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I centri urbani nel Sannio



centri urbani del Sannio
I centri urbani nel Sannio
La menzione della possibile assenza della parola 'città' nella lingua sannita sottolinea il carattere rurale e disperso degli insediamenti sanniti. Questo suggerisce una società in cui la vita comunitaria si svolgeva principalmente in piccoli villaggi o casali piuttosto che in veri e propri centri urbani.
La geografia montuosa del Sannio, pur conferendo una certa difendibilità, non ha favorito lo sviluppo di grandi centri urbani paragonabili per esempio a quelli etruschi, noti per la loro ricchezza mineraria e per il ruolo di catalizzatori della vita economica e politica.
 
Nel periodo preromano esistevano pochi agglomerati urbani di una certa entità. Le montagne del Sannio non potevano rivaleggiare con le colline metallifere dell'Etruria, che favorirono l'espansione di città come Tarquinii, Caere e Veii. È addirittura possibile che la parola 'città' non esistesse nella lingua sannita. Il Sannio era una società rurale, e alcuni dei suoi insediamenti probabilmente non erano altro che agglomerati di capanni di pastori, simili alle 'case repentinae' descritte da Varrone, destinate principalmente ad essere usate come residenze stagionali. Questo tipo di assetto demografico è confermato dagli scrittori antichi, che descrivono i Sanniti come abitanti di casali.
Alcuni centri urbani esistevano, come Aesernia, Allifae, Cubulteria, Malventum, Saepinum, Telesia, Trebula Balliensis, e pochi altri. Questi centri erano forse di qualche importanza quando il Sannio era indipendente, ma la loro estensione era limitata. Le mura perimetrali della comunità situata sul Monte Vairano, che controllava la gola di Vinchiaturo, si sviluppavano per meno di 3 km; quelle di Alfedena per circa 1½ km, e quelle della città sannitica di Saepinum erano leggermente inferiori. È vero che, come sottolinea Tucidide, la lunghezza delle mura perimetrali non rivela necessariamente l'estensione di una città, ma la limitatezza dell'area occupata dalle città del Sannio dà un'idea della loro relativamente scarsa importanza nella vita della regione.
Significativamente, nell'interno del Sannio, i villaggi le cui mura si sviluppavano per non più di mezzo chilometro costituivano la norma. Molti di essi erano poco più che fortezze arroccate in cima ai monti e adattate alle asperità del terreno, sorte per necessità strategiche.
Analizzando la realtà demografica e urbana del Sannio nel periodo preromano, si mettono in luce le caratteristiche di una società prevalentemente rurale e poco urbanizzata rispetto ad altre regioni italiche. La geografia montuosa del Sannio, pur conferendo una certa difendibilità, non ha favorito lo sviluppo di grandi centri urbani paragonabili per esempio a quelli etruschi, noti per la loro ricchezza mineraria e per il ruolo di catalizzatori della vita economica e politica.
La menzione della possibile assenza della parola 'città' nella lingua sannita sottolinea ulteriormente il carattere rurale e disperso degli insediamenti sanniti. Questo suggerisce una società in cui la vita comunitaria si svolgeva principalmente in piccoli villaggi o casali piuttosto che in veri e propri centri urbani.
Facendo un'analisi dei pochi centri urbani presenti nel Sannio, si intuisce che  avendo un certo rilievo durante l'indipendenza del Sannio, questi non erano paragonabili per estensione e importanza alle città di altre regioni. La limitatezza delle mura perimetrali, che coprivano un'area relativamente piccola, è utilizzata come indicatore della scarsa rilevanza di queste città nella vita regionale.
Infine, il brano sottolinea come i villaggi del Sannio fossero spesso poco più che fortezze, situate in posizioni strategiche sui monti, adattate alle asperità del terreno e sorte per necessità difensive piuttosto che per sviluppi urbani naturali. Questo rafforza l'immagine di una società che viveva in un ambiente ostile e isolato, dove la sicurezza e la protezione erano priorità fondamentali.
Queste considerazioni forniscono una visione del Sannio preromano come una regione in cui la vita urbana era marginale e subordinata a esigenze difensive e agricole, in netto contrasto con le realtà più urbanizzate e economicamente sviluppate di altre regioni dell'Italia preromana.
 
MOLISE  
ABRUZZO
CAMPANIA     BASILICATA  CALABRIA  
 
Gli antichi Scrittori fanno menzione di molti antichi luoghi e città del Sannio 
Strabone nomina solo questi pochi centri: Boiano, Isernia, Panna, Telese, Benevento e Venosa. Plinio inserisce nella quarta Regione d’Italia i popoli Alfidenati, Isernini, Fasi, Fusati, Ficolensi, Sepinati, Triventini, Boiano Vecchio e Faltro, col cognome di Vandecumani; nella seconda Regione colloca i popoli degli Irpini, cioè Aquitani, Abellinati, Conzani, Eulani e Beneventani. Tolomeo include Benevento, Isernia, Sepino, Alife, Tutino, Telese, Boiano e Caudio nel Sannio; Aquilonia, Avellino, Erculaneo e Fratuolo tra gli Irpini; Conza nei Lucani; Venosa tra i Pugliesi e Pencentini; e Alfidene nei Caraceni, come si vede nella traduzione di Geronimo Ruscelli.
Tito Livio, che considero più competente ed esatto, menziona un numero ben maggiore di città nella sua storia, ovvero trentatré: Alife, Aquilonia, Alfidene, Benevento, Boiano, Caudio, Callife, Celenna, Compulteria, Cimetra, Conza, Cluvia, Comino, Duronia, Erdonea, Ercolano, Fusula, Isernia, Maronea, Mucre, Murgantia, Milonia, Orbitanio, Palombino, Plistia, Romulea, Rufrio, Sepino, Telese, Tiferno, Velia, Venafro e Volana.
Sigonio afferma che tra le città sopra elencate, quattro erano le principali ai tempi dei Sanniti: Saticola, Caudio, Isernia e Alife. Sul sito esatto delle prime due, gli storici sono stati e sono di opinione molto diversa, poiché non vi è traccia o vestigio del loro vero sito. Alcune di queste città si trovavano di qua, altre di là dall’Appennino, e alcune poche all'interno o ai piedi di esso.
Uno dei monti appenninici più interessanti è il nostro Matese, il cui nome deriva dai primi abitanti, che Livio descrive come uomini forti e robusti, definendoli montani agresti e Montesi. Con il tempo, il nome si corrompe e diventa Matese. La vetta più alta di questo monte raggiunge i 2050 metri sul livello del mare ed è chiamata Esule. 
Furono edificate dai Sanniti quattro principali città intorno al Matese, più o meno alla stessa distanza l'una dall'altra; forse furono disposte in tal modo affinché, con la loro comune forza, difendessero il monte come posizione strategica per il reciproco interesse in caso di guerre straniere: Telese a oriente, Isernia a occidente, Boiano a nord e Alife a sud, sebbene Alife fosse preesistesse.
È da notare che sul Matese, fin dai tempi remoti, sono esistiti cinque paesi: S. Gregorio situato alle falde meridionali, Valle Agricola in una grande valle a sud-ovest, Letino, Gallo e Roccamandolfi, che si trovano proprio nel cuore del monte.
Gli abitanti di questi paesi mostrano condizioni caratteriali molto diverse: differiscono per dialetto, pronuncia, indole, costumi, abitudini, grado di civiltà e, ancor più, nell'abbigliamento delle donne. 
 

The Urban Centers in Samnium

The mention of the possible absence of the word “city” in the Samnite language underscores the rural and dispersed nature of Samnite settlements. This suggests a society in which communal life primarily took place in small villages or hamlets rather than in true urban centers.

The mountainous geography of Samnium, while offering some defensibility, did not encourage the development of large urban centers comparable to, for example, those of the Etruscans, known for their mineral wealth and their role as catalysts of economic and political life.

In the pre-Roman period, few urban agglomerations of notable size existed. The mountains of Samnium could not rival the metalliferous hills of Etruria, which favored the expansion of cities like Tarquinii, Caere, and Veii. It is even possible that the word "city" did not exist in the Samnite language. Samnium was a rural society, and some of its settlements likely consisted of nothing more than clusters of shepherds’ huts, similar to the case repentinae described by Varro, primarily intended for seasonal residency. This demographic setup is confirmed by ancient writers, who describe the Samnites as inhabitants of hamlets.

Some urban centers did exist, such as Aesernia, Allifae, Cubulteria, Malventum, Saepinum, Telesia, Trebula Balliensis, and a few others. These centers may have had some importance when Samnium was independent, but their extent was limited. The perimeter walls of the community on Monte Vairano, which controlled the gorge at Vinchiaturo, extended for less than three kilometers; those of Alfedena for about one and a half kilometers, and those of the Samnite city of Saepinum were slightly shorter. It is true that, as Thucydides pointed out, the length of the perimeter walls does not necessarily indicate a city’s full extent, but the limited area occupied by the cities in Samnium gives an idea of their relatively modest importance in the region’s life.

Significantly, in the interior of Samnium, villages with walls extending no more than half a kilometer were the norm. Many of them were little more than fortresses perched on mountain tops and adapted to the rough terrain, emerging out of strategic necessity.

Analyzing the demographic and urban reality of Samnium in the pre-Roman period highlights the characteristics of a predominantly rural society with little urbanization compared to other Italic regions. The mountainous geography of Samnium, while offering some defensibility, did not favor the development of large urban centers comparable to, for example, those of the Etruscans, known for their mineral wealth and their role as catalysts of economic and political life.

The mention of the possible absence of the word "city" in the Samnite language further underscores the rural and dispersed nature of Samnite settlements. This suggests a society in which communal life primarily took place in small villages or hamlets rather than in true urban centers.

By analyzing the few urban centers present in Samnium, it becomes clear that, although these centers had some prominence during Samnium’s independence, they were not comparable in size and importance to the cities of other regions. The limited perimeter walls, covering a relatively small area, serve as indicators of the limited significance of these cities in regional life.

Finally, the passage emphasizes how Samnite villages were often little more than fortresses, strategically located on mountains, adapted to the rough terrain, and built out of defensive necessity rather than natural urban development. This reinforces the image of a society living in a hostile, isolated environment where security and protection were fundamental priorities.

These considerations offer a vision of pre-Roman Samnium as a region where urban life was marginal and subordinated to defensive and agricultural needs, in stark contrast with the more urbanized and economically developed realities of other pre-Roman Italian regions.