
Cosa bevevano i Sanniti
La bevanda principale dei Sanniti era l'acqua mulsa o idromele, una bevanda fermentata a base di miele, acqua e frutta come mele, pere, lamponi e sambuco.
I Sanniti bevevano anche il vino. La produzione di vino nella regione del Sannio risale a più di 2.500 anni fa. I Sanniti fornivano agli antichi Romani alcuni dei vini più pregiati per l'epoca. La coltivazione della vite era diffusa nel Sannio, e i vigneti delineavano il profilo del paesaggio. Però Sanniti bevevano anche il vino proveniente dalla Sardegna che veniva utilizzato per cerimonie e feste particolari.
È probabile che nel Sannio sia nato il primo vino "appassito", da uve poste ad asciugare nei forni, 750 anni prima dell'Amarone o del Recioto. Il vino veniva consumato sia come succo d'uva che, in seguito alla fermentazione, come vino vero e proprio. L'abitudine al banchetto si diffuse tra le classi superiori, seguendo l'usanza greca.
Le tradizioni enologiche degli antichi Sanniti includono:
- Produzione di vino da più di 2.500 anni La regione del Sannio ha una lunga storia di produzione di vino.
- Coltivazione della vite diffusa La coltivazione della vite era una pratica comune nel Sannio, plasmando il paesaggio.
- Conoscenza dell'arte di coltivare la vite. Sembra che i Sanniti conoscessero l'arte di coltivare la vite e di preparare il vino, probabilmente appresa da Greci ed Etruschi.
- Valorizzazione dei vitigni autoctoni. I Sanniti si concentravano sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni come falanghina, coda di volpe, aglianico, piedirosso e sommarello.
- Vini con acidità e struttura Il terreno della regione conferisce ai vini acidità e struttura, consentendo un buon potenziale di invecchiamento.
- Fornitura di vini agli antichi Romani. I Sanniti fornivano agli antichi Romani alcuni dei vini più pregiati dell'epoca.
I vini degli antichi Sanniti erano caratterizzati da diverse qualità a seconda dei vitigni utilizzati e della zona di produzione.
Le qualità generali dei vini del Sannio:
- Vitigni: I Sanniti valorizzavano i vitigni autoctoni, tra cui Aglianico, Falanghina, Coda di Volpe, Greco, Fiano, Barbera, Piedirosso e Bombino.
- Caratteristiche sensoriali: I vini si distinguevano per colore, profumo, sapore, corpo e struttura.
- I vini rossi, come l'Aglianico, avevano un colore rosso rubino intenso, un profumo fruttato e speziato e un sapore secco e tannico.
- I vini bianchi, come la Falanghina, avevano un colore giallo paglierino brillante, un profumo floreale e fruttato e un sapore fresco e sapido.
- Influenza del territorio: Le diverse aree geografiche e vitivinicole del Sannio, con il loro clima, terreno, esposizione e altitudine, conferivano ai vini peculiarità e sfumature diverse. Le altitudini che vanno dai 100 agli 800 metri sul livello del mare conferivano aromi e profumi tipici delle campagne del Sannio.
- Tecniche di produzione: I vini del Sannio erano il risultato di una produzione sapiente e attenta, basata su tecniche di coltivazione, vinificazione e affinamento che rispettavano la qualità e la tipicità dei vini, adattandosi alle innovazioni e alla sostenibilità.
Le tecniche di vinificazione utilizzate dagli antichi Sanniti erano influenzate dalle pratiche dell'epoca e includevano diversi metodi tradizionali:
- Pigiatura delle uve: Le uve venivano pigiati a piedi nei palmenti, una pratica comune per estrarre il mosto.
- Fermentazione: Il mosto veniva poi trasferito in grandi contenitori di terracotta chiamati dolii, dove avveniva la fermentazione. Questi contenitori erano spesso rivestiti internamente con pece vegetale per preservare il vino.
- Pressatura: Le vinacce o i grappoli interi potevano essere pressati nei torchi per estrarre ulteriormente il succo.
- Invecchiamento: I vini venivano invecchiati in anfore chiuse, spesso sigillate con tappo di sughero, e conservati in ambienti caldi per migliorare il sapore. Alcuni vini pregiati venivano esposti al sole o in ambienti riscaldati per un periodo prima di essere trasferiti in cantine fresche.
- Aggiunte di sostanze: Durante la vinificazione, era comune aggiungere sostanze come erbe e spezie per aromatizzare il vino o migliorare le sue caratteristiche. Tecniche come l'aggiunta di feccia di vino buono erano utilizzate per arricchire il sapore.
- Controllo della temperatura: Per garantire una buona vinificazione, si prestava attenzione alla temperatura durante la fermentazione. In alcune cantine, venivano utilizzati sistemi ingegnosi per raffreddare le anfore vinari.
I Sanniti utilizzavano le fecce e anche diversi altri metodi per migliorare i vini di bassa qualità:
- Taglio: Miscelavano vini aspri con altri più leggeri per bilanciare il sapore.
- Aggiunta di elementi vegetali: Aggiungevano tannini dai noccioli di oliva o elleboro (nero e bianco) per migliorare il vino. L'elleboro, sebbene si pensasse avesse effetti conservanti e benefici per la salute, conteneva anche sostanze tossiche.
- Riduzione dell'acidità: Per ridurre l'acidità, soprattutto nei climi più freschi o con uve non mature, aggiungevano polvere di marmo o calce (carbonato di calcio).
- Aggiunta di ceneri: Diversi tipi di ceneri (incenso bruciato, radici di vite, gusci d'ostrica bruciati, cedro bruciato) aumentavano l'estratto secco e conferivano più corpo al vino.
- Aggiunta di acqua di mare: Ispirandosi ai Greci, aggiungevano acqua di mare purificata per aumentare i cloruri, migliorando la sapidità e l'estratto secco.
- Resina: Aggiungevano resina disciolta in olio d'oliva al mosto o al vino per la sua azione antisettica e conservante, anche se aromatizzava fortemente il vino.
Le sostanze vegetali più utilizzate dagli antichi Sanniti per migliorare i vini includevano:
- Noccioli d'oliva: Aggiunti per il loro contenuto di tannini, che miglioravano la struttura e il corpo del vino.
- Elleboro (nero e bianco): Si riteneva avesse effetti conservanti e benefici per la salute, ma l'elleboro bianco conteneva un allucinogeno tossico. L'elleboro nero era meno dannoso.
- Resina vegetale: Aggiunta per la sua azione antisettica e conservante durante la fermentazione. Tuttavia, aromatizzava fortemente il vino.
- Trucioli di quercia: Aggiunti al vino in fase di affinamento per conferire aromi terziari, come vaniglia e sensazioni di tostatura
Le ceneri arse venivano utilizzate dagli antichi Sanniti nella vinificazione per diversi scopi:
- Aumentare l'estratto secco: L'aggiunta di diversi tipi di ceneri (incenso arso, cenere di radici di viti, gusci d'ostriche arse, cedro arso) aumentava i sali nel vino1. Ciò aumentava l'estratto secco, conferendo al vino più corpo.
- L'aggiunta di ceneri era una pratica comune nel passato e non era illegale.
I vini antichi dei Sanniti venivano conservati in recipienti di terracotta e di legno:
Alcuni tipi di vino con un aroma leggermente affumicato, veniva conservato in recipienti di terracotta e di legno e poteva essere usato per accompagnare i pasti.
I vini dei Sanniti venivano aromatizzati con erbe, spezie e resine:
I Romani, come i Greci, erano soliti aggiungere sostanze aromatiche al vino per alterarne le proprietà organolettiche, arricchendone il profumo e il sapore.
Gli aromi utilizzati potevano includere:
- Spezie Timo e altre erbe speciali.
- Miele Aggiunto per correggere vini troppo aspri e per creare il mulsum, un vino aromatizzato al miele.
- Resina Specialmente resina di pino di Aleppo, usata sia per sigillare le anfore che per aromatizzare il vino, come nel caso del Retsina.
- Acqua di mare Aggiunta in piccole quantità per aumentare la sapidità e l'estratto secco del vino3.
- Erbe varie, incenso, rose per creare vini aromatizzati.