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LISIA - “ ORAZIONE per l’ INVALIDO ”

 ANNO  ACCADEMICO  2023-2024
 Prof.ssa  ROSSANA  VARRONE
 Il PROCESSO nell’antica Grecia
 
 In Atene, come abbiamo visto, contro chi procurasse un danno allo stato poteva muovere accusa qualunque cittadino. Ce ne fu uno, giovane probabilmente e verosimilmente con un dente avvelenato, che chiamò davanti al Consiglio un vecchio e povero invalido, perché, secondo lui, godeva illegalmente del sussidio previsto per gli invalidi dalle leggi ateniesi che non gli spettava :
a) perché non era invalido
b) perché esercitava un mestiere
c) perché non era un bravo cittadino.
 
 L’invalido si rivolse a Lisia che, come sappiamo, era il logografo più illustre del tempo, perché gli scrivesse l’orazione da pronunziare, in propria difesa, davanti al Consiglio, cui era demandato anche il controllo dell’invalidità e quindi il potere di revocare o confermare la concessione del sussidio.
Sin dall’antichità si nutrivano dubbi circa la sicura attribuzione a Lisia di questa orazione, giacché si riteneva improbabile che un grande oratore potesse mettere la propria arte al servizio di personaggi di modesta estrazione sociale. In essa, tuttavia, sono ben riconoscibili i tratti caratteristici del logografo: la scioltezza narrativa, il tono semplice che si adatta perfettamente alla levatura morale del committente, la capacità di eludere gli elementi forti dell’accusa per dare invece rilievo a particolari, anche lievi, utili per la difesa.
E’, quindi, una causa di lieve entità che Lisia tratta con arte eccelsa di finezza, di leggerezza, di umorismo, facendo rivivere davanti a noi momenti e quadri di ordinaria vita cittadina: non un’opera indegna- come qualcuno ha scritto- di un grande oratore, ma un “piccolo capolavoro” (M. Bizos) che, oltre tutto, ci fa notare come la guerra per le pensioni risalga ad antica data.
Le repliche dell’invalido alle accuse rivoltegli sono molto incisive, giocate su accattivanti appelli alla pietà e soprattutto alla coerenza dei giudici e sulla dimostrazione dell’assurdità delle accuse che tuttavia, non dovevano essere del tutto infondate: l’invalido, infatti, sorvola  sulla sua professIone, insistendo sul fatto che ormai la esercita a fatica e che comunque  non può più garantirgli il sostentamento necessario.
Si può, inoltre, dubitare anche della sua indigenza, dal momento che è in grado di permettersi una spesa non irrilevante come l’ingaggio di un logografo del prestigio del nostro Lisia.
La caratteristica più affascinante di questa orazione è l’ IRONIA che ne costituisce il ritmo: le battute vivaci, il paragone tra l’andare a cavallo e il servirsi di due bastoni , il richiamo all’eventuale nomina dell’invalido…ad arconte (!) e all’eventuale patente di invalidità da conferire all’avversario….non avranno strappato un sorriso agli uditori?
Siamo di fronte a una sapiente fusione di motivi, una mescolanza brillante di serio e di faceto: impostata con arte raffinatissima, l’orazione mantiene sempre la sua armonia, non si avvertono stridori o incongruenze, l’humour mai diventa goffaggine.
Certo l’invalido doveva essere una macchietta nella vita quotidiana e una macchietta vivacissima è rimasto nella scena del tribunale. Che poi fosse realmente dalla parte della ragione, non oseremmo affermarlo: alla limpidità del suo cliente non avrà creduto del resto neanche Lisia che, sullo sfondo dei mormorii e dei pettegolezzi della città, lascia libero sfogo al suo estro mimetico che gli permette di sorridere alle spalle di tutti…imputato compreso!
Il linguaggio dell’orazione corrisponde alla sua struttura: l’invalido discorre come nella conversazione quotidiana, ma cerca anche di rendere sonora la frase con mezzi elementari, come l’insistenza dell’avverbio “troppo” e l’uso massiccio del superlativo. Volentieri, tuttavia, PARAFRASA anche il “parlare alto”, perche’ un minimo di stilizzazione di fronte al tribunale è di rigore: i clienti di un buon logografo, infatti, si devono essere qua e là sforzati di parlare in forma letteraria, cioè con ornato retorico, quindi gli abbellimenti che si incontrano ogni tanto non devono sorprendere…
La finezza stilistica, la perfetta architettura del discorso e la capacità straordinaria di generare un indulgente clima di simpatia intorno alla personalità  di quest’uomo qualunque conferiscono a questa orazione un NOTEVOLE RILIEVO LETTERARIO.
L’opera è, dunque, un piacevole divertissement, condotto secondo i più scaltriti dettami della tecnica oratoria, in cui Lisia è maestro. Non sappiamo se l’invalido abbia vinto la causa, ma, tenendo anche conto dei moduli della giustizia di allora, la conservazione e la trasmissione dell’orazione potrebbero essere un indizio di ESITO POSITIVO…..ma di questo noi non siamo certi!!!