Il Grillo parlante (Oreste Rutigliano)
Amo e vivo nel Molise, ma non smetterò mai di fare il “Grillo parlante” ho ritrovato questo mio scritto e vorrei che fosse pubblicato, poiché vi sono riportate in corsivo le parole di un grande ministro dei beni culturali il professor Antonio Paolucci poi diventato direttore dei Musei Vaticani. Sono parole dure e bellissime di cui tutti dovrebbero prendere atto. Non si migliorerà il nostro Molise, né lo si venderà sul mercato internazionale, se non mettiamo fine alla collana infinita di piccoli e grandi scempi che si cumulano quotidianamente l'uno con l'altro
Quanto valgono i monti del Sannio: la piccola catena montana che divide la Valle del Tammaro dalla Valle del Tappino? Un crinale di 10 km tra gli 800 e i 1000 metri di altezza.
Chi li conosce? Quasi nessuno? Chi ha mai sentito i nomi suggestivi dei Comuni di Cercepiccola, Cercemaggiore Guardiaregia e S.Giuliano ?
Cosa conta una conca montana, e questi paesini di scale, tetti e campanili, spesso uguali a tanti altri. Ricostruiti, quasi integralmente dopo il terremoto del 1805.
Nulla….Niente…. devono essersi risposti tra facilitatori ed amici della lobby eolica. Quanto agli amministratori, si dissero, tra fole energygreen e disponibilità cash per opere di bene, si convinceranno presto! Alla gente non frega nulla di questi luoghi “ sconosciuti “, “ dimenticati “ “ abbandonati “.
Lassù c’è già una vecchia statale, la SS 17 tratto Appulo Sannitico, e da lì in un balzo sei su una campestre che corre sul crinale, dove il vento batte forte, e ci si può guadagnare veramente bene.
Me le ricordo bene le espressioni di tutti questi signori al sopralluogo, era il 2005, dove in sede di Valutazione di Impatto ambientale ci fu concesso di intervenire.
Con quale sufficienza, guardavano a quel paesaggio!
Tra loro anche un mio compagno di giochi d’adolescenza. Il più accanito! E poi il sindaco avvocato, che avevamo sostenuto perché difendeva Italia Nostra e indicava l’eolico come un pericolo.
Vedevano solo sterpaglie, alberi stenti, campi ed ondulazioni di nessun valore.
E i funzionari ve li raccomando; il segretario della Commissione VIA, che ci guardava come mentecatti, altri annoiati, tanto la cosa pensavano: “ ha da farsi “. Quanta ignavia meridionale ! e quanta ammirazione per gli investitori ! Per la verità i migliori tra tanti proni servitori.
Ero quasi solo, a indicare laggiù la città romana di Saepinum, indistinta tra la pianura boscosa, seppure a soli 6 Km.
Quella pianura che vista dal paese di Sepino mi appare ogni volta sorprendente; punteggiata come è di innumerevoli querce, nel reticolo di campi non violati da capannoni industriali.
E poi ricordavo quel giorno, in bici, che risalivo per la vecchia mitica SS17 Antrodoco -Foggia – tratta Appulo-Sannitica, che serpeggia tra i campi verdi ed ondulati con le dolci pendenze imposte alle antiche strade. Un vero monumento dentro al paesaggio dell’agricoltura di montagna. Di fronte il Monte Mutria, imponente e selvaggio ben al di là dei suoi 1823 m.. Il più bel monte del Matese secondo la guida dellìAppennino Centrale del Landi Vittory, degli anni ‘30.
E poi raggiunta quella stessa sommità buttarsi giù per piccole stradine rurali fino a raggiungere il tratturo.
Il tratturo Pescasseroli-Candela. Questa volta sarei entrato a Saepinum da porta Benevento, incontrando fuori le mura il mausoleo dei Ennio Marzio.
Bici a mano fino al Foro, alla Basilica, al Teatro. Una Roma in miniatura, dove al posto dei marmi c’è invece la dura pietra calcarea del Matese.
La stessa che accarezzi quando incontri le vecchie case rurali di tanti secoli dopo, con incastonati agli angoli i bassorilievi dei monumenti tombali romani.
E poi risalendo sul versante opposto la mulattiera. Già, “ le mulattiere “, le avevo conosciute da bambino con sorpresa venendo da una città come Bologna. Un fondo così aspro che i muli possano fare presa; le macere ai lati con i sassi muscosi; gli alberi a fare ombra sui 2 lati.
Ogni tanto ne incontri qualche lacerto sfuggito alla asfaltatura.
Quella che parte vicino a Saepinum dalla contrada Cantoni, vicino alla vecchia fonte con abbeveratoio, invece è intatto. Anzi fin troppo leccato. Con i fondi europei lo avevamo restaurato e ne andiamo fieri noi di Italia Nostra Molise e andava su diritto tra piccoli campi fino al santuario di S.Pietro.
Prima tempio italico, poi basilica cristiana all’incrocio di antichi itinerari, ed oggi luogo di scavi e di scoperte archeologiche.
Poi ancora su verso il Conventino, dove i frati espropriati dal regno sabaudo si erano rifugiati costruendosi una chiesetta confinante con le celle ed il refettorio. Pietra bianca e dura, lavorata dalle loro stesse mani.
Davanti niente scalee o colonne. L’immensa bellezza della valle del Tammaro, semplice, conchiusa dolce conca di sassi, alberi zolle e storia.
La mulattiera prosegue e giunge a Terravecchia. Un acrocoro per l’ultima forte città sannitica caduta sotto il ferro romano nel 297 A.C..
In quei 10 chilometri per 10 c’è di tutto.
Come ha detto bene il direttore dei Beni culturali Gino Famiglietti: “ è la scacchiera della civiltà romano-italica “.
Adriano La Regina giunto giovane in Molise mise mano agli scavi di Saepinum-Altilia e pose il vincolo paesaggistico su mezza valle.
Anni dopo Antonio Paolucci, già Ministro dei Beni Culturali, ha potuto affermare in un articolo pubblicato sul “Sole 24 ore”: “L’Arcadia è in Molise a Sepino nell’Alta valle del Tammaro”.
“... immaginate una città romana che vi appare all’improvviso, in mezzo ad un incantevole paesaggio di verdi pascoli e di neri boschi.
Questo luogo esiste davvero. Si trova nel cuore d’Italia, in Molise....
Il paesaggio intorno a Sepino è intatto. Questo è quasi un miracolo nel Molise bellissimo e tuttavia stoltamente deturpato ovunque possibile da orride periferie....
Tutto ciò che si vede intorno non è diverso da quel che vide più di un secolo fa il Mommsen, primo grande studioso di questa area archeologica....”
Sgarbi urla in TV : “ E’ il posto più bello del mondo, meglio di Pompei”, “ e questi perversi violentatori sadici vogliono infilzare innocenti colline con le gigantesche aste delle torri eoliche.
16 mostri su 3 Km di crinale a dominio di Saepinum. 126 metri di altezza ed eliche del diametro di un campo di calcio “.
La Direzione regionale del MIBAC ha svolto ogni possibile azione di salvaguardia, facendoci ammirare i funzionari dello Stato.
Da quel lontano 2005, quando si svolse la V.I.A., molto è cambiato.
L’eolico è nudo nella sua essenza affaristica, poggiata vorace e sicura sui prelievi dalle nostre bollette elettriche.
In gran parte inutile!. Devastatore di paesaggio e di memorie.
La popolazione agricola ha marciato sui trattori contro l’eolico in Molise con queste scritte: “ Vergogna: le pale accanto alle nostre case” , “ Eolico selvaggio: devasta la nostra storia, rende invivibile il presente, cancella il futuro “.
In 2000, sono scesi in piazza a Campobasso per difendere il paesaggio. Un fatto storico per tutti noi, che crediamo nella missione impossibile di Italia Nostra, e che tentiamo di rimettere al centro del dibattito politico l’articolo 9 della Costituzione, che nel paesaggio intende garantire valori che sovrastano interessi e preoccupazioni materiali, per riportarci all’essenza stessa del nostro essere Nazione.
Amo e vivo nel Molise, ma non smetterò mai di fare il “Grillo parlante” ho ritrovato questo mio scritto e vorrei che fosse pubblicato, poiché vi sono riportate in corsivo le parole di un grande ministro dei beni culturali il professor Antonio Paolucci poi diventato direttore dei Musei Vaticani. Sono parole dure e bellissime di cui tutti dovrebbero prendere atto. Non si migliorerà il nostro Molise, né lo si venderà sul mercato internazionale, se non mettiamo fine alla collana infinita di piccoli e grandi scempi che si cumulano quotidianamente l'uno con l'altro
Quanto valgono i monti del Sannio: la piccola catena montana che divide la Valle del Tammaro dalla Valle del Tappino? Un crinale di 10 km tra gli 800 e i 1000 metri di altezza.
Chi li conosce? Quasi nessuno? Chi ha mai sentito i nomi suggestivi dei Comuni di Cercepiccola, Cercemaggiore Guardiaregia e S.Giuliano ?
Cosa conta una conca montana, e questi paesini di scale, tetti e campanili, spesso uguali a tanti altri. Ricostruiti, quasi integralmente dopo il terremoto del 1805.
Nulla….Niente…. devono essersi risposti tra facilitatori ed amici della lobby eolica. Quanto agli amministratori, si dissero, tra fole energygreen e disponibilità cash per opere di bene, si convinceranno presto! Alla gente non frega nulla di questi luoghi “ sconosciuti “, “ dimenticati “ “ abbandonati “.
Lassù c’è già una vecchia statale, la SS 17 tratto Appulo Sannitico, e da lì in un balzo sei su una campestre che corre sul crinale, dove il vento batte forte, e ci si può guadagnare veramente bene.
Me le ricordo bene le espressioni di tutti questi signori al sopralluogo, era il 2005, dove in sede di Valutazione di Impatto ambientale ci fu concesso di intervenire.
Con quale sufficienza, guardavano a quel paesaggio!
Tra loro anche un mio compagno di giochi d’adolescenza. Il più accanito! E poi il sindaco avvocato, che avevamo sostenuto perché difendeva Italia Nostra e indicava l’eolico come un pericolo.
Vedevano solo sterpaglie, alberi stenti, campi ed ondulazioni di nessun valore.
E i funzionari ve li raccomando; il segretario della Commissione VIA, che ci guardava come mentecatti, altri annoiati, tanto la cosa pensavano: “ ha da farsi “. Quanta ignavia meridionale ! e quanta ammirazione per gli investitori ! Per la verità i migliori tra tanti proni servitori.
Ero quasi solo, a indicare laggiù la città romana di Saepinum, indistinta tra la pianura boscosa, seppure a soli 6 Km.
Quella pianura che vista dal paese di Sepino mi appare ogni volta sorprendente; punteggiata come è di innumerevoli querce, nel reticolo di campi non violati da capannoni industriali.
E poi ricordavo quel giorno, in bici, che risalivo per la vecchia mitica SS17 Antrodoco -Foggia – tratta Appulo-Sannitica, che serpeggia tra i campi verdi ed ondulati con le dolci pendenze imposte alle antiche strade. Un vero monumento dentro al paesaggio dell’agricoltura di montagna. Di fronte il Monte Mutria, imponente e selvaggio ben al di là dei suoi 1823 m.. Il più bel monte del Matese secondo la guida dellìAppennino Centrale del Landi Vittory, degli anni ‘30.
E poi raggiunta quella stessa sommità buttarsi giù per piccole stradine rurali fino a raggiungere il tratturo.
Il tratturo Pescasseroli-Candela. Questa volta sarei entrato a Saepinum da porta Benevento, incontrando fuori le mura il mausoleo dei Ennio Marzio.
Bici a mano fino al Foro, alla Basilica, al Teatro. Una Roma in miniatura, dove al posto dei marmi c’è invece la dura pietra calcarea del Matese.
La stessa che accarezzi quando incontri le vecchie case rurali di tanti secoli dopo, con incastonati agli angoli i bassorilievi dei monumenti tombali romani.
E poi risalendo sul versante opposto la mulattiera. Già, “ le mulattiere “, le avevo conosciute da bambino con sorpresa venendo da una città come Bologna. Un fondo così aspro che i muli possano fare presa; le macere ai lati con i sassi muscosi; gli alberi a fare ombra sui 2 lati.
Ogni tanto ne incontri qualche lacerto sfuggito alla asfaltatura.
Quella che parte vicino a Saepinum dalla contrada Cantoni, vicino alla vecchia fonte con abbeveratoio, invece è intatto. Anzi fin troppo leccato. Con i fondi europei lo avevamo restaurato e ne andiamo fieri noi di Italia Nostra Molise e andava su diritto tra piccoli campi fino al santuario di S.Pietro.
Prima tempio italico, poi basilica cristiana all’incrocio di antichi itinerari, ed oggi luogo di scavi e di scoperte archeologiche.
Poi ancora su verso il Conventino, dove i frati espropriati dal regno sabaudo si erano rifugiati costruendosi una chiesetta confinante con le celle ed il refettorio. Pietra bianca e dura, lavorata dalle loro stesse mani.
Davanti niente scalee o colonne. L’immensa bellezza della valle del Tammaro, semplice, conchiusa dolce conca di sassi, alberi zolle e storia.
La mulattiera prosegue e giunge a Terravecchia. Un acrocoro per l’ultima forte città sannitica caduta sotto il ferro romano nel 297 A.C..
In quei 10 chilometri per 10 c’è di tutto.
Come ha detto bene il direttore dei Beni culturali Gino Famiglietti: “ è la scacchiera della civiltà romano-italica “.
Adriano La Regina giunto giovane in Molise mise mano agli scavi di Saepinum-Altilia e pose il vincolo paesaggistico su mezza valle.
Anni dopo Antonio Paolucci, già Ministro dei Beni Culturali, ha potuto affermare in un articolo pubblicato sul “Sole 24 ore”: “L’Arcadia è in Molise a Sepino nell’Alta valle del Tammaro”.
“... immaginate una città romana che vi appare all’improvviso, in mezzo ad un incantevole paesaggio di verdi pascoli e di neri boschi.
Questo luogo esiste davvero. Si trova nel cuore d’Italia, in Molise....
Il paesaggio intorno a Sepino è intatto. Questo è quasi un miracolo nel Molise bellissimo e tuttavia stoltamente deturpato ovunque possibile da orride periferie....
Tutto ciò che si vede intorno non è diverso da quel che vide più di un secolo fa il Mommsen, primo grande studioso di questa area archeologica....”
Sgarbi urla in TV : “ E’ il posto più bello del mondo, meglio di Pompei”, “ e questi perversi violentatori sadici vogliono infilzare innocenti colline con le gigantesche aste delle torri eoliche.
16 mostri su 3 Km di crinale a dominio di Saepinum. 126 metri di altezza ed eliche del diametro di un campo di calcio “.
La Direzione regionale del MIBAC ha svolto ogni possibile azione di salvaguardia, facendoci ammirare i funzionari dello Stato.
Da quel lontano 2005, quando si svolse la V.I.A., molto è cambiato.
L’eolico è nudo nella sua essenza affaristica, poggiata vorace e sicura sui prelievi dalle nostre bollette elettriche.
In gran parte inutile!. Devastatore di paesaggio e di memorie.
La popolazione agricola ha marciato sui trattori contro l’eolico in Molise con queste scritte: “ Vergogna: le pale accanto alle nostre case” , “ Eolico selvaggio: devasta la nostra storia, rende invivibile il presente, cancella il futuro “.
In 2000, sono scesi in piazza a Campobasso per difendere il paesaggio. Un fatto storico per tutti noi, che crediamo nella missione impossibile di Italia Nostra, e che tentiamo di rimettere al centro del dibattito politico l’articolo 9 della Costituzione, che nel paesaggio intende garantire valori che sovrastano interessi e preoccupazioni materiali, per riportarci all’essenza stessa del nostro essere Nazione.