Arte contemporanea nel Molise (dal dopoguerra a oggi)

Arte contemporanea nel Molise (dal dopoguerra a oggi)
(da appunti di Massimo Bignardi)

Per rannodare il periodo dell'immediato dopoguerra a quello precedente, il riscontro è offerto dall'organizzazione della "Prima mostra nazionale di pittura", tenutasi a Campobasso nell'estate del 1946, promossa da quegli artisti che negli anni Trenta (Marcello Scarano, Giuseppe Folchi ed Armando Musa) si erano fatti portatori di una nuova stagione dell'arte rispetto alle stanche declinazioni del naturalismo della pittura napoletana di fine secolo ancora imperanti nei salotti del capoluogo molisano.


M.Scarano, Silvia, 1932 c., olio su tela

Sia Folchi, sia Musa, insieme ad Edmondo Pasquale espongono alla Prima Mostra Nazionale Futurista tenutosi a Roma nel 1933: essi affiancano le poche manifestazioni del “Futurblocco Molisano”, il gruppo formatosi a Campobasso nel gennaio dello stesso anno, grazie all'attività di proselitismo svolta da alcuni esponenti del futurismo romano.  Del gruppo molisano fanno parte il giornalista Gaetano D'Agostino, il poeta Trofa l’ingegnere Idra, Martino Cocca, Giuseppe Rossetti, Giuseppe Santoro e il pittore Marcello Scarano, attestato, diversamente da Folchi, su una pittura figurativa che guarda al ‘900


Amedeo Trivisonno

E certamente quest'ultimo la personalità di maggiore rilievo del dibattito artistico locale che, insieme al lavoro svolto da Amedeo Trivisonno, in particolare penso agli affreschi realizzati per la Cappella del Convitto Nazionale "M. Pagano" a Campobasso, apre alle nuove declina- zioni di uno "stile moderno" italiano. Significativo è il Ritratto di Silvia, realizzato da Scarano nei primissimi anni Trenta ed esposto nel 1933 alla Prima Mostra Nazionale Sindacale della "Primavera fiorentina", così come il bellissimo dipinto titolato Sorelle che leggono, con il quale partecipa nel 1942 alla XXIII Biennale di Venezia. Le due opere segnalano due precisi momenti: nell'impianto compositivo del ritratto, nella disposizione della figura, posta di sbieco, il riferimento corre al Novecento alla ritrattistica di Marussig, di Oppi e per certe sottese assonanze agli impianti nitidi e silenziosi di Donghi, più evidenti nel Legionario molisano dipinto da Scarano, forse, nella prima metà degli anni Quaranta. Nell'opera Sorelle che leggono l'artista sovverte decisamente la sua pittura in favore di una declinazione espressiva attinta al registro della Scuola Romana (soprattutto Mafai del quale era amico sin dagli anni Venti), impianto che nel tempo esaspera, recuperando temi di scene popolari, come segnala il dipinto Suonatori ambulanti, certamente più tardo.


Arnaldo De Lisio

Scarano e Trivisonno rappresentano nell'immediato secondo dopoguerra il punto di riferimento sia dell'altra "pittura" rispetto alla solida interpretazione figurativa di matrice partenopea declinata da Arnaldo De Lisio (morto nel 1949), sia l'apertura di un nuovo e più diretto rapporto con l'ambiente artistico romano, ponendo fine a quella "matrice naturalistica" che da sempre legava gli artisti molisani alla vera immaginativa partenopea.
Diverse sono le scelte operate sin dalla seconda metà degli anni Trenta dallo scultore Antonio Venditti nativo di Monteroduni: formatosi all'Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Alessandro Monteleone, Venditti porrà sin dall'esordio, si pensi a bassorilievi quali ad esempio La volata del 1937 e più tardi nell'opera presentata per il concorso organizzato dalla Biennale veneziana del 1940, dal titolo Si costruiscono le città, un radicale interesse per quello che Luigi Paolo Finizio definisce, nell'attenta ricostruzione monografica pubblicata nell'autunno 1984 in occasione della mostra antologica promossa dal Comune di Campobasso, l'attingere più che ad auree e sancite autorità stilistiche a un fare elementare ed arcaico per suscitazione e visualizzazione d'immagine».


Antonio Venditti

Venditti porrà, già con le opere realizzate tra il 1948 e il '49- si pensi alla Venere n. 2 (1949) che guarda alla sintesi formale operata da Moore - una riflessione sulla scultura, sul suo statuto, ponendo l'attenzione, scrive ancora Finizio «principalmente nelle pratiche e nel frutto d'immagine le consonanze primarie, elementari e virtuali, di ogni assetto, di ogni definizione scultorea»; è questo il segno di una sentita trasformazione che parte dall'interno, dal "proprio essere", sulla traccia impressa alla scultura italiana da Arturo Martini.
Alla data del 1946 alle pareti del Palazzo municipale di Campobasso, in occasione della citata Mostra nazionale di pittura, le opere degli artisti molisani, tra questi Eliseo, Scarano, Trivisonno, Trombetta (eccezionale fotografo) sono allineate a fianco a quelle di Guidi, Guttuso, Mandelli. Minguzzi, Rossi, Saetti. Vedova ed altri ancora: il clima che si respira nel capoluogo registra un nuovo, se pur breve, slancio in avanti. Il fervore acceso nel dibattito artistico nazionale sembra, però, non far presa nei salotti della borghesia locale, tantomeno nei circoli culturali ove spira ancora il respiro di un "patetico" verismo che condizionerà gli orienta- menti futuri.

    
    A.De Lisio                  M.Scarano                      A.Trivisonno                    A.Venditti