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Michele Cima poeta dialettale molisano

Michele Cima (1884-1932), originario di Riccia, è riconosciuto come uno dei principali poeti dialettali del Molise. La sua produzione letteraria si distingue per l'uso del dialetto riccese e per l'esplorazione profonda della cultura locale.

La sua prima raccolta, "Trascurze d'anemale" (1927), presenta dialoghi tra animali che riflettono la società umana, utilizzando la favola come mezzo per esaminare comportamenti e tradizioni popolari.

Nel 1928, Cima pubblica "Spine e sciure", una raccolta suddivisa in tre sezioni:

  • Spine: Componimenti che esprimono le sofferenze e le difficoltà, ispirati dalla sua esperienza nella Prima Guerra Mondiale e dalla prigionia in Ungheria.

  • Nda priggiunìe: Poesie che descrivono la vita nel campo di prigionia, offrendo una prospettiva intima delle privazioni e delle riflessioni del poeta durante la detenzione.

  • Sciure: Liriche che celebrano la vita quotidiana del paese, le tradizioni e i costumi contadini, evidenziando l'attaccamento di Cima alla sua terra natale.

Un'ulteriore opera, "Frunne spèrte", rimase incompiuta a causa della sua prematura scomparsa nel 1932.

La poesia di Cima si caratterizza per una profonda immedesimazione nel mondo rurale, utilizzando il dialetto non solo come strumento linguistico, ma anche come mezzo per preservare e valorizzare la cultura e le tradizioni locali. La sua opera offre una testimonianza autentica della vita nel Molise dell'epoca, rendendolo una figura centrale nella letteratura dialettale italiana.