Proverbi

Proverbi
(Da appunti scritti da Mario Gramegna)
Si può senza dubbio affermare che il proverbio è antico quanto l'uomo. Infatti è sempre stato diffuso presso ogni società umana, di qualunque tempo, luogo e grado di civiltà e racchiude nella brevità di una massima la profonda saggezza popolare. Di regola è in poesia, poiché la poesia è sintesi, per lo più in rima, per l'aiuto della memoria; buonsenso ed esperienza sostituiscono la filosofia e la scienza; la pratica quotidiana suggerisce le sentenze e le norme codificate dall'uso ed ispirate perciò dalle varie circostanze della vita materiale e spirituale del popolo; sono come dei capitoli di un trattato di etica, che nella brevità trasmette alle nuove generazioni, nella forma più semplice e comprensibile, l’accumulata esperienza dei padri.
In relazione alla loro natura, all'origine, all'ambiente in cui sono sorti e alle finalità che si propongono possono essere divisi in vari gruppi:
Proverbi antitetici: che si servono di un contrasto per esprimere una verità per esempio (esempio: chi dorme non piglia pesci).
Allitterativi: in cui le parole chiave hanno lo stesso suono ( esempio: Chi dice donna dice danno)
Metaforici:  (Esempio- Sacco vuoto non si regge in piedi)
Canone: che indicano norme di diritto nate dal buon senso popolare (esempio: Chi rompe paga e i cocci sono suoi).
Meteorologici: (esempio: Cielo a pecorelle acqua a catinelle).
Profetici: (esempio: Chi la dura la vince)
Epigrammi: sono quasi indovinelli- (esempio: Nasci bambinu, campa rapinu, mori cappuccino) il cui senso reale è che l'uomo da piccolo gioca, poi insegue avventure ed infine colto dal timore della morte inizia a frequentare la chiesa.
Blasone: esaltano o avviliscono il carattere di una popolazione esempio (Veneziani gran signori, Veronesi tutti mati, Visentini magnagati).

♦ Elenco completo dei proverbi molisani
♦ Modi di dire molisani
♦ Dialetti nel Molise

Elenco dei più noti proverbi e modi di dire in dialetto molisano. 
I più noti proverbi molisani tradotti, commentati e letti da Aldo Gioia
Per l'ascolto dare il tempo di caricare l'audio)  ⇒

Qua ze frije che'll'acqua./ Qui si frigge con l'acqua "E ' un modo di dire che denota la più completa ristrettezza economica; non si dispone di mezzi per usare l'olio da cucina più costoso dell'acqua. Tempi duri! "
 
(Per ascoltare cliccare sul cursore audio)
 
Carta canta e catarina sóna / Carta canta e caterina suona "In altra parte d'Italia il proverbio è "carta canta e villan dorme", nel senso che quando si sono fissate le regole di qualunque" negozio" (per iscritto e quindi sulla carta) si può stare tranquilli e quindi al riparo da qualsiasi sorpresa."

 
Frije 'U pesce e tanemente la gatta / Frigge il pesce e guarda la gatta "…un occhio al pesce che frigge in padella e un occhio al gatto che potrebbe arraffare il pesce ancora crudo.E ' l 'essere guardingo nello svolgere ogni azione al fine da evitare brutte sorprese."

 
Scanzete fressóra ca me tigne / Scansati padella che"nera e bisunta come sei" mi tingi "Fatti più in là, padella; non voglio correre il rischio di insozzarmi; non voglio confondermi con te tu sei una sporca padella, stammi a distanza "

 
Scarta frusce e piglia priméra / Scarta il fruscio e prendi la primiera "Al gioco di carte omonimo vince chi riesce a unire quattro o tre carte con semi diversi l'uno dall'altro.
In senso figurato potremmo dire che per trarre vantaggio da una situazione basta scartare gli ostacoli che vi si frappongono per arrivare alla"primiera" , alla vincita."

 
Fa bene e scordate fa male e pensece/ Fai del bene e dimenticalo fai del male e ricordatene sempre La massima si spiega da sé.
 
 
Addó stanne tante gâlle nen fa mà juórne / Dove stanno tanti galli non fa mai giorno "I galli sarebbero i "capi", i padroni, i "capezon",i "capataz", i tiranni, i dittatori, i Füehrer, i "duci", e via comandandando…
Dove essi abbondano si crea la ribellione, la rivoluzione, la giusta reazione da parte dei sottoposti, dei sudditi che vedono nella loro presenza la confusione, il "casino", il caos.
Perciò qualcuno ha affermato: "Le opere di Uno solo sono le più perfette"… ma sarà vero?"

 
Sciacqua Ròsa e véve Agnese / Sciacqua Rosa e beve Agnese "Ci rimanda al tempo della vendemmia e propriamente ai lavori della pigiatura, ossia della spremitura delle uve, quando anche e soprattutto le donne vi partecipavano attivamente.
Rosa è addetta a sciacquare i tini, le botti, le damigiane; è operosa, volenterosa, preziosa per la sua esperienza; Agnese se la beve allegramente infischiandosi di tutto quello che avviene attorno a sé. Per traslato potremmo dire che una donna è l'opposto dell'altra, per cui c'è sempre uno che lavora che si ammazza, si sacrifica, si logora mentre l'altro se la spassa, se la gode, vive senza darsi pensiero e mangia e beve a dispetto di chi "sciacqua". "

 
Mazze e panèlle fanne le figlie bèlle / Bastone e pane sortiscono buoni figli "E' una vera e propria massima pedagogica. Chissà se, come per il passato, sia ancora valida al giorno d'oggi. Stenterei a credere che il metodo del buon Locke vada bene per i tempi che corrono. Guai a punire i figli piccoli con la "mazza", non sono più ammesse le punizioni corporali inferte ai mocciosi ribelli, ne risentirebbe il loro avvenire, si causerebbero in loro dei traumi insanabili.
Ergo: il proverbio va seppellito immediatamente nel passato."
 
 
Te mine 'nnanze pé nen caré/ Ti butti avanti per non cadere "Cioè, ti difendi, metti le mani avanti per parare eventuali colpi mancini: ma questa è prudenza! A meno che tu non lo faccia per ipocrisia e allora sei da condannare."
 
 
Cumme sciòcca squaglia/ Come nevica (la neve) si scioglie "Specie a marzo o ad aprile! Il gelo è ormai un ricordo lontano e la primavera irrompe col suo tepore: anche se nevica la neve non lega. Immagine poetica che nasconde una ben triste "prosa" per chi riceve del denaro che ahimé, data la sua scarsità, si scioglie rapidamente. "
 
 
Nen va a la méssa pecché dice ca è ciuóppe ma a la tavèrna ce va chia ne chiane/ Non va a messa perché è zoppo ma va alla taverna piano piano E' l'ipocrisia fatta uomo. La scusa è buona: agli occhi di tutti il difetto fisico si giustifica da sé salvo poi a chiudere… tutti e due gli occhi quando il claudicante va alla taverna, dove, quanto meno, torna normale a tutti gli effetti dimenticando ovviamente i propri doveri di buon cittadino, di buon padre, di buon cristiano."

 
   
 
Va pé grazia e tróve giustizia/ Va per ottenere grazia e trova giustizia "Non serve a niente impetrare la grazia se si ha la coscienza sporca. Chi dovrebbe concederla la nega e applica la pena con giustizia "

 
Passate 'u sante passa la devuzióne/ Passato il santo passa la devozione "In buon italiano: "fatta la festa gabbato lo santo". Quando si onora una persona nel giorno della sua massima ascesa nella carriera, tutti lo ossequiano; quando la persona precipita in basso tutti lo abbandonano a se stesso dimentican do i benefici ricevuti."
 
 
Vó 'mparà au scarpare a fa le scarpe/ Vuole insegnare al calzolaio a fare le scarpe "Al bravo artigiano non servono maestri: conosce bene il suo mestiere tanto che nessuno è in grado di dargli consigli."
 
 
Pure le puce tiénne la tóscia/ Anche le formiche hanno la tosse "Nel loro piccolo anche leformiche s'incazzano" è il titolo di un libro di successo scritto da certi Gino e Michele. Il proverbio si spiega da sé."

 
'U vòve chiama curnute all'asene/ Il bove chiama cornuto all'asino "Anche questo, come quasi tutti i proverbi, denuncia la propria origine agricola
Il bove del proverbio evidentemente ha preso un grosso abbaglio: non si è mai guardato allo specchio ed ha affibbiato al povero somaro l'etichetta di cornuto.
Morale: "Imposuit Jupiter duas peras"…
L'uomo è abituato per sua natura a vedere il fuscello nell'occhio del prossimo e ad ignorare la trave che porta nel proprio."

 
Quanne sciòcca a pile 'e gatte accòppa le ròcchie che tutte le fratte/ Quando nevica a piccoli fiocchi la neve copre zolle e siepi "Non bisogna sottovalutare una nevicata lenta e quasi svogliata. Dammi tempo- dice la neve- ti ammanterò di bianco."
 
 
Le manche sèmpe nu solde pe accucchià na lira/ Gli manca sempre un soldo per mettere insieme una lira "Non riesce ad arrotondare una lira per mancanza di quel soldo E' la provvisorietà della vita unita ad una certa sfortuna."
 
 
A parlà che tè ce rèfonne tiémpe e denare/ A parlare con te ci rimetto tempo e denaro "Alias: a lavare la testa all'asino, ci rimetto acqua e sapone.
E' quindi inutile che io mi scervelli a farti capire qualcosa, tanto tu non mi ascolti (o fai finta):perdo il mio tempo e il mio denaro."
 
 
La furtuna de 'u 'mbrellare è quanne chióve fine fine/ La fortuna dell'ombrellaio è quando piove fino fino "Giusto! Con una pioggerella così nessuno pensa di comprarsi il parapioggia, tanto tornerà il sereno. E l'ombrello soggiace ai capricci del tempo. Non gli resta che augurarsi un bell'acquazzone."
 
 
Me pare Giuvedì 'mmieze a la settimana/ Mi sembra giovedì in mezzo alla settimana "Si fa passare il giovedì come un intruso fra i sette giorni; tra l'inizio e la fine della settimana questo giovedì "rompe" un po’, forse perché ci allontana dalla domenica, giorno consacrato al riposo.
Il senso del proverbio però è un altro. La persona che ti trovi sempre avanti in qualunque occasione, l'individuo sempre pronto a dare consigli non richiesti, l'impiccione, l'arruffone, lo sbrigafaccende, "l'ostacolo", l'antipatico: questo è il molesto giovedì."
 
 
Se nasce tunne nen può murì quadrate/ Se nasci rotondo non puoi morire quadrato "E' l'ineluttabile legge della natura: non potrai mai modificare la tua vita se sei nato così come sei; rimarrai eternamente "tunne"…. Chissà poi se è vero.Qualche volta anche i proverbi sbagliano…"
 
 
Ze parla de 'u diavule e sponténe le còrne
Si parla del diavolo e spuntano(le sue) corna
"Quando si parla di qualcuno che non gode buona reputazione è come se si evocasse: inaspettatamente si fa vedere, ci raggiunge imponendo la sua presenza non desiderata."
 
 
 
A lavà la capa au ciucce ce remitte acqua e sapone / A lavare la testa all'asino ci rimetti acqua e sapone "Non porta nessun vantaggio,dunque, cercare di educare chi rifiuta il benché minimo impegno per migliorare."
 
 
 
Va truvanne sule fèste e maletiempe / Va cercando feste e cattivo tempo "Questo è il proverbio dei muratori, quelli poco volenterosi; ogni scusa è buona per non lavorare: il giorno di festa perché "non si lavora", e il maltempo che non consente di rendere al meglio l'esecuzione delle opere.
Il detto si adatta, però, a tutti quelli che, con ragioni poco credibili, con sotterfugi di ogni genere, si sottraggono ai propri doveri."
 
 
E' festa a Tuóre e sparene a Campedeprè ta / E' festa a Toro e a Campodipietra accendono i fuochi artificiali "E' un controsenso; se è festa in un luogo, è lì che bisogna assistere ai fuochi pirotecnici.
Il proverbio viene usato per dire che molte cose si fanno fuori luogo e turbano così quel certo ordine che gli usi, la tradizione e il costume hanno consolidato nel tempo."
 
 
Vó cagnà la lana che la séta / Vuol cambiare la lana con la seta "La seta è molto più preziosa della lana. La differenza ci porta a considerare che il paragone fra la lana (le persone comuni) e la seta (gli individui di rango, di prestigio) non regge, non sta in piedi. Non posso confondere un plebeo con un patrizio e misurarli con lo stesso metro. "
 
 
Magnanne magnanne vé l'appetite / L'appetito vien mangiando "Anche se non si ha voglia di mangiare, una volta portato del cibo alla bocca si continua magari fino ad "abbuffarsi", a "scofanare".
Basta assaporare qualcosa che poi si arriva ad apprezzarne le qualità."
 
 
Te ha 'mparà e te ha pèrde / Debbo insegnarti (il mestiere) e ti dovrò perdere "Con rammarico debbo pensare che quando crescerai mi abbandonerai; spero solo che i miei insegnamenti siano per te una guida al bene operare."
 
 
A Sant'Antonio ogne gallina fa l'ova / "A SANT'ANTONIO OGNI GALLINA FA L'UOVO"
 
 
Quanne 'ntrona de Jennare s'arregnene le granare; "QUANDO TUONA DI GENNAIO SI RIEMPIONO I GRANAI"
 
 
 
Jennare sicche, massare ricche;/ "GENNAIO SECCO MASSARO RICCO"
 
 
A sande 'Ntonie de Jennare nu sole allonga nu passe de cane; "A SANT'ANTONIO DI GENNAIO IL SOLE ALLUNGA UN PASSO DI CANE"
Quanne s'accedeva lu puorche sule allora s'arregneva lu cuorpe; "QUANDO SI UCCIDEVA IL MAIALE SOLO ALLORA SI RIEMPIVA LA PANCIA."
Vattenne Jennare, Jennarone, che sfascie catenacce e cascione: "VATTENE GENNAIO, GENNAIONE CHE ROMPI CATENACCI E CASSONI."
 
 
Jennare, chi te'fuoche se scalle, e chi no treme e balla; "GENNAIO,CHI HA ILFUOCO SI SCALDA E CHI NON NE HA TREMA E BALLA."
 
 
Se vuo' 'regne ru granare, zappa ru rane de Jennare. "SE VUOI RIEMPIRE IL GRANAIO ZAPPA IL GRANO DI GENNAIO."
 
 
Da capebande a suónatore è piattine / Da capobanda a suonatore di piatti Anche la banda musicale ha una certa organizzazione gerarchica; il capobanda non è il maestro direttore- concertatore bensì il primo clarinetto, il più anziano, di solito, che assume il compito di tenere la disciplina e di dare "gli attacchi" quando la banda si esibisce in marce, da fermi o in parata. Il "piattinaro" è il suonatore di piatti, quasi sempre confinato agli ultimi posti anche per quanto riguarda il compenso per le sue prestazioni umili, ma pur sempre necessarie.
L'essere degradati dal ruolo di capobanda a quello di piattinaro, è oltremodo disonorevole. Perciò chiunque cade in disgrazia, viene declassato, perde la propria dignità e la considerazione di chi lo circonda.
 
 
Fa chelle che preute dice e no chelle che preute fa / Fa quello che il prete dice e non quello che il prete fa "Cioè, non guardare al prete come uomo ma segui i suoi insegnamenti come religione vuole."
 
 
 
La lénga nen tè l'uósse ma rómpe l'uósse / La lingua non ha l'osso ma rompe l'osso "Ne uccide più la lingua che la spada".
 
 
 
'U sazie nen crede au dijune / Il sazio non crede al digiuno "E' umano! Chi ha il ventre piatto difficilmente si compenetra nella situazione di chi soffre la fame."
 
 
Pòche ,maleditte e subbete / Pochi, maledetti e subito "Quando si aspetta un compenso per un lavoro eseguito, conoscendo il committente, non resta che augurarsi che si venga pagati anche con pochi soldi, maledetti (da parte del debitore), e quanto prima possibile."
 
 
Ógni lassate è perdute / Ogni cosa lasciata è perduta "Per chi non ha cura di tenersi stretto il proprio. Anche per chi non sa approfittare dell'occasione per avvantaggiarsi di alcunché."
 
 
Dòppe tant'anne 'e pezzecaria nen canosce 'u furmagge / Dopo tanti anni di pizzicheria non conosce il formaggio "Si rimprovera, a chi per una vita si è occupato di un certo operare, la sprovvedutezza, il lasciar correre, l'ignoranza."
 
 
 
 
L'acqua va a 'u mare / L'acqua va al mare "E dove se non al mare, defluiscono i mille rivoli? Chi è ricco si vede accrescere il proprio peculio anche senza alcuno sforzo; il povero non può ambire a tanto perché non possiede "acqua" che "richiama" altra acqua."
 
 
 
Va truvanne paglia pé ciénte cavalle / Cerca paglia per cento cavalli "E che…siamo in un allevamento del far-west? E' frutto della prepotenza questa richiesta di foraggio: i "cento cavalli" presuppongono un padrone facoltoso, abituato al comando, ad avere tutto quello che gli abbisogna…
In senso metaforico questa saccente richiesta di paglia non viene accolta, viene respinta proprio perché avanzata con vana e sfacciata presunzione."
 
 
 
Cicce cummanna a Còla e Còla cummanna a Cicce / Ciccio comanda a Còla e Còla comanda a Ciccio "E così facendo i sottoposti non sanno a chi obbedire."
 
 
 
 
 
 
Quanne sci martiélle ralle pecché quanne sci 'ncudene te ha da sta / Quando sei martello batti perché quando sei incudine devi subire "Finché ti è data l'occasione di colpire colpisci poiché potrà cambiare la situazione e allora ti toccherà di soccombere. E' l'opposto della massima evangelica che dice di offrire l'altra guancia a chi ti colpisce, senza reagire."
 
 
 
La chiacchiera è arta lèggia / La chiacchiera è arte leggera "Non se la suda la vita chi basa il proprio lavoro sulla parlantina… e invece, a ben vedere, anche chi è costretto ad usare la"chiacchiera" (e il cervello ) deve a volte stentarsi il boccone di pane quotidiano."
 
 
Nen tirà tròppe la còrda ca ze stòcca/ Non tirare troppo la corda che si spezza "A tutto c'è un limite; fermarsi in tempo senza forzare gli avvenimenti; si potrebbero avere spiacevoli inconvenienti."
 
 
 
E' meglie a leccà che a reserià/ E' meglio leccare che desiderare "Chi si contenta, gode."
 
 
 
So jute ca m'avéva fa la cróce e me so cecate l'uocchie/ Sono andato per farmi la croce e mi sono accecato "Si cerca di risolvere e invece la situazione si aggrava."
 
 
 
 
 
Stòrta va e deritta vé / Storta va e dritta viene "Anche se comincia male ogni faccenda si aggiusta…"
 
 
 
 
Attacca ‘u ciucce addó dice ‘u padróne/ Lega l’asino dove vuole il padrone “Non contestare gli ordini di chi è responsabile di una attività”
 
 
 
 
 
 
'U pignatare mette 'u maneche addó vó isse / Il pentolaio mette il manico dove vuole lui "Non bisogna interferire nell'opera di chi sa il proprio mestiere."
 
 
 
Crisce sante ca diavule già ce sci / cresci santo che diavolo già ci sei "E' un modo di augurare (di solito dopo che il "soggetto" abbia sternutito) felicità. Si usa per lo più per i bambini discoli: sono diavoletti autentici perciò benevolmente si augura loro una crescita santa, timorata di Dio. Anche in senso ironico."
 
 
Se t'ha 'mbriacà 'mbriachete de vine buóne / Se devi ubriacarti ubriacati di vino buono "In qualunque azione è preferibile trarre il maggior vantaggio, scegliere bene le persone con le quali si ha a che fare. Anche nel matrimonio bisogna tendere ad avere il miglior partito."
 
 
Piccirille e male cavate / Piccoli e maliziosi "Trae origine dal fatto che non tutti i "cavatelli" vengono cavati con le dita alla stessa maniera dalla massaia: qualcuno di essi riesce "malcavato"…,quindi provoca il rammarico nella cuoca Adattato all'uopo, il fatto di essere malcavato e piccolo porta a considerare che più si è colpiti da madre natura nell'aspetto e nel carattere, più si è malevoli, astuti, cattivi, birbanti."
 
 
Vierne se nen ha cape ha códe/ L'inverno se non ha inizio avrà fine "L'inverno è troppo lungo per chi lavora i campi, si spera sempre che non abbia inizio col suo rigore, con le sue gelate che compromettono il raccolto, ma una volta cominciato dovrà pure finire."
 
 
Le guaie de la pignata le sa la cucchiara / I guai della pignatta li conosce il cucchiaio(di legno) "Solo chi sta molto vicino a noi conosce i nostri crucci."
 
 
 
 
Tratto da "Scanzete fressora ca me tigne" ed. Communication visuelle Ge.Pro.s.