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LE AVANGUARDIE: DADAISMO E SURREALISMO



Antologia - TERZO ANNO - 14^ Lezione

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https://youtu.be/u7PTP9fciq8
anto 3,14_Title_1.MPG

LE AVANGUARDIE: DADAISMO E SURREALISMO


 
L’indicare il “nascere” con questo ingrandimento progressivo delle lettere che compongono la parola, l’avverbio isolato “FINALMENTE”, l’onomatopea, come “treno treno treno treno tron tron tron tron” eccetera. Divertimenti che danno l’idea delle sperimentazioni futuriste del cosiddetto paroliberismo: “parole in libertà”. La chiama anche “immaginazione senza fili”. Se veloce deve essere l’arte moderna, deve eliminare i nessi grammaticali, deve mettere solo sostantivi, verbi all’infinito, senza nemmeno declinare o coniugare. “Immaginazione senza fili” vuol dire creazione senza i fili di collegamento della grammatica. “Parole in libertà” significa che sono parole non costrette dentro gli schemi, sempre grammaticali. Questo rende a loro parere più agile e veloce il messaggio.
Voglio ancora ricordarvi, in questo movimento, la figura di Ardengo Soffici, con il suo “Crocicchio”, che leggo io…
 
SOFFICI, CROCICCHIO
Dissolversi nella cipria dell'ordinotte
con l'improvviso clamore dell'elettricità del gas, dell'acetilene e delle altre luci
fiorite nelle vetrine,
alle finestre e nell'areoplano del firmamento
le scarpe che trascinano gocciole di diamanti e d'oro lungo i marciapiedi primaverili
come le bocche e gli occhi
di tutte queste donne pazze d'isterie solitarie;
le automobili venute di pertutto;
le carrozze reali e i tramvai in uno squittio d'uccelli mitragliati.
-Nous n'avons plus d'amour que pour nous-mèmes enfin-.
"E' proibito parlare al manovratore".
Oh, nuotare come un pesce innamorato che beve smeraldi
fra questa rete di profumi e di bengala!

 
Non tutto si è capito, perché molte delle cose nominate sono quelle che casualmente si possono incontrare in una passeggiata sotto la pioggia, come questo “proibito parlare al manovratore”, che non è altro che un cartello che sta sul tram su cui probabilmente questo soggetto sta viaggiando. Ardengo Soffici è stato uno dei protagonisti del futurismo, che pubblicò su “Lacerba” e sulla “Voce”, due periodici del tempo. Ce ne sarebbero altri, ma non possiamo, per ragioni di tempo, trattare questi poeti minori, la cui lettura ci dà comunque l’impressione di una cultura in movimento, che cerca nuove sperimentazioni, che non si accontenta più delle normali forme di una volta.
La cosa più importante del futurismo sono invece i suoi sviluppi nel campo dell’arte figurativa. Il cubismo influenza i primi futuristi.  Vediamo un’opera di Georges Braque, “Case all’Estaque”. Delle case rappresentate come tanti solidi da diversi punti di vista. Caratteristica del cubismo è la scomposizione: Lo stesso oggetto visto da diverse prospettive, che si moltiplicano nel quadro, come a voler dire che c’è un flusso continuo di trasformazioni.
Poi abbiamo il “ritratto di Ambroise Vollard” di Picasso, nel quale c’è sempre la scomposizione dell’immagine, ma anche quella dello stesso sfondo, che diventa così protagonista insieme con il volto che dovrebbe essere in evidenza, stagliarsene. Tutta questa poliprospettica tipica dell’arte cubista è dettata dall’affermarsi del concetto di relatività, che diventerà una grande proposizione, prima ancora di Einstein, di Bergson. Ma di questo parleremo un’altra volta.
Andiamo a vedere come questa lezione cubista si sviluppi nei futuristi. Anche qui, in “Stati d’animo: gli addii”, di Umberto Boccioni, abbiamo ancora una scomposizione delle immagini. Dovrebbe rappresentare un treno e una coppia di persone che si abbracciano, prima di lasciarsi perché uno dei due deve partire. La coppia è riprodotta più volte, come se si spostasse nel quadro, perché la si vuol rappresentare non solo da diversi punti di vista, su diversi piani, ma anche in diversi momenti. Come se lasciasse una memoria nella nostra mente, impressa nel quadro. La stessa cosa avviene per la locomotiva. I colori non sono così accesi, sono abbastanza attenuati, fusi in un tono comune.
Poi ancora abbiamo questa “Automobile in corsa”, di Giacomo Balla. Vediamo queste volute che si spostano, queste linee che si ripetono e indicano tutto quello che produce nell’aria lo spostamento dell’automobile, ma non l’oggetto stesso. Tutto secondo il mito della velocità.
Sempre in questo periodo, abbiamo Kandinskij, che si sposta dalla scomposizione dell’immagine alla pittura proprio astratta. Parte da quadri come questo “Paesaggio con torre”, in cui colpisce l’essenzialità, con vari momenti che sono pure macchie. Tutti  questi pittori sviluppano la lezione di Cézanne e del postimpressionismo. Si parla di libero gioco di linee, di forme e altro. Poi in quest’altro, “Senza titolo”, detto “Diluvio”, è ancora più evidente il libero gioco di linee e di colori che vogliono dire che in fondo non conta la visione naturale delle cose, ma quello che lasciano dentro di noi gli oggetti esterni, e anche che il disordine dei movimenti sul quadro rappresenta quello della società che si rifiuta. L’altro, “Giallo-rosso-azzurro”, gioca sui tre colori e su tre figure geometriche, cerchi, rettangoli e triangoli. La dinamica tra queste figure e i colori, che sono poi quelli dominanti, è il divertimento con il quale il pittore vuole rappresentare una schematizzazione ancora più esasperata della realtà, allontanando i riferimenti reali, che pure sono in parte riproducibili in alcuni particolari di questo quadro, laddove si esprime qualche forma diversa da quelle solo geometriche. Ricordiamo che la pittura di questo grandissimo moscovita era dominata anche dall’interesse per la musica, che spiega alcune delle sue soluzioni.
Infine vi presentiamo alcune opere di Piet Mondrian, per farvi notare la sua evoluzione, che è analoga a quella di Kandinskij, a partire dal dato naturale, comunque già elaborato, di questo quadro, “L’albero rosso”, e di altri che riproducono in maniera sempre più stilizzata lo stesso soggetto. Mondrian muove da una filosofia che prevede una sorta di riaffermazione della spiritualità che è nella realtà, da cui bisogna estrarre appunto l’anima. E l‘esito finale di questa opera di selezione è “Composizione”, in cui il reale viene ridotto in quadrilateri, linee rette che si incrociano e colori spalmati in maniera piatta. Essenzialità assoluta, la matematica alla base di tutto.

Ci fermiamo a questo punto, perché la prossima lezione sarà dedicata ad altre avanguardie. Partiremo da Bergson per arrivare ad altre immagini della pittura del Novecento. Arrivederci.  
 
L’indicare il “nascere” con questo ingrandimento progressivo delle lettere che compongono la parola, l’avverbio isolato “FINALMENTE”, l’onomatopea, come “treno treno treno treno tron tron tron tron” eccetera. Divertimenti che danno l’idea delle sperimentazioni futuriste del cosiddetto paroliberismo: “parole in libertà”. La chiama anche “immaginazione senza fili”. Se veloce deve essere l’arte moderna, deve eliminare i nessi grammaticali, deve mettere solo sostantivi, verbi all’infinito, senza nemmeno declinare o coniugare. “Immaginazione senza fili” vuol dire creazione senza i fili di collegamento della grammatica. “Parole in libertà” significa che sono parole non costrette dentro gli schemi, sempre grammaticali. Questo rende a loro parere più agile e veloce il messaggio.
Voglio ancora ricordarvi, in questo movimento, la figura di Ardengo Soffici, con il suo “Crocicchio”, che leggo io…
 
SOFFICI, CROCICCHIO
Dissolversi nella cipria dell'ordinotte
con l'improvviso clamore dell'elettricità del gas, dell'acetilene e delle altre luci
fiorite nelle vetrine,
alle finestre e nell'areoplano del firmamento
le scarpe che trascinano gocciole di diamanti e d'oro lungo i marciapiedi primaverili
come le bocche e gli occhi
di tutte queste donne pazze d'isterie solitarie;
le automobili venute di pertutto;
le carrozze reali e i tramvai in uno squittio d'uccelli mitragliati.
-Nous n'avons plus d'amour que pour nous-mèmes enfin-.
"E' proibito parlare al manovratore".
Oh, nuotare come un pesce innamorato che beve smeraldi
fra questa rete di profumi e di bengala!

 
Non tutto si è capito, perché molte delle cose nominate sono quelle che casualmente si possono incontrare in una passeggiata sotto la pioggia, come questo “proibito parlare al manovratore”, che non è altro che un cartello che sta sul tram su cui probabilmente questo soggetto sta viaggiando. Ardengo Soffici è stato uno dei protagonisti del futurismo, che pubblicò su “Lacerba” e sulla “Voce”, due periodici del tempo. Ce ne sarebbero altri, ma non possiamo, per ragioni di tempo, trattare questi poeti minori, la cui lettura ci dà comunque l’impressione di una cultura in movimento, che cerca nuove sperimentazioni, che non si accontenta più delle normali forme di una volta.
La cosa più importante del futurismo sono invece i suoi sviluppi nel campo dell’arte figurativa. Il cubismo influenza i primi futuristi.  Vediamo un’opera di Georges Braque, “Case all’Estaque”. Delle case rappresentate come tanti solidi da diversi punti di vista. Caratteristica del cubismo è la scomposizione: Lo stesso oggetto visto da diverse prospettive, che si moltiplicano nel quadro, come a voler dire che c’è un flusso continuo di trasformazioni.
Poi abbiamo il “ritratto di Ambroise Vollard” di Picasso, nel quale c’è sempre la scomposizione dell’immagine, ma anche quella dello stesso sfondo, che diventa così protagonista insieme con il volto che dovrebbe essere in evidenza, stagliarsene. Tutta questa poliprospettica tipica dell’arte cubista è dettata dall’affermarsi del concetto di relatività, che diventerà una grande proposizione, prima ancora di Einstein, di Bergson. Ma di questo parleremo un’altra volta.
Andiamo a vedere come questa lezione cubista si sviluppi nei futuristi. Anche qui, in “Stati d’animo: gli addii”, di Umberto Boccioni, abbiamo ancora una scomposizione delle immagini. Dovrebbe rappresentare un treno e una coppia di persone che si abbracciano, prima di lasciarsi perché uno dei due deve partire. La coppia è riprodotta più volte, come se si spostasse nel quadro, perché la si vuol rappresentare non solo da diversi punti di vista, su diversi piani, ma anche in diversi momenti. Come se lasciasse una memoria nella nostra mente, impressa nel quadro. La stessa cosa avviene per la locomotiva. I colori non sono così accesi, sono abbastanza attenuati, fusi in un tono comune.
Poi ancora abbiamo questa “Automobile in corsa”, di Giacomo Balla. Vediamo queste volute che si spostano, queste linee che si ripetono e indicano tutto quello che produce nell’aria lo spostamento dell’automobile, ma non l’oggetto stesso. Tutto secondo il mito della velocità.
Sempre in questo periodo, abbiamo Kandinskij, che si sposta dalla scomposizione dell’immagine alla pittura proprio astratta. Parte da quadri come questo “Paesaggio con torre”, in cui colpisce l’essenzialità, con vari momenti che sono pure macchie. Tutti  questi pittori sviluppano la lezione di Cézanne e del postimpressionismo. Si parla di libero gioco di linee, di forme e altro. Poi in quest’altro, “Senza titolo”, detto “Diluvio”, è ancora più evidente il libero gioco di linee e di colori che vogliono dire che in fondo non conta la visione naturale delle cose, ma quello che lasciano dentro di noi gli oggetti esterni, e anche che il disordine dei movimenti sul quadro rappresenta quello della società che si rifiuta. L’altro, “Giallo-rosso-azzurro”, gioca sui tre colori e su tre figure geometriche, cerchi, rettangoli e triangoli. La dinamica tra queste figure e i colori, che sono poi quelli dominanti, è il divertimento con il quale il pittore vuole rappresentare una schematizzazione ancora più esasperata della realtà, allontanando i riferimenti reali, che pure sono in parte riproducibili in alcuni particolari di questo quadro, laddove si esprime qualche forma diversa da quelle solo geometriche. Ricordiamo che la pittura di questo grandissimo moscovita era dominata anche dall’interesse per la musica, che spiega alcune delle sue soluzioni.
Infine vi presentiamo alcune opere di Piet Mondrian, per farvi notare la sua evoluzione, che è analoga a quella di Kandinskij, a partire dal dato naturale, comunque già elaborato, di questo quadro, “L’albero rosso”, e di altri che riproducono in maniera sempre più stilizzata lo stesso soggetto. Mondrian muove da una filosofia che prevede una sorta di riaffermazione della spiritualità che è nella realtà, da cui bisogna estrarre appunto l’anima. E l‘esito finale di questa opera di selezione è “Composizione”, in cui il reale viene ridotto in quadrilateri, linee rette che si incrociano e colori spalmati in maniera piatta. Essenzialità assoluta, la matematica alla base di tutto.
Ci fermiamo a questo punto, perché la prossima lezione sarà dedicata ad altre avanguardie. Partiremo da Bergson per arrivare ad altre immagini della pittura del Novecento. Arrivederci.  
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