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Tavola osca

La Tavola osca (Tabula agnonensis)
 
Documentazione epigrafica della lingua osca
Non esiste una vasta e diversificata documentazione epigrafica della lingua osca, che include, tra gli altri, il Cippo di Abella, la Tabula Agnonensis, le Iovile, le Fabulae Atellanae e le iscrizioni pubbliche di Pietrabbondante. Il Cippo abellano, conosciuto anche come Cippus Abellanus, è una lapide in pietra calcarea con iscrizioni in lingua osca, risalente alla prima metà del II secolo a.C. Fu scoperto nel territorio dell'antica città sannita di Abella ed è attualmente conservato nel Seminario Arcivescovile di Nola. L'iscrizione rappresenta un trattato tra le città di Abella e Nola per la delimitazione dei confini, i quali, fino a quel momento, non erano stati chiaramente definiti, causando probabilmente sconfinamenti da parte dei Nolani nel territorio di Avella e viceversa.
 
Cippo di Abella
La Tabula Agnonensis, più nota come Tavola Osca o Tavola degli Dei, è una lastra di bronzo risalente al III secolo a.C., anch'essa in lingua osca, rinvenuta a Capracotta. Fu scoperta nel 1848 in località Fonte del Romito, al confine con il comune di Agnone, da un contadino durante l’aratura. Il reperto fu immediatamente esaminato dai fratelli Saverio e Domenico Cremonese e studiato da Theodor Mommsen come testimonianza della lingua italica nel Sannio. Nel 1873, la tavola fu venduta al British Museum di Londra, dove è tuttora conservata. Il testo descrive un recinto sacro dedicato a Cerere, la dea della fertilità, a cui erano riservate festività sacre durante l’anno. Il santuario principale dei riti sannitici descritti nella Tabula è stato individuato nel tempio italico di Pietrabbondante, vicino ad Agnone.

Tabula Agnonensis, più nota come Tavola Osca
Le Iovile sono iscrizioni su terracotta o tufo, databili tra la metà del IV secolo e la fine del III secolo a.C. Il loro nome deriva da un termine ricorrente, "iuvilas" o "diuvilas", che indica "cose materiali". Queste iscrizioni e reperti provengono principalmente dagli scavi di Capua.

Iovile su terracotta


La tavola misura 28x16,5 centimetri, munita di maniglia e fori; è tracciata l'iscrizione in modo netto e profondo sulla superficie del bronzo. Essa è presente su ambedue le facce, 25 righe sulla principale e 23 sulla posteriore. La prima parte del testo descrive un sacro recinto dedicato a Cerere, dea della fertilità, per la quale nel corso dell'anno avvenivano a scadenza ritmica delle festività sacre. Si aggiunge nel testo che ogni due anni una cerimonia speciale aveva luogo presso l'altare del fuoco, che in occasione di Floralia (festività primaverili), nei pressi dello stesso santuario si celebravano sacrifici in onore di quattro divinità. Sul retro si precisa che al recinto sacro appartengono gli altari dedicati alle divinità venerate al suo interno. Vi si afferma inoltre che solo quanti pagano le decime sono ammessi al santuario, e quindi il testo elenca ad inventario le proprietà del santuario, le persone che possono frequentarlo e quelle che lo amministrano Il santuario principale dei riti del popolo sannita è stato individuato nel tempio italico di Pietrabbondante, vicino ad Agnone.

LA TAVOLA OSCA

La tavola venne scoperta in uno scavo occasionale nel marzo 1848 da un contadino, presso la fonte del Romito a Capracotta. e la notizia comparve sul “Bullettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica” di Roma, come il ritrovamento di una tavoletta di bronzo, databile fra il II e il III sec. a.c., incisa su ambedue le facciate, recante scritte in lingua osca, la lingua dei Sanniti.
 
La scoperta, di altissimo valore archeologico, ebbe risonanza internazionale fino a coinvolgere il grande studioso Teodoro Mommsen che si recò ad Agnone, per visionare la placca bronzea denominata "Tabula Agnonensis " eccezionale reperto della civiltà osca ritenuta oggi della metà del III sec. a.c.. 

Sulla tavola è riportata una lunga iscrizione di numi italici tra cui Cerere, la "vendicatrice", Giove il "fulminatore", Ercole, oltre a divinità floreali, delle acque e di fertilità. Molti specialisti si dedicarono al reperto con interpretazioni spesso discordi. 

Due studiosi della storia sannitica, Paolo Nuvoli e Bruno Paglione, esaminando la storia e il reperto della “Tavola di Agnone” ne hanno pubblicato un libro intitolato: "Gli enigma - La tavola osca e Pietrabbondante".

Essi pensano che la Tavola non fosse stata trovata tra Agnone e Capracotta, ma che provenga da Pietrabbondante e il sospetto appare fondato.

Infatti nessun tempio è mai esistito presso la fonte del Romito, nessun muro ove potesse essere appesa la Tavola, nessuna pietra concava particolare all’interno della quale si conservasse perfettamente.

Pietrabbondante è il luogo dove sorge il grande centro religioso e politico dei Sanniti, ed è ricca di monumenti sacri e non.

Gli autori inoltre ritengono che sia stata fatta una copia perfetta della Tavola e che questa, e non l’originale, sia stata venduta nel 1867 all’antiquario, collezionista di Roma, Castellani, e da questi nel 1873 al British Museum di Londra.

Nuvoli e Paglione sostengono che il sito religioso di Pietrabbondante fosse l’antica Herculaneum, come dimostrano i ritrovamenti di una grande statua in pietra e di molte statuette votive di Ercole.
concludendo: “Per i cittadini, per i fruitori, molisani e non, Pietrabbondante rimane un luogo irrisolto, pressoché sconosciuto e desolato. I Giornali di scavo, gli inventari, la documentazione topografica, fotografica e progettuale non risultano pubblicati, solo qualche lavoro monografico non sempre reperibile”.

La Tavola incisa a bulino su entrambe le facciate, e assolutamente priva di elementi ornamentali, dal 1873 è conservata a tutt'oggi nel British Museum di Londra. Una seconda Tavola, gemella della I, è stata rintracciata presso i discendenti della famiglia Paolo d'Onofrio, l'orafo agnonese che nel 1863 vendette la Tavola al Castellani che dieci anni dopo la rivendette al museo di Londra.

Domanda: quale sarà l'originale? E poi: come mai tutti i governi stranieri s'industriano di acquistare i reperti di archeologia italiana mentre il governo italiano non ne acquista nessuno nemmeno nel suo territorio?