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Storia del Sannio


De Benedittis
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Gianfranco De Benedittis: Una storia negata 

Nella ricerca storica relativa ai sanniti più episodi, con l'andar del tempo, si sono cristallizzati in stereotipi.
Una di queste caratterizzazioni la troviamo in un passo di Livio relativo a episodi del 320 c.a.: l'autore latino definisce i sanniti ‘rozzi montanari che, oltre a vivere in villaggi, sono anche ostili nei confronti delle città legate al mare’.
 
Le pressioni economiche e culturali sollecitate dalla fondazione di colonie latine non incisero sull'identità dei sistemi urbani sanniti: l'originale impianto della città aperta e la gestione di ogni singola città del proprio territorio saranno elementi di contrapposizione al modello romano.
 
Nell'organizzazione urbana dei centri sannitici nel corso del III e II a.c. non ci sarà alcuna emulazione del modello urbanistico coloniale di Roma; l'attenzione verso edifici monumentali quali teatri in pietra e l'elaborazione autonoma di modelli architettonici di ispirazione greca testimoniano un livello superiore a quello del mondo romano, ancora lontano dall'avere attenzione per la qualità dei suoi edifici pubblici.
Il trionfo voluto dai romani degli oratori sui pastori era ormai portato al limite lasciando così ai sanniti come alternativa solo la guerra. Il quadro che ne derivò fu la devastazione del Sannio, la distruzione delle città, la cancellazione dell'identità sannitica, dei suoi costumi, della sua lingua e della sua religione; a causa della violenta crisi demografica verranno meno tutte le antiche tradizioni, con la conseguenza che tutti i santuari sannitici del Sannio saranno completamente abbandonati. Le condizioni di desolazione di templi di Pietrabbondante, Vastogirardi, San Giovanni in Galdo e Campochiaro sono le conseguenze della violenta fine, da cui si riprenderanno, in modo del tutto marginale, solo dopo la definitiva romanizzazione, ma l'olimpo che traspare nelle cosiddette Tavole di Agnone è oramai definitivamente cancellato.
 
Dell'operato dei Rectores del Samnium abbiamo attestazione da iscrizioni romane provenienti da diverse città del Sannio: Aesernia, Allifae, Bovianum, Histonium, Iuvanum, Larinum, Saepinum, Telesia, Teanum Apulum e Vanfrum.
La rimodulazione dell'antica suddivisione augustea fu fatta anche in funzione del carico tributario e militare;
la gestione di questi compiti era affidata alle città di cui una con ruolo di capoluogo;  questa funzione di centro direzionale dell'intera provincia fu affidato a Saepinum grazie anche al collegamento viario con Beneventum e quindi con Roma.
 
Pur nell'incertezza in alcune fonti su alcuni tratti interni, il fiume Pescara rappresenta un chiaro e deciso punto di riferimento come confine settentrionale di questa provincia. I confini orientali corrispondevano al Mare Adriatico fino al Gargano.  Di questa provincia faceva parte anche la Valle del fiume Fortore ove era il municipio dei ligures corneliani, forse di pertinenza della provincia Samnii. Sono invece da escludere Aeclanum, Luceria e Salapia. Sulla base di questi elementi è possibile affermare che la provincia Samnii si estendeva tra il IV ed i VII d.c. a nord fino al fiume Aternus e a sud a tutta la valle del fiume Fertor.
 
Dal 595 d.c. nella documentazione longobarda di Benevento, non prima, si assiste a un progressivo riferimento al Samnuim.  Una volta consolidato il dominio sull'Italia centro meridionale, le fonti propongono un continuo sforzo dei capi longobardi di Benevento di identificarsi con il Samnuim, cui le fonti fanno riferimento con frasi comedux samnitum o populum samnitum rexit, ad regendum samnitum populum reliquited altre. L'inserimento di Benevento nella provincia Samnii indica l'impegno nel valorizzare un'immagine che possa conferire unità al regno beneventano, operazione politica che Paolo Diacono appare condividere, quando chiama samnites i beneventani e quando nella traslatio 
XII martirm Benevento e il Sannio sono fieramente associati, coerentemente con lo sforzo politico di far sembrare diversi i longobardi di Benevento da quelli delle regioni settentrionali.
 
Il Samnium come le altre provincie, ha dunque una sua storia geografica, che rimane nella mentalità dei legislatori e degli storici per lo meno fino a tutto il VII sec. 
La nozione topografica di Samnium, pur non coincidendo con il ducato longobardo di Benevento, persisterà ancora per molto nella geografia ecclesiastica, anche se i mutamenti politici detemineranno nuove unità territoriali.
Ben diversa è l'immagine del Samnium storico, il cui significato territoriale più ampio, arricchito dal mito della sua contrapposizione a Roma, può politicamente rappresentare il riferimento che giustifica la nuova unità politica e la sua autonomia da tutto ciò che non è ducato longobardo, sia essa Longobardia o Chiesa di Roma.


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Gianfranco De Benedittis: Una storia negata – 2022





historical research
In historical research concerning the Samnites, several episodes have, over time, crystallized into stereotypes.
One such characterization is found in a passage by Livy referring to events around 320 B.C.: the Latin author describes the Samnites as "crude mountain dwellers who, besides living in villages, are also hostile toward cities connected to the sea."
The economic and cultural pressures spurred by the foundation of Latin colonies did not impact the identity of Samnite urban systems:
The original layout of open cities and the independent management by each city of its own territory were elements of opposition to the Roman model.
In the urban organization of Samnite centers during the 3rd and 2nd centuries B.C., there was no emulation of Rome’s colonial urban model:
Their attention to monumental buildings such as stone theaters and the autonomous development of architectural models inspired by Greek culture demonstrated a level of sophistication surpassing that of the Roman world, which was still far from showing concern for the quality of its public buildings.
The Roman-imposed triumph of orators over shepherds had been pushed to the limit, leaving the Samnites with only one alternative: war.
What followed was the devastation of Samnium, the destruction of its cities, the erasure of Samnite identity, customs, language, and religion. A violent demographic crisis brought an end to all ancient traditions, resulting in the complete abandonment of all Samnite sanctuaries.
The desolate condition of temples in Pietrabbondante, Vastogirardi, San Giovanni in Galdo, and Campochiaro reflects the violent end from which they would recover only marginally and only after full Romanization.
The pantheon glimpsed in the so-called Tables of Agnone was by then definitively erased.
We have evidence of the work of the Rectores of Samnium from Roman inscriptions found in various cities of Samnium:
Aesernia, Allifae, Bovianum, Histonium, Iuvanum, Larinum, Saepinum, Telesia, Teanum Apulum, and Vanfrum.
The reshaping of the ancient Augustan division was also carried out with consideration to military and tax burdens; the management of these duties was entrusted to the cities, one of which served as the capital.
This role as administrative center of the entire province was assigned to Saepinum, also due to its road connection with Beneventum and thus with Rome.
Despite uncertainty in some sources regarding certain internal borders, the Pescara River stands as a clear and definitive reference point marking the northern boundary of the province.
Its eastern borders reached the Adriatic Sea up to the Gargano.
The Fortore River Valley, where the municipality of the Ligures Corneliani was located, was also likely part of the Samnium province. On the other hand, Aeclanum, Luceria, and Salapia are to be excluded.
Based on these elements, it is possible to affirm that the province of Samnium, between the 4th and 7th centuries A.D., extended north to the Aternus River and south to the entire valley of the Fertor River.
From 595 A.D., in the Lombard documentation of Benevento—though not before—we witness a gradual return to the reference to "Samnium."
Once their control over central-southern Italy was consolidated, the sources highlight the continuous effort of the Lombard rulers of Benevento to identify themselves with Samnium.
Sources refer to them with phrases like "dux Samnitum," or "populum Samnitum rexit, ad regendum Samnitum populum reliquit," and others.
The inclusion of Benevento in the province of Samnium demonstrates a deliberate attempt to promote an image that would unify the Beneventan kingdom. This political maneuver seems to be supported by Paul the Deacon, who refers to the Beneventans as Samnites, and who, in the Translatio of the twelve martyrs, firmly associates Benevento with Samnium—coherently with the political effort to present the Lombards of Benevento as different from those of the northern regions.
Like other provinces, Samnium thus has a distinct geographical history, preserved in the mindset of legislators and historians at least until the end of the 7th century.
The topographical notion of Samnium, though not coinciding with the Lombard Duchy of Benevento, would persist for a long time in ecclesiastical geography, even as political changes led to new territorial units.
Very different is the image of historical Samnium, whose broader territorial significance, enriched by the myth of its opposition to Rome, could serve as a political symbol justifying the new political unity and its autonomy from everything that was not the Lombard duchy—be it Longobardia or the Church of Rome.