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Lingue straniere e intelligenza artificiale

Come l’intelligenza artificiale sta cambiando l’insegnamento delle lingue straniere
 
Le piattaforme che si basano sui machine learning analizzano la grammatica, la pronuncia e il vocabolario durante le interazioni con gli utenti, garantendo feedback istantanei e adattando il contenuto e il ritmo di apprendimento in base alle esigenze individuali
 
Sistemi di valutazione accurati e imparziali, feedback in tempo reale, programmi su misura per gli utenti: l’intelligenza artificiale sta già cambiando il mondo dell’insegnamento, in particolare l’apprendimento delle lingue straniere. Nel 2021, prima del successo globale dell’IA generativa, un rapporto di McKinsey & Company aveva predetto un cambiamento significativo per il settore dell’istruzione, grazie proprio alla spinta propulsiva offerta da questa tecnologia: secondo il documento, l’integrazione di strumenti basati sul machine learning avrebbe portato a un miglioramento generale dell’apprendimento e avrebbe aperto a nuove possibilità per il mercato.
 
Così è stato. Con la crescita del settore trainata dall’exploit di OpenAI e il dilagare di modelli – soprattutto open source –, hanno visto la luce innumerevoli servizi e app in grado di fornire esercitazioni in lingua straniera. Il 2023, in particolare, è stato un anno di enorme trasformazione. La vertiginosa ascesa dell’EdTech, ovvero delle tecnologie al servizio dell’apprendimento, ha portato il settore a una valutazione globale superiore ai centoventi miliardi di dollari, con il Nord America a fare la parte del leone grazie a una fetta da oltre cinquanta miliardi. L’impennata non sembra peraltro volersi fermare e le stime parlano di una crescita fino a 348 miliardi entro il 2031. Più nel dettaglio, il mercato internazionale dell’intelligenza artificiale applicata all’istruzione era stato valutato intorno agli 1,8 miliardi di dollari nel 2021, con prospettive rosee che in realtà si sono rivelate persino sottostimate, complice il Covid prima e ChatGPT poi.
In questo scenario, le piattaforme IA più all’avanguardia stanno rendendo l’apprendimento di lingue straniere una realtà alla portata di tutti, grazie alla loro comprensione sempre più accurata del livello, delle esigenze e dei ritmi specifici di ogni individuo. Uno studio pubblicato sul Journal of AI Education, per esempio, ha evidenziato come questo genere di strumenti possa aumentare il coinvolgimento degli studenti fino al quaranta per cento. 
 
La lista di applicazioni lanciate nell’arco dell’ultimo anno e mezzo è lunga: da LanguaTalk a Univerbal (tra le migliori), passando per Beespeaker, Praktika e Verbius. E ancora: Loora, Membot, Tutor Lily LangBuddy, Makes You Fluent, Talkpal, Jumpspeak e moltissime altre. Ognuna di essa, con leggere variazioni, offre conversazioni attraverso un’interfaccia di messaggistica di testo, con inserimento vocale e audio opzionale in modo da esercitarsi a parlare e ascoltare.
È anche il caso di Nefele AI, una web app nata dall’idea dei torinesi Filippo Boschero e Edoardo Allione (insieme allo sviluppatore Teodor Chirica) che si inserisce nel settore dell’EdTech con l’obiettivo di supportare scuole d’inglese, università, aziende e professori nelle certificazioni di lingua inglese – come IELTS o Cambridge English Qualification – sfruttando l’intelligenza artificiale generativa e il riconoscimento vocale automatico.
«Nefele AI, first mover sul mercato italiano, si differenzia dai competitor offrendo una soluzione olistica su tutte le principali certificazioni di lingua inglese e fornendo una valutazione accurata, specifica, imparziale e predittiva sui moduli più rilevanti delle stesse: writing, speaking and reading e comprehension – spiega Boschero, già ideatore della prima virtual influencer italiana su Instagram –. Ci muoviamo in un mercato da circa due miliardi di euro a livello europeo, che cresce a doppia cifra ogni anno».
Il progetto nasce con un obiettivo ben preciso. 3,5 milioni di candidati annuali sostengono l’IELTS e il sessanta per cento di loro ottiene un punteggio inferiore a 7, criterio fondamentale per accedere a università e programmi di mobilità internazionale. Le sezioni di writing e speaking, in particolare, registrano i punteggi più bassi (rispettivamente 5.9 e 6.2) e gli studenti dell’area Europa-Africa-Medio Oriente risultano i meno performanti (con un punteggio finale pari a 6.1). 
Nefele AI vuole rimediare: l’algoritmo è in grado di valutare la prestazione complessiva dei partecipanti in base ai criteri specifici previsti dai test ufficiali di lingua inglese, fornendo un feedback e un punteggio predittivo estremamente precisi in meno di un minuto. Grazie al costante monitoraggio dei suoi risultati, l’utente può allenarsi e migliorare nelle sezioni in cui risulta più carente. La piattaforma, già online, è stata testata da più di trenta professori certificati CELTA e oltre cento studenti internazionali: attualmente è in fase di test all’Escp business school di Madrid e dall’Università di Genova. Le prestazioni, la varietà delle domande presentate e l’accuratezza del feedback sono assicurate dal modello IA, sul cui training la startup mantiene il riserbo. Lato funzionamento, il tutto è molto intuitivo: per lo speaking, ad esempio, ci si interfaccia in modo molto naturale con un preparatore IA con il quale si interagisce tramite microfono registrando la propria voce. 
«In meno di sei mesi siamo passati dall’idea alla realizzazione» sottolinea Allione, COO della startup, da poco entrata nei progetti di accelerazione Microsoft for Startups Founders Hub e Startup Wise Guys. «L’IA nel ramo educativo non sostituirà mai il ruolo centrale e umano affidato al professore, ma sicuramente può diventare un utile strumento integrativo per garantire un’esperienza di insegnamento a trecentosessanta gradi, più efficiente e personalizzata».