Gli anni sessanta e settanta

Gli anni Sessanta e Settanta: dalle figurazioni di "corrosive" immagini, all'impegno nel sociale
(da appunti di Massimo Bignardi)

All'alba del decennio Sessanta in Italia ed in Europa la dissacratoria onda dell'Informale si avvia (negli epigoni) ad essere "accademia": al di là di essa fremono gli stimoli a guardare all'oggetto al suo valore estetico, ricercato nello sterminato territorio della società dei consumi. Si pensi ai "recuperi" operati dai neodadaisti statunitensi o ai nuovi realisti d'oltralpe, nonché alla rapida ed intensa vicenda dell'italiano Piero Manzoni. Gli anni Sessanta segnano anche il "ritorno" ad una figurazione che si propone, come rinnovato e critico approccio all'immaginario del "quotidiano urbano": penso in primo luogo alla scatenante avventura della Pop Art, una vera e propria rivoluzione nel rapporto fra produzione artistica e società di massa. In Italia l'eco giungerà fagocitando una nuova pagina della pittura, distante dalla Pop, per il sotteso progetto etico: in essa trova posto un vasto repertorio di immagini della contestazione, di una vena ideologizzata, di opposizione ad un falso benessere che cela la crisi progettuale del modello della, cosiddetta, democrazia capitalistica.
Diversamente dal passato, l'onda della contestazione in Molise giunge rapidamente; voglio dire che, se l'incontro con l'Informale ha lambito in ritardo le esperienze di pochissimi artisti, Pace, Pizzanelli, Marotta, la pagina della neofigurazione, di propaganda politica o di contestazione, trova facile terreno ed un'ampia diffusione.


A.Venditti, Grande crostaceo, 1960, cemento e amianto

Tre appuntamenti segnano l'inizio del decennio: a Campobasso, nella tarda primavera (12-21 giugno 1960) è organizzata dall'ENAL la "Seconda Mostra Nazionale di Pittura" (detta del Corpus Domini); ad Isernia prende l'avvio il Premio "Città di Isernia" con la "Prima Mostra Interregionale di Arti Figurative" allestita nell'edificio Scolastico Don Bosco dal 18 al 30 settembre dello stesso anno. A Termoli la Mostra Nazionale cambia radicalmente indirizzi, rinnovando l'impostazione della giuria, i criteri di scelta (l'invio per accettazione) e, soprattutto, scremando definitivamente il dilettantismo. Scorrendo i rispettivi cataloghi appare subito con estrema chiarezza che le tre manifestazioni segnano decisi e divaricanti momenti: da una parte la mostra di Campobasso, ancora imbrigliata in una visione che predilige il forviante naturalismo espressione «di quella visione - scrive Raffaele Barscigliè nella breve nota introduttiva al catalogo, scomodando finanche Benedetto Croce della vita» che lega l'arte al «<fuoco travolgente della passione e alla luce del sentimento». Nelle circa duecentosettanta opere accettate, di centoquarantaquattro artisti (tra questi 97 sono gli invitati) ben poco spazio trovano i nuovi linguaggi: la commissione presieduta da Guglielmo Mattia e composta da Barscigliè, Sabino D'Acunto, Franco Miele e Carlo Barbieri (a tempo critico d'arte del quotidiano "Il Mattino") orienta le sue scelte consolidando, ancora una volta, l'indisponibilità verso le nuove esperienze.


V.Di Clemente, Composizione, 1960, bassorilievo

Fra i premiati troviamo i molisani Fernando Battista, che espone due dipinti ad olio e tra questi Paesaggio, Giuseppe De Marco, ed Augusto Massa presente con due tele: in mostra vi sono anche opere di Pizzanelli, due grandi collage materici e tra questi La magliaia, di Domenico Notardonato e di Antonio Lombardi. Un'aria diversa spira nell'organizzazione della mostra ad Isernia, promossa dal Centro Artistico, animato da Raimondo Volpe, al cui fianco lavorano Corrado Morelli, Notardonato, Edilio Petrocelli, Fernando Rea e Vittorio Di Clemente. La commissione di accettazione delle opere è presieduta dal critico d'arte Michele Biancale. Anche se l'orienta- mento complessivo della giuria conferma la preponderante attenzione ai dettami figurativi, non tralascia di indicare ed evidenziare i nuovi attraversamenti pop e le "insorgenze astratte": in tal senso vanno segnalate le opere di Bianca Santilli (Composizione), di Antonio Petrocelli che espone due paesaggi, di Aldo Paolucci, Fernando Battista, Corrado Morelli presente con tre composizioni pervase da una sottesa matrice astratto-lirica, di Antonio Pettinicchi che espone tre acquaforti, di Vittorio Di Clemente, di Sante Petrocelli, di Gaetano Pallozzi, pittore neorealista di Sulmona, del napoletano Sergio Mascaro molto vicino alle esperienze del Gruppo 58 e di Antonio Fiacco presente con il dipinto ad olio dal titolo Sottopas- saggio nel porto di Ripetta. Nella sala della scultura risalta la presenza dell'opera Madre e figli di Genua: vanno ricordate, inoltre, la Capra eseguita dal giovanissimo Natalino Zullo, le composizioni di Sante ed Edilio Petrocelli, nonché la piccola Maternità realizzata da Raimondo Volpe, esposta fuori concorso.

  

F.Battista, Uomo che legge il giornale, 1960, olio su tela

Tutt’altra accelerazione è impressa alla V edizione del Premio Termoli: nella commissione inviti, come già detto, figurano Calvesi, Ponente, Mal- tese, Vivaldi ed Achille Pace in veste di segretario. La mostra è allestita sia nel salone di rappresentanza del Palazzo di Città, sia negli spazi del Castello Svevo: nella prima sede sono sistemate le opere, tra le altre, di Pace, Marotta, Pizzanelli, Genua, Pettinicchi, Paolucci e De Marco, quin- di di una nutrita e qualificatissima rappresentanza della nuova stagione dell'arte molisana. Al Castello sono allocate quelle di Rotella, Scialoja, Turcato. Vedova, Santomaso, Brunori. Cassinari, Capogrossi, Mirko, Spazzapan, Accardi, Marotta, Guttuso, Cagli, Vangelli, di un folto gruppo di artisti italiani, in gran parte provenienti dall'area informale e da quella piccola brigata, riunita da Lionello Venturi sotto il denominatore di "astratto-concreti".

W.Genua, Reperto, 1967, legno
 
E' sulla scia di tali aperture che si vanno a porre le scelte operate dai giovani artisti comparsi sulla scena espositiva nei primi anni del decennio, penso a Lino Mastropaolo i cui esiti pittorici fanno ravvisare impianti di matrice espressiva (La coppia, 1962), allo stesso Fiacco, ad Augusto Massa che elabora composizioni materiche (si veda il Paesaggio molisano, 1964), a Bianca Santilli, ad Ugo Orlando, a Remigio Ruggiero, a Libero Marinelli. Sono gli artisti che ritroviamo, unitamente ai già noti Genua, Pizzanelli, Pettinicchi tra gli animatori dell'Associazione Molisana d'Arte, nata nel febbraio del 1964 per iniziativa di Enzo Nocera che aveva aperto anche una casa editrice.
Le mostre realizzate grazie ad un contributo dell'Amministrazione Comunale, si susseguono con un ritmo incalzante l'una dopo l'altra, intervallando personali dedicate ad artisti molisani, con mostre collettive aperte a possibili confronti di linguaggi. L'attività espositiva prende l'avvio con la collettiva inaugurata il 15 marzo: alle pareti le opere soprattutto di pittori di Campobasso. Segue in aprile la personale di Pizzanelli. Nella breve presentazione al catalogo, Enzo Nocera scrive: «Pizzanelli - che espone quindici composizioni polimateriche - rincorre code di comete come chimere e si lascia dietro il suo studio fotografico di Baranello, il Molise, il solito e il mediocre di ogni giorno». A metà maggio Antonio Pettinicchi espone ventitrè opere recenti, tra queste alcuni dipinti di gran- di dimensioni e una serie di acquaforti, presentate l'anno precedente alla V Biennale della Grafica Contemporanea tenutasi a Venezia. Di fine maggio è l'organizzazione della Mostra Regionale d'Arte Sacra che vede la partecipazione di un foltissimo gruppo di nuovi artisti molisani.


L.Mastropaolo, Figura 1, 1967, olio su tela

Tra luglio e settembre si tengono le personali di Libero Marinelli e di Remigio Ruggiero: quest'ultimo è tra i pochi artisti locali che in quegli anni guarda con maggiore attenzione alle ricerche svolte in area concretista da Antonio Venditti. La sua composizione, dal titolo Armonia del 1964, è una sorta di bassorilievo strutturato da elementi meccanici, con evidenti riferimenti alle esperienze realizzate tra il 1954 e il '55 dall'artista di Monteroduni e, attraverso quest'ultimo, all'immaginario meccanoforme proposto nei primi anni Sessanta da Renato Barisani. Sempre nel 1964 Genua tiene al Palazzo della Prefettura di Campobasso una sua grande mostra personale; Fiacco è già partito alla volta della Svizzera e qui, nel 1965, la Zürcher Künstler im Helmhaus di Zurigo organizza una personale. Sono convinto che Fiacco resta nelle vicende artistiche molisane dei primi anni Sessanta, la personalità più controversa ma certamente il segnale più evidente di quel processo di scavo nel profondo e ricco patri- monio della coscienza collettiva. Le sue figure "corrose" da grumi di colore ed accese, graffiate da gesti (penso a Danza o Figura entrambe del 1965), esprimono la tensione interiore di un conflitto con la natura e con le sue forze, radicata nella cultura popolare molisana. Sempre nel 1965 in occasione del decennale del Premio Termoli, è organizzata nell'ambito della manifestazione una mostra antologica dedicata, a tre anni dalla morte, a Marcello Scarano.


M.Zullo, Uomo trafitto, 1970, cbronzo

«Questa sezione di artisti molisani - scrive Lara Vinca Masini nel citato testo al catalogo che si affianca alla mostra di arte contemporanea "Castello Svevo" di Termoli offre un panorama ristretto ma assai interes- sante su una situazione campionale della provincia italiana che, ancora una volta, si dimostra la più aperta e la più viva a recepire e a reagire dialetticamente di fronte alle emergenze più caratterizzanti del clima artisti- co attuale».
E' su una ritrovata dialettica di confronto fra le varie tendenze presenti nel territorio che si chiude il decennio: i movimenti di contestazione del 1968 ed in particolare del 1969 troveranno un filo diretto sia con la figurazione di stampo guttusiano declinata ad Isernia da Battista insieme alle oggettualizzazioni neodadaiste, dal marcato interesse al patrimonio antropologico, proposte da Notardonato, sia con le "ideologizzate" insorgenze di nuova figurazione vive a Campobasso, nonché con gli sviluppi di traiettorie astratte sobillate da Pace nei suoi frequenti soggiorni a Termoli.


A.Pettinicchi, Il generale, 1970, tempera su tela

«L'operare nel filone della "figurazione critica", ha come motivo di fondo il rifiuto dell'arte "ludica-borghese" da salotto, e il rifiuto dell'arte tecnologica: fredda, esasperatamente estetizzante che vuole " la suprema- zia della tecnica su quella della civiltà". Lo sperimentalismo oggi è fallito. E' fallito perché non è andato oltre l'aspetto estetico delle cose e delle ricerca di nuove possibilità». E' quanto si legge nelle battute iniziali del programma di lavoro del Gruppo 70, formato da Walter Genua, Augusto Massa, Lino Mastropaolo ed Antonio Pettinicchi a Campobasso tra la fine del '69 e il '70: una posizione di polemica aperta e mirata contro la sorda condizione dettata dalla crisi del modello di democrazia capitalistica che, in quegli anni, cadeva sotto i colpi dell'assurda guerra del Vietnam. <La pittura - conclude il manifesto-programma - è uno dei mezzi che serve a far maturare le coscienze sui fatti e la realtà attuale; per cui oggi vi è una volontà consapevole da parte degli artisti che l'arte debba essere portatrice di nuove istanze che possano interessare sempre più larghi strati popolari». L'attività del Gruppo 70, al di là delle motivazioni estetiche, delle scelte formali ancora legate agli ultimi esiti di una nuova figurazione (di polemica politica), mira innanzitutto ad aprire un dibattito sul ruolo del- l'arte e degli operatori delle arti visive nel territorio: l'obiettivo è dare uno scossone definitivo all'impalcatura di una cultura perbenista, acquiescente. Trasforma il dibattito artistico in un punto centrale del confronto sulla locale politica culturale, sulle scelte, sulle prospettive da dare alla coscienza del territorio e del sociale; prospettiva di lavoro che appare ben chiara nel taglio dato alla partecipazione del Gruppo al Premio Termoli del 1971. Per certi versi l'azione del Gruppo 70 anticipa, negli intenti, quella grande onda di urto che, dall'esperienza di Volterra 73, il diramato movimento dell'Arte nel Sociale svolgerà nell'arte italiana (e non solo) nel corso del decennio Settanta.


G.Marotta, Palme, 1971, metacrilato colorato

Essa corrisponde alla nuova realtà politica, alla stagione delle vittorie delle battaglie progressiste e, in generale della sinistra: quella primavera di speranze che, dapprima la "strategia della tensione" e poi i bui anni di piombo, cancellarono per affidarci allo spregiudicato rampantismo degli anni Ottanta. Il Gruppo dà vita alla Galleria Punto-Situazione aperta a Campobasso ove tiene una prima mostra, alla quale faranno seguito alcune collettive: i rapporti sono, soprattutto con le gallerie romane; da queste provengono le opere di Turchiaro, di Tornabuoni, di Titonel, di Gaetaniello presenti nelle collettive. In tale direzione di lavoro e dopo la dissoluzione del Gruppo (alla base vi sono sempre le ristrettezze economiche e l'assenza di un mecenatismo locale) operano soprattutto Mastropaolo, Genua e Massa: nel 1972 sono fra gli animatori della mostra "Resistenza oggi" (in esposizione opere anche di D'Attellis, Fratianni, Paglione, Luino, Di Toro ed altri).
L'impegno per un rilancio del dibattito politico e culturale vivo nell'a- rea molisana, spinge Mastropaolo, Pettinicchi e Battista a farsi promotori della mostra "Verifica "74", realizzata con il contributo dell'Amministra- zione Comunale di Campobasso e dalla locale Cassa di Risparmio ed allestita nei locali della Scuola Elementare D'Ovidio. "Verifica "74". attraverso le circa trentasei mostre personali allestite ciascuna in un'aula, mira a proporsi come censimento delle forze artistiche del territorio e come attraversamento della memoria creativa, con le mostre dedicate a Scarano, agli artisti oramai lontani Marotta e Venditti, nonché ad operare una decisa apertura alle nuove forze da poco scese in campo, penso al giovanissimo scultore Michele Peri.


H.Orlando, Struttura sghemba, 1975, acrilico su tela

La mostra è impostata su sezioni che vanno, costruendo uno schema sintetico, dalla figurazione di tradizione di Trivisonno, alle matrici espressive desunte da Scarano dalla Scuola Romana, ai neorealisti ove si muove lo scultore Natalino Zullo da tempo residente a Napoli prima del decisivo passaggio ad una plastica dichiaratamente astratta. Il tracciato prosegue poi dalle ludiche figurazioni pop di Mastropaolo e di Genua, allo speri- mentalismo proposto soprattutto da Tonino Petrocelli (in tal senso si vedano i disegni realizzati per il volume di Bruno Munari Design e comunicazione visiva apparso nel 1972) alle composizioni oggettuali di Pizzanelli con bassorilievi plastici realizzati con combustioni su polistirolo e (di derivazione poverista) di Michele Peri (Terre, del 1978), alle indagini sulla vitalità di un organicismo naturalistico proposte dalla scultura di Venditti.


D.Fratianni, Internop-esterno e altri, 1980, olio su tela

Nei primi anni Settanta l'editore Nocera avvia una serie di pubblica- zioni d'arte, tra queste una cartella di litografie di Mastropaolo, dal titolo "Eros+...", presentate da Remo Brindisi e Gino Marotta e con un contri- buto poetico di Giuseppe Rosato. Del 1975 è la mostra "Relazioni figurative contemporanee" allestita alla Galleria Cinema Fasano di Isernia, ove dei molisani espone solo Battista, del quale nella primavera del 1973 il Liceo Artistico di Cassino aveva allestito una mostra personale con opere realizzate tra il 1968 e il '73, di dichiarata adesione al realismo guttusiano, segnalato dalle opere quali Omaggio a Lenin del 1971, Vietnam o Giornale murale. Sempre nel 1975 nell'ambito del Premio Termoli è organizzata la prima mostra antologica dedicata ad Achille Pace; del 1976 è la mostra allestita nella fabbrica S.A.M. di Boiano che registra la pre- senza di quindici dei principali artisti della regione; nel 1978 a Termoli, presso la Galleria Comunale d'Arte Contemporanea è organizzata una mostra delle opere premiate nel corso delle passate edizioni del premio: mentre nel 1979 si tiene la mostra retrospettiva di Notardonato, scomparso a Roma nel 1974.
Nel 1978 è allestita ad Isernia, promossa dall'Arci-Gruppo Arti Visive. la manifestazione "Verifica 78", un'analisi della situazione nell'area di Isernia; in mostra, tra le altre, le opere di Ferdinando Battista. Di lanni, Tonino Formichelli, Peri, Succi e Benvenuto.


A.Pizzanelli,  Fossile 1966, polistirolo con combustioni

La fine del decennio Settanta registra nuove presenze: nel 1977 fa ritorno dalla Germania lo scultore Pasquale Napoli che nel 1981 realizzerà le sculture per la piazza del Municipio di Campobasso, mentre fra il 1980 e l'81 Antonio Fiacco, la cui esperienza creativa era già approdata nel 1974 (si veda il dipinto dal titolo Ohne Titel dello stesso anno) ad una sorta di neoconcretismo che guarda ad Albers, tiene dopo circa quindici anni, alcune mostre personali in Italia e tra queste a Campobasso, Isernia, Oratino e Casacalenda. Il decennio si chiude, simbolicamente, con la morte di Antonio Venditti e di Alfredo Pizzanelli, avvenute nel 1981: scompaiono due artisti che hanno rappresentato nel Molise del dopoguerra e degli anni Cinquanta la dialettica della contemporaneità.


W.Genua, Dittico, 1974, legno
 

      

A.Giordano, Scultura, 1980, pietra