Convegno intervento Nicola Prozzo



Pensiero ecosistemico e processi di sviluppo territoriale
   Nicola Prozzo:  Docente di Educazione ambientale – Università del Molise

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Prof.Nicola Prozzo - Docente di scienze ambientali dell'Università del Molise
Testo scritto intervento in formato Word
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Buongiorno a tutti i presenti. Sono onorato di dare l'avvio a queste comunicazioni per il convegno di oggi e volevo indicare che il senso del mio intervento è quello di presentarvi un manifesto a favore del pensiero ecosistemico come un organizzatore di pensiero, un organizzatore di progettazione che possa informare tutti i processi di progettazione, di pianificazione, di realizzazione dello sviluppo territoriale. E partirei dall'idea che il territorio e i processi di sviluppo locale siano dei sistemi complessi, per cui gran parte del mio intervento riguarderà la complessità, il modo di gestire la diversità e come la si può utilizzare per leggere in maniera consapevole la realtà di questi giorni. Attiro la vostra attenzione su quell'immagine centrale che vedete nella presentazione, vista così a fare come un insieme di punti più o meno disordinati dispersi in un cielo. Ci ritorneremo perché questo è l'emblema della rappresentazione visuale di un sistema complesso, quello è uno stormo di uccelli che si chiamano tordi, fotografato per esempio sul cielo di Roma; e proprio dallo studio di questi fenomeni così complessi in cui tantissimi elementi interagiscono possono venire degli insegnamenti, delle proposte utili per la progettazione e la gestione dei sistemi complessi. Quindi parleremo di complessità perché la nostra realtà attuale, il nostro tempo è fortemente segnato ma non solo oggi; certamente anche nel passato gli altri periodici storici sono stati complessi per i contemporanei, per chi c'era e nel pensiero scientifico della struttura se volete, si sono determinate alcune linee di pensiero che potremmo rappresentare con il riduzionismo, con le spiegazioni deterministiche, con il riconoscimento delle relazioni per esempio di causa/effetto. Oggi invece la riflessione epistemologica ci porta a delle nuove conquiste, ci porta alla necessità di considerare la complessità e quindi l'intervento sicuro di forme di pensiero diverse, per esempio l'olismo, il pensiero sistemico. Ed ecco di quello di cui parleremo, più la presa di coscienza delle relazioni non lineari che esistono fra gli elementi di un sistema, cioè dalle certezze della relazione causa/effetto passiamo invece alle incertezze, alla probabilità di questa nuova realtà. Questo libro di cui vi sto presentando la copertina è proprio, se volete, un buon riassunto per parlare di questa realtà attuale, del probabilismo, della caduta delle certezze del determinismo, e questo libro che vedete è veramente utile, molto interessante proprio per vedere come si può leggere la realtà attuale attraverso la lente del pensiero sistemico. Complessità è quindi una proprietà, è una caratteristica di un sistema, cioè di un insieme di elementi numerosi che interagiscono tra di loro in maniera non lineare; ed è qui la chiave della complessità, cioè la non prevedibilità degli esiti delle azioni che avvengono tra gli elementi: quindi questi aggregati di elementi che interagiscono presentano dei comportamenti che non sono prevedibili, sono comportamenti emergenti che nascono proprio da questa multicausalità, causalità e fenomeni, quindi fenomeni come la organizzazione, la flessibilità, la resilienza dei sistemi derivano proprio da questa presenza di elementi che interagiscono tra di loro. A questo punto comincia a farsi strada una convinzione che non ha più gran senso: studiare le singole parti di un sistema quanto, invece, studiare le relazioni che li legano, e facendo qualche esempio di sistema complesso qui ne ho riportato alcuni, e vediamo che ormai è quasi tutta la realtà che ci circonda ad essere inquadrata in questa prospettiva della complessità: già a partire dalla mente umana, dal sistema nervoso, dagli ecosistemi di cui si è già detto, i cambiamenti climatici che sottostanno a delle regole sia individuate per l'aumento della quantità di anidride carbonica nell'atmosfera ma anche fenomeni di casualità che avvengono in queste impostazioni - ma in questo elenco, vedete, ho inserito anche i processi di sviluppo territoriale -  intesi come elementi completi e di questi tempi non si può fare a meno di parlare del professor Giorgio Parisi che è stato insignito del premio Nobel per la fisica proprio quest'anno, poco tempo fa, e se guardate la copertina del libro del professor Parisi riporta proprio questo stormo di uccelli che la fotografia che vedete, scattata a Roma, ci dà ancora l’idea delle evoluzioni che questi uccelli fanno nel momento del crepuscolo, quando rientrano in città per trovare i loro dormitori e passare la notte in un luogo più caldo più protetto. Il Professor Parisi ha avuto questo premio Nobel per tutti i suoi studi, ma particolarmente per come si è applicato a studiare i fenomeni complessi e la complessità,  e lui è riuscito ad esempio a capire qual è il meccanismo di regolazione del volo di questi uccelli. Tantissimi elementi che interagiscono e che sembrano muoversi all'unisono, una particolarissima coordinazione! Bene, lui ha studiato proprio i fenomeni e ha provato che in realtà ciascun elemento controlla la posizione degli uccelli che gli sono attorno e in base a questo modifica il suo modo di volo;  questa è come un'onda che si trasmette su tutto lo stormo e il comportamento finale è quello di evoluzioni, di spostamenti che probabilmente hanno un'origine evolutiva, cioè è un modo di comportarsi per sfuggire ai predatori; guardando attentamente questi storni si vede sempre uno più falchi pellegrini e cercano di predarli per il loro pasto; ma stiamo parlando di complessità, ve ne faccio un altro esempio: questa è una rete trofica marina in cui vedete un gran numero di organismi collegati da varie frecce da vari elementi; i livelli trofici interagiscono, stabiliscono degli equilibri dinamici, presentano una forma di resilienza: quando ci sono degli stress il sistema trova un nuovo equilibrio fino a quando però non intervengono forme di stress particolarmente incisive il sistema collassa               è intervallata ……………………quel giorno a Roma che vedemmo quegli stormi praticamente tu lo sapevi che Parisi non ci siamo in Italia hanno avuto il premio Nobel ………………….queste perché praticamente lui ha studiato proprio nei cieli di Roma uno di questi uccelli perché il volo di questi uccelli nel complesso giustamente dice questo queste sedie cioè questi praticamente in questi luoghi hanno facciamo un modo di procedere stabilito perché così non vengono attaccati dei predatori perché ognuno ogni uccello praticamente deve trasmettere il messaggio alla fine oh adesso le interazioni tra i vari elementi che determina una cosa particolare cioè il sistema completo cioè è una sinergia questo e trasmette da un uccello all'altro e ha sostato guardate questo grafico no no no io non lo sapevo che questo quella sera trovare lavoro a Padova non l'abbiamo mai visto il pianeta terra dovrebbe essere un cibo aiuto può essere del tasso proprio quello che Santa c'era con le tasse
Altro esempio è quello dell’andamento della popolazione mondiale; il grafico mostra la proiezione della popolazione mondiale fino al 2100  che dovrebbe attestarsi intorno agli 11 miliardi di individui. La curva tracciata in nero, invece, mostra l’andamento del tasso di crescita che ha avuto un punto di massimo tra gli anni ‘60 e ’70. Questo tasso adesso si sta riducendo, tendendo a diminuire. Questo avrà quindi degli effetti sulla popolazione mondiale, ma non immediato, avrà un certo ritardo, un tempo di latenza in cui le azioni umane potranno quindi adattarsi. Precursore di uno studio di questo tipo è stato il rapporto del Club di Roma, promosso da Aurelio Peccei : I Limiti dello sviluppo in cui, già nel 1972, adottando dei modelli di simulazione al computer sono state fatte delle proiezioni fino al 2050 mostrando come gli elementi che determinano la condizione dell'uomo sul pianeta terra portavano a aumento dell'inquinamento, diminuzione della popolazione, diminuzione della quantità di cibo pro capite, aumento delle malattie. Proposte fatte non apprezzate pienamente all'epoca, ma oggi ampiamente rivalutata dallo studio dei fenomeni così come si stanno verificando;  vedete ancora uno studio sulla popolazione umana: laddove è più fitta la presenza delle sagome umane  è previsto un incremento maggiore e guardate qual è una proiezione che, se volete, è veramente inquietante; guardate l’Africa è questo è il continente che probabilmente avrà il massimo dello sviluppo demografico; a conferma di quello che sto dicendo guardate anche questo grafico. Vediamo i 10 paesi più popolosi al mondo fotografati del 2017 e previsti per il 2100; primo posto 2017 la Cina, secondo posto l'India e poi gli Stati Uniti, ma guardate la previsione come ribalta completamente questa situazione. Nel 2100 sarà l'India ad essere il continente, sub continente, più popoloso e al secondo posto arriverà un paese africano la Nigeria e la Cina addirittura passerà al terzo posto perché in Cina sono vigenti delle proposte, delle regolamentazioni, delle leggi che regolano il numero di figli. Adesso ho sentito recentemente che in Cina stanno rivedendo queste politiche di contenimento demografico perché anche loro si stanno rendendo conto di diventare una società che invecchia rapidamente e ha bisogno quindi di avere forze nuove per continuare a pompare il loro sviluppo con energie nuove. Si può comprendere come allora questo fenomeno della crescita mondiale è sottoposto a una serie di interazioni tra elementi e io ho cercato qui di rappresentare con questi ovali e queste frecce di collegamento che rappresentano questo le interazioni:   la stessa religione, i regimi politici, l'inquinamento, i tassi di fertilità sono tutti elementi che interagiscono, con quale risultato non è possibile prevederlo inizialmente: è un sistema complesso. Allora guardate, non è più l'interesse alla misurazione, all'aspetto quantitativo che ci deve interessare quanto piuttosto l'aspetto qualitativo, cioè le relazioni volendo  sintetizzare, non si pesano, non si misurano, ma si possono rappresentare per essere comprese e allora vediamo come  questo  si può applicare adesso ai nostri tempi attuali parlando del territorio, sistema complesso in cui interagiscono diversi fattori, diversi elementi di tipo sociale, politico, culturale, urbanistico, produttivo, e non dimentichiamoci anche delle pratiche conservative, le pratiche adattive presenti sul territorio e quando parlo di queste di queste regole di queste interazioni e dei risultati che si possono ottenere non posso fare a meno di ricordarmi di Ambrogio Lorenzetti che, in questo affresco sugli effetti benefici del buon governo, questo famosissimo affresco a Siena rappresenta proprio un territorio in cui questi effetti, queste interazioni, manifestano la loro valenza positiva: il Buon Governo sulla campagna;  e qui a sinistra, si intravede l'inizio dell'altro affresco con il Buon Governo sulla città,  però è evidente anche in questo affresco la presenza dei nuclei urbani, delle strade, dei traffici, dei mercanti rappresenta proprio questa complessità, già allora percepita e che in qualche modo era stata risolta. E allora per lo sviluppo locale possiamo identificare degli imperativi, delle cose di cui non possiamo non tener conto, per esempio la tutela della biodiversità ,al primo posto metterei questo, cioè mantenere il capitale naturale del Molise e questo che ci riguarda e quindi significa anche conservare gli habitat, ma significa anche conservare e valorizzare i saperi locali, proteggere e valorizzare i detentori di questi saperi locali e anche conciliare gli interessi a volte divergenti tra le comunità locali e il pensiero nazionale; in realtà dobbiamo tener conto del pensiero ecosistemico se vogliamo padroneggiare questi aspetti. Lo sviluppo territoriale può essere inteso di diversi ma oggi c'è un varie accezioni,   è un processo di trasformazione per il quale abbiamo detto è imprevedibile una via assoluta una via certa,  può essere inteso secondo prospettive diverse complemento alle politiche vanno economiche quelle nazionali, oppure emancipazione dei protagonisti locali, approccio partecipativo e democratico ai temi della società civile, strumento per creare posti di lavoro, crescita dei sistemi sociali, crescita delle capacità adattive di resilienza. In tutte queste accezioni sempre compaiono due dimensioni: la dimensione territoriale quella patrimoniale cioè la concentrazione, la quantità, gli stock disponibili di risorse materiali e immateriali che possono essere usati per innescare per lanciare i processi e poi c'è ancora, forse più importante, la dimensione relazione che è la chiave di volta, cioè le interazioni che avvengono fra i rappresentanti locali, quindi le comunità che diventano capaci di autoanalisi e capaci di proporre in questo processo.  Attraverso quali strategie, attraverso quali forme di pensiero si è sviluppato tutto questo, Ve ne sto citando qualcuna per esempio la top down, esempio la Cassa per il Mezzogiorno; bottom up per esempio i fondi strutturali europei che davano molta importanza alle comunità locali; adesso si sta consolidando l'idea dello sviluppo condiviso in cui c'è una forte propositività locale però integrata da interventi provenienti dal centro, centralizzati c'è stata una bella esperienza che è quella dei processi che hanno uno sviluppo però bassato sul territorio, sugli elementi locali: I Programmi Leader, per esempio, e adesso la Strategia per le Aree Interne ne sono un esempio, cioè quello di tener conto delle istanze locali, contemperarle con provvedimenti a più ampio raggio di tipo nazionale per avere il massimo dei risultati. E guardate questa strategia per le aree interne di cui Molise è veramente   una buona rappresentanza che interessa tutto il territorio nazionale, 72 aree 1077 comuni e più di due milioni di abitanti sono interessati a queste politiche a queste pratiche a queste proposte.  Parlando di aree interne non posso fare a meno di ricordarmi di Manlio Rossi Doria che ha tirato fuori anche questa terminologia efficacissima, cioè le Terre dell'osso e le aree della polpa.   Attraverso questa metafora voleva indicare le aree svantaggiate, quelle interne,   quelle prive di grandi risorse invece le aree urbanizzate, industrializzate quelle della costa È un'idea che ancora oggi è possibile materializzare per le condizioni che stiamo vivendo. Ma allora a che punto siamo, come possiamo cercare di avere una tabella riassuntiva, un quadro delle strategie per lo sviluppo territoriale ma intanto abbiamo cominciato con il top down, quindi sviluppo dall'alto; esperienze di sviluppo dal basso,  oggi abbiamo sviluppo condiviso, lo sviluppo in cui le comunità locali sono allo stesso tempo propositive e ricettive, sono comunità in cui si propone lo sviluppo sostenibile ma autopropulsivo, interessi multidimensionali, interessi endogeni che devono contemperarsi con quelli esogeni; poi questo ci fa capire qual è il livello di complessità e allora noi non possiamo continuare a prestare la nostra attenzione a questi numerosissimi elementi di un sistema complesso, dobbiamo spostare il nostro focus sulle relazioni che esistono tra questi elementi e quindi arrivare a pensare per sistemi, pensiero ecosistemico. E vi faccio il nome di Peter Sange, è un pensatore che ha pubblicato questo libro molto interessante La Quinta disciplina in cui descrive questi processi di sviluppo, questi processi di sviluppo secondo la sostenibilità e secondo il modello delle relazioni che vengono interessata ci sono delle frasi che vi ho riportato: il pensiero sistemico è un modo di pensare è un linguaggio per la descrizione delle interrelazioni che modellano il comportamento dei sistemi ma vi leggo solo l'ultima: le logiche lineari sono uno strumento inadeguato per questo motivo bisogna adottare il pensiero fluido e circolare perché altrimenti noi continueremo a concentrarci sulle istantanee, sulle fotografie di parti del sistema e poi ci domandiamo perché i problemi non riusciamo a risolverli, non abbiamo la visione adatta. Ribadisco il concetto che le relazioni non pesano non si contano ma devono essere rappresentate per essere intese. E qui faccio un salto e vi propongo un'immagine di un territorio molisano e ho preso a prestito questa quest'opera di Giuseppe Passarella, il maestro è qui presente in sala e io lo ringrazio per aver dato il consenso d’uso di questa immagine. Il titolo di questa opera è l'Asino di Zi Nicola e la festa a Pietracatella. Vedete, è una visione sicuramente impressionista in cui ci sono tutti gli elementi che compongono questo quadro, questa composizione: c'è il borgo, c’è il paese, ci sono i Monti, ci sono i boschi, ci sono le strade, ci sono gli animali; era un giorno di festa quindi vedete sulla sinistra c'è anche un trombone, ma vedete il riflesso della Madonna che si festeggia in quel giorno particolare; quindi è una visione impressionista, ci dà un quadro complessivo, un quadro d'insieme. Io proverei a fare questo percorso: una visione riduzionista cioè secondo lo schema di cui parlavamo poc’anzi e cioè in quest'opera noi possiamo identificare alcuni elementi: boschi, pascoli, prati, il borgo, le pecore, il fiume, nell'idea che il sistema corrisponda alla somma delle parti che abbiamo qui indicato; però abbiamo detto che poi il pensiero è andato avanti e quindi non più visioni riduzioniste ma visioni ecosistemiche, quegli elementi che abbiamo  enucleato adesso li rappresentiamo collegati tra di loro, collegati dalle relazioni  che si stabiliscono e come queste relazioni influiscono sullo sviluppo sulla espressione, sull'aumento, sulla diminuzione di vari fattori: ormai il sistema non è più uguale alla somma delle parti ma qualcosa di più. Ci sono comportamenti emergenti e non possiamo prevedere all’inizio, tutto quindi si gioca sulle relazioni, e allora mi accingo a chiudere, allora è necessario un cambio di paradigma cioè ci dobbiamo ispirare alla natura all'insieme delle relazioni e passare da questo schema se volete antropocentrico di cui l'uomo si pone al vertice di una piramide in cui tutti gli altri elementi dell'ecosistema sono sottoposti ad una visione ecocentrica per cui l'uomo, l'essere umano è al pari di tutti gli altri elementi e fa parte di un ecosistema, quindi entra pienamente in quella rete di relazioni a cui abbiamo accennato. Sintesi: i sistemi complessi hanno delle proprietà emergenti quindi sono maggiori della pura semplice somma delle parti e gli stati futuri non sono prevedibili in maniera deterministica per quelle relazioni non lineari che legano gli elementi del sistema, quindi ancora una volta si ribadisce l'interesse ad adottare un approccio di tipo ecosistemico e lo vorrei esprimere in una formula molto fortunata; l'approccio ecosistemico perché è necessario che il mondo è tutto attaccato l'ecosistema planetario è tenuto su da questa rete fittissima di relazioni delle quali non possiamo non tener conto.  Vi saluto, vi ringrazio per l'attenzione e buon lavoro per la prosecuzione di questa mattina.


Foto e immagini Nicola Prozzo




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