Convegno intervento Rossano Pazzagli




Quale turismo per le aree interne? Il territorio del Molise come risorsa
     Rossano Pazzagli: Docente di Storia del Territorio e dell’Ambiente – Università del Molise
◊ Video registrazione intervento convegno
Introduzione Mario Ialenti - Chairman
◊ Testo scritto intervento in formato Word
 Diapositive Rossano Pazzagli
◊  Curriculum: POSIZIONE ACCADEMICA






Intervento scritto Rossano Pazzagli
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Se dovessi trarre una suggestione dalla relazione del collega Prozzo, direi che la somma non fa il totale, ma appunto il totale è qualcosa di più che richiede un approccio. Questo è un'indicazione metodologica secondo me, fondamentale anche rispetto alla progettazione, anche in vista delle risorse, eccetera perché spesso la progettazione è proprio questo, è tirar fuori tanti progetti ognuno il suo, poi si fa la somma e bisogna partire dagli obiettivi, però io voglio prima di tutto ringraziare Antonio Giannandrea e la sua associazione Molise città ideale che anche la mia associazione E voglio anche scusarmi, perché non potrò restare con voi oggi pomeriggio che invece secondo me rappresenta la parte più viva del convegno, quella più interattiva anche con il territorio, semplicemente perché ho tre ore di lezione nel pomeriggio, ho un master che si chiama per l'appunto territori digitali quindi stiamo in tema, ma devo essere ora io penso si possa rappresentare una delle gambe della rinascita delle aree interne, però deve essere un processo governato e quale processo da governare quello dello sviluppo turistico perché si possa tradurre in un turismo diverso dai modelli stereotipati che abbiamo finora sperimentato. Il Molise ha un vantaggio, può sembrare paradossale, quello di non essere ancora una regione turistica e quindi di porsi oggi alle soglie di un'era più turistica e l'idea di un turismo ha il vantaggio del ritardatario, insomma l'idea di un turismo nuovo che non riproduca i cliché del turismo di massa massificato, stagionalizzato, dissipativo delle risorse. Le aree interne non sono un'espressione geografica, del resto abbiamo aree interne anche sulla costa, anche se si guarda alla Snai, alla stagione, all'interno poi abbiamo, come una delle 72 aree interne che insomma il Salento certamente non è all'interno, un'altra è il Delta del Po, ma ci sono due Delta lato Ferrara e Delta lato Rovigo in quanto Veneto, quindi quella delle aree interne non è una geografia è una condizione, sono, si chiamano interne tutte quelle aree che sono state marginalizzate, dimenticate dal processo di sviluppo che abbiamo seguito nella seconda metà del 900 è la storia di un declino le aree interne quindi sono l'esito di un processo, non sono il frutto di un destino ineluttabile, è il frutto di scelte dunque, quella che abbiamo di fronte e nell'analisi, è la storia di un declino,, di una deriva i cui effetti sono stati come sappiamo, quindi lo spopolamento, l'emigrazione,, la rarefazione, la perdita di attività produttive tradizionali, la perdita di servizi, l'abbandono della terra, la minore cura del territorio, un processo rinaturalizzazione spontanea che non è esattamente il ritorno del bosco, ma qualcosa di diverso, la superficie forestale nel nostro paese nell'ultimo secolo è triplicata e insomma tutti quegli effetti che hanno avuto che sono un po' il contraltare dei due grandi processi che ha subito il nostro paese e la popolazione del nostro paese, l'urbanizzazione e la litoralizzazione, siamo andati tutti in giù verso le coste, verso i poli, verso i poli urbani, qui voglio essere chiaro però, perché voi continuate a dire che il Molise sta perdendo popolazione, ma non è un fenomeno di oggi la maggior parte della popolazione il Molise l'ha persa tra il 1951 e il 1971, rovinosa, una caduta rovinosa, in 20 anni si sono persi 90.000 abitanti, su una popolazione di 400mila sono tantissimi, oggi negli ultimi 20 anni abbiamo perso certo, abbiamo perso 20-25000 abitanti dal 2001 ad oggi, dunque dobbiamo anche rimettere le cose su una dinamica storica per esserne consapevoli, il danno cioè la marginalizzazione delle aree interne si è fatto nel corso di un tempo abbastanza lungo e non è pensabile che la rinascita venga dall'oggi al domani, ecco perché dico non abbiamo ricette,, abbiamo processi da mettere in moto e da alimentare attraverso le politiche,, ma anche attraverso un lavoro di tipo culturale che accompagni, come dire, il discorso, la mentalità eccetera allora la deriva, ecco ha avuto molti aspetti l'emigrazione, l’esodo rurale, l'inurbamento, ecco vedete cosa è successo qui in questo grafico, vedete che cosa è successo, questo è il grafico della popolazione addetta ai diversi settori, ai tre principali settori economici, dall'unità ad oggi, vedete che la situazione di partenza e quella di arrivo sono esattamente invertite, la linea scura è quella dell'agricoltura, la linea gialla è quella dell'industria, la linea rossa è quella dei servizi, ma io non voglio dire tanto per parlare, tanto di questa inversione, ma del momento in cui la forbice si incrocia, quando per la prima volta l'Italia conosce diciamo così una prevalenza del settore industriale e terziario rispetto a quella agricolo, questo incrocio come vedete, avviene tra il 50 e il 70, appunto in quel periodo a cui accennavo qui e l'Italia, da paese contadino, diventa un paese industriale per poco, perché qualche anno dopo, come vedete, una terza linea quella del terziario, supera tutte le altre due, oggi l'Italia non è più un paese industriale e Il Molise per la verità segue questo processo, ma resta una delle regioni più agricole del paese, in quel periodo eccolo qui il grafico, ecco quello che dicevo, il grafico della popolazione del Molise dal 1861 ad oggi, vedete presenta quella discesa vorticosa tra il 1951 al 1971, poi una sostanziale stabilità anche una leggera crescita, in relazione all'arrivo dei nuclei industriali ,provvedimento temporaneamente utile, ma sul lungo periodo fallimentare anzi, utile sul breve periodo,, ma utile,, però ha creato ulteriori aree interne, perché ha contribuito a svuotare ulteriormente i paesi dell' interno, le campagne, eccetera, concentrandole appunto nei poli industriali e basta guardare Termoli e vediamo come una bella città cresce, ma può crescere male  eccetera, è l'unica realtà del Molise che ha, diciamo subito, un andamento inverso a quello che possiamo vedere qui, vedete le quattro aree Snai di cui parlavate prima voi, le quattro aree del Molise, Matese, Mainarde il portone e l'alto medio Sannio, perché solo come è stato chiamato, ma è insufficiente questa cartografia, perché il Molise è complessivamente un'area interna, è l'emblema delle aree interne, come dicevate, come ricordava Mario Ialenti ,è l'unica regione italiana che ha meno abitanti oggi che al momento dell’Unità d’Italia e quindi, lavorare le aree interne sono una grande questione nazionale in cui il Molise deve essere protagonista, deve slacciarsi dalle incertezze della Snai, dalle dinamiche regioni territori e stato centrale per dare realmente ai territori una veste da protagonista, se guardiamo alcuni comuni, qui ne ho messi tre ma ne posso mettere 50 60, posso mettere 4000 dei 5000 comuni italiani sotto i 5000 abitanti e troviamo sempre questo tipo di andamento, una tendenza alla discesa che caratterizza tutti nella seconda metà del 900 , con anche qui una particolare discesa significativa degli abitanti tra il 1951 e il 1971, naturalmente più andiamo nell'interno e saliamo di altezza di altitudine e più questo grafico è come dire drammatico in un certo senso e guardate Roccamandolfi Poggio Sannita, Montecilfone eccetera, cioè tutti hanno questa tendenza. Ora qual è il paradosso, la contraddizione di fondo da rilevare, è che questa discesa, questa deriva, questo declino, questo abbandono, questo spopolamento sono avvenuti in un periodo mentre l'Italia complessivamente cresceva demograficamente, economicamente, socialmente, eccetera, cresceva ma è stato, ne vediamo uno sviluppo squilibrato, fortemente squilibrato, se noi abbandoniamo i dati medi, abbandoniamo la statistica di superficie e ci inoltriamo in un'analisi di tipo territoriale ci accorgiamo che mentre una parte piccola da un punto di vista della superficie dell'Italia, cresceva, poli industriali, poli urbani, qualche tratto di costa, un'altra Italia ben più grande, diffusa conosceva la dimenticanza allo spopolamento, l'abbandono quindi bisogna domandarsi oggi come si fa a riequilibrare una situazione squilibrata, Don Milani ci soccorre magistralmente con quel concetto delle politiche differenziali che non è l'autonomia differenziata di cui si è parlato, quella specie di secessione dei ricchi, come l'ha chiamata l'economista Gianfranco Viesti, le politiche differenziate significa fare politiche come vestiti che si adattano al territorio a ogni corpo che ogni territorio ha un corpo diverso e anche per questo non ci sono ricette, non solo perché la realtà è complessa, come ci ha dimostrato, ma anche perché ogni contesto ha bisogno del vestito suo, ha bisogno del vestito suo, parlo della fiscalità, parlo dell'istruzione, parlo dei servizi, uscire dalla logica dei numeri, perché queste disparità territoriali, che il modello di sviluppo ha creato, si sono trasformate inevitabilmente in disuguaglianze sociali e dove sta scritto che un cittadino di un luogo piccolo ha meno diritti di uno che sta in un luogo grande, non sta scritto da nessuna parte, l'unica risposta a questa domanda potrebbe essere quella, diciamo così, di tipo come si può dire economico, economicistico cioè della mercificazione dei diritti e servizi, significano diritti, perché dire scuola significa diritto all'istruzione, dire sanità significa diritto alla salute, dire trasporti significa diritto alla mobilità, ecco allora dobbiamo trovare oggi un modo per riequilibrare, per fare strategia, il turismo può essere una delle gambe di queste strategie, ma non  l'unica e per fare strategie bisogna partire dalla lettura territoriale, cosa è rimasto non c'è niente in questa cosa, è rimasto, bisogna chiedersi, nonostante tutto quel declino di cui abbiamo parlato è rimasto quello che noi chiamiamo una parola patrimonio territoriale che è l'insieme dei patrimoni che si sono accumulati sul territorio che ruotano essenzialmente attorno ai temi ambientali, al tema del patrimonio culturale in senso lato, molto lato, al tema dell’enogastronomia dei prodotti eccetera e qui ho messo gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale che poi per il Molise in particolare, io sintetizzerei con queste tre p, i paesi, i,prodotti, i paesaggi anche senza dirlo, sto entrando nel tema turistico, nel tema turismo, perché questi sono la base dei grandi gruppi delle risorse turistiche che possiamo scomporre, quando vogliamo, qui non c'è il tempo di farlo, i paesi prodotti, il paesaggio, quello che ci mette la natura, la struttura geomorfologica, la struttura ecosistemica, la fauna, la flora, tutto quello che volete voi e quello che ci ha messo l'attività dell'uomo, la natura e l'uomo, poi bisogna riconnettere questi due questi due elementi sono connessi naturalmente, ma bisogna considerarli insieme come soggetti non l'uno soggetto ego e l'altro oggetto la natura, ma come due soggetti cooperanti, che appunto costruiscono territorio, dopo di me parlerà anche il Professor De Bonis con il quale condividiamo questa impostazione territorialista, da discipline diverse, eccetera, il paesaggio e i paesi e il paesaggio è risorsa fondamentale, allora se vogliamo fare un turismo buono per il Molise, dobbiamo prima di tutto leggere e salvare il nostro paesaggio quel mosaico che è il frutto di quello, in fondo tra uomo e natura,  dobbiamo considerarlo come dobbiamo considerarlo come una risorsa e se vogliamo parlare di sostenibilità, vuol dire che il paesaggio deve essere usato, ma non dissipato e se io riempio questa regione, dopo aver fatto qualche nucleo industriale, però avremo il vantaggio di essere nuclei, quindi diciamo così non diffuso, se io aggiungo a quello, oggi di fare in modo diffuso impianti industriali nelle campagne, energetici o no, io sto dissipando una risorsa che sarà utile in un futuro, nel futuro, allora questo è un'urgenza, guardate perché la sommatoria dei soldi del PNRR e dei decreti semplificazione e del mito della transizione ecologica, sta producendo un nuovo attacco al territorio che è la principale risorsa per poter fare turismo oggi e domani paesaggi, paesaggio, paesi grazie di aver riportato questo piccolo libro che ho scritto raccontando un po’ di esperienze, c’è molto Molise in questo libro, naturalmente non solo il Molise, perché il tema che noi stiamo affrontando, un tema delle aree appenniniche, delle aree interne di gran parte come dicevo dei 2/3 del territorio italiano, i paesi sono l'altra risorsa fondamentale del Molise, se noi vogliamo fare davvero un piano turistico, dobbiamo investire nei paesi che non significa soltanto restaurare le mura delle case vuote, vuol dire riportare in quei luoghi condizioni di vita, una buona qualità della vita, servizi, abbiamo associato servizi, abbiamo chiuso scuole, farmacie, centri, presidi, presidi sanitari, abbiamo diciamo così c'è bisogno di un grande sforzo di territorializzare, i diritti, portare quei diritti fondamentali, che dicevo io, che dice anche la Snai funzione salute e mobilità, dappertutto nei paesi, usiamoli per questo i soldi se ci sono e serve naturalmente una progettualità forte a livello regionale, di livello di area, io sono un sostenitore del ruolo dei comuni, soprattutto dei piccoli comuni, ma devono nello stesso tempo, insieme alla propria autonomia sviluppare la capacità di lavorare insieme, di fare i progetti di area, di uscire dalla logica della competizione ed entrare in quella della solidarietà, questo è vero anche per il modello di sviluppo più in generale, allora le aree interne, se viste in questa prospettiva, cioè nella prospettiva della consapevolezza, nella conoscenza del loro declino e nella progettazione della rinascita, noi siamo in mezzo a questo, conoscere il declino per progettare la rinascita per non ripetere gli stessi errori allora in questo senso le aree interne sono uno spazio ideale per quel turismo ho detto nuovo prima e nuovo non vuol dire niente diciamo troppo spesso questa parola declino come il turismo dell'esperienza ma si chiama in tanti modi lento destagionalizzato consapevole mitigato come dice Giovanni Germano e eccetera che appunto riguarda può essere diciamo così una gamba di questa rinascita delle aree interne che non può essere solo turismo anzi noi che stiamo esaminando un po’ anche la domanda turistica sapete che viene fuori che se un turista oggi un turista nuovo penso all'escursionista al gastronauta ai vari tipi di turisti va in un luogo e lo trova troppo turistico non gli piace più se va in un luogo incontra solo turisti come lui anziché abitanti persone e questo luogo perde attrattività paradossalmente se un paese oggi diventa destinazione turistica diventa meno attrattivo per il turismo scusate il gioco di parole ma forse il concetto sono riuscito ad esprimerlo naturalmente bisogna andare anche in tutte queste altre direzioni che qui non sto a dire bisogna cioè sviluppare un tipo di sviluppo che è che non è polarizzante polarizzato ma è policentrico recuperare cioè una condizione strutturale e storica del nostro paese l'Italia è un paese è stato ed è un paese il policentrico al quale abbiamo applicato un modello di sviluppo polarizzante bisogna e questo può sembrare una controtendenza però penso che in realtà piccole come il Molise possano sperimentare questo aspetto ci sono non si parte mai da zero ed è un limite l'idea che mi sono fatto è che un limite di questa regione ma non solo qui è quella che si fanno tante cose ma ogni volta si riparte da zero e poi magari non ci si unisce a quello che ha già fatto un altro anzi forse si riparte da zero proprio perché l'ha fatto qualcun'altro eccetera invece bisognerebbe sempre fare tappa e poi chiunque vada avanti riparta dalle cose che si sono già fatte ci sono esperienze anche fuori per esempio stanno è stata lanciata l'idea pochi anni fa delle cosiddette guide del non turismo e qui ce ne ho messo una ad esempio Ussita un paese dei Monti io uso il termine paese scusatemi ma non sopporto più il termine borghi il PNRR scrive borghi va bene sul lavoro in più a noi ci va bene lo stesso basta intendo cioè insomma chi ha scritto il piano PNRR non conoscere il locale non è mai stato a Pietracatella o a Duronia o a Colletorto insomma e io uso il termine paesi perché il borgo vedete una definizione un po’ così urbanistica di contenitore di cui è solo una parte che il borgo è solo una parte questo anche storicamente era il borgo fuori dal centro io uso il termine paese perché è quello che usa la gente quello che usano quando uno dice torno sabato torno al paese vado in paese non dice torno in borgo vado in borgo ma soprattutto perché il paese rimanda alla comunità non è il contenitore e la comunità è un sistema di relazioni e di funzioni e noi nelle aree interne abbiamo questa difficoltà qualche volta la comunità c'è ancora ma è disgregata anche conflittuale al suo interno perché più si diventa piccoli e più ci si scorda a volte non c'è proprio più la pubblicità e allora lì va anche rigenerata e c'è il tema dei nuovi abitanti che quando nate ma è tutta un'altra questione questa guida queste guide ne sono uscite tre per ora è un l'idea nata in Sardegna poi l'editore però è Veneto di Portogruaro mi sembra le guide del non turismo sono guide dove è la comunità locale che si racconta e che dice ai visitatori cosa si fa come si vive dove devono andare eccetera cioè appunto non la guida fatta dallo specialista chiamato dall'esterno come si fanno i piani del turismo chiamando gli esterni per dire eccetera ma raccontato più che più che storytelling playtelling cioè è il luogo che si racconta io non faccio tanta distinzione però per le persone perché per me i luoghi sono come le persone bisogna volergli bene però per volergli bene bisogna conoscerli curarli frequentarli ecco di questo c'è bisogno questo è e cioè è una conoscenza che deve trasformarsi in coscienza e molto importante questo per dare ai processi che mettiamo in atto la possibilità di durare cioè andare dove il turista oggi vuole andare dove non c'è niente io conosco tanta gente che quest'estate ha preso la macchina ha detto io voglio andare in luoghi che non sono turistici e dove non c'è un monumento famoso dove non c'è una un'opera cioè voglio vivere dei luoghi ecco cos'è il tubo dell'esperienza non andate a scoprire un luogo che ormai si scopre anche in rete guarda stando seduti da qualche parte ma andarlo a vivere a farci quelle cose che non si possono ancora fare su Internet degustare un piatto immergersi in un paesaggio sentire un odore un sapore partecipare a una festa tradizionale parlare con un anziano su una panchina interrogare un giovane che se ne sta andando magari chiederle tempeste a cercare cosa perché oggi non è più in crisi soltanto il modello di vita delle aree interne è in crisi anche il modello urbano metropolitano perché delle aree interne non nasce mica oggi il problema c'era già oggi assume questa particolare attualità perché appunto si incrocia con la crisi del modello urbano guardate i grafici di popolazione delle città dai capoluoghi di provincia ultimamente ho guardato Frosinone e si era per esempio A Roma Napoli e Milano il loro grafico ovviamente per gli anni 50 60 e 70 opposto a quelli che abbiamo visto prima cioè salivano così ma negli ultimi vent'anni hanno così dunque abbiamo diciamo così crisi che si incrociano quella delle aree interne strutturale è quella del modello urbano abbiamo bisogno di riaprire la pandemia ce lo dice quando mia ci richiama e allora il niente naturalmente tra virgolette perché il è il niente secondo la narrazione consumistica dei luoghi il Molise non esiste secondo quella logica ma secondo la logica del patrimonio territoriale che io ho cercato di impostare all'inizio esiste eccome è forte esiste non è solo digitale anche se la digitalizzazione è utile è appunto così allora bisogna fare attenzione anche alle cose da evitare se vogliamo impostare un modello di sviluppo turistico per queste aree sapendo che il Molise è una regione da camminare da mangiare da vivere da comunicare certamente eccetera allora le cose da evitare sono uno sganciarsi dalla logica di vita Il turismo buono non è quello che cresce tutti gli altri facciamo tesoro delle esperienze avanzate la Toscana sta scontando cioè a guardare ogni anno i flussi e cercare sempre che il flusso continuo anche quando ha superato una certa soglia diventa un problema e lo per turismo in cui spesso si sente ormai parlare trasmettere evitare di trasmettere un'immagine stereotipata dei luoghi In Val d’Orcia un'area tutta contadina fino a qualche decennio fa e adesso invece importantissima a livello internazionale eccetera eccetera e voi andate e trovate lungo la strada dei parcheggi fatti apposta per fotografare un gruppo di cipressi i cipressini di San Quirico d'Orcia e lì ci sono tutti fermi certo a volte c'è anche un ingorgo sulla strada per Roma che crea disagio eccetera allora io mi chiedo lo chiedo ho detto ai sindaci di quell'area andando a fare iniziativa ma secondo voi cosa fotografano quei turisti la Val d'Orcia o la cartolina che hanno visto prima di venire l'immagine stereotipata appunto eccetera perché questo riduce il valore dell'esperienza va bene per la logica del selfie sono stato mi sono fatto il selfie in un luogo che tutti conoscono così è e leggo di nuovo con questionario sapevo ancora così e l'altro errore è quello delle realtà che diventano turistiche e immediatamente aumentano i prezzi degli affitti delle case degli alimentari e ne sono rimasti degli alimentari eccetera ecco e questo espelle il desiderio e quello evitare di fare nelle aree interne quello che è successo nei centri storici delle città d'arte dove a Venezia a Firenze dove non trovate più un fiorentino o un veneziano nel centro perché sono andati magari a Marghera o all'Impruneta cioè un po’ più sfortunati i fiorentini che ci hanno l’Impruneta o Porto Marghera ma insomma ecco questo è l'uso dissipativo delle risorse l'ho detto un provare a fare un turismo che non abbia che non riproduca il mercato di lavoro di scarsa qualità e la maggior parte del turismo italiano ha, noi cerchiamo di mettere una toppa perché abbiamo fatto all'università un corso di laurea su questo sulle scienze del turismo che diciamo De Bonis presiede e cerchiamo di mettere a disposizione del turismo profili qualificati ma non basta evitare bisogna che qualcuno poi li prenda li sostenga e li inserisca diciamo nel mondo del lavoro e vabbè tutto insomma in una parola e noi bisognerebbe evitare non si può pensare di risolvere i problemi delle aree interne applicando lo stesso modello che le ha marginalizzate quello della crescita economica della polarizzazione della eccetera parte quindi c'è questa bella immagine di Salcito e allora tutte le cose che ci sono sul territorio quel niente tra virgolette che invece significa tanto contiene un sacco di risorse tutte queste noi le stiamo monitorando abbiamo fatto anche delle ricerche sperimentali su alcune per esempio su tutti i comuni compresi tra la tra il Trigno e il Biferno diciamo da Trivento a Montenero ecco grosso modo e abbiamo cercato di fare anche una graduatoria comune per il Comune di quanto queste risorse pesano e sono disponibili non basta avere le risorse per fare il turismo sennò il Mezzogiorno d'Italia sarebbe molto avanti invece le regioni più turistiche sono il Veneto il Trentino la Toscana la Liguria eccetera eppure la Calabria ha certamente più risorse di quelle dal punto di vista ma non basta avere le risorse per fare turismo tutto occorrono politiche che organizzino le risorse e cerchino di organizzarle tutto questo può essere risorsa per il turismo appunto a patto che quando diceva già anche Prozzo dicevate anche voi prima eh si sappia leggere il territorio si ragiona in un'ottica di integrazione non di specializzazione si dia valore alle specificità non fare dappertutto le stesse cose ma si punta su un tartufo si punta sulla Carrese si punta sul grano di Ielsi si punta sulla Ndocciata di Agnone cioè insomma trovare delle specificità che danno forza al racconto dei luoghi. Dei tratturi non ho parlato ma ci sono anche tratti però io in quel libro ho scritto un capitolo che si intitola contro il mito della transumanza per rimettere un po’ ma lo diceva già i Emilio Petrocelli guardate non c'era bisogno cioè ragionare della rinascita del tratturo senza pensare a un'economia del tratturo non può durare non può durare quindi questo è un tema anche perché noi siamo del tratturo ma bisognerebbe ragionare più propriamente di questi è rimasto perché no e andare in quella direzione ma tutto questo costituisce appunto risorse per andare appunto in questa direzione cioè nella direzione di un turismo dell'esperienza che è lontano dai cliché del turismo di massa e pensi ad un turismo che insomma lo dico con una battuta il turista va dove si sta bene quindi la prima cosa la prima buona politica turistica e creare condizioni di migliore qualità della vita per gli abitanti di questi luoghi grazie.