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Testo intervento Luciano De Bonis


Qualità del turismo e qualità del territorio
Luciano De Bonis - Presidente dei Corsi di laurea in Scienze Turistiche e Beni Culturali – Università del Molise
◊ Video registrazione intervento convegno
◊ Testo scritto intervento in formato Word

TAPESCRIPT INTERVENTI CONVEGNO
Ci siamo impegnati, per assicurare la completezza del messaggio registrato, anche di trascriverlo come testo su formato Word. Spesso, nei collegamenti on line in diretta si interseca la voce di qualche imprevidente ascoltatore da remoto che apre il microfono della sua postazione interferendo così sul buon ascolto dell’intervento del relatore. La trascrizione del testo è anche soprattutto dettata dalla tipologia dell’iniziativa che prevede siano contemplati in tutte le sue forme i concetti di sostenibilità, di accessibilità e di inclusività per dare a tutti la possibilità di seguirne il percorso non solo con la registrazione audio/video, ma anche con immagini e trascrizione del parlato.
Tenuto conto che il testo è il risultato della riproduzione automatica in sintesi digitale di un'applicazione informatica è chiaro che possono esserci interpretazioni non corrette. E' per questo motivo che invitiamo i relatori ad apporre le modifiche ed integrazioni che ritengono utili alla comprensione del messaggio che comunque è molto efficace già dall'approccio vocale. Grazie a loro della collaborazione e sostegno all’iniziativa.


Prof.Luciano De Bonis
Presidente Corsi di Laurea Scienze Turistiche Università del Molise


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Intervento Prof. De Bonis
Grazie per l'invito, grazie Professor Giannandrea all'associazione che presiede, a tutta la rete delle associazioni che hanno organizzato questo convegno che secondo me è una delle grandi ricchezze di questo territorio, particolarmente utili per gli scopi di cui stiamo parlando oggi, era già un invito molto gradito, dopo quello che ho sentito è diventato ancora più gradito devo dire, la verità è che il tema che mi è stato assegnato, come ha detto il nostro ottimo presidente è: qualità del turismo e qualità del territorio, tema e affronterò in modo molto più facilitato grazie agli interventi che mi hanno preceduto, perché sostanzialmente, dal mio punto di vista finora si è parlato essenzialmente di questo, chiaro però proverò ad aggiungere qualche cosa, non so se in modo scoppiettante diciamo, però in modo direi franco, perché secondo me proprio perché siamo in una scuola e quindi se non ci sono i giovani, , ci sono gli studenti ,ma ci sono i formatori come me dei giovani e come me anche molte persone che hanno preceduto. Io credo che ne va molto del loro futuro essere molto franchi. a questo punto su alcune questioni che riguardano anche il turismo e la formazione in turismo. che tra l'altro diciamo subito, secondo me, è un po’ come altri tipi di formazione, dovrebbe diventare una formazione, se inteso come un turismo territoriale, ecco diciamo così dovrebbe diventare un po’ trasversale, non soltanto settoriale nei corsi di studio superiori come questo, universitari che si occupano dell'argomento, porto un po’ questo sicuramente, è stato uno degli interventi che mi hanno facilitato, ma molti altri interventi che mi hanno preceduto, direi quasi tutti, parto un po’ dalla fine dell'intervento del collega Pazzagli, che non solo tra l'altro mi ha preceduto oggi, mi ha ma preceduto anche egregiamente, come presidente dei nostri corsi sul turismo, se parliamo della qualità del territorio, e così a un certo punto concludeva, così più o meno concludeva, così poi allora bisogna anche qui essere secondo me anzi cominciare da qui, molto chiari. Esistono diverse pratiche del turismo, adesso io un po’ grossolanamente l'ho schematizzate diciamo in tre categorie, ci sono ancora delle pratiche che potremmo definire estrattive di turismo che sono un po’ come dire in modo più raffinato, eh perché le cose non sono mai uguali a se stesse, sono un po' la continuazione, lo dico senza alcun afflato, come dire ideologico, ma perché dobbiamo pure renderci conto che i tempi sono cambiati, quanti suol dire adesso nel linguaggio comune, sono un po’ la continuazione del paradigma industrialista che considerava il territorio come mero supporto, solo che nella versione diciamo così anziana, ormai superata, il territorio non era proprio visto, adesso si vede, se ne percepiscono alcune qualità, ma per essere soltanto da sfruttate, indipendentemente dalla possibilità di riprodurre queste qualità e indipendentemente, anche diciamo pure, questo francamente dalle potenzialità di distribuzione di questa ricchezza. Detto questo io su questo tema non mi eserciterò più per niente, perché secondo me tra di noi, perché io considero diciamo la prima categoria non quella tra di noi più come dire apprezzata, ci sono però forse alcune cose, a proposito le domande che ci si faceva prima, poneva il professor Pazzagli da chiarire, esistono altre pratiche invece molto più attente a queste qualità territoriali che però attualmente sono, devo dire, forse rappresentano almeno nell'ambiente che frequento io, poi magari la prima categoria è ancora più diffusa, eh però nel nostro ambiente, gli ambienti un po’ di persone sensibili a questo tema e anche un po’ competenti e c'è una certa presa ancora forte di alcune pratiche, poi quello che conta in questi campi, per esempio le pratiche che dice il  collega urbanista Pierluigi Grossa di Venezia, ci sono alcune pratiche molto più attente a questo che però tendono a considerarle come qualcosa solamente da conservare, trascurano completamente l'aspetto di riproduzione necessario perché quelle sono cose queste qualità che su come abbiamo visto in tutti gli interventi precedenti anche l'ultimo del collega Prozzo, sono tutte cose che si sono create, noi adesso abbiamo delle cose da conservare, perché nel tempo c'è stata un'interazione feconda tra comunità umane e territori, se non avremo più niente da conservare adesso, come dice la filosofa francese, l'urbanistica forse avrete capito a questo punto, io sono un urbanista di formazione, architetto ecco accademicamente urbanista e non è che possiamo soltanto contemplare, perché se conserviamo solo e non riproduciamo alla lunga non ha più niente da conservare, quindi queste sono più interessanti sicuramente, ma sono un po’ da considerare attentamente in questo loro atteggiamento puramente contemplativo e passivo e sottolinea il fatto che questo atteggiamento contemplativo e passivo spesso, anche alla base, sto sempre parlando di quello e di utilizzi turistici o di promozione di utilizzi turistici, molte delle come dire istanze che si rivolgono quando si sente, io potremmo vivere solo di turismo eh non è vero, lo dichiaro subito col presidente dei corsi turismo, è una mia opinione, però anche in questa veste molte delle istanze che si rivolgono alla valorizzazione del nostro straordinario, non c'è dubbio patrimonio culturale, sono istanze che spesso appartengono a questo paradigma, secondo me invece la terza categoria che ho utilizzato qui, cioè le vere pratiche feconde anche dal punto di vista turistico, ma dal punto di vista turistico come vettore di innalzamento o di mantenimento della qualità del territorio, sono quelle pratiche in cui anche la componente di utilizzazione turistica e abbiamo visto prima del mio intervento esempi straordinari in questa regione di questi, io non vengo da questa regione sono 17 anni che ci lavoro, vengo da Roma che dal punto di vista culturale potrebbe essere considerato il non esiste, una cosa qui che a Roma non esistono, non esiste più, quanto più cosi come si può si può pretendere che esistono qui cose che magari sono rintracciabili sono le grandi città d'arte, benché ci siano anche dei picchi pure qua, di questo e comunque dicevo questa terza teoria di pratiche va identificata con quelle pratiche che sono capaci di integrare anche l'utilizzo turistico all'interno di altre pratiche di produzione e di riproduzione di territorio e di paesaggio cioè pratiche che utilizzano il territorio per qualche scopo anche produttivo, non distruttivo e che proprio per questo, riproducendo territorio e paesaggio, sono pratiche che si prestano anche , al migliore utilizzo turistico, perché io dico questo, allora faccio due piccoli incisi, commentavamo prima col professor Pazzagli perché stavamo uno dei vicini quello che diceva il professor Prozzo sul fatto che in inglese in tedesco landscape landschaft la componente trasformativa e creatrice si capisce di più in realtà, è completamente vero eh però è perché ci dimentichiamo che pure paesaggi italiani ,così quando diciamo giardinaggio lo sappiamo che giardinaggio significa fare giardino, quando diciamo paesaggio in francese è uguale, quando diciamo paesaggio invece pensiamo sempre alla cartolina fissa, statica, paesaggio significa fare paesaggi, farlo il paese, il collega come giardiniere fa il giardino, questo ci dimentichiamo spesso, ma perché lo sottolineo, io non posso dire di far formazione turistica, questo è un problema grosso, si aspetta perché più risaliamo questa scala e più andiamo verso forme di offerta di lavoro diciamo ai nostri giovani secondo me mortificanti in turismo, questo è e questo bisogna sapere nel turismo, più prevalere il paradigma post industrialista, perché non è industrializzato stretto, come dicevo prima, aumenta la richiesta di lavoro squalificato più si scende su questa scala, che poi significa salire dal punto di vista qualitativo, detto il più aumenta la domanda di lavoro qualificato e questo che noi cerchiamo fare nei nostri corsi di turismo, grazie anche devo dire a una rete così attenta a questi temi come quella che oggi si manifesta qui è presente ora questo l'ha già detto il professor Pazzagli, tra l'altro noi condividiamo proprio, diciamo così questo, diciamo membri di un filone di studi interdisciplinari che si appoggia sugli stessi presupposti concettuali, guida storico iegor urbanisti e tanti altri docenti e ricercatori in Italia, il concetto chiave è questo, è quello lo so ripetere, è quello di patrimonio territoriale e cioè capire bene come adesso dice voglio dire anche il professor Prozzo che, come dicevo prima, il frutto più elevato, quelli di me qualitativamente di quello che è stato prodotto nel lungo processo di cui lìevoluzione tra uomo e natura è proprio dovuto a questo processo di evoluzione, anche qui commentavo poco fa col professor Pazzagli sono vent'anni che lavoro per il Parco come pianificatore universitario per il Parco Nazionale del Gran Sasso, e non immaginate quanta fatica faccio con gli egregi tecnici ambientali che stanno lì, che ti dicono questa pianta è una specie rarissima e protettissima in Europa, dico benissimo e dove sta sulle praterie se non ci fosse stato il pascolo, l'attività umana pascolo, lo so benissimo che poi ci sono le attività umane che dalle industrie e poi sono state completamente distruttive, ma se prima non ci fosse stata l'attività umana pascolo quella specie rara naturalistica, eh non sto parlando di una cosa coltivata, non avrebbe potuto allineare lì è questo che bisogna capire a proposito di biodiversità e di integrazione tra naturale e culturale di cui parlava prima il Professor Prozzo, ma questo significa, anche questo è un altro concetto, secondo me fondamentale che per fare patrimonio territoriale ci vuole una comunità patrimoniale, ci vogliono delle persone che interagiscono col territorio, con l'ambiente e producono paesaggio e territorio e lo fanno e identificano anche il risultato di quello che fanno come qualcosa che vale la pena di continuare a produrre e a conservare. Ora i capiscuola della scuola cui accennavo prima qua, partiamo dal professor Pazzagli, lo hanno detto in modo molto felice, così un altro concetto fondamentale ve lo leggo direttamente, perché forse nelle loro parole si capisce meglio, perché pure questo, secondo me, è un buon antidoto, parlo sempre e soprattutto ai giovani, ma anche ai formatori di giovani come me, per una certa deriva che io definirei pseudo ambientale, non ambientale dei nuovi percorsi di sviluppo locale, dicono De Matteis e Magnaghi, le politiche di tutela e valorizzazione ambientale territoriale e paesaggistica non sono più, non devono essere più limitative ex ante prima o dopo correttive, dopo che il danno è stato già fatto delle attività produttive stesse, ma in Molise, per fortuna ne abbiamo ancora qualche esempio, anche se bisogna stare attenti al fatto che non scompaia del tutto sono le attività produttive stesse che devono contenere nel proprio genoma costitutivo comportamenti virtuosi finalizzati all'auto riproducibilità delle risorse, non è che bisogna semplicemente mettere limite a certe attività o mitigare poi l'impatto di queste stesse attività che però costitutivamente non sono riproduttive di territorio paesaggio, ora io mi sono esercitato recentemente appunto nel mio lavoro di ricercatore e su alcuni spunti molto interessanti sul rapporto tra turismo rurale e paesaggio in ambiente diciamo iberico Spagna-Portogallo, perché forse anche per la somiglianza al nostro contesto, vengono fuori cose interessanti, poi dirò però una cosa che forse vale la pena, oggi aggiungere su questa polarità che ancora tende a dominare il nostro pensiero rural-urbano, no lo dico , , lo dico dopo, prima vediamo cosa viene fuori da questo ambiente di studio iberico, è stato messo in evidenza in questi piloni di ricerca che studiano il rapporto tra storico rurale e paesaggio e quali possono essere i benefici ecologici e culturali che per esempio, vedete l'affinità diciamo anche culturale dell'abbinamento di un'attività tradizionale produttiva come la transumanza con forme, attenzione qui però forme complementari, non devono essere sostitutive, non deve diventare anche come la riserva degli indiani, forme complementari di utilizzazione turistica, così come è questo è il tema a cui mi riferivo anche poco fa, è stata evidenziata l'obsolescenza di alcune forme molto settoriali di turismo ecologico, ad esempio il turismo ornitologico, niente che contro il turismo ornitologico, però è stata evidenziata la necessità di incrementare il coinvolgimento emotivo delle popolazioni locali nei confronti degli ecosistemi, in cui che esse vivono e come si fa a incrementare questo coinvolgimento emotivo non è un approccio puramente come dire, lo dico da ricercatore scientifico che può aiutare, ma è anche con rigore scientifico, in questo caso è necessaria la rivalutazione dei paesaggi culturali, che sono i paesaggi culturali, sono quelli che ancora manifestano nella loro contemporaneità e nella loro attualità il lascito delle forme di interazione che c'è stato storicamente, quindi proprio, ok allora noi abbiamo all'Università del Molise un primo livello di studi in turismo che, per il corso di laurea in scienze turistiche articolato in due indirizzi, turismo e sviluppo locale, e da qualche anno grazie all'opera propria del professor Pazzagli, enogastronomia e turismo, poi abbiamo un secondo livello, la laurea magistrale, che è denominato Management del Turismo e dei Beni Culturali e poi, anche se quest'anno non è partito per motivi diciamo organizzativi, che forse sarei più sincero definire finanziari a un terzo livello di studio che raccoglie, può raccogliere sicuramente gli studenti che vengono dei precedenti livelli in studio, che sono interessati, che è un master di Progettazione e promozione del paesaggio, appunto culturale, al quale molte delle persone possono fare tutti i riferimenti che sono qui hanno partecipato, compresa la Soprintendenza appunto. Allora adesso vi faccio una rapida carrellata di come proprio progettualmente qui cerchiamo di andare a identificare quelle risorse territoriali che si prestano a quello che ho detto finora ad essere oggetto di iniziative di valorizzazione che non sono statiche, ma sono riproducibili, riproduttive delle stesse risorse, vabbè vado molto rapido, vedete qui abbiamo un'ipotesi di bio-distretto, parchi agricoli multifunzionali, non so a diffondersi ci abbiamo fatto lavorare anche negli studenti algerini, insomma a proposito di quello che dicevamo prima sono state citate anche altre iniziative Erasmus recentemente proprio a Termoli, a proposito anche della questione fondamentale del cambiamento climatico, noi siamo parte di un network di università europee Turchia Bulgaria Francia Olanda, ci siamo noi come Italia, mi pare di averle dette tutte, che il lavoro sul progetto Erasmus, non di quelli convenzionali, convenzionali in senso che lavorano per convenzione, ma è il frutto di un bando competitivo che in questo gruppo di università ha vinto, che lavora sul rapporto tra impatto del cambiamento climatico, patrimonio culturale e poco tempo fa a settembre a Termoli abbiamo fatto un workshop internazionale in cui sono venuti studenti da tutte queste nazioni, da tutte queste università, sul tema specifico che ci è stato assegnato come Università del Molise e che era quello della vulnerabilità del patrimonio culturale, al cambiamento climatico, ah a proposito mi piace anche citare questo quelle le cose che abbiamo anche sentito prima, a dimostrazione anche di quello che stavo dicendo adesso, a un certo punto la zampogna di Scapoli, mica era la composizione tradizionale, era la composizione contemporanea del maestro, se lo riconosciuto bene Pietro Ricci. Ebbene Piero, lui ci tiene però che poi si scriva Pietro e ve lo dico, perché me l'ha detto per telefono e perché me l'ha detto è questo che mi stavo dicendo, perché in questo network di università che vanno appunto dalla Bulgaria Turchia all'Olanda, pensate anche alla divinizzazione, anche in questo caso noi abbiamo chiesto al maestro Ricci, lui ce l'ha concesso di utilizzare le sue composizioni, che sono tradizionali allo stesso tempo contemporanee, per fare la colonna sonora di tutti i filmati che vengono fatti in questo progetto europeo e del videogioco parla agli studenti, perché c'è anche un cosiddetto serious gam,e consentitemi la pubblicità che è proprio sul tema e resilienza del patrimonio culturale, l'impatto del cambiamento climatico, quindi queste musiche molisane andranno in giro in tutta Europa e qui gli studenti appunto sono già, c'era questo invece, è quello che abbiamo fatto nella terza edizione del Master su cui a questo punto vado ancora più rapido, perché sto prendendo forse troppo tempo, terza edizione, però che ripeto interessa anche agli studenti che vengono dal primo e secondo livello dei nostri studi in turismo, chiudere un po’ come nella tragedia greca che mi dice fine allo stesso modo, il poco di tempo e d'azione, allora riparto da quelle pratiche figure, adesso lasciamo perdere le altre due, ma quali sono gli altri criteri che ci devono secondo me guidare in questa azione di stimolo e anche di formazione oltre che azione, non solo devono essere pratiche feconde in quel senso che ho detto, devono essere anche, come dicono De Matteis Magnani, pratiche sostenibili. Loro anzi le definiscono proprio per questo auto sostenibili, attività economiche che nello lo stesso costituirsi sono virtuose, non perché vengono mitigate dopo o limitate prima e infine voglio aggiungere anche questo, che forse è un tema che si tocca sempre poco e lo dico senza alcuna, poi spiegherò perché, lo spiego subito eh non ci metto tanto tempo, lo dico senza alcuna come dire inclinazione ideologica, ma devono essere pratiche di comunità nel senso che le risorse patrimoniali, quelle di cui così bene si è parlato oggi, molto meglio pure di quanto abbia fatto io, ora sono utilizzate e qui che non c'è nessuna inclinazione ideologica ve l'assicuro, adesso vi spiego , indipendentemente dalla proprietà secondo un principio per esempio, noi in Molise abbiamo avuto, siamo stati molto frequentati dall'ex Presidente scomparso recentemente purtroppo della Corte costituzionale Paolo Grossi che in senso giuridico questa cosa l'ha spiegata, l'ha spiegata benissimo secondo forme che risalgono a una, a quella tradizione che è stata definita da Cattaneo e Vito, ecco una battuta permettetelo i docenti di scuola, si perda sempre il Mazzini e Garibaldi, di Cattaneo non si parla mai che ha definito questo modo di utilizzare risorse patrimoniali, era un liberale che è, un altro modo di possedere che cos'era il tratturo per un modo di utilizzare risorse radiali indipendentemente dall'età, senza nessun pregiudizio particolare, naturalmente sono stati conflitti come ci sono sempre, ma non è che c'è bisogno di abolire la proprietà per utilizzare in modo comune le risorse patrimoniali. Vi ringrazio ancora molto per la giornata, si dice sempre nei convegni anglosassoni e questo è vero molto istruttiva anche per me.