ANNO ACCADEMICO 2023-24
PROF.SSA ROSSANA VARRONEIL PROCESSO NELLA GRECIA ANTICA
LISIA: “PER L’ UCCISIONE DI ERATOSTENE
Questa orazione ci offre un interessante “spaccato” di vita quotidiana dell’Atene del V- IV sec. a. C.. In particolare, ci consente di conoscere da vicino la condizione della donna greca in età classica, reclusa in casa dal marito e libera di uscire, accompagnata, solo per feste religiose e funerali.
E proprio per il funerale della suocera la moglie di Eufileto ha l’occasione di essere adocchiata da un certo Eratostene, un seduttore di professione. Scoccata la scintilla, come conoscersi? Una serva della donna fa da intermediaria e la moglie reclusa, con il pretesto di recarsi a delle cerimonie religiose, riesce a vedere il giovane.
Gli incontri fra i due amanti, poi, avvengono nella casa della donna, ovviamente all’insaputa del marito. Viene, infatti, cambiata la disposizione degli ambienti: il gineceo è stato posto al piano terra, con la scusa di rendere piu’ semplice l’allattamento del bambino ed Eratostene entra ad un preciso segnale della serva.
Eufileto, dicevamo, è rimasto all’oscuro di tutto e si fida della propria moglie, da cui ha avuto da poco un figlio, ma un giorno viene avvicinato dalla serva di un’altra amante di Eratostene, gelosa per il fatto di sentirsi trascurata, e viene messo al corrente della tresca sotto il suo tetto.
L’orazione si conclude con la narrazione dell’uccisione di Eratostene da parte di Eufileto, che lo coglie in flagrante adulterio nella sua casa, e con il tentativo di dimostrare ai giudici e ai parenti dell’ucciso che in questo “delitto d’onore” non c’è stata premeditazione, ma tutto è avvenuto secondo le norme stabilite dalla città
In effetti, una legge, che risaliva verosimilmente al legislatore ateniese Dracone (VII sec. A. C.), stabiliva in quali casi bisognava ritenere legittimo, e quindi non punibile, l’omicidio (fònos dìkaios). Tra questi è compresa l’uccisione del “moichòs” (seduttore) sorpreso nella propria casa in flagranza di reato con la propria moglie, madre, sorella, figlia…
Lisia difende, quindi, Eufileto, trascinato davanti al tribunale del Delfinio con l’accusa , intentatagli dai parenti della vittima, di non aver agito legittimamente perché avrebbe trascinato Eratostene con la forza nella propria casa , per poi ucciderlo empiamente davanti al focolare dove si era rifugiato, cioè in un luogo sacro, che avrebbe dovuto renderlo inviolabile. L’imputato, però, con la collaborazione di alcuni testimoni, dimostra l’infondatezza delle accuse.
Alla difesa di Eufileto, tuttavia, più che l’argomentazione sulle circostanze dell’omicidio, contribuisce la creazione di un carattere quanto mai appropriato (etopoièa), quello, cioè, dell’onesto e retto cittadino, obbligato, nell’interesse della giustizia collettiva, a punire il reo che aveva violato la sua vita domestica.
Le semplici parole che il logografo gli fa pronunziare ( e la cui semplicità è comunque il risultato di un’arte raffinata) suggeriscono infatti l’innocenza (poco importa se reale o no) del protagonista, la sua iniziale ingenuità e fiducia nella moglie nonché la successiva determinazione a farsi giustizia per lavare la macchia dell’ oltraggio subito.
.
Eufileto avrebbe, quindi, ragione, in quanto l’uccisione dell’adultero nell’ òikos
(abitazione ) è un atto legittimo: la casa è , infatti , un’isola giuridica sottratta
all’ esercizio diretto del potere della città; il cittadino che sorprenda in casa sua un malfattore o un adultero può tranquillamente punirlo. Come dicevamo, però, l’accusa dei parenti del morto è un’altra: quella di aver strappato Eratostene dalla strada con la violenza, di non aver rispettato il diritto di asilo (par. 27); sappiamo, peraltro, che è abuso non tollerato dalla “polis” anche indurre con inganno l’adultero a penetrare in casa, per vendicarsi contro di lui.
Eufileto si difende molto bene : i fatti “parlano” e il racconto, vivacissimo, pone in evidenza la seduzione e la flagranza: la dialettica fredda delle argomentazioni e delle contro argomentazioni puntualizza poi gli avvenimenti della sera fatale nel loro reale significato.
Bisogna peraltro sottolineare che, attraverso il racconto di Eufileto, Lisia delinea felicemente non solo il ritratto del protagonista, ma anche quello di altri personaggi, primi tra tutti la moglie e il suo amante. La donna viene solo in apparenza presentata come vittima passiva, ma in realtà Eufileto insinua che, dopo essere stata corrotta da Eratostene, ella abbia partecipato attivamente e volontariamente alla consumazione del reato e, sia pure con toni smorzati, ne mette in luce la maliziosa abilità nell’ingannare la sua buona fede.
Del tutto negativo, ovviamente, è il ritratto di Eratostene : un “neanìskos” (“giovane” in senso dispregiativo), senza regole morali, occupato solo a sedurre le donne altrui. Per di più Eufileto (cioè Lisia) lo presenta non solo come un suo personale offensore, ma come potenziale sovvertitore dell’intera polis: se fosse rimasto impunito, infatti, tutti i ragazzacci come lui avrebbero potuto insidiare le mogli altrui senza il timore di successive sanzioni e, in tale disordine morale, i figli non sarebbero stati più in grado di riconoscere con certezza il loro vero padre.
In tal modo Lisia fa sì che l’ omicida pretenda di aver agito in nome delle norme di civile convivenza della città.
Non sappiamo quale sia stato l’esito del processo.