Sanniti descritti dai romani
Virtù militari, nobiltà e tradizioni civiche: Gli scrittori antichi, come Livio, Strabone ed Eliano, spesso hanno evidenziato le qualità dei Sanniti, descritti come un popolo forte, valoroso e indipendente, capace di affrontare i Romani in una guerra che durò circa un secolo. Solitamente i Romani davano dei nomignoli dispregiativi ai loro nemici, come "il Pigro", "l'Inconcludente", "il Traditore". Tuttavia, di fronte al valore dei Sanniti, li chiamavano "i Coraggiosi Sanniti".
Valore Militare: Livio e Strabone mettono in risalto la destrezza dei Sanniti in guerra. Livio li descrive come "fortissimi" e "pertinaci", capaci di combattere contro i Romani per un lungo periodo, spesso con esiti favorevoli. Questo aspetto della loro storia militare li caratterizza come un popolo guerriero, la cui resistenza e abilità nel combattimento erano notevoli e temute anche dai Romani. Strabone, in particolare, li loda per la loro competenza nell'arte militare, al punto da considerare i Sanniti un esempio da seguire.
Nobiltà e Virtù: Eliano, seguito dall'interpretazione di Cluverio, attribuisce ai Sanniti il titolo di "più nobili d'Italia", basato non solo sul loro valore in guerra, ma anche sulle loro "virtuose azioni" in tempo di pace. Questa nobiltà non è intesa solo come status sociale, ma come una qualità morale e civile, costruita attraverso il comportamento virtuoso e le "lodevoli imprese". La nobiltà dei Sanniti, quindi, è descritta come intrinsecamente legata alla loro integrità e alle loro azioni, piuttosto che a una semplice ereditarietà.
Tradizioni Civiche e Leggi: Un altro aspetto importante è il rispetto delle leggi e delle tradizioni civiche, come la legge del matrimonio descritta da Strabone. Questa pratica, che richiedeva che i matrimoni fossero basati non solo sulla bellezza o la ricchezza, ma soprattutto sulla virtù, riflette una società che dava grande importanza al merito e alla moralità. La scelta delle spose e degli sposi, così come la possibilità di perdere il coniuge in caso di comportamento indegno, sottolinea un rigore morale e una struttura sociale in cui l'onore e la virtù erano premiati e il disonore condannato.
Indipendenza Politica: i Sanniti, prima della conquista romana, non ebbero mai re né riconobbero alcuna autorità straniera. Erano, secondo varie testimonianze, governati da se stessi, e mantenevano una struttura di autogoverno che rifletteva la loro autonomia e il loro orgoglio come popolo libero. Questo aspetto li distingue come un esempio di libertà e autogestione, in contrapposizione alla monarchia e al dominio straniero.
Cosa dice Strabone dei Sanniti
Dopo aver sconfitto in numerose battaglie la rivolta degli Italici, vedendo che i Sanniti erano gli unici rimasti a opporsi con la stessa ostinazione, tanto da marciare su Roma, Silla si schierò contro di loro davanti alle mura. Uccise tutti i combattenti nella battaglia, ordinando di non fare prigionieri, e imprigionò circa tremila o quattromila uomini che avevano deposto le armi nel recinto pubblico nel Campo. Tre giorni dopo mandò dei soldati a massacrarli tutti e non cessò di fare esecuzioni fino a quando non ebbe sterminato o espulso dall'Italia tutti coloro che si chiamavano Sanniti.
Da Strabo, 5, 4, 11 C 249-250
Datazione: 82 a.C. (LASSERRE 1967)
Οἱ Σαυνῖται ποτέ μὲν ἐποίουν ἐφόδους μέχρι τοῦ χωρίου τῶν Λατίνων περὶ τὴν Ἀρδέαν· ὕστερον δὲ λεηλατοῦντες αὐτὴν τὴν Καμπανίαν πολλὴν δύναμιν ἐκτήσαντο. ἐπειδὴ δὲ ἔμαθον τυραννικῶς ἄρχειν, ταχέως ἐπείθοντο τοῖς προστάγμασιν. νῦν δ' ὅμως παντάπασιν ἀνηρέθησαν, πρῶτον μὲν ὑπὸ ἄλλων, τελευταῖον δὲ ὑπὸ Σύλλα, τοῦ κρατοῦντος τῆς ἀρχῆς ἐν Ῥώμῃ. νικήσας δὲ ἐν πολλαῖς μάχαις τὴν Ἰταλικὴν ἐπανάστασιν, ὁρῶν ὅτι οἱ Σαυνῖται μόνοι περιέμενον μετὰ τῆς αὐτῆς ἐπιμονῆς, ὡς εἰς Ῥώμην πορευομένοι, Σύλλας παρετάξατο αὐτοῖς πρὸ τῶν τειχῶν. πάντας τοὺς μαχομένους κατέσφαξεν ἐν τῇ μάχῃ, προστάξας μηδὲνα αἰχμάλωτον λαβεῖν, καὶ ἔκλεισε περὶ τρεῖς χιλιάδας ἢ τέτταρας ἀνδρῶν τοὺς τὰ ὅπλα καταθέντας ἐν τῷ δημῷ ἐν τῷ πεδίῳ. τριῶν δὲ ἡμερῶν παρελθουσῶν ἔπεμψε στρατιώτας ἵνα σφάξωσι πάντας, καὶ οὐκ ἔπαυσε τοῦ κτείνειν ἕως ἂν κατέλυσε ἢ ἐξήλασε ἐκ τῆς Ἰταλίας πάντας τοὺς Σαυνῖτας. τοῖς δὲ αὐτὸν μεμφόμενοις περὶ τοῦτο τὸ κτῆνος ἀπεκρίνατο ὅτι ἐκ τῆς ἐμπειρίας ἐγνώκει ὅτι οὐδέποτε ἔσται εἰρήνη τοῖς Ῥωμαίοις ἕως ἂν οἱ Σαυνῖται ὡς ἔθνος αὐτοτελὲς ὑπάρχωσιν. νῦν δὲ αἱ πόλεις αὐτῶν πεπόηται κῶμαι, αἱ δὲ τελέως ἀπώλοντο· Βοϊανόν, Αἰσερνία, Πάννα, Τελεσία ἣ παρακειμένη τῇ Οὐενάφρῳ καὶ ἄλλαι τοιαῦται, ὧν οὐδεμία ἔτι ἄξιον ἐστὶν ὄνομα πόλεως.
Traduzione in italiano
I Sanniti, un tempo, conducevano incursioni fin dentro il territorio dei Latini nei pressi di Ardea; in seguito saccheggiando la stessa Campania acquisirono molto potere. Poiché avevano appreso a governare in maniera dispotica, obbedivano prontamente agli ordini. Ma ora sono stati completamente annientati, prima da altri e infine da Silla, che aveva assunto il potere supremo a Roma. Dopo aver sconfitto in numerose battaglie la rivolta degli Italici, vedendo che i Sanniti erano gli unici rimasti a opporsi con la stessa ostinazione, tanto da marciare su Roma, Silla si schierò contro di loro davanti alle mura. Uccise tutti i combattenti nella battaglia, ordinando di non fare prigionieri, e imprigionò circa tremila o quattromila uomini che avevano deposto le armi nel recinto pubblico nel Campo. Tre giorni dopo mandò dei soldati a massacrarli tutti e non cessò di fare esecuzioni fino a quando non ebbe sterminato o espulso dall'Italia tutti coloro che si chiamavano Sanniti. A chi gli rimproverava una tale crudeltà, rispose che dall'esperienza aveva compreso che non ci sarebbe mai stata pace per i Romani finché i Sanniti esistessero come popolo autonomo. Infatti ora le loro città sono diventate villaggi, alcune sono completamente scomparse: Boiano, Aesernia, Panna, Telesia che era contigua a Venafro e altre simili, delle quali nessuna può più essere considerata una città degna di questo nome.
Traduzione in inglese
The Samnites, once, conducted raids deep into the territory of the Latins near Ardea; later, by sacking Campania itself, they acquired much power. Having learned to rule despotically, they promptly obeyed orders. But now they have been completely annihilated, first by others and finally by Sulla, who had assumed supreme power in Rome. After defeating the Italic uprising in numerous battles, seeing that the Samnites were the only ones left to resist with the same determination, even marching on Rome, Sulla confronted them before the walls. He killed all the fighters in battle, ordering no prisoners to be taken, and imprisoned about three thousand or four thousand men who had laid down their arms in the public enclosure in the Campo. Three days later, he sent soldiers to massacre them all and did not stop making executions until he had exterminated or expelled from Italy all those who were called Samnites. To those who reproached him for such cruelty, he replied that experience had taught him that there would never be peace for the Romans as long as the Samnites existed as an autonomous people. Indeed, now their cities have become villages, some have completely disappeared: Boiano, Aesernia, Panna, Telesia, which was contiguous to Venafro, and other similar ones, none of which can any longer be considered a city worthy of the name.