'ispirazione una matrice spiccatamente cattolica, respingendo modelli di stampo mazziniano e anticlericale. La "festa" è l'evento marcatore totemico, scrigno dell'identità etnoculturale, barriera al disfacimento del sè, vessillo del recupero della socialità comunitaria.
Campanilismo-solidarismo-tradizionalismo appaiono la triade fondante di molte esperienze associative, che pur tendendo a restare isole chiuse in se stesse a mero livello prepolitico, hanno svolto e svolgono un importante ruolo aggregativo, culturale, assistenziale e sociale.
TERMOLI
Città dinamica, da tempo ha cessato di essere paese di emigrazione, diventando invece polo di immigrazione, passando dai 5000 abitanti di inizio '900 ai 15. 000 del 1970 e ai circa 30. 000 attuali. Merito del turismo, delle attività del consorzio industriale, della invidiabile posizione strategica nel corridoio adriatico.
In Canada vivono 300 oriundi, USA (200), Argentina (200), Venezuela (50), Australia (100).
In Europa vivono 1300 oriundi, di cui 500 in Germania, 200 in Francia, 200 in Belgio, 300 in Svizzera, 100 in Gran Bretagna.
Proprio tra gli ex-emigrati europei è nata l’Associazione MARE= Molisani Associati Rientrati dall’estero. Il sodalizio cura il reinserimento dei lavoratori emigrati e dei loro familiari, che a volte soffrono per una doppia emar-ginazione: prima all'estero, poi al rientro, allorchè stentano nella fruizione di pari opportunità, se non invisi alla stregua di extracomunitari.
L'ambito dei diritti attiene all’ottenimento di: - contributi per la frequenza di scuole ed università - contributi per corsi di sostegno scolastico a carattere individuale per agevolare il reinserimento nell'ordinamento scolastico italiano degli studenti rimpatriati - contributi su spese mutualistico-previdenziali per rimpatriati assunti come dipendenti o soci-lavoratori - interventi di assistenza economica con sovvenzioni di prima assistenza al rientro (specie in caso di disoccupazione) - contributi sugli oneri di riscatto determinati dall'INPS per il raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione - contributi a fondo perduto per iniziare attività produttive (commercio, artigianato, industria, agricoltura), maggiorati se in cooperative a maggioranza di ex-emigrati.
Il Molise con la L. R. n. 12/1989 a favore dei molisani nel mondo ha codificato le provvidenze a favore degli ex emigrati, che dal 1970 al 1995 sono rientrati in numero di 7. 500 : molti hanno beneficiato delle provvidenze per le spese di rientro, nonchè per le attività produttive, pronto intervento per disoccupazione involontaria. Dal 1977 al 1989 avevano anche beneficiato di un contributo a fondo perduto di lire 5 milioni per la prima casa.
Termoli per l'elevata capacità ricettiva (alberghi e ristoranti) e l'elevato standard qualitativo, si presta molto bene ad accogliere consistenti flussi di turismo etnico di ritorno, nonchè tutte le iniziative di accoglimento connesse sia al Giubileo del 2000 sia manifestazioni regionali.
TORELLA DEL SANNIO
Paese di emigrazione. In cent'anni è sceso da 1900 residenti agli attuali circa 700. Si calcola che sono emigrate più di 1500 persone.
La maggiore comunità si trova in Argentina, ove vivono circa 500 oriundi. A Buenos Aires vi è l'Associazione "San Clemente Martire", riconosciuta dalla Regione Molise e iscritta al Registro Regionale, presieduta da Francesco D'Alessandro, che è stato per dieci anni consultore estero in seno alla Consulta Regionale per l'emigrazione (1980-90).
L'emigrazione del secondo dopoguerra si è diretta in Europa e in Italia. Nativo di Torella è Izzi Clemente, emigrato in Svizzera (Zurigo), consultore estero nella Consulta Regionale dell'emigrazione (1995/2000).
In paese è molto conosciuta la storia di una povera donna, madre di 22 figli, che diede uno dei suoi figli in adozione ad un ricco proprietario argentino. Si narra che un elegante giovane venne a Torella, soffermandosi davanti la casa di questa donna, chiedendo un bicchiere d'acqua. Essa lo invitò ad entrare, per dargli un bicchiere di vino e parlargli del suo figlio. Vedendo questo amore, il giovane si fece riconoscere. Poi ripartì, per tornare ormai vecchio. Ha scritto un libro di poesie, sulla cui copertina è raffigurata la sua casa natale. Altre storie di vita, commoventi e strazianti, relative all'emigrazione molisana si trovano in due libri scritti dal larinese Ermanno La Riccia (edizioni il Messaggero di S.Antonio, Padova, 1990 1993). Il Sindaco guida delegazioni di concittadini per le periodiche visite ai compaesani in Argentina.
Il Grande Giubileo del 2000 può rappresentare una grande occasione di rientro, in particolare per gli emigrati anziani, tra i quali vi sono persone che non rientrano da più di 30 anni. In effetti, la situazione economica argentina non è florida. In particolare, mentre si riesce ancora a vivere, sono del tutto proibitivi i prezzi dei biglietti aerei.
Sarebbe opportuno provvedere con incentivi e dopo un'attenta selezione dei nominativi.
La Regione Molise intende con criteri scientifici procedere alla raccolta delle "storie di vita" esemplari di emigrati, avvalendosi della collaborazione del Centro di Cultura dell'Università del Molise. Lo scopo è quello di non dimenticare, reperendo e recuperando alla "memoria collettiva" documentazioni multimediali, anche col tramite delle nuove generazioni, che così entrano agevolmente nella conoscenza di questo imponente fenomeno storico, che in cent'anni ha riguardato circa un milione di molisani e che ha ancora effetti nel mondo socio-economico-relazionale contemporaneo.
Il progetto impegnerà giovani antropologi, che con l'aiuto delle Federazioni e delle Associazioni dei Molisani nel mondo dovranno ricostruire le più rappresentative storie di vita circa l'esperienza migratoria, corredandole con copie di lettere, foto, cimeli.
TORO
Paese tratturale. Per secoli feudo ecclesiastico della diocesi di Benevento. Ha interessi in comune con il vicino paese di San Giovanni in Galdo, di cui è anche stato frazione (1785-1806). Paese rurale e frugale, non ha mai partecipato a rivoluzioni, molto legato alle tradizioni religiose.
Grande era la povertà, sicchè accadde anche l'episodio del medico del paese costretto a chiedere la carità.Perciò, nei 40 anni a cavallo del secolo avvenne una forte diaspora.
In cent'anni ha dato un forte contributo all'emigrazione con circa 2000 espatri. A livello demografico è passato dai circa 2800 abitanti del 1910 agli attuali 1600 effettivi.
Attualmente, vivono all'estero le seguenti comunità: - Argentina (vi sono circa 300 oriundi; a Villa Adelina, vicino a Buenos Aires è attiva l'Associazione "San Mercurio Martire", presieduta da Pasquale Santillo;il 26 agosto organizza l'annuale festa patronale e durante l'anno mantiene vivo il ricordo delle tradizioni toresi) - Québec (vi sono circa 300 oriundi; a Montreal Nord è attiva l'Associazione dei Molisani di Toro, presieduta da Antonio Iacobacci, parente del poeta-scrittore torese Nicola Iacobacci, cantore del valore primigenio e fondante dell’attaccamento alla terra natìa, studioso del dialetto torese) - Venezuela (vi sono 400 oriundi, tra Caracas e Maracay; sono uniti in sodalizi in comune con i cugini abruzzesi; molti tra loro sono affermati e ricchi imprenditori; Michele Di Stasi è consultore estero in seno alla Consulta Regionale dell'emigrazione; la famiglia Ricella è nota per l'impegno associativo e imprenditoriale; Mario Ricella è presidente della Conlatingraf, l'associazione degli industriali poligrafici; Giacinto Ricella è il presidente dell'ASVEMO, attivo sodalizio di ex-emigrati venezuelani, che cura i rapporti globali tra Molise e Venezuela, culturali ed economici; molti toresi promuovono scambi di import/export da/verso il Molise, distinguendosi per il loro dinamismo e senso degli affari). A Maracay ogni anno il 29 agosto si tiene l'annuale festa di San Mercurio, con attiva partecipazione da parte di tutta la comunità torese.
Il musicista brasiliano Toquinho è nipote di Giovannantonio Pecci (nato a Toro nel 1885 ed emigrato a San Paolo).
Altri toresi sono residenti in USA (circa 100 oriundi) e in Europa (circa 100 oriundi).
L'approssimarsi del Grande Giubileo del 2000 potrà giovare per rinsaldare i rapporti bilaterali con i toresi ovunque residenti, nel segno della comune fede religiosa e della comune identità etno-culturale, forte elemento distin-tivo, profonda base del successo del lavoro torese all'estero.
TRIVENTO
Vedetta sul tratturo.Paese di immigrazione dai piccoli paesi viciniori, è passato dai 5000 abitanti di inizio secolo ai 6500 del 1961, passati però attualmente a circa 5000 per il crescere delle difficoltà economiche dei paesi interni. In effetti, come Campobasso e Isernia, ha funzionato come serbatoio miscelatore ovvero stazione intermedia verso l'espatrio. Molti, poi, a livello cautelativo mantengono la residenza, prima di decidersi per l'ultimo passo oppure per rientrare definitivamente. In ogni caso, l'emigrato si lascia dietro quasi sempre una porta aperta, sia per arrotondare i guadagni sia per non troncare le sue origini.
Risulta difficile ricostruire i percorsi della diaspora, per l'accavallarsi di fenomeni, l'inesistente documentazione e la ritrosìa molisana a parlare dei fatti personali.
Attualmente, la maggiore comunità all'estero si trova in Germania (300 oriundi), seguita dall'Argentina (100 oriundi) e Belgio (100 oriundi). Si tratta di "cifre stimate", incrociando i dati più vari, ascoltando la gente.
L'emigrazione interna si è diretta alle città industriali del Nord, Roma, Campobasso. La comunicazione con gli emigrati viene curata con bollettini di collegamento, tra cui il periodico parrocchiale "Insieme", ma anche con Cd-Rom e siti Internet.
Trivento ha scoperto gli emigrati come proprie "risorse" e durante l'estate vengono organizzati numerosi eventi culturali, che vedono protagonisti i numerosi paesani rientrati per le ferie. L'"agosto triventino" è in buona parte pensato ed offerto a loro.
Le presenze turistiche sono relative nella quasi totalità al "turismo etnico di ritorno". A beneficiarne sono le attività commerciali, ristoranti, tempo libero. In paese, però, si sente la mancanza di un Albergo.
Trivento è nota perchè nel suo agro operano la totalità delle aziende che si dedicano all'agricoltura biologica. Sono 50 ed aderiscono alla Cooperativa Nuova Europa 2000, che produce farro, olive biologiche e cereali biologici per l'alimentazione zootecnica. Trivento è "Città dell'Olio".
In vista del Grande Giubileo del 2000 Trivento sta approntando diversi progetti, come l'adesione al Consorzio Celestiniano. Si cerca di riscoprire le vestigia dei monasteri e chiese legate alla tradizione celestiniana.
Si intende predisporre strutture di accoglienza per i pellegrini, distintive per il basso costo e per l'assistenza.
Trivento possiede una grande ricchezza, boschi per oltre 1000 ettari, che non sono solo un bene naturalistico, ma rappresentano una fonte di possibilità occupazionali.
La Pro-Loco sta organizzando un Museo delle tradizioni e della civiltà contadina, con l'apporto di volontari che stanno reperendo, restaurando e censendo molti reperti, a testimonianza della storia millenaria di Trivento.
TUFARA
Paese tratturale, con un passato di relazioni con la Capitanata (a cui è appartenuto fino al 1807) e con Benevento (della cui diocesi faceva parte).
L'emigrazione ha avuto inizio successivamente al 1918, assorbendo circa mille persone. In cent'anni la popolazione si è ridotta da 2000 a circa 1200 abitanti effettivi.
La principale meta è rappresentata dall'Argentina (vi vivono circa 300 oriundi), seguita dal Canada (100). Nel secondo dopoguerra alcuni si sono diretti in Europa (300, la metà in Svizzera) o in Australia (50) o al Nord-Italia o nell'emigrazione interna. Sono soliti rientrare per le ferie estive in paese, ove posseggono ancora la casa.
Per gli emigrati il Comune organizza annualmente una festa il 23 agosto nel suggestivo scenario del bosco attrezzato "Le Pianelle", nel segno anche della comune devozione al Beato Giovanni da Tufara (1084-1170). Si celebra la "Sagra degli spaghetti" e vengono consegnate targhe e ricordi ai presenti. Nel bosco il Comune ha attrezzato il Centro Turistico Sociale, che consente l'ospitalità in alcuni bungalows attrezzati.Vi sono piazzole per i pic-nic. Il posto è frequentato anche da giovani scouts, che sono soliti radunarsi per il campo interregionale del 23 aprile (S.Giorgio). Il bosco è molto bello ed accogliente.
La Pro-Loco e l'Associazione Culturale intitolata al Patrono allestiscono annualmente l'Agosto Tufarese, con molti eventi culturali, tra cui "Tufara Art" (gara di pittura).
Curano i rapporti culturali con gli emigrati i soci della benemerita "Associazione Culturale San Giovanni Eremita", che è stata una delle prime ad attivarsi per la preparazione remota dell'accoglienza per il Grande Giubileo del 2000. Ha proposto un cartellone di manifestazioni per i mesi estivi (maggio-settembre) del triennio 1998-99-2000, chiamato "Turismo, Cultura e Ambiente nei paesi del Fortore". Ha raccolto adesioni di sindaci, parroci, associazioni al fine del rilancio turistico dell'intera area.Si intende proclamare San Giovanni Eremita patrono dell'Area del Fortore.
Un consorzio di Comuni dovrebbe provvedere alla promozione turistica, con la distribuzione di un opuscolo degli itinerari turistico-religiosi e l'allestimento di eventi culturali, coordinati e animati da volontari.
La fede religiosa unisce solidaristicamente i tufaresi ovunque residenti. La devozione al proprio patrono è molto viva. Viene festeggiato sia il 28 agosto sia dal 12 al 14 novembre.Nel primo dei tre giorni di festa le donne attingono l'acqua da una fonte ritenuta miracolosa (purificazione). Il giorno successivo con quest'acqua s'impastano "panelle", che vengono consumate a digiuno oppure conservate per tenere con sè, a scopi protettivi, o donate ai propri parenti lontani.
URURI
Paese di lingua albanese. Per secoli feudo ecclesiastico. Paese rurale, nei pressi del tratturo, con scambi con i paesi della vicina Capitanata. Ha dato un forte contributo all’emigrazione, anche se ciò non emerge del tutto dai dati ufficiali. E’ passato dai 4100 del 1910 agli attuali circa 3200 abitanti. All'estero vivono circa tremila oriundi: la spiegazione si trova nell'elevato tasso di fecondità.
L'emigrazione è cominciata tra il 1915 e il 1922: le direttrici furono Argentina (qui vivono 400 oriundi), USA (100), Canada (1000 nella zona di Montreal, Ville Emard e Villemore). Tony Vespa è stato presidente dell'Associazione Ururese di Montreal. Ora è presidente della F.A.M.Q.= Federazione Associazioni Molisane in Québec, nonchè consultore estero in seno alla Consulta Regionale dell'Emigrazione.
Dopo il 1950 si è avuta emigrazione europea (400 tra Francia, Belgio e Germania) ed emigrazione interna (specie Piemonte, Lombardia, Como e Milano).
Molti sono stati occupati nelle miniere belghe. Tra questi, molti sono rientrati in paese. Ururi è un paese noto in campo letterario. Oltre ad aver dato i natali a scrittori contemporanei, organizza annualmente il Premio Letterario, organizzato dall'Associazione Culturale "La Rosa".
Ottimi sono i rapporti affettivi e culturali con la comunità canadese, con periodici rientri e gemellaggi.
Nei mesi estivi si concentrano le attività di accoglienza: per gli emigrati viene allestita un'edizione estiva speciale, dimostrativa e non competitiva, della "Corsa dei Carri", importante evento del folklore legato ad antichi riti agrari.
Il parroco è socio onorario dell'Associazione Ururese di Montreal, ove periodicamente si reca per incontrare i paesani, che sono soliti festeggiare il 3 maggio la festa patronale del Ss. Legno della Croce. Il religioso è impegnato a mantenere stabili rapporti con gli ururesi di Toronto, Ottawa, Stati Uniti. E’riuscito, anche, a visitare le oltre cento famiglie, che si sono stabilite tra Como, Cermenate, Figino Serenza, Seveso, Cantù, Busto Arsizio, Bienate, Milano, che sono tutte convenute nella Chiesa di Cermenate (Como) per il rito religioso e una bella festa di fraternità.
Il tradizionale saluto albanese "Ghjaku Shprjshur" significa "sangue nostro disperso" suona doppiamente vero, allorchè s'incontrano gli emigrati ururesi della doppia diaspora (dall'Albania e dal Molise). In compenso, molto forte è l'attaccamento alle radici etno-culturali, il solidarismo e l'associazionismo, che sostanzia il proverbiale dinamismo e prolifico attivismo dei dirigenti dei sodalizi molisani di matrice albanese, di cui si avvantaggia l'intera comunità dei molisani nel mondo.
VENAFRO
Città di emigrazione e di immigrazione. A cavallo del '900 ha fornito un notevole contributo all'emigrazione. Le statistiche ufficiali non serbano traccia di questa diaspora, apparendo invece la continua crescita demografica, che dai circa 4. 500 effettivi residenti di inizio secolo è giunta agli attuali effettivi 14. 000.
La prima emigrazione si diresse in USA. A Filadelfia vivono 300 oriundi, che sono organizzati in una storica associazione, che mantiene ancora una grande devozione ai Santi Martiri venafrani SS. Nicandro, Marciano e Daria, inviando già dal 1880 regolarmente offerte per l'organizzazione della festa. Hanno buoni rapporti con gli altri molisani di Filadelfia, come gli oriundi di Longano e di Montenero di Bisaccia.
Nel secondo dopoguerra i paesani si sono diretti principalmente in Francia, come i Filignanesi. Nella zona di Parigi vivono circa 1000 oriundi.
In Svizzera vivono soprattutto originari di Ceppagna (200), presenti anche in Gran Bretagna (400, specie Scozia), Belgio (100) e Lussemburgo.
La ricostruzione post-bellica è stata agevolata dalle rimesse e dagli aiuti degli emigrati. Negli anni '50 viene ricordato l'episodio della ditta che aveva l'incarico di smistare la grande quantità di pacchi che proveniva dai paesi americani, su cui operava dei prelievi. Fu scoperta grazie agli appostamenti di un ispettore postale, che si nascondeva su uno degli alberi frondosi del Viale della Stazione. I bollettini postali, conservati all'Archivio di Stato di Isernia, conservano l'indirizzo dei munifici parenti, utile per gli storici che volessero ricostruire con esattezza i paesi della diaspora.
L'emigrazione si è di fatto arrestata a partire dal 1970, allorchè il trend economico si è favorevolmente modificato. Nella pianura si è costituito il Consorzio Industriale e si sono costituite numerose iniziative economiche, favorite dalla centralità geografica di Venafro, passaggio obbligato e importante crocevia tra quattro Regioni (Lazio, Campania, Abruzzo e Molise), nonchè Nord-Sud e Est-Ovest.
Rientrano per il 17 giugno, oppure per i mesi estivi, alloggiando presso le proprie abitazioni che tengono ben curate.
La città è ricca di storia, edifici, cultura, ambiente. Quale colonia romana ha un ricco giacimento archeologico, in piccola parte testimoniato dall'importante Museo Nazionale Archeologico di Venafro.
Notevole è la vita culturale e delle iniziative, animate da molte associazioni, che fioriscono, data l'indole socievole ed estroversa dei venafrani.
VASTOGIRARDI
Paese di emigrazione, posto sul tratturo Celano-Foggia. In cent'anni è passato da 2800 a 800 abitanti. Ha dato all'emigrazione circa 3000 persone. Antico paese formato da casali sparsi di pastori, abituati a muoversi sui tratturi e a stare per mesi lontani da casa.
Dopo la crisi della transumanza e dopo il fiscalismo sabaudo, si è imposta un'emigrazione costante, prima verso l'America Latina, ma - dopo cocenti delusioni economiche verso gli USA, specie dopo il 1918. I capifamiglia inviavano a casa "le pezze" (soldi), che bastavano per far vivere i superstiti e fornire i mezzi per comprare case e terre.
Il capofamiglia rientrava ogni 3-5 anni. Quando ripartiva, portava con sè qualche figliolo, ma lasciando a casa la moglie, incaricata di provvedere agli anziani, alla terra, alla prole. Durante questo periodo il matriarcato molisano ha fatto le ossa, sicchè molte donne hanno dovuto diventare giocoforza capaci imprenditrici.
La maggiore comunità di oriundi si trova in Ontario:600. Segue Denver (USA): 400 oriundi. In paese si ricorda che con l'avvento del fascismo ci fu una grande carestia, per cui molti cittadini andarono via.
Nel secondo dopoguerra l'emigrazione si è diretta in Europa, specie Germania e Svizzera, ove vivono 100 oriundi. Sono esperienze di un'emigrazione povera.
E’ proseguita l'emigrazione verso il Canada, che per le sue ricchezze è diventato un approdo definitivo, sicchè vi si sono trasferite intere famiglie.Ma l'attaccamento alle radici rimane forte. Nelle case si continua a parlare dialetto, mentre all'esterno si parla l'inglese o il francese.
Molti paesani vivono in città italiane, ma conservano la seconda casa a Vastogirardi, per farvi ritorno nel fine settimana e, specie, nel periodo estivo, in cui vi è un incremento delle iniziative culturali e di accoglienza.
Si svolgono anche sagre gastronomiche, con degustazione di antiche ricette pastorali.
L'1-2-3 luglio si svolge la festa del Patrono, che apre la stagione estiva e l'arrivo dei turisti e degli emigrati. Il primo giorno si svolge il tradizionale "Volo dell'Angelo". Le collette per le feste sono inviate ancora dall'estero. Seguono altri eventi, tra cui ad agosto il concorso di bellezza, concerti e manifestazioni ippiche (Staffoli).
Vastogirardi per le sue bellezze naturalistiche sta avviandosi ad un ruolo accreditato di turismo verde, con un proprio camping e sentieri escursionistici. Oltre le sorgenti d'acqua, c'è il bosco di Monte di Mezzo.
VINCHIATURO
Paese di emigrazione. In cent'anni la popolazione si è dimezzata, da 4800 abitanti, diventati circa la metà nel 1970. Dopo tale data l'emigrazione si è fermata.
In tutto sono partite per l'estero tremila persone. La prima emigrazione negli ultimi decenni del secolo XIX si diresse in Brasile. Dopo il 1915 si diresse in Argentina e in USA, e a mano a mano anche in Canada.
Attualmente esistono quattro grosse comunità, che si riuniscono in loro storici sodalizi: - Argentina (300 oriundi, Associazione Vinchiaturesi in Argentina: AVA, Buenos Aires, presidente Gaetano Iaizzo) - Québec (300 oriundi, Associazione di Vinchiaturo, Montreal, riconosciuta dalla Regione Molise nel Registro Regionale, presidenti Mario Gallo, Bernardino Di Biase;federata alla F.A.M.Q.) - Ontario (300 oriundi, Social Club Vinchiaturo, Toronto, affiliato alla Federazione delle Associazioni Molisane dell'Ontario;presidente Giovanni D'Amato, consultore estero della Consulta Regionale dell'emigrazione) - USA (Società Cattolica di San Bernardino di New York).
A Vinchiaturo nell'estate 1985 è stato inaugurato il Monumento all'Emigrante alla presenza di 200 emigrati in Canada, che hanno detto: "L'abbiamo voluto per i nostri figli, perchè un giorno passando di qua sappiano da che paese sono partiti". Tra questi era presente il vinchiaturese Tony Iammatteo, che nel 1986 fu candidato a sindaco di Saint Leonard, 90.000 abitanti, con molte presenze molisane, uno dei comuni più importanti della fascia urbana di Montreal.
Fitti sono gli scambi culturali tra questi sodalizi e il Comune di origine. Annualmente, predispongono di comune intesa viaggi organizzati verso il Molise. Gli emigrati anziani ormai si sono abituati a questa periodica scadenza, che quasi annualmente li riporta nei propri luoghi nativi, per un contatto salutare con l'ambiente, la storia e la cultura.
Trattandosi di un'attività consueta e molto bene pianificata ed eseguita, riescono sia ad ottenere sovvenzioni regionali sia a concordare un ricco calendario di visite e manifestazioni culturali per allietare e rendere significativo il proprio soggiorno.
Non tutti sanno che l'Assessorato Regionale del Turismo (Via Mazzini, 46 - Campobasso) eroga specifici contributi a chi, venendo dall'estero, effettua viaggi organizzati nel Molise (concorso spese di viaggio) e che in anticipo si possono concordare iniziative di visite turistiche, debitamente accompagnate ed animate. E’ opportuno, anche, conoscere anticipatamente il cartellone di tutte le serate.
BARANELLO
Paese di emigrazione. Negli ultimi cento anni ha perso 2000 abitanti, a partire dai circa 4500 di inizio secolo.Le prime partenze ci furono a cavallo del 900 con alterne vicende al tempo della guerra italo-turca (1911-12).Il maggior esodo si ebbe, poi,nel secondo dopoguerra verso gli USA, Canada, Argentina Venezuela, Europa e in Italia.L’emigrazione oltreoceano ha riguardato soprattutto il ceto contadino, mentre operai e artigiani si sono diretti in Europa o nell’emigrazione interna.
BONEFRO
Paese di emigrazione. Gli abitanti erano abituati,da secoli, ad andare a lavorare come pastori nel tavoliere delle Puglie, sugli alpeggi del Gran Sasso, oppure a dissodare la terra e provvedere al raccolto. Dal 1886 al 1901 emigrarono in Brasile e Argentina 1.000 persone, successivamente si diressero in USA. In genere si spostavano solo i capofamiglia, che tornavano dopo un periodo di due o quattro anni o stagionalmente per acquistare un campicello o per rimpinguare il bilancio familiare. Un freno all’emigrazione ci fu durante il fascismo, ma la pressione democratica e il malcontento popolare si fecero sentire e diedero luogo a forti fermenti sindacali.
BUSSO
A partire dall’inizio del Novecento il paese ha perso molti abitanti in un andamento migratorio di una certa rilevanza di cui si è persa traccia. Una più consistente emigrazione si è avuta nel secondo dopoguerra allorchè gli abitanti si sono diretti unicamente in Inghilterra. Durante l’estate il paese, però, torna ad animarsi per il ritorno degli emigrati che hanno conservato l’abitazione e che vogliono passare un periodo di salutare vacanza.
CAMPOBASSO
Campobasso diventa capoluogo della Provincia di Molise nell’Ottocento napoleonico e borbonico, poi a quella appartenente alla Regione Abruzzo e Molise dall’Unità alla nascita della Regione Molise (1963), quando si trasforma in capoluogo regionale ed essendo città con preminenza del terziario, luogo di immigrazione interna.
La città e il suo hinterland negli anni 1884-1855 registrarono un movimento migratorio veramente marginale: su una popolazione mediamente di circa 165.000 abitanti, andavano via ogni anno, per cercare lavoro nelle province limitrofe, circa 331 persone, dato, questo, più basso di quello del Circondario di Larino, che indicava 468 emigrati all’anno su 85.000 abitanti, e più alto dell’Isernino dove annualmente 69 persone su 110.000 anime lasciavano i propri paesi natii in cerca di fortuna (LABANCA).
Dal 1881 al 1921, secondo i censimenti storici dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), la popolazione di Campobasso, pur crescendo, rivelò elementi di emigrazioni certamente sensibili che si sostanziarono, per quanto concerne il Molise centrale, in 8.000 unità sparse, fra l’altro, in Canada (2.200), USA (1.500), Argentina (1.000), Venezuela (500), Brasile (300).
1861 | 1871 | 1881 | 1901 | 1911 | 1921 | 1931 | 1936 |
12.802 | 14.311 | 14.845 | 14.724 | 16791 | 16431 | 19.955 | 22.525
|
BOJANO
Paese di emigrazione, nato, secondo la mitica ricostruzione di fonti romane, dall'emigrazione di giovani Sabelli costretti all'espatrio per l'eccessivo incremento demografico. Il salasso si chiamava ver sacrum perché dovevano partire tutti i giovani nati nell'anno del voto al dio Marte. Similmente, Bojano ha dovuto ricorrere all'espatrio nei momenti di maggiore crisi economica. Oggi, si calcola che nel mondo vivano circa 20.000 oriundi bojanesi. Nella chiesa di Monteverde, sotto l'altare maggiore, vi è la scritta "A devozione degli emigrati monteverdesi, A. D. 1889": ciò significa che già anni prima erano partiti per le Americhe. Vive ancora il ricordo di coloro che partirono per dissodare le terre del Minnesota, del Montana, del New Jersey. Successivamente i paesani si diressero in Argentina e in Brasile.
La popolazione ufficialmente residente in rapporto agli anni di censimento:
Durante il fascismo, ufficialmente furono chiuse le frontiere, ma si continuò ad espatriare. A volte, le persone invise al regime venivano 'agevolate' nel lasciare il proprio paese. Si praticava, poi, l'espatrio clandestino. Ad esempio, con un viaggio attraverso il Messico si riusciva a penetrare negli USA. Attualmente, si stima risiedano circa 400 oriundi nel New Jersey.
Negli anni 1947-48 si diressero in Argentina e in Brasile. Poi, dal 1950 al 1975 l'esodo è stato massiccio, con direzione Canada, Venezuela, e, in ultimo Australia.
A Toronto si stima che vivano 4.000 oriundi, stretti attorno alla storica ed efficiente associazione "Bojano Club di Toronto". Il sodalizio ha ottenuto una copia della statua di San Bartolomeo e festeggia la Madonna di Civita nel parco di Mary Lake l'ultima domenica di agosto con grande afflusso di paesani. A Montreal vivono 1.000 oriundi, stretti attorno alla storica ed attiva associazione "Famiglia Bojanese di Montreal", che ha anche un proprio gruppo folkloristico.
Gli emigrati canadesi curano viaggi organizzati e scambi di delegazioni. Importanti sono gli scambi bilaterali, che toccano la cultura, il turismo, i servizi, l'economia.
Attualmente, la piana di Bojano ospita un numero destinato a crescere di attività industriali, per cui è stata fermata l'emorragia, pur se, a ragione degli scambi continui bidirezionali e della globalizzazione dei mercati, è sempre viva la propensione dei bojanesi a viaggiare, per esercitare le indubbie capacità manageriali e l'innato senso degli affari.
In agosto, durante "La Matesina", vi è sempre un grande raduno di paesani.
Paese di emigrazione, nato, secondo la mitica ricostruzione di fonti romane, dall'emigrazione di giovani Sabelli costretti all'espatrio per l'eccessivo incremento demografico. Il salasso si chiamava ver sacrum perché dovevano partire tutti i giovani nati nell'anno del voto al dio Marte. Similmente, Bojano ha dovuto ricorrere all'espatrio nei momenti di maggiore crisi economica. Oggi, si calcola che nel mondo vivano circa 20.000 oriundi bojanesi. Nella chiesa di Monteverde, sotto l'altare maggiore, vi è la scritta "A devozione degli emigrati monteverdesi, A. D. 1889": ciò significa che già anni prima erano partiti per le Americhe. Vive ancora il ricordo di coloro che partirono per dissodare le terre del Minnesota, del Montana, del New Jersey. Successivamente i paesani si diressero in Argentina e in Brasile.
La popolazione ufficialmente residente in rapporto agli anni di censimento:
ANNO | POPOLAZIONE |
1901 | 6.498 |
1911 | 6.439 |
1921 | 6.779 |
1931 | 7.768 |
1936 | 7.233 |
1951 | 8.344 |
1961 | 7.096 |
1971 | 6.928 |
1981 | 7.260 |
1991 | 8.436 |
Negli anni 1947-48 si diressero in Argentina e in Brasile. Poi, dal 1950 al 1975 l'esodo è stato massiccio, con direzione Canada, Venezuela, e, in ultimo Australia.
A Toronto si stima che vivano 4.000 oriundi, stretti attorno alla storica ed efficiente associazione "Bojano Club di Toronto". Il sodalizio ha ottenuto una copia della statua di San Bartolomeo e festeggia la Madonna di Civita nel parco di Mary Lake l'ultima domenica di agosto con grande afflusso di paesani. A Montreal vivono 1.000 oriundi, stretti attorno alla storica ed attiva associazione "Famiglia Bojanese di Montreal", che ha anche un proprio gruppo folkloristico.
Gli emigrati canadesi curano viaggi organizzati e scambi di delegazioni. Importanti sono gli scambi bilaterali, che toccano la cultura, il turismo, i servizi, l'economia.
Attualmente, la piana di Bojano ospita un numero destinato a crescere di attività industriali, per cui è stata fermata l'emorragia, pur se, a ragione degli scambi continui bidirezionali e della globalizzazione dei mercati, è sempre viva la propensione dei bojanesi a viaggiare, per esercitare le indubbie capacità manageriali e l'innato senso degli affari.
In agosto, durante "La Matesina", vi è sempre un grande raduno di paesani.