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Origini Regione Molise

L'origine del toponimo ‘‘Molise”
Differenti teorie esistono sull'origine del toponimo "Molise". Di certa genesi medievale, la denominazione potrebbe derivare, secondo Francesco D'Ovidio, dalla forma aggettivata di mola o molinum, da cui molenses, ovvero abitanti presso la mola o il mulino. Secondo altri, invece, deriverebbe dal nome di un feudo o di un castello o di un'antica città sannita (la Melae citata da Livio). Secondo la leggenda, infatti, il primo gastaldo di Bojano, Alczeco, avrebbe edificato il suo castello proprio sulle rovine di Melae. Un'altra ipotesi, ancora, fa risalire il nome Molise all'alterazione dei cognomi "Marchisio" e "de Molisio" presenti in un documento del 1195, dove il conte Corrado di Luzelinart, si firmò "Corradus Marchisium de Molisio". Tale firma avrebbe generato un equivoco: essa, infatti, male interpretata, sarebbe stata intesa come: "Corrado, Marchese del Molise". Giambattista Masciotta, invece, tenta di individuare una connessione tra il guerriero Alczeco e la famiglia de Molisio definendo una linea di discendenza diretta. Proprio dal cognome de Molisio, secondo la teoria più accreditata, è da farsi risalire l'origine del toponimo. Proveniente dal feudo di Moulins-la-Marche (parte del Ducato di Normandia), questa famiglia ebbe quale capostipite Rodolfo de Molisio. Costui, compagno d'armi di Roberto il Guiscardo, divenne feudatario supportando gli Altavilla nella conquista di alcuni dei territori sanniti che saranno parte del Regno di Sicilia. Studi basati sull'analisi di antichi testi pubblicati nell'Italia Meridionale ed in Europa individuano in Conti de Molisio la genesi di Contado di Molise, proprio in virtù di quella espansione territoriale della contea di Bojano della quale essi furono artefici intorno al XII secolo. Tale teoria, inoltre, è avvalorata dal fatto che l'impiego dei cognomi veri e propri entra in uso, per l'appunto, in questo periodo.

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INQUADRAMENTO STORICO DELLE ORIGINI DELLA REGIONE MOLISE
(Arch. Fioravante Vignone)

Inquadramento storico
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               Le presenti, sintetiche note storiche riguardano alcuni particolari momenti della storia del Molise, che si devono ritenere tra i più significativi sia per la formazione politica del territorio, nella sua collocazione storica e geografica, sia per la definizione di una identità specifica della sua popolazione, almeno di quella meno lontana dal suo a centro.
         Tali momenti interessano in maniera significativa la parte centrale Molise, quella attraversata dalla gran parte dei Tratturi e principalmente dal Pescasseroli-Candela, che è stato l’asse viario più importante del nostro territorio, dal quale sono scaturite le vicende ed i fatti che si pongono all’origine  della storia regionale.
               Il Molise Centrale è il Luogo ove la Regione affonda le sue radici più antiche e che ne costituisce il nucleo originario. E’ infatti nelle vicende storiche di questa parte del territorio regionale che va ricercata e trovata la matrice dell’identità della Regione e della, demograficamente modesta, sua popolazione, la quale, nel trascorrere dei secoli, malgrado tale limite, è riuscita a non farsi fagocitare dalle ben più consistenti entità che la circondano, vedendosi sempre riconosciuta la propria specificità, sancita dalla Costituzione stessa, che la designò Regione tra le altre Regioni .
               Le ragioni storiche sono note ma non diffusamente né comunemente conosciute e tale inconsapevolezza penalizza non poco le ambizioni e l’azione di quanti operano nella politica, nell’economia e nella cultura, che ormai deve svilupparsi nel confronto e nella concorrenza di altri molteplici soggetti che trovano maggiore forza proprio nella loro identità regionale.
               La storia plurimillenaria del territorio ci conferma tale assunto.
               In epoca antica, prestorica, i Sanniti della tribù dei Pentri, quella che i romani riconoscevano come la più forte e importante tra quante formavano la nazione e la federazione sannita, percorrendo il Tratturo Pescasseroli-Candela, si insediò nel Molise centrale e fondò la città di Bovajanom (in Osco) loro capitale.           
               Tito Livio, nel raccontare le Guerre Sannitiche, la definisce la Capitale dei Sanniti Pentri e la descrive come molto ricca e abbondante di armi e uomini. Appiano, che scriveva nel II secolo d.c. ci dice che era una città bellissima difesa da tre rocche.
               Bovajanom sorse sul Tratturo, nel posto dove i percorsi che provenivano dalla Puglia e dalla Campania da sud, est e ovest, dal Lazio e dall’Abruzzo si incontravano con la strada che proveniva dal mare Adriatico, ossia da Termoli.
               Numerosi sono i Tratturi ma il principale era il Tratturo Pescasseroli-Candela  lungo il quale, non casualmente furono fondate le più importanti città delle genti Sannitiche: Aufidena (Castel di Sangro),  Aesernia, Bovianum, Saepinim, Aequm Touticum (Ariano Irpino).
               I Sanniti ed i Pentri in particolare, sentirono sempre forte la loro alterità rispetto ai romani, contro i quali combatterono per secoli, e furono gli animatori della cruenta Guerra Sociale ( 91 – 88 a.c.) che portò alla distruzione di Bovianum da parte dell’esercito di Silla e ad una sanguinosa repressione.
               Ma l’identità regionale non si esaurisce nel tempo e nella sola storia degli antenati Sanniti,dei quali è fortissima la memoria.    
               All’interno del più vasto territorio che, in antico, si identificava come Sannio, che comprendeva non solo l’intero Molise ma anche gran parte della Campania e estese parti dell’Abruzzo meridionale e che, grosso modo,  aveva nel massiccio del Matese il suo centro geografico, il territorio molisano occupò, fin dal medioevo, una sua precisa area politica, assumendo una propria, specifica identità, che lo portò, a partire già dall’XI secolo, e da allora fino ad oggi, a distinguersi nettamente dalle altre aree circostanti, anche perché chiamato sempre con lo stesso nome: Molise
               Con la caduta dell’Impero Romano e l’arrivo dei popoli germanici non vi furono modifiche sostanziali dell’asseto politico del territorio, il Molise si mantenne parte indistinta della più vasta regione che conservava l’antica definizione di Samnium.
             Di quel periodo, per la nostra regione, vi è da registrare un solo avvenimento di grande e non comune rilevanza storica e precisamente lo stanziamento nel territorio molisano di una popolazione non italiana, quella dei “Bulgari” o meglio proto-bulgari, che nella prima metà del VII sec., si stanziarono nel territorio che gravitava intorno ai centri di Sepino, Bojano e Isernia. Il fatto è narrato da Paolo Diacono, nella sua Historia Langobardorum,  scritta nell’VIII secolo.
               La veridicità del racconto è stata definitivamente provata dall’eccezionale scoperta delle necropoli di Morrione e Vicenne, in territorio di Campochiaro (molto vicine a Bojano),  avvenuta nel 1987, che ha restituito reperti di enorme interesse propri di quelle genti, caratterizzate da sepolture contenenti il guerriero insieme al proprio cavallo, ora in mostra presso il Museo archeologico di Campobasso, secondo un rituale proprio dei popoli dell’Europa Orientale e sconosciuto alle popolazioni occidentali.
               Il loro capo, Altzeco, divenne gastaldo di Bojano, e qui pose la sua residenza, in quella che all’epoca era ancora l’entità urbana più importante del Territorio che era stato dei Pentri.
               Il Gastaldato di Bojano, successivamente rinominato Contea di Boiano, corrispondeva al territorio di cui stiamo narrando: dal passo di Castelpetroso fino a Sepino e Sassinoro, inglobando il Matese, estendendosi a nord fino a comprendere Macchiagodena, Frosolone, e quelli posti sulla destra del Biferno, fino a Castellino sul Biferno, compreso Campobasso.
               Fu però con l’arrivo e l’affermarsi dei Normanni che questo comprensorio finì con l’assumere l’attuale identità. Fu allora che il tradizionale assetto, così come era stato definito dai romani, subì una riorganizzazione radicale che trovava origine nelle nuove situazioni di fatto e nelle esigenze di gestione politica del nuovo stato Normanno, come voluto da Re Ruggero.
               Già a partire dal primo decennio dell’XI sec., ancora prima della battaglia di Ciivitate, 17 giugno 1053, che segnerà la definitiva perdita di potere dei principi longobardi, troviamo, nella cronaca del tempo, un normanno col titolo di Conte di Bojano.
               Costui e Rodolfo de Moulins.
               Egli era uno dei tanti Cavalieri che, sulla scia degli Altavilla e dei Drengot, spinto dal desiderio di affermazione, raggiunse il nostro territorio, per combattere e fare fortuna.
               Egli dovette essere non solo un uomo capace militarmente ma anche abile politico, lo storico Guglielmo Apulo lo definisce “.. virtus et consilio pollentis et armis”.
               Fu molto vicino alla famiglia degli Altavilla, li servì in battaglia e in diplomazia, diventando personaggio importante ed influente.
               La dimostrazione delle sue qualità fu la progressiva crescita dei suoi domini e l’allargamento costante dei confini della sua contea attraverso l’annessione prima della contea di Isernia, poi di buona parte della Terra Burrellensis e della contea di Trivento.
               Il prestigio e la potenza dei De Moulins continuarono con i suoi discendenti, col figlio Ugo I, in particolare, che riuscì ad annettere anche la contea di Venafro e quella di Castelli Maris ossia Castelvolturno. Il possesso di quest’ultima fu però di breve durata ed essa non rientrò nei confini della futura contea di Molise.
               Superate militarmente le resistenze al suo disegno egemonico e avvenuta la sua definitiva affermazione politica come re di Sicilia e Italia meridionale, nel 1142, Ruggero II procedette ad una completa riorganizzazione del Regno. Con l’Editto di Silva Marca (1142) Furono stabilite nuove regole amministrative e definite nuove entità territoriali. Tra queste, nel luglio del 1142, la contea di Bojano fu ridenominata Contea di Molise, dal nome, ormai italianizzato, della famiglia De Moulins.
               La Contea di Molise, come affermerà la storica E. Jamison, fu  “la più grande e la più compatta delle contee del Regno, resa sempre più importante dalla sua posizione geografica, attraverso le frontiere tra la Puglia e Capua…”.
               La Contea ebbe un ruolo centrale nella guerra interna allo stato meridionale ereditato dall’imperatore Federico II che vide contrapposti lo stesso Federico ad alcuni nobili ribelli alla sua investitura. Primo tra questi fu il Conte di Molise Tommaso da Celano. Marito dell’ultima dei De Molisio, ossia Giuditta. Il Molise fu teatro di numerose battaglie e assedi di castelli e rocche, quali quelli di Bojano e Roccamandolfi, che alla fine videro soccombere Tommaso e Federico affermare il suo primato.
               A differenza di tanti altri territori, quello molisano mantenne la sua identità anche nei secoli seguenti. Il suo territorio continuò ad essere riconosciuto e identificato prima come Contea e poi come Contado di Molise.
               I Re ed i governanti cambiarono, ma il territorio che fu il contado di Molise rimase sempre identificato e presente nella mappa politica del Sud Italia, conservando inalterato il nome assegnatoli dal Re Ruggero, che ritenne giusto identificare questo territorio col nome della casata dei De Moulins che lo aveva saputo aggregare e compattare intorno a quel
nocciolo originario che fu la prima Contea di Bojano.
               Bojano continuò a crescere e prosperare fino al 5 dicembre 1456 quando uno dei più forti terremoti d’Italia la colpì duramente.
               La città fu distrutta e la popolazione quasi annientata, tanto che il governo fece immigrare artigiani di origine ebraica, soprattutto tessitori, per ripristinare alcune delle manifatture più importanti e produttive.
               Nella città alta di Civita Superiore furono costruiti appositi alloggi per ospitarli, che ancora oggi formano il quartiere della “Giudecca”.
               Da quel momento la città perse la sua originaria forza e importanza a vantaggio di altri centri, quali soprattutto Campobasso, che progressivamente ne superò la centralità economica e l’importanza politica.